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potenti rivoluzioni si perdette l'antico sermone del Lazio? Come, e di quali elementi si compose il nuovo, il quale prese man mano il luogo di quello? Chi furono i primi che osarono servirsene nelle loro scritture, e lo condussero poi a tanta bellezza e variețà di modi e di armonie? Per quanto vi possano parere ardue queste domande, e veramente in sè contengano un lungo periodo di storia, non sarebbe malagevole il rispondervi, se non fossero communemente nelle scuole prevalse molte opinioni torte e pregiudicate; e se piuttosto che alle illusioni e fantasie proprie, ciascuno avesse tenuto dietro al raggio infallibile della storia, ben sufficiente a rischiarare il cammino silvestre. In cosiffatte indagini (come in ogni maniera di studi) nessuna cosa reca maggior nocumento quanto l'entrarvi con sistemi e giudizii preconcetti; conciossiaché allora corrasi a repentaglio o di venire acciecati dai fumi dell' amor proprio, o messi fuor di via dall'autorità di un nome, da una vecchia credenza. ›

E innanzi ad ogni altro pregiudizio affrettiamoci di rimuovere quck'uno che per essere grossolano pure non fu molto raro; cioè di far capo in fatto di lingua ad un uomo, come se fosse possibile che per opera d'un solo, e quasi d'un colpo apparisse alla luce del mondo, quello che suole effettuarsi per la cooperazione di molti, ed è un lentissimo portato del tempo; il quale a poco a poco diversifica, piega, modifica, corregge e trasforma i vocaboli e le costruzioni, acconciandoli ai bisogni, agli usi, ed al gusto dei popoli diversi. Un uomo, per quanto grande vi piaccia immaginarlo, può dare autorità col proprio esempio, puo aggiangere molto colla potenza dell'ingegno suo, siccome accadde del nostro Dante, ma non è mai il creatore della lingua. Ora della nostra avvenne quello

che di tutte le lingue parlate dai popoli méridionali dell'Europa, dall'estremità del Portogallo sino a quella della Calabria e della Sicilia. Esse rampollarono tutte visibilmente dalla fonte latina con qualche mistura della teutonica, e di quelle degli altri popoli, che ro vesciarono l'impero di Roma, e si stabilirono in questa o quella provincia. Per chiarirvi della certezza di questa opinione, voi non avete, o giovani, che a tener dietro con qualche attenzione alla storia del latino, il quale non cominciò altrimenti a scadere dopo le invasioni barbariche, sì bene sin dal primo secolo dell'era volgare, se pur non piacciavi di risalire anche più in alto. Infatti nella stessa epoca più splendida delle lettere latine non sarà cosa rara lo incontrare tali forme, che già ve ne rammentano alcune delle nostre volgari, dei modi che s'assomigliano in tutto ai moderni. Senonchè questa mistura nè si avverte nè può aver conseguenze visibili e perniciose, finché le lettere fioriscono, e vivono molti scrittori valenti, quasi custodi e depositarii della lingua scritta. Al contrario quando le lettere e le arti vengono meno, questa crésce via via, e ne corrompe a poco a poco la purezza tanto che le forme plebee prendono il sopravvento sulle classiche e più forbite. Così avvenne propriamente in Roma. II difetto o non curato o non avvertito in sulle prime, crebbe fuor di modo e soverchio a misura che le guerre civili, i rapidi traslocamenti delle legioni, il concentrarsi di nuove e innumerabili genti nella capitale, le invasioni e le sventure fecero anr mutire gli scrittori, spensero ogni lume di scienze e d'arti, e finalmente più secoli quasi affatto illetterati irrugginirono al tutto gli ingegni e avvizzirono ogni fior d'eleganza.

Questo lento disciogliersi dell'antica lingua, non

esclude la certezza dell'altra cagione, la quale con→ corse ad affrettarlo, cioè il miscuglio degli idiomi barbarici, Cionondimeno l'effetto di esso fu assai minore di quello non si opinò e si opina comunemente; conciossiachè o le voci che ricordano quelle origini sieno pochissima cosa in proporzione, o molte dubbie possano più ragionevolmente dedursi dalle vecchie lingue pelasgiche, le quali conservate nel sermone volgare, furono mano a mano ritornate alla luce, avverando quel d'Orazio, che -

( Multa renascentur, quae jam cecidere, cadentque Quae nunc sunt in honore vocabula, si volet usus Quem penes arbitrium est et jus et norma loquendi.

