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Non aspettar mio dir più, nè mio cenno:
Libero, dritto, sano è tuo arbitrio,
E fallo fora non fare a tuo 'senno:

Perch' io te sopra te corono e mitrio.

Non vorrei però che l'entusiasmo nostro e le adoz razioni non sempre libere di cinque secoli, ci facessero cadere nell' ingiustizia commessa da molti di metterė il Petrarca e il suo Canzoniere al di sopra di quanto ha dato la nostra letteratura. Se l'idolatria dei patrarchisti, come vi dissi, è scusabile, noi però dobbiamo guardarci dal non cadervi ad occhi ciechi.

Qual è l'opera del Petrarca rispetto ai progressi dell' arte poetica in Italia? Se udite gli stemperati elogi che si fecero di lui, da chi per avventura mostravasi meno al fatto di gustarlo, da lui cominciò la gloria verá della nostra istoria letteraria. Dante è un genio potente, ma solitario; Dante non ebbe scuola propriamente detta, mentre il Petrarca può segnarvene una e numerosissima. Malgrado queste francheasserzioni, se ben guardate, il fatto corré precisamente al rovescio, mentre, come poeta, tutta l'opera del Petrarca parmi che riducasi al sovrano magisterio della lingua; chè del resto se non isterili, almeno ristrinse il campo della poesia, quel campo che Dante aveva aperto grandissimo; e fu un male per noi (forse male inevitabile) che avesse un culto così appassionato. Dante coi versi della Divina Commedia educò gli ingegni più gagliardi e diversi, e creò Michelangelo ed Alfieri; Petrarca strascinossi dietro una turba di parassiti, i quali finalmente per istanchezza si riposarono sotto i boschetti infruttiferi dell'Arcadia. Dante aveva condotto la poesia a quella sorgente religiosa e scientifica in cui doveva rigenerarsi, deponendo le rozze vesti del Medio Evo; mentre Cereseto. Vol. I.

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durare a conseguirlo. E già anche prima che tu schiuda la bocca a rispondermi, io so quali scuse, a scolparti, volga in pensiero; quanto è a dire, che a siffatta maniera di studii t'eri consacrato buon tempo innanzi che di lei ti accendessi, e che la poetica gloria ti avea commosso l'animo sin dagli anni tuoi giovanili. Ned io tanto niego od ignoro; ma oltrecchè questa usanza da parecchi secoli addietro divenuta antica, l'età presente avversa a poesia, e i pericoli del lungo cammino, onde fosti tratto non che dal limitare del carcere, ma di presso a morte, ed altri ostacoli di fortuna non meno di questi potenti, ti avrebbero ritardato, e forse renduto nullo il tuo proposito. Però la memoria del dolcissimo nome, quetando in te ogni diversa cura, comecchè ostacoli e di terra e di mare ti vietassero l'andata, tal forza ebbe sopra il tuo cuore che ti strascino sino a Napoli e Roma, ove finalmente fu pago l'ardente tuo desiderio. Che se gli argomenti che arrecai finora ti paressero di poco momento a provare la tua pazzia; io consento di buon grado che a me pure apponga taccia d'uomo alquanto tratto dal senno. Quindi è che, come di note sentenze, quelle tralascio che dall'Eunuco di Terenzio, Cicerone non ebbe riguardo d'imitarė:

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Sospetti, nimistadi, indugi, offese,
Guerre e paci, d'amor son
le dolcezze.

Nelle quali parole vedi quanto è bene raffigurata la tua insania, e principalmente la gelosia; la qual peste, dallato all'amore, tiene tra le passioni il primo seggio. Se non che tu mi preverrai con dire: confesso ciò apertamente, ma la ragione, infrenando questi vizi, riprenderà i suoi diritti. Il che antiveggendo il poeta poco appresso soggiunge:

Che se tu chiami la ragion, ministra

Di pace in tanta guerra; invan t'adopri.
Diverresti qual l'uom che, a perder senno,
Supplice implora di ragion l'aiuto.

