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Castel Sant'Angelo a Roma. Sperò a lungo ma non ottenne il cappello cardinalizio. Mori nel 1525. Fu dei primi a scriver tragedie e il primo a tentare il poema didattico con le sue Api. A saggio ne rechiamo qui l'introduzione.

Mentr'era per cantare i vostri doni

Con alte rime, o verginette caste,
Vaghe angelette delle erbose rive,

Preso dal sonno, in sul spuntar dell'alba
M'apparve un coro della vostra gente.
E dalla lingua onde s'accoglie il mele,
Sciolsono in chiara voce este parole:
O spirto amico, che dopo mill'anni
E cinquecento rinnovar ti piace
E le nostre fatiche e i nostri studi;
Fuggi le rime e 'l rimbombar sonoro.
Tu sai pur che l'imagin della voce
Che risponde dai sassi ov'Eco alberga
Sempre nimica fu del nostro regno.
Non sai tu ch'ella fu conversa in pietra,
E fu inventrice delle prime rime?
E dêi saper, ch'ove abita costei
Null'Ape abituar può, per l'importuno
Ed imperfetto suo parlar loquace.
Cosí diss'egli e poi tra labbro e labbro
Mi pose un favo di soave mele,
E lieto se n'andò volando al cielo;
Ond'io, da tal divinità spirato,
Non temerò cantare i vostri onori
Con verso etrusco dalle rime sciolto.
E canterò come il soave mele,

Celeste don, sopra i fioretti e l'erba
L'aere distilli liquido e sereno:
E come l'api industriose e caste
L'adunino, e con studio e con ingegno
Dappoi conpongan l'odorate cere,
Per onorar l'imagine di Dio.
Spettacoli ed effetti vaghi e rari,
Di meraviglie pieni e di bellezze!
Poi dirò, seguitando, ancor siccome

I magni spirti dentro a i picciol corpi
Governin regalmente in pace e 'n guerra
I popoli e l'imprese e le battaglie.
Ne' piccioli soggetti è gran fatica,

Ma qualunque gli esprime ornati e chiari,
Non picciol frutto del su' ingegno coglie.

II.

Luigi Alamanni.

Poeta erotico, elegiaco, satirico, bucolico, drammatico, didaalico e romanzesco, condusse vita nomade e avventurosa. Parcipe della congiura ordita nel 1521 contro i Medici, fu bandito lla patria; ond'egli esulò prima a Venezia, poi a Genova e indi in Francia, dov'ebbe liete accoglienze ed onesti uffici. ivide ad intervalli più o men lunghi la sua nativa Firenze, a il più della vita passò in Francia e mori ad Amboise nel 555 in età di circa sessantun anni.

Lodi della vita campestre.

O beato colui che in pace vive
Dei lieti campi suoi proprio cultore;
A cui stando lontan dall'altre genti
La giustissima Terra il cibo apporta,
E sicuro il suo ben si gode in seno.
Se ricca compagnia non hai d'intorno
Di gemme e d'ostro, né le case ornate
Di legni peregrin, di statue e d'oro;
Né le muraglie tue coperte e tinte
Di pregiati color, di veste aurate,
Opre chiare e sottil di Perso e d'Indo:
Se 'l letto genital di regie spoglie
E di sí bel lavor non aggia il fregio
Da far tutta arrestar la gente ignara;
Se non spegni la sete e toi la fame
Con vasi antichi, in cui dubbioso sembri

Tra bellezza e valor chi vada innante;
Se le soglie non hai dentro e di fuore
Di chi parte e chi vien calcate e cinte;
Né mille vani onor ti scorgi intorno:
Sicuro almen nel poverello albergo,
Che di legni vicin del natío bosco
E di semplici pietre ivi entro accolte
T'hai di tua propria man fondato e strutto,
Con la famiglia pia t'adagi e dormi.

