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Che se tu chiami la ragion, ministra

Di pace in tanta guerra; invan t'adopri.
Diverresti qual l'uom che, a perder senno,
Supplice implora di ragion l'aiuto.

Detto ciò, che tu non vorrai certo negarmi, eccoti, se non m'inganno, tolta ogni via a sfuggirmi di mano. Tali sono le miserie dell'amore! incredibili, non v'ha dubbio, a quelli che non ne hanno preso esperimento, ed inutili ad essere significate a chi in sè le provò. Però, proseguendo, affermo che di quanto mai ve n'hanno, la più speciale è la dimenticanza che induce di sè stessi é di Dio. Perchè quando il cuore oppressato s'incurvi sotto il cumulo di tanti mali, potrà egli, frattanto che sta avvoltolandosi nel fango, levarsi a quell'uno e purissimo fonte del vero bene? Da che si conchiude, giustissima essere la sentenza di Cicerone, che l'amore è la potentissima delle passioni.

N

Il Canzoniere.

LEZIONE XI.

SOMMARIO. A qual genere di poesia appartenga il Canzoniere. Difficoltà di questa forma. Bellezze poetiche. Che rispetto a progressi dell' arte l'opera del Petrarca sottostà di molto a quella Beatrice e Laura. - Diversità degli amori dei due poeti. Poesie patriotiche e nuovo confronto fra Dante e Petrarca. Come dobbasi studiare il Canzoniere.

di Dante.

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il

Proseguendo gli studii nostri, o giovani egregi, parmi che dal ragionamento della passata lezione ne dobbiamo ferire che il Canzoniere appartiene a quel genere di poesia intima, di cui l'Allighieri aveva già dato un esempio luminoso nel romanzetto della Vita nova, quale contiene la storia d'un amore verginale e pertinace, considerato in tutte le sue infinite variazioni. Il Petrarca aveva senza dubbio fatto accurate indagini sui poeti Provenzali, e tradottine nella propria lingua moltissimi sentimenti, e frasi; ma niuno di essi avea neppur sospettato, ch'io sappia, potersi ritrarre, poetando, il corso d'una forte passione, e disporne così i varii accidenti da comporne un tutto, siccome appunto cominciava Dante, e come più ampiamente proponevasi di fare il Petrarca.

Vi ha due maniere di ritrarre là storia d'una passione; la prima, che è la più facile, la più comune, e la più intesa e universalmente gustata, má insieme

la più plebea, e consiste nel significarla con avventure romanzesche, e, per così dire, estrinsecandola; l'altra, che è più malagevole, ma ben più vera e più importante, sta nello svolgimento intimo del sentimento, e richiede molto più studio tanto dalla parte dell'artista, quanto da quella dello spettatore; l'una fa suo fondamento dal tener desta la curiosità coll' inaspettato e maraviglioso; mentre la seconda non mira che al cuore e all'intelletto. Queste due maniere di storia sono fra se diverse quanto una tragedia greca in tutta la sua semplicità severa, e un dramma spettacoloso e bizzarro. Quella tien desti e merita la pacata ma intelligente approvazione dei savii; questo rallegra e attirasi gli applausi della plebe rumoreggiante nei circhi e nelle arene. Ciò che piace all'occhio plebeo spesso non torna a chi è perito dell'arte, e così a vicenda; perocchè i misteri dell'arte non sono fatti che per gli uomini edu◄ cati da lunghi studii:

Offenduntur enim, quibus est equus, et pater et res, Nec, si quid frioli ciceris probat et nucis emptor, Aequis accipiunt animis, donantve coroná.