Detto ciò, che tu non vorrai certo negarmi, eccoti, se non m'inganno, tolta ogni via a sfuggirmi di mano. Tali sono le miserie dell'amore! incredibili, non v'ha dubbio, a quelli che non ne hanno preso esperimento, ed inutili ad essere significate a chi in sè le provò. Però, proseguendo, affermo che di quanto mai ve n'hanno, la più speciale è la dimenticanza che induce di sè stessi é di Dio. Perchè quando il cuore oppressato s'incurvi sotto il cumulo di tanti mali, potrà egli, frattanto che sta avvoltolandosi nel fango, levarsi a quell'uno e purissimo fonte del vero bene? Da che si conchiude, giustissima essere la sentenza di Ciceche l'amore è la potentissima delle passioni. »

Il Canzoniere,

SOMMARIO.

LEZIONE XI.

A qual genere di poesia appartenga il Canzoniere. Difficoltà di questa forma. Bellezze poetiche. Che rispetto ai progressi dell'arte l'opera del Petrarca sottostà di molto a quella di Dante. Beatrice e Laura. Diversità degli amori dei due poeti. Poesie patriotiche e nuovo confronto fra Dante é- Petrarca. Come debbasi studiare il Canzoniere.

Proseguendo gli studii nostri, o giovani egregi, parmi che dal ragionamento della passata lezione ne dobbiamo ferire che il Canzoniere appartiene a quel genere di poesia intima, di cui l'Allighieri aveva già dato un esempio luminoso nel romanzetto della Vita nova, il quale contiene la storia d'un amore verginale e pertinace, considerato in tutte le sue infinite variazioni. Il Petrarca aveva senza dubbio fatto accurate indagini sui poeti Provenzali, e tradottine nella propria lingua moltissimi sentimenti, e frasi; ma niuno di essi avea neppur sospettato, ch'io sappia, potersi ritrarre, poetando, il corso d'una forte passione, e disporne così i varii accidenti da comporne un tutto, siccome appunto cominciava Dante, e come più ampiamente proponevasi dì fare il Petrarca,

Vi ha due maniere di ritrarre là storia d'una passione; la prima, che è la più facile, la più comune, e la più intesa e universalmente gustata, má insieme

la più plebea, e consiste nel significarla con avventure: romanzesche, e, per così dire, estrinsecandola; l'altra, che è più malagevole, ma ben più vera é più importante, sta nello svolgimento intimo del sentimento, e richiede molto più studio tanto dalla parte dell'artista, quànto da quella dello spettatore; l'una fa suo fondamento dal tener desta la curiosità coll' inaspettato e maraviglioso; mentre la seconda non mira che al cuore e all'intelletto. Queste due maniere di storia sono fra se diverse quanto una tragedia greca in tutta la sua semplicità severa, e un dramma spettacoloso e bizzarro. Quella tien desti e merita la pacata ma intelligente approvazione dei savii; questo rallegra e attirasi gli applausi della plebe rumoreggiante nei circhi e nelle arene. Ciò che piace all'occhio plebeo spesso non torna a chi è perito dell'arte, e così a vicenda; perocchè i misteri dell'arte non sono fatti che per gli uomini educati da lunghi studii:

Offenduntur enim, quibus est equus, et pater et res, Nec, si quid frioli ciceris probat et nucis emptor, Aequis accipiunt animis, donantve corond.

Il Canzoniere appartiene, secondo che dissi, alla maniera più eletta, è una storia psicologica o intima con tutto il suo pieno svolgimento, con tutte le sue vieende varie, nuove, impensate, e pure tanto semplice, che non è maraviglia che altri la trovi senza movimento e monotona. Tuttavia, per poco che teniate dietro con qualche attenzione al poeta, voi me ne saprete poscia ripetere ad uno ad uno i pensieri più reconditi, segnarmi il giorno nel quale si rallegrò d'una speranza, s'afflisse d'una illusione; l'ora del suo innamoramento, il tempo in cui Laura gli volse gli oc

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