Tu non temi d'altrui forza né inganni,
Se non del lupo, e la tua guardia è il cane,
Il cui fedel amor non cede a prezzo.
Qualor ti svegli all'apparir dell'alba,
Non truovi fuor chi le novelle apporte
Di mille a i tuoi desir contrari effetti;
Né camminando o stando a te conviene,
All'altrui satisfar piú ch'al tuo core;
Or sopra il verde prato, or sotto il bosco,
Or nell'erboso colle, or lungo il rio,
Or lento, or ratto a tuo diporto vai.
Or la scure, or l'aratro, or falce, or marra,
Or quinci, or quindi, ov'il bisogno sprona,
Quando è il tempo miglior, soletto adopri.
L'offeso vulgo non ti grida intorno,
Che derelitte in te dormin le leggi.
Come a null'altra par dolcezza reca
Dell'arbor proprio e da te stesso inserto
Tra la casta consorte e i cari figli
Quasi in ogni stagion godersi i frutti!
Poi darne al suo vicin, contando d'essi
La natura, il valor, la patria e 'l nome,
E del suo coltivar la gloria e l'arte,
Giungendo al vero onor piú larga lode!
Indi menar talor nel cavo albergo
Del prezioso vin l'eletto amico,
Divisar dei sapor, mostrando come

L'uno ha grasso il terren, l'altro ebbe pioggia,
E di questo e di quel di tempo in tempo
Ogni cosa narrar che torni in mente!
Quinci mostrar le pecorelle e i buoi,
Mostrargli il fido can, mostrar le vacche,

E mostrar la ragion che d'anno in anno,
Han doppiato più volte i figli e 'l latte!
Poi menarlo ove stan le biade e i grani,
In vari monticei posti in disparte.
E la sposa fedel, ch'anco ella vuole
Mostrar ch'indarno mai non passa il tempo,
Lietamente a veder d'intorno il mena
La lana, il lin, le sue galline, e l'uova,
Che di donnesco oprar son frutti e lode:
E di poi ritrovar, montando in alto,
La mensa inculta di vivande piena
Semplici e vaghe; le cipolle e l'erba

Del suo fresco giardin, l'agnel ch' il giorno
Avea tratto il pastor di bocca al lupo,
Che mangiato gli avea la testa e 'l fianco!
Ivi, senza temer cicuta e tosco

Di chi cerchi il tuo regno o 'l tuo tesoro,
Cacciar la fame, senza affanno e cura
D'altro, che di dormir la notte intera,
E trovarsi al lavor col nuovo sole!

LEZIONE VII.

Niccolò Machiavelli

е

La prosa storica e politica nel 500 (1).

VII. La vita del

I. Lo svolgimento del concetto storico negli scrittori del secolo XVI. II. Il concetto storico-politico del Machiavelli. - III. Le opere del Machiavelli. Il Principe. IV. I Discorsi e i dialoghi dell'Arte della guerra. V. Le Istorie fiorentine. VI. Opere minori e qualità letterarie del Machiavelli. Machiavelli. VIII. Francesco Guicciardini e le sue storie. Guicciardini. d'autobiografie.

I.

IX. La vita del

X. Storici e politici minori. XI. Scrittori di biografie e

L'arte della prosa che, come dicemmo altrove, non si sviluppa compiutamente se non ne' periodi di grande cultura, giunse nel '500 al suo maggiore fastigio. Né ciò solamente perché in niun secolo, come in questo, la prosa italiana ebbe insieme tanta ricchezza ed eleganza di forme, tanta varietà di argomenti e tanta copia d'opere; ma, sopra tutto, perché ad una grandissima e prima dell'età nostra non mai uguagliata altezza e vastità di pensiero, accoppiò un culto amoroso e profondamente consapevole di alte idealità politiche e morali.

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(1) Cfr. VILLARI, Niccolò Machiavelli e i suoi tempi. TOMASINI, La vita e gli scritti di N. Machiavelli (Torino, Loescher). GIODA, N. Machiavelli e le sue opere (Firenze, Barbera). Guicciardini e le sue opere inedite (Bologna, Zanichelli). E. ZANONI, La mente di F. Guicciardini (Bologna, Zanichelli).

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