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accusare il Metastasio d'averci dato un mondo in miniatura, pieno di belle figurine ben atteggiate e ben parlanti, ma che altro non sono se non la caricatura dei mitici o storici eroi di cui hanno rubato il nome. E questa è senza dubbio la ragione per la quale, non ostante l'innegabile e notevole pregio drammatico, il Metastasio ha tanto perduto nell'ammirazione dell'universale. Egli è il più compiuto e il più vero rappresentante di una società caduta: come uomo e come poeta egli espresse in sé la coscienza del suo secolo, e il suo secolo applaudí ed adorò il suo interprete. Il popolo, abbagliato ai luccicori di quella sua poesia fluida e tersa, dimenticava i canti del Tasso per i versetti del Metastasio (1) e, quando nel 1820 fece a Napoli la rivoluzione, al poeta che scrisse l'inno della riscossa, Gabriele Rossetti, impose per ritornello due versi della canzonetta a Nice:

Non sogno questa volta
Non sogno libertà.

Ma fu l'ultimo lampo mandato dall'astro metastasiano. Il popolo capi che per conquistare veramente la libertà ci volevano altri ritornelli, e i poeti, cresciuti alla scuola dell'Alfieri, non si lasciarono più pigliare la mano dalle ariette del Metastasio. Però non potrebbe negarsi che queste ariette, le quali fioriscono cosí leggiadre e spontanee tra la molle verzura delle scene metastasiane, abbiano un pregio singolarissimo per la profonda verità morale della contenenza e per la tersa fluidità dell'espressione.

(1) AURELIO BERTOLA nelle sue ottave Al sepolcro del Metastasio cantava:

E il gondolier ch'Erminia sol sapea

Or va cantando Arbace ed Aristea.

Cit. dal CARDUCCI in Poet. erot. del sec. XVIII. Barbèra, 1868, pag. XXVI.

Osservò acutamente (benché con confusa prolissità) il Baretti che un gran numero di sentimenti e d'affetti che Locke e < Addison poterono appena descrivere in prosa, un mondo di << moti quasi impercettibili della mente nostra e d'idee poco << meno che occulte a quegli stessi che le concepiscono, e di << pensieri e di voglie appena ombreggiate nel nostro cuore <«< sono da lui state con un'immensa e stupenda bravura e lu<< cidezza messe in versi e in rima ». E nel vero egli è un distintivo peculiare dell'arte sua quel disinvolto e bonario moraleggiare, quel cogliere con meravigliosa verità e precisione tanti e si vari momenti e atteggiamenti del cuore umano, onde meglio de' suoi mille eroi furono popolari le infinite sentenze sparse ne' suoi drammi. Senza darsi aria di moralista, dal mezzo stesso dell'azione e del dialogo egli sa trarre l'occasione a quei suoi tanti bei concettini morali che, armonizzati in nitide e scorrevoli strofette, s'insinuano dolcemente nella memoria e diventano volgari apoftegmi e principii etici di assiomatica verità. Alcuni motti divennero proverbiali intercalari, come: « Passò quel tempo Enea che Dido a te pensò ». « A tanto intercessor nulla si nieghi ». « l'Araba Fenice Che vi sia ciascun lo dice, Dove sia nessun lo sa ».

....

