Am. Mad. Am. Mad. Acquistiti riposo (1), canzoneri: Le tue paraule a me non piaccion gueri. Quante sono le schiantora che m'hai mise allo core, Ben credo che mi foste destinata. Se destinata fosseti, caderie dell'altezze (4), Se tu consore arrenniti, donna col viso cleri (7), Per tanta prova vincerti (8) farâlo volontieri. Besogna ch'io ti tenga al mio dimino. Oimè, tapina misera, com'hao reo destinato! Concepistemi ad abbattere in omo blestemiato (9): Chiù bella donna di me troverai. (1) Chetati. Altri legge: A questi ti riposi, spiegando: accontentati di questo. Altri ancora vorrebbe intendere: Ier sera hai corso, ora riposati: con evidente ironia. (2) « Sol ch'io il giorno quando vo fuori mi ponga a riflettere ai casi miei, conosco quanti sono gli schianti che tu mi hai posto in cuore. » D'ANCONA, loc. cit. È la miglior interpretazione, ma bisogna tirarcela un po'. (3) I più leggono; non amai tanto ancore, e il verso torna meglio. Però così sembra più genuino; chè, in generale, le varianti dei copiatori e dei glossatori tendono a chiarire e ad accomodare, anzi che a far più oscuro e contorto il senso ed il testo. (4) M'abbasserei troppo. (5) Se questo mi accadesse mi taglierei le trecce e mi renderei suora (consorella) in un monastero (magione). (6) Prima che mi tocchin la persona. Diventato toscano il siciliano masuni, il corrispondente pirsuni, per gioco di rima, divenne persone, plurale, e non persona, come dev'intendersi. (7) Chiaro, splendente; espressione tutta provenzale. (8) Per vincere tanta prova a te, per te; oppure: per vincere te con tanta prova. (9) M'hai creato perchè m'abbatta in un uomo maledetto. Am. Mad. Am. Mad. Am. Cercato ajo Calabria, Toscana e Lombardia, Per dea sovrana di meve te prese. Poi tanto trabagliàstiti facioti meo preghieri: Che tu vadi e addimannimi a mia mare e a mon peri (1). Se dare mi ti degnano, menami a lo mostèri, E sposami davanti della jente, E poi farò le tue comannamente. Di ciò che dici, vitama, nejente non ti cale, Dunque se puoi, teniti villana. En paura non mettermi di nullo manganiello (5); Se tu ci fossi morto ben mi chiaci (8). Dunque, vorresti, vitama, ca per te foss'eo strutto? Di quaci non mi mósera (9), se non ajo dello frutto Disìolo la sera e lo mattino. (1) Francesismo: mio padre. (2) Le tue parole mi son come ponti e scale per penetrar nel castello, cioè per vincerti. (3) Credesti volare e sei caduta, o, fuor di metafora, l'argomento sul quale fondavi la tua difesa è appunto quello che ti perde. Come si vede, qui rinterza quel ch'ha detto nel verso antecedente. (4) La volta di sotto: t'ho rovesciata, vinta. (5) Diminutivo napoletano di mangano, antica macchina d'assedio, in relazion di metafora e con castiello che vien dopo. (6) Grolia: gloria. Castiello: nap. castello, e non è che la virtù della donna stessa, la quale riprende l'allegoria della strofa precedente. Intendi adunque: non mi mettere in paura d'alcun assalto, io me ne sto nella gloria della mia inespugnabile virtù. (7) Faccio minor conto delle tue parole che se fosser d'un fanciullo. (8) Se non te ne vai di qua desidero (mi piace) che ci rimanga morto. (9) Non mi muoverò. Mad. Am. Mad. Di quel frutto non àbbero conti ne cabalieri; Avere nonde pòttero, gironde molto feri (1). Men'este di mill'onze lo tuo avire (2). Molti son li garofani, ma non che salma nd'hai (3): Cà d'esta animella assai mi dole. Macára (7), se dolesseti, che cadesse angosciato! Per quanto avere ha 'l papa e lo soldano. (1) Nonde, gironde per non ne, girone, cioè ne girono: se n'andarono molto adirati. Altri vorrebbe leggere: fecero molte girònde, cioè molti giri; ma la conseguenza del desiderare senza poter avere è appunto