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RELAZIONE

DI FRANCIA

DI

ALVISE CONTARINI

LETTA NEL FEBBRAIO DEL 1572 (1).

(1) Tratta dall'originale esistente nell'Archivio de' Frari, Relazioni degli Ambasciatori in Francia, Filza I, Collegio V, secreta.

AVVERTIMENTO

Cessando della sua legazione Giovanni Correr, con decreto def 20 novembre 1568, fu Alvise o Luigi Contarini nominato in sua vece ambasciatore ordinario alla corte di Francia, dove giunse nell'aprile 1569, e di dove si parti sulla fine del 71, essendo stato in ufficio trentadue mesi. Lesse in Senato questa sua Relazione nel febbraio del 1572, come si riconosce da alcuni luoghi della medesima. Nel suo partire da quella corte, fu creato cavaliere da Carlo IX, il quale lo toccò colla propria spada e gliene fece dono.

La narrazione è verbosa, ma piena di sapienza e di particolari degni della meditazione degli storici. Fu sconosciuta al Tommaseo.

(1)

Le forze del regno di Francia sono da mare e da

terra. Quelle da terra sono di cavalleria e fanteria; e la fanteria è propria del regno e di forestieri. Della fanteria di Francia a'tempi passati si è avuto opinione che non ne fosse buona se non la guascona e la piccarda, come quelle che per essere alle frontiere, la guascona di Spagna e la piccarda di Fiandra, erano continuamente esercitate nelle quasi continue guerre che sono state fra i re di Francia e di Spagna; essendo le altre provincie del regno, o a frontiere alle quali da molti anni in qua non è stata guerra, o nel mezzo del regno.

Ora per le guerre civili e intestine essendo ogni provincia, anzi ogni città, e quasi ogni casa, fatta frontiera; e avendo durato esse guerre così lungamente, e sempre con fazioni d'im

(1) Precede una descrizione della Francia, chiamata da questo come dagli altri ambasciatori felicissima per la sua conformazione quadrata, per la fertilità del suolo, per l'abbondanza di tutte le cose necessarie tranne i cavalli. Poi è discorso delle entrate, che si valutano a 15 milioni di franchi, pari a circa sei milioni d'oro, facendo ora ogni due franchi e mezzo uno scudo; ma insufficienti alle spese, specialmente per i frutti dei debiti, che sono più di 30 milioni d'oro. Si vien quindi a parlare delle forze; la qual parte non pretermettiamo perchè accenna a condizioni nuove, ed entra in molti particolari di qualche importanza.

portanza, in tutte le parti del regno, gli uomini son talmente esercitati, che quasi tutti si son fatti buoni soldati. A questo si aggiunge, che essendo i gentiluomini, e massime i secondigeniti, per le molte e gran rovine del regno, impoveriti, e non potendosi rimetter nelle compagnie d'uomini d'arme per il gran prezzo dei cavalli e delle armi, si son contentati mettersi nelle compagnie di fanteria, la quale anco per questa causa si è fatta molto buona e bella. È tanta in numero, che dal conto, che si può far facilmente, della fanteria francese che si è trovata nel medesimo tempo in essere, fra i due eserciti de' cattolici e degli ugonotti, chiara cosa è che han passato 80,000, quasi tutti archibusieri, soldati esercitati, e da poterne aspettar ogni buon servizio. Di questa il re intertiene al presente 70 compagnie di 40 uomini per una, che fanno il numero di 2800 fanti, le quali sono compartite in diverse terre di frontiera, e la maggior parte verso i confini della Fiandra; ed esse 70 compagnie son sotto sette capi, che in Francia si chiamano maestri di campo, a dieci compagnie per uno; delle quali 60 obbediscono al signor Filippo Strozzi che fu figliuolo del signor Piero, il quale è colonnello generale di tutta la fanteria francese di là dai monti, e dieci compagnie sono in Italia in quelle fortezze: delle quali è capo il contin di Brissac, che fu figliuolo del maresciallo, giovanetto di anni dieci.

Lo Strozzi è capitano che ha buon nome, così per la memoria del padre, e per esser molto favorito dalla regina madre, della quale è parente, come per essersi dimostrato valoroso in queste guerre. Non par che pensi alle cose di Fiorenza e di casa sua, come faceva suo padre, e questo gli porta appresso Francesi tanto più credito, vedendo che non ha alcun suo fine particolare, ma solamente del servizio del re e del regno.

Oltre questa fanteria propria del regno, il re si è servito e si suol servire di fanteria forestiera, svizzera e italiana: della svizzera intrattiene, come han fatto i re suoi predecessori, undici dei tredici cantoni; e di questa nazione può sempre che vuole levarne quella quantità che gli piace. Della quale il re fa molto conto, e certo con gran causa; perchè oltra

che a questo tempo mostra di essere fedelissima, è così ben disciplinata e valorosa, che merita di esser molto stimata da ognuno. E in queste guerre ha fatto segnalato servizio alla maestà sua, e fra gli altri incontri quando essendo assaltato il re da'nimici, fuggì da Meaux, al qual tempo non aveva altre forze che tremila svizzeri, in mezzo ai quali fu ricevuto e si salvò. E poi all'ultima battaglia di Montcontour (1), alla quale, contra il suo ordinario, che è di star salda e aspettar l'incontro, andò un buon pezzo, senza però guastar mai l'ordinanza, a ritrovar i lanzchenech nemici. Il che fecero così arditamente perchè i lanzchenech eran non solamente loro nemici per esser nemici del re al quale essi servivano, ma per esser nemici loro proprj e naturali per l'antica emulazione che è fra quelle due nazioni, svizzera e alemanna. E questa è la causa per la quale i re di Francia si son da molto tempo in qua trattenuti gli svizzeri amici, con tutto che gli costino una infinità di danari; perchè sebben la fanteria francese è valorosa e molto atta alle scaramucce e agli assalti, non è però atta a far corpo di battaglia sodo, parte per la natura de' francesi che è di non poter star saldi, nè col corpo in un luogo, nè con l'animo in un proposito lungamente, parte per la statura dei corpi, che non sono nè grandi nè robusti come gli svizzeri e gli alemanni, e per questo non sufficienti a portar il corsaletto e la picca. E però è stato necessario consiglio ai re di Francia intrattenersi quella nazione, per poterla contrapponer all'alemanna, della quale la casa d'Austria ha per il passato avuto, ed ha tuttavia, più mezzi e autorità di levarne, che non hanno i re di Francia. Oltra che i re di Francia han manco da temere avendo in casa loro e al loro servizio un grosso numero di svizzeri, che avendolo di alemanni, per non aver gli svizzeri le dipendenze e gl'interessi che hanno gli alemanni, e per il bisogno continuo che hanno gli svizzeri del denaro, del frumento e del vino di Francia.

Di fanterie italiane, sebbene, essendo questa nazione facile a darne a chi la paga, potrà sempre averne il re qualche quantità, niente di manco crederei che non potesse esser gran (1) II 3 ottobre 1569.

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