Di altri il consenso universale ha fatti de' veri proverbi; cosi

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Ma pur passandoci di questa singolar caratteristica dell'arte del Metastasio, a lui rimane la lode somma d'aver recato il dramma per musica a un grado di perfezione poetica che più non aggiunse di poi. Ci saranno poeti, noti per altri generi d'arte, che tenteranno il melodramma redatti alla gloria acquistata dal Nostro. Cosi gli Arcadi Lemene, Rolli e Rezzonico; cosi il molteplice e ferace ingegno del Frugoni; cosi Lorenzo da Ponte autor d'un fortunato libretto, Le nozze di Figaro, ch'ebbe l'onore di essere musicato dal Mozart; cosí Ranieri de'Calzabigi, che ebbe estimatore l'Alfieri. Ci saranno ancora eziandio alcuni drammi giocosi, soprannuotanti alla molteplice e ricca fioritura dell'opera buffa, che tanto copiose ma presto vizze propaggini distese nel teatro napolitano. Cosí sono da ricordare il Socrate immaginario di Ferdinando Galiani e Giambattista Lorenzi (1), il Re Teodoro e la Congiura di Catilina di Giambattista Casti, i quali riscuoteranno qualche applauso. Ma il vero, il grande dramma per musica, considerato come opera di poesia, si perfeziona e finisce col Metastasio; dopo di lui, piú che dei poeti, non si hanno che dei librettisti. E non a caso fu inventato il neologismo; poiché non si trattò più di sviluppare e concepire un dramma, ma solamente di mettere insieme un libretto. Il Metastasio invece empí le sue composizioni di movimento drammatico e le avvivò con

(1) Fu ripubblicato recentemente nella Biblioteca universale del Sonzogno da un piú che ardente ammiratore, MICHELE SCHERILLO: del quale sarà utile vedere la Storia lett. dell'opera buffa nap., ecc. Napoli, 1883.

la sua fantasia inesauribile, col suo spirito fine e delicato, avido di sentimenti teneri e di sensazioni piacevoli. Il popolo vide in quelle opere rispecchiata la sua fantasia multiforme, il suo spirito, i suoi ideali, ed amò quel poeta ch'era l'ultima voce, vera ed intera, dell'età sua.

INDICE DEGLI AUTORI

Abate Antonio, pag. 374.
Acciaiuoli Filippo, 499.
Acciano Giulio, 376.
Accolti Benedetto, 31.
Accolti Bernardo, 45.
Achillini Claudio, 363.
Adimari Alessandro, 353.

Adimari Lodovico, 376.
Adriani Marcello, 321.
Affò Ireneo, 470.

Alamanni Antonio, 47.

Alamanni Luigi, 4, 90, 140, 157,
158, 165, 167, 279, 280, 299.
Albéri Eugenio, 408.

Alberti Francesco d' Altobianco,
47.

Alberti Leonbattista, 31, 39, 40,
55, 117, 237.
Aldobrandini Pietro, 341.
Alfieri Vittorio, 469, 511.
Algarotti Francesco, 470, 486.
Allegri Alessandro, 374.
Allione Giangiorgio, 162.
Ambrogio da Fossano, 36.
Amelunghi, 162.
Amenta Niccolò, 379.
Ammannati Giulio, 406.

Ammiano Marcellino, 23.

Ammirato Scipione, 217.

Anacreonte, 367.

Andreini Giambattista, 379, 382.
Angelico da Fiesole, 37.
Angiolieri Cecco, 47.
Anisio Giano, 117.
Aprosio Angelico, 341.
Aretino Carlo, 24.

Aretino Pietro, 121, 122, 123, 125,
165, 252, 327.

Argiropulo Giovanni, 16.

Ariosto, 5, 6, 52, 74, 81, 103, 118,

121, 130, 154, 278, 280, 288,
297, 298, 299, 336, 338, 343,
470, 491.

Aristotele, 19, 189, 190, 236, 289,
298, 321, 324, 383.
Aureli Aurelio, 499.
Aurispa Giovanni, 16, 25.
Baldi Bernardino, 158, 165, 219.
Baldinucci Filippo, 434, 443.
Balli Tommaso, 343.
Bandello Matteo, 251.
Bandettini Teresa, 463.
Baraballo, 463.

Baretti Giuseppe, 461, 466, 469.
Bargagli Scipione, 251.
Bargeo Pietro, 165.
Barini, 34.

Barozzi Jacopo, 247.

Bartoli Daniello, 425, 426, 439.
Bartolomei Domenico, 382.

FINZI, Lezioni di storia della letteratura italiana. V. II, 3a ediz.

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