l'andarsene fieri, arrabbiati: onde la nuova interpretazione non sembra aver fondamento nè logico, nè filologico; il gironde corrisponde troppo bene al nonde. (2) Se se n'andarono loro, ch'eran conti, cavalieri, ecc., intendi bene ch'a da toccar lo stesso a te che possiedi meno di mille onze, che sei, insomma, da meno di loro. (3) Garofani (?) Vagheggini? Molti sono i vagheggini, ma non ne hai poi una salma, una quantità! (salma è ancora ana misura siciliana). Altri, con miglior senso, leggono: che a casata mandai, e spiegano que' garofani per doni. Ma la variante, se anche più chiara, non appaga ed è arbitraria. Cfr. Nota 2, pag. 37. (4) Assaggi. (5) Prai, dal lat. plaga, spiaggia. Questo verso è spiegato in vari modi. Noi vorremmo intendere così: se ora il vento è in prora, cioè contrario, onde ti tien lontano dalla sponda (figuratamente, cioè da me) si cambia, si cambierà, e ti farà venir a riva. La e non è cong. cop. ma ha valore enfatico, od è pronome (e', egli). Osserva poi che nel siciliano molti verbi intransitivi sono d'uso attivo: così giungere per far giungere, fuggire per rapire: salire e scendere per tirar su e tirar giù. (6) T'hai a rimembrare, qui è un modo desiderativo, come se dicesse, tra la preghiera e il comando: ricordati. Forma chiara a chi ha un po di famigliarità col siciliano che l'usa di frequente. Il senso de' due versi, spogliati d'ogni imagine, sarebbe dunque: adesso mi sei restia, ma ti dico io che ti cambierai, ricordatelo. Simili espressioni, nonchè chiarissime, sono tuttora comunissime. (7) Da μaxápios, beato, i Greci derivarono uaкápi con signif. di utinam. Am. Mad. Am. Mad. Deo lo volesse, vitama, ca te foss' morto in casa! Sanz'onni colpo, levimi la vita (5). Se tu non levi e vattine colla maladizione Parente e amico non t'ave aiutare (7). A meve non aitano amici nè parenti, Istranio me son, cárama entra esta bona jente; Bella, da quello jorno son feruto. Ahi, tanto innamorastiti, Iuda lo traito, Avanti in mare jetomi al profonno. (1) Consolata. (2) Dal provenzale pantaisar: farnetica, vaneggia. (3) Chiameranno. (4) Traditrice. (5) Senza farmi sdilinquire, senza martoriarmi a punture di spillo (le ansie dell'amore), finiscimi una volta! (6) Temo che ci lasci la pelle. (7) Non ti aiuterà. (8) Colore o qualità di stoffa di que' tempi. -- Colori di stoffe di maggior pregio. Tutto il senso è questo: mi sono innamorato di te quel giorno che avevi l'abito tale. - Ah! traditore, tanto sì ti sei innamorato, come se quell'abito (certo grossolano, per il contrapposto ch'è qui) fosse sciamito, porpora, fosse insomma una preziosissima stoffa; e continua: se giuri di sposarmi, bene, se no a questo mondo non m'hai; prima mi getto in mare. «Se tu nel mare gittiti, donna cortese e fina, Direto mi ti misera per tutta la marina; » risponde incalzando l'amante (Compendiamo così per brevità e per altre ragioni le otto strofe rimanenti). Madonna, che nel fiero proposito ha una prova d'amore, risponde: « Saccio che m'ami ed amoti di core paladino », ma vattene ora, torna domattina, sposami ed io ti do la mia fede. Ma l'altro, a questi discorsi, fa orecchie da mercante e non vuol andarne, protestando che l'anima gli brucia. Lo so, ribatte Madonna, ma non è altro mezzo: se non mi giuri sull'Evangelo << Avereme non puoi in tua podesta; Innanti prenni e tagliami la testa. », E l'altro: l'evangelo l'ho qui in seno: l'ho preso al convento quando on c'era il prete: su questo libro (ed è forse il cuore) ti giuro Allora Madonna è paga: Mai non ti vegno meno »; << Meo sire, poi jurastimi, eo tutta quanta incenno »; Se prima v'ho sprezzato, ora mi arrendo a discrezione. Così, naturalmente, I contrasto finisce. |