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Nel basamento di questa cappella, dirimpetto all'altare di s. Francesco, in tavola nera leggesi la seguente iscrizione:

HIERONYMVS. CENTELLES. R. EPISC.

CAVALLICEN

ARAM. DEO. ET. BEATE VIRGINI
ORNAVIT.

SEPVLCRVM. SIBI. FECIT. ANNO
DOM. MDCV.

In una mensola di marmo bianco raccomandata a balaustri e scolpita questa memoria:

PAOLO TERZO PONTEFICE MASSIMO
L'ANNO DECIMO DEL SVO PONTIFICATO
ALLI CINQVE DI MARZO M. D. XXXXIV.
CONCESSE FACOLTA A TVTTI LI SACERDOTI
QVALI O PER PROPRIO, O PER ALTRVI VOLERE
CELEBRERANNO MESSA IN QUESTA CAPPELLA
DI LIBERARE PER CIASCHEDVNA VOLTA
VN ANIMA DAL PVRGATORIO
NEL MODO APPVNTO DELL'
INDVLGENZA QVAL E' A

S. GREGORIO DENTRO DELLA
CITTA A S. SEBASTIANO
ET A S. LORENZO FVORI
DELLE MURA.

Si legge ancora in una cartella di bronzo tra due colonne, come segue:

ARCHICONF. CONFALONIS

COELI. HANG. ARAM. A SE. OLIM
S. HELENAE. DICATAM. AVXIT
PERFECIT. ORNAVIT. AN. M. D. C. XXIV.
CAROLO BARBERINO. VRBANI. PP. VIII
GERMANO. FRATRE. IO. BAPT. ASTALLIO
ANNIBALE. MATTHEIO

MARIO. DE Rvbeis. CVSTODIBVS
RVTILIO. SPECVLO. CAM

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Nel fregio finalmente a lettere dorate è scritto in giro nella maniera qui sottoposta,

HÆC QVAE. ARACOELI. APPELLATVR
EODEM. IN. LOCO

DEDICATA. CREDITVR·

IN . QVO. VIRGO. SANCTISSIMA
DEI. MATER. CVM. FILIO. SVO
SE. CAESARI. AVGVSTO

IN. AVREO. CIRCVLO. E . COELO
MONSTRASSE. PERHIBETUR.

Le iscrizioni, che sono sparse intorno a questa cappella, verranno riferite nel fine del seguente paragrafo,

S. XVI.

Della sagrestia

banconi e le pitture di questa sagrestia, indicata dal numero 18., sono stati lavorati in diversi tem; essendo manifesto dagli anni in essi notati, che l'armario delle reliquie, con altri si fatti lavori e dipinture, fu fabbricato nell' anno 1572.; e quelli che seguono perfino alla porta negli anni 1628. e 1629. Sopra il frontispizio del mentovato armario scorgesi la statua del p. s. Francesco, venerata per l' innanzi nella cappella di questo nome. Nei mezzi tondi sotto la volta erano già alcune storie della passione del nostro redentore, colorite in tela da Giovanni de Vecchi del Borgo; le quali dappoi sono state trasportate per entro alcune cappelle della chiesa, in occasione di aver cancellate la altre dipinte a fresco, per mezzo dell' imbiancamento, affinchè la sagrestia divenisse più luminosa.

Nel pavimento leggesi l'epitafio del cardinal Gallo, di di cui qui si esibisce la copia.

ANT. MARIAE. CARD. GALLO
SAC. COLL. DECANO

PATRICIO. ET. EPISCOPO. AVXIMANO
ALMAE. DOMVS. LAVRETANAE
PROTECTORI

PETRVS. STEHANVS . GALLVS
EX. TESTAMENTO. HAERES
PATRVO. BENEMEREN
POSVIT (a)

(a) Dopo il canonicato di s. Pietro in vaticano, e dopo il vescovado di Perugia fu conferita ad Antonmaria la porpora cardinalizia col titolo di s. Agnese in piazza Navona, da Sisto V. il dì 17. dicembre dell' anno 1586. Nel principio dell' anno 1590. venne spedito legato a latere nella Flamminia, affine di reprimere le insolenze di alcuni che turbavano il pubblico riposo. L'anno vegnente passò al vescovado di Osimo, nel 1605. a quello di Frascati, nel 1608 all' altro di Pallestrina, nel 1611. a quello di Porto; e (1) sotto Paolo V. anche all' altro di Ostia, del che nulla ha scritto (2) l' Oldoino; il quale lo dice morto in età di 66 o 67 anni il dì 30 marzo dell'anno 1620; soggiungendo, che più lungamente sarebbe vissuto, si cibos parcius sumpsisset. Ma (3) Luigi Martorelli, che molte cose di esso narra fatte nella cattedrale di Osimo scrive ersere mancato nel mese di aprile dell' anno 1620,, in età di anni 66. mesi 6., e giorni 22. Gli furono celebrate l'eseqnie nella chiesa del Gesù, e quindi trasferito

Ioseph Maria Suaresius praenest. ant. p. 264. 2) In addit. ad Ciacon. Tom. IV. col. 165.