Che se taluno poi si ostinasse, come osserva il Balbo, a vedere nella lingua nostra una pretta filiazione del tedesco, probabilmente durerà fatica a rendere ragione del come l'italiano siasi svolto più presto e meglio dove Tedeschi non penetrarono mai, o solo qualche centinajo di avventurieri, come Firenze, Roma e Sicilia. Egli è ben vero che siccome le invasioni traggono seco lo sperpero dei popoli vinti, così ne guastano naturalmente anche gl' idiomi; ma ciò in un modo tutto diverso. La forza materiale vince gli uomini; ma l'idioma più culto può vincere a vicenda gli oppressori, galleggiando a fior d'onda, comecchè non intatto dalla tempesta sofferta. Al qual uopo vi ricordi quel d'Orazio rispetto alla Grecia, vinta dai fieri Romani:

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Graecia capta ferum victorem cepit, et artes
Intulit agresti Latio.

Comunemente dallo scontro di due lingue ne suole uscire una terza; ma la fisonomia della più culta

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primeggia sempre, tantochè non può venire sì di leggeri disconosciuta e soggiogata. Ora il latino, guasto com'era, parlavasi pure universalmente, e se le inva sioni ne accelerarono la corruzione, le lingue nuove romane o romanze che si dicessero, conservarono pur tuttavia una gran parte dell'indole primitiva.

Comunque ciò sía, questo o smarrimento o languore che vogliamo chiamarlo, venne mano a mano facendosi tanto letifero e universale, che si ebbe un lungo spazio di tempo durante il quale puossi asserire, le nazioni europee essere state senza lingua propria e fissa. La vecchia si spegneva, le nuove non erano ancor sorte del tutto, o non avevano forme decise, avveniva di esse quello che del papiro di Dante,

Che non è nero ancora el bianco muore.

Da questa condizione di uomini e di cose si comprenderà come non fosse a sperarsi, che il carattere della terza lingua sorgente riuscisse uniforme dapertutto; conciossiacchè, quantunque le cause fossero le medesime, esse non operavano dovunque ad un modo solo, essendochè la fisionomia caratteristica di ciascun popolo si dimo+ strasse pure nelle varie foggie del parlare. L'indole diversa degli invasori e dei vinti manifestavasi eziandio con forme proprie ed originali. Oltreacchè alla composizione di una lingua uniforme altre e molte cagioni ostavano, e principalmente la malagevolezza delle comunicazioni e dei commerci, e poscia la frequenza dei commovimenti negli ordini della civil comunanza, che tenevano i popoli disuniti e in un perpetuo e doloroso ondeggiamento. Quindi è che mentre si veggono sorgere qua è colà forme di lingue nuove e bizzarre, sarebbe tanto difficile a determinarsi preci samente il tempo della composizione dei varii dialetti, Cereseto. Vol. I.

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quanto a chi si avvisasse di segnarvi il punto fisso in cui un albero cresce, e la statura d'un uomo si fa maggiore.

Tuttavia parecchie di queste cagioni, le quali in modo più manifesto concorrono alla diversa conformazione dei dialetti, ci aiuterà eziandio approssimativamente a disegnare l'epoca del loro pieno svolgimento. In quella stessa guisa dunque che la divisione degli interessi rendeva quasi impossibile una lingua comune, così allor quando questi si rimeschiarono un poco, i varii dialetti si corressero alquanto, e, per così dire, si rotondarono, agevolando la composizione delle nuove lingue, tanto rapidamente, che altri, messo in dimenticanza il tardo lavorio degli anni antecedenti, potè immaginare fossero balzate fuori come Minerva dal cervello di Giove. Al contrario ciò avveniva solamente perchè la materia essendo preparata di lunga mano, l'opera cresceva appena che porgevasene il destro, e i tempi secondavano l'opéra, come vi apparirà manifesto dalla testimonianza della storia.

"Il regno di Bosone fondatore del reame di Arles (872-887), può considerarsi (dice Sismondi), come l'e poca felice del provenzale, che in tal modo avanzò di tempo tutte le altre lingue d'Europa. I duchi di Normandia, successori di Rollone, nel decimo e undecimo secolo, sembra che abbiano del pari favorito il francese o romanzo-vallone. Il regno di Ferdinando il grande, e le imprese del Cid nel secolo undecimo, risvegliando l'entusiasmo nazionale, diedero del pari un centro alla lingua castigliana, e fecero dimenticare i dialetti di ciascun villaggio per la lingua della corte e dell' esercito. Enrico, il fondatore della monarchia portoghese, ed Alfonso figliuol suo, in sullo scorcio del secolo undecimo, ebbero, mercè le rapide conquiste,

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