Il Canzoniere appartiene, secondo che dissi, alla maniera più eletta, è una storia psicologica o intima con tutto il suo pieno svolgimento, con tutte le sue vieende varie, nuove, impensate, e pure tanto semplice, che non è maraviglia che altri la trovi senza movimento e monotona. Tuttavia, per poco che teniate dietro con qualche attenzione al poeta, voi me ne saprete poscia ripetere ad uno ad uno i pensieri più reconditi, segnarmi il giorno nel quale si rallegrò d'una speranza, s'afflisse d'una illusione; l'ora del suo innamoramento, il tempo in cui Laura gli volse gli ac

chi più cortesemente, o venne a lui fatto di raccogliere il guanto, cadutole di mano. Voi saprete anche a prima vista discernere la valle che egli faceva suonare de' suoi lamenti, il troncone di faggio in cui nel caldo della sua immaginazione raffigurava la bella faccia di Laura; l'acqua della fontana che le avea lavato le morbide membra, e il fil d'erba, non che il fiorellino che piacevansi d'essere calpestati da un si bel piede; finalmente, voi saprete indicarmi il momento supremo dell'ultima dipartita di Laura, i tormenti dell' amante disperato, le illusioni della commossa fantasia, e la dolce sicurezza di rivederla nel cielo, divenuta · sua stanza felice ed eterna. Queste alternative dell'animo ora ebbro delle più soavi speranze, ora combattuto dalle paure del dubbio senza altro bisogno di avvenimenti clamorosi e romanzeschi formano un dramma pieno d'interesse, una storia del cuore vera in ogni tempo e presso ogni popolo. Ma per comprenderla bene, non dovete stancarvi di seguire il Poeta, di correre con lui di pensiero in pensiero, di monte in monte; di tendere l'orecchio e intenerirvi al canto di quell'usignuolo, che si soave piagné, d'interrogare le aure, i boschi a cui egli confida i suoi segreti, di ascòltarlo allorchè depone i suoi lamenti nel cuore, fedele di un amico:

Sennuccio, io vo' che sappi in qual maniera,
Trattato sono, e qual vita è la mia;

Ardomi e struggo ancor, com' io solia;
Laura mi volve, e son pur quel ch'i' m' era.

Qui tutta umile, e quì la vidi altera,

Or aspra, or piana, or dispietata, or pia,

Or vestirsi onestate, or leggiadria,

Or mansueta, or disdegnosa e fera.

Qui cantò dolcemente, e qui s'assise;
Qui si rivolse, e qui rattenne il passo;
Qui co' begli occhi mi trafisse il core:
Qui disse una parola, e qui sorrise:
Qui cangiò il viso. In questi pensier, lasso,
Notti e di tiemmi il signor nostro Amore.

Siccome gli effetti d'una passione pertinace ed invincibile, perchè accarezzata da tante lusinghe, e acceṣa da tanti fuochi, sono al postutto i medesimi in tutti i cuori, così era facile il disegnare questo e quel passo d'un autore antico o moderno che rassomigliasi a taluno del Canzoniere; e massimamente poi dei Trovatori, che avevano pei primi trattata più à disteso la nuova poetica dell'amore. Tuttavia sarebbe ingiusto, se non ridicolo il dire che il Petrarca abbia copiato da chichessia, perocchè nel fatto di questo genere di poesia o non si può, o, quando si tenti, si riesce, copiando, ad una freddezza intollerabile. E per fermo allorchè il Petrarca, sebbene padroneggi a sua posta la lingua, non iscrive sotto l'immediata ispirazione del sovrano dettatore, cioè amore, anch'egli dà inevitabilmente o nel languido o nello stentato, e non durate gran fatica ad avvedervi come e' cercasse in quel punto di sopperire alla povertà delle idee colla difficoltà dei metri, colla moltiplicazione delle rime, e finalmente colla sofistica rafinatezza dei concetti. Le passioni non si fingono, e la parola segue sempre fedele interprete dei movimenti dell'animo:

Ut ridentibus arrident, ita flentibus adsunt
Humani vultus. Si vis me flere dolendum est
Primum ipsi tibi

Ma una poesia di questa fatta, che per la sua me

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