Memorie istoriche di Osimo pag. 430. e segg.

3

Ne' tempi andati serbavasi in questa sagrestia il bossolo per l'elezione de' giudici del campidoglio; onde negli (1) statuti vecchi di Roma si legge di esso la seguente disposizione: reponatur in sacristia de aracoeli, et inde non deferatur in palatio dominorum conservatorum, nisi publice sub clangore tubarum, associata a proconsulibus collegii, et correctoribus, et ab imbussulatoribus, et aliis per dominos conservatores deputandis. E nei diarii di Antonio di Pietro all' anno 1816 sotto il di 14 di settembre, è notato, che l'imbussulatori uscirono da "s. Maria nova, com' è solito, accompagnati da tutti li caporioni, e dalla maggior parte del popolo, tutti por"tando rami d'oliva in mano; e fatta la cassa dell'imbus» sulatura, fu posta nella chiesa di araceli.

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Fu altresì ordinato, ne' mentovati (2) statuti, che nella morte di qualsivoglia notaio, il quale non lasciasse eredi della sua professione, fossero portate le dilui scritture pubbliche nella stessa segrestia dentro il termine di otto giorni da computarsi a die scientiae, teneantur, eccone le parole, proconsules, correctores " et scriptor notariorum urbis ordinare ut protocolla, et scripturae publicae natarii mortui recludantur in aliquam capsam duabus clavibus clausam... quae capsae, si haeredes, apud quos protocolla remanserint, fuerint notarii, in eorum domibus; alias capsae praefatae poni debeant in sacri

stia aracoeli.

A man diritta della porta, per cui entrasi nella detta sagrestia, si passa in una camera, in una camera, ove si offerisce alla

il suo cadavero in questo luogo. Il (3) Borgia fa di lui onorevol menzione.

(1) Lib. V. cap. 38. pag. 104.

83

(2) Lib. III. cap. 315. pag. 81.

(3) Istoria delle chiese e città di Velletri pag. 477. e segg.

vista una grande urna di marmo, destinata per somministrare l'acqua ai sacerdoti, che vogliono celebrare. Ha essa nel mezzo una vergine orante; indi seguono alcune storie; e finalmente il pastor buono da tutti e due i lati.

е

Dalla sinistra della detta porta si giunge ad una cappella, nel cui altare è colorita l'immagine di s. Antonio di Padova: e nel corno dell' epistola conservasi la statua di legno, rappresentante il divino Bambino, di cui ha parlato il (1) p. Giuseppantonio Patrignani nel libro intitolato piccolo santuario di alcune immagini miracolose. In una memoria, conservata nel nostro archivio, e scritta l'anno 1647., così della stessa si narra. Ad hoc aracoeli sacellum a festo nativitatis Domini usque ad festum Epiphaniae magna populi frequentia invisitur et colitur in praesepio Christi nati infantuli simulacrum ex oleae ligno apud montem olivarum Hierosolymis a quodam devoto minorita sculptum eo animo, ut ad hoc festum celebrandum deportaretur. De quo in primis hoc accidit, quod deficiente colore inter barbaras gentes ad plenam infantuli figurationem et formam, devotus et anxius artifex, professionis laicus, precibus et orationibus impetravit sacrum simulacrum divinitus carneo colore perunctum reperiretur. Cumque navi Italiam veheretur, facto naufragio apud Tusciae oras, simulacri capsa Liburnum appulit. Ex quo, re cognita, expectabatur enim a fratribus et iam fama illius ex Hierosolimis ad nostras familiae partes advenerat, ad destinatam sibi Capitolii sedem devenit. Fertur etiam, quod aliquando ex nimia devotione a quadam devota faemina sublatum ad suas aedes miraculose remeaverit. Quapropter in maxima veneratione semper est habitum a Romanis civibus, et universo popu̟lo donatum monilibus, et iocalibus pretiosis, liberalioribusque in dies prosequitur oblationibus. E di tal manieche ora si vede arricchita la detta immagine di sme

ra,

(1) Pag. 29. et seqq.

ut

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