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AL LETTORE

Pervenuti oramai al compimento delle ricerche necessarie a completare, per quanto era possibile, la raccolta di questi documenti, ci siamo trovati in grado di distribuire le Relazioni, che ancora ci rimanevano a pubblicare, in quell'ordine che avremmo desiderato poter osservare fin da principio, col dedicare cioè speciali volumi ai diversi Stati Europei. E nel presente abbiamo raccolte tutte le altre Relazioni che ci è stato possibile rintracciare della corte di Francia; nel susseguente faremo il simile per le Relazioni di Spagna, e nell'ultimo daremo luogo a quelle che ancora ci rimangono dell'Impero, di casa d'Austria, di Polonia e di altre regioni settentrionali.

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Delle tredici Relazioni di Francia contenute nel presente volume, nove furono sconosciute al Tommaseo, e non esitiamo di affermare che tutte insieme costituiscono un volume importantissimo alla storia di quella grande nazione. Ben è da deplorare che ci manchino Relazioni dell'epoca della Lega, sebbene ci consti dal registro delle Ambascierie che in quel tempo si succedessero come residenti ordinari alla corte di Francia Giovanni Moro, Giovanni Dolfin e Giovanni Mocenigo.

Dobbiamo anche una volta render pubblica testimonianza di gratitudine al chiarissimo Direttore del Civico Museo Correr, il signor Dottore Vincenzo Lazari, alla cui incessante benevolenza andiamo debitori dei più preziosi sussidj in questa lunga e faticosa intrapresa.

RELAZIONE

DI FRANCIA

DI

ZACCARIA CONTARINI

ANNO 1492 (1).

(1) Da copia contemporanea esistente nel Museo Correr di Venezia.

nel ritorno a...., nei quali luoghi siamo stati visti ed accettati da quei magnifici rettori con tanta grazia e onore della Vostra Sublimità, quanto a cadauno di loro è stato possibile dimostrarci; i quali si raccomandano infinite volte alla Vostra Sublimità.

Addì 21 del mese giungessimo a Milano. Circa due miglia lontano dalla terra, scontrassimo il magnifico messer Giovan Francesco Pasqualigo, il quale similiter si raccomanda alla Vostra Eccellenza, accompagnato da messer Gioan Francesco Malatesta e messer Paolo Dalona consiglieri di quello Stato, con circa 40 cavalli; con i quali ce ne andassimo fino alla porta, dove trovassimo quelli del Consiglio Secreto e del Consiglio di Giustizia, che ne erano venuti incontro; e tutti insieme ce ne andassimo fino all'osteria dei Tre Re, preparata per lo alloggiamento nostro, per mia fè onoratamente, delle tappezzerie del duca. Dismontati da cavallo, il vescovo da Como e il vescovo da Novara, che tengono i primi luoghi in quel Consiglio, insieme con messer Bartolomeo da Calco (1), ne vollero accompagnar fino nella camera; nel qual luogo il vescovo da Como si escusò se non ne avevano onorato come era la intenzione dei Signori, allegando che l'assenza loro ne era stata la principal causa, e poi ne offerse tutto quello che per loro si poteva fare ad onore e comodo della Vostra Sublimità e delle persone nostre. Gli rispondessimo affermando che l'onor che ne avean fatto era grandissimo; li ringraziassimo assai, e li ringraziassimo etiam dell' offerte fattene, facendo a loro consimili offerte giusta ai mandati della Vostra Sublimità. Finite queste parole, messer Bartolomeo da Calco ne disse come i Signori si trovavano a Pavia, dai quali era avvisato che erano occupati, sì che contra la loro intenzione non potevano venire a ritrovarsi presenzialmente con noi, cosa che desideravano molto. Gli rispondessimo che a questo non accadeva escusazione alcuna, rispetto che per eseguir i mandati datine per Vostra Sublimità avevamo deliberato di andar noi a Pavia, e presenzialmente, per nome

(1) Segretario di Stato, e uomo colto, al quale il ducato di Milano dovette l'istituzione delle senole pubbliche.

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