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governerà tutto il mondo a suo modo, e simili altre parole che dilettano a sentirle, e mettono gli uomini sui salti.

Questo è dunque lo stato in che si trova al presente la Francia; il re giovanetto senza esperienza e senz' autorità; il consiglio pieno di disordini; la suprema autorità in mano della regina ch'è donna, e se bene savia, però timida e irresoluta, e il re di Navarra principe certo nobile e grazioso, ma poco costante, e poco esercitato nel governo; il popolo in disordine e in divisione manifesta, e pieno di sediziosi ed insolenti, che sotto pretesto di religione hanno disturbato la quiete universale, corrotto i costumi e gli ordini consueti di vivere, guasta la disciplina, oppressa la giustizia, violato i magistrati e finalmente messa in dubbio l'autorità del re e la salute di tutti. E chi vuol comparare lo stato presente del regno a quello de' tempi passati, che soleva essere tanto formidabile ai maggiori re e imperatori del mondo, lo trova tanto debole e tanto infermo, che non ha niuna parte in sè che sia sana. Ma poi che si è intesa l'imperfezione e i difetti di dentro così in chi ha autorità di comandare, come in chi ha obbligo di obbedire, è bene che si intenda anco in che termine si trova quel regno con altri principi di fuora. E parlerò prima dei più interessati, che per la propinquità è il re di Spagna, e per diverse pretensioni il papa, l'imperatore, la regina d'Inghilterra e il duca di Savoia.

Il papa è interessato perchè per questa novità di sêtte vien fatto pregiudizio alla sua autorità e alle convenzioni che ha con quel regno. L'imperatore per causa di Metz; la regina d'Inghilterra per Cales, e il duca di Savoia per le piazze del Piemonte.

Il re di Spagna è principe potentissimo e arbitro del mondo; e confina con quel regno da tante bande, che si può dire che lo circondi tutto; e se avesse quello spirito che aveva il padre, e il padre avesse avuto la presente fortuna, la Francia non saria più Francia: perchè quanto quel re è avuto in sospetto da chi governa, tanto è desiderato da chi ha in odio lo stato presente, e massime dai prelati e dal resto de' cattolici, che non sanno aspettare la salute da altra

banda. Onde se quel re rompesse la guerra, avria tanto favore nel regno, che forse non troveria altrettanto contrasto. E si ha opinione che anco monsignor di Guisa, con tutti i suoi amici e dipendenti, favorisca quella parte, che saria cosa di gran conseguenza; oltre che quel duca è di molta autorità e di molto valore, si tira dietro una gran banda della miglior gente del regno; e i favori grandi che sua maestà cattolica da certo tempo in qua ha fatto a quel duca, l'han messo in sospetto alla corte, e si notano tutti i suoi andamenti; ma non è però niuno che abbia ardire di fargli opposizione manifesta. E ultimamente, quando si sparse voce che il re di Spagna moveria l'armi contra il regno da molte bande, s' intese ancora che il duca aveva tentato di farsi capo dei cattolici del regno per fare la guerra agli ugonotti; onde la regina mandò un gentiluomo da lui, che era ne' suoi stati, per intendere se era vero; ed egli le rispose che era ben vero che era stato richiesto, ma che non aveva voluto accettare. Onde può essere che questo l'abbia fatto più sospetto.

Così si teme molto il re cattolico, e per la propria potenza, e perchè si crede che abbia la propria parte dentro nel regno. Per questo rispetto si pensava questi ultimi mesi di fare un deposito di danari per averli pronti in ogni bisogno; ma fu avvertito che questo consiglio averia potuto partorir effetto contrario al bisogno, e dare occasione ad alcuno del regno di dare delle mani su quei danari, e servirsene a favorire quelli contra i quali fossero stati apparecchiati: e così si lasciò stare di fare il deposito per non sapere dove salvarlo (1) che fosse sicuro. Onde sebbene si nutrisce la diffidenza con sua maestà cattolica lasciando perseverare l'eresia ch'ella abborrisce tanto, e di che ha fatto far officio tante volte, prima con persuasioni, e poi ancora con minaccie; però non si è visto sin qui nessuna preparazione di momento da valersene in un bisogno. Solamente ho inteso che gli eretici hanno promesso che se il re di Spagna farà moto, faranno rivoltare tutta la Fiandra in un giorno, e che hanno modo di farlo facilmente perchè è piena di gente della loro setta. (1) Salvarlo per riporlo. Cosi salvadanajo.

E questo è quanto mi occorre di dire in proposito del re di Spagna.

Il papa, quanto alle forze, non è in considerazione in Francia, perchè fu provata la debolezza della Chiesa nell'ultima guerra, e perchè tutta quella reputazione che soleva avere appresso quella nazione (la quale altre volte credeva di poter occupare tutta l'Italia avendo un papa francese) è scemata per la guerra del pontefice passato, riuscita vana in quel modo che si sa (1). È ancora declinata assai l'autorità di sua santità per causa deile nuove sêtte, le quali se ben sono di tante sorte, e tutte contrarie l'una all'altra, però s' accordano tutte insieme in cercare d' abbassarla. S'aggiugne a questo che sua santità non è principe per sangue, e però non ha autorità per natura; e molti de'cattolici hanno questo nome della casa de' Medici per fatale alla cristianità, perchè in tempo di papa Leone si perdè la Germania, in tempo di Clemente l'Inghilterra, e in tempo di questo Pio IV la Francia è in quel pericolo che si vede. Onde essendo tanto declinata l'autorità di sua santità, non s' ha avuto rispetto, per soddisfar agli eretici, di deliberare negli Stati di sospendere le provenzioni e le annate, e anullare la pragmatica accordata già molti anni sono (2).

(1) Allude alla guerra di Parma, mal cominciata e peggio condotta da Giulio III.

(2) Non finiva qui certamente la Relazione; ma dice il Tommaseo che i codici da lui consultati non danno altro; nè altro segue nel codice marciano da noi citato in principio.

RELAZIONE

DI FRANCIA

DI

MARC ANTONIO BARBARO

TORNATO DA QUELLA LEGAZIONE NEL 1564 (1).

(1) Relations sur les affaires de France etc. par N. Tommaseo, T. II.

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