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Dello studio della poesia dantesca.

SOMMARIO.

LEZIONE VI,

Importanza dello studio di Dante, si per l'educazione

letteraria che per la civile. fonti della poesia dantesca.

-

La religione e la politica sono le due
La Commedia vuole considerarsi come

un monumento storico è dottrinale, Qual genere di dottrina campeggi nella Commedia,

Quando in Italia o si ripristinavano le scienze e le arti, dimenticate e imbarbarite da lunghi secoli d'ignoranza e di miserie; ovveramente quando si ravviarono dopo essere state o imbastardite o tratte fuori del retto sentiero per colpa dei tempi e degli uomini, Dante Alighieri ora colla potenza del suo genio, ora coll' immortale splendore delle opere sue le aiutava, a sorgere e rimpolparsi di nuovo e più vital nutrimento. Quindi ne venne quella sottile e vera osservazione di alcuni storici, che l'Allighieri vuol essere da noi considerato come il precursore fatale del genio italico, o per usare una frase delle sue Cantiche, come l'astro fulgidissimo dietro a cui non puossi fallire a glorioso porto; in quella che il tremonto di quell'astro segnò ad uno quello delle lettere e belle arti, e il sorriso della sua luce parve sempre foriero d'un nuovo giorno. Questa osservazione, che potrà forse essere tenuta in conto d'una poctica esagerazione, è alla lettera tanto vera che non

si richiede a chiarirsene se non di riandare leggermente un indice bibliografico della Divina Commedia (4).

Ne un cosiffatto amore o dimenticanza secondochè vennero in fioré o decaddero le lettere tra noi, avvenne senza una certa e naturale cagione, « perchè (a detta di Gioberti) il restauro e il rifiorire di ogni cosa umana è un ritiramento verso i principii: e il principio non pur della letteratura, ma della lingua illustre, scritta e nazionale d'Italia, è il poema di Dante. » Oltreacció siccome l'appelire e il digerire forti cibi è segno d'una ben naturata complessione, così il desiderio di virili studii accenna ad una età rigogliosa e ben promettente. E ciò potrebbe essere per avventura buon argomento e fausto augurio a' giorni nostri nei quali il nome dell' Allighieri è per poco famigliare quanto nel Trecento, allorchè un fabbro e un povero villico attendevano all'opera loro, cantando fra sè e sè i versi della Commedia. E ponendo pure che avesso buon fondamento il sospetto di coloro i quali dissero, la maggior parte seguir l'andazzo comune, ed empiersi la bocca del nome sacro di Dante senza studiarne o averne mai letto le opere; io m'induco a credere sia fortunata impromessa d'un buon avvenire eziandio questa affettazione o apparenza d'amore per l'Allighieri. Conciossiacchè tale e tanto sia il fascino e la potenza del bello e del buono, che anche leggiermente conosciuti innamorano; tali e si molteplici le squisitezze della poesia dantesca, che uno studio incominciato, se volete, per vezzo e per moda si trasmuterà presto in nutrimento indispensabile e piacevole. Un giovinetto

(1) Nelle età di mal gusto non si fecero che pochissime o nessuna edizione della Commedia; nei paesi d'Italia dove fiorirono meno la lettere o non fu stampata o`rarissimamente.

che le intiere notti consummerà divorando un cattivo romanzó, non potendo reggere pure un ora sola senza noia alla lettura della Commedia, comincerà da prima a ripetere per un tal quale senso di rispetto gli élogi uditi dalla bocca del maestro, ma verrà finalmente a quella di sentirsi, non sapendone il come e il quando mirabilmente trasformato, o veramente, per servirmi délla stessa frase dantesca,

Rifatto sì, come piante novelle
Rinnovellate di novella fronda,

Puro e disposto a salire alle stelle.

L'orpello e i berlingozzi lusingano gli occhi e solleticano il palato dei fanciulli; ma le vere bellezze e i cibi succosi invaghiscono i savii e sono la vita dei forti.

Per la qual cosa, o giovani egregi, non crederò di aver fatta opera vana e leggiera, se con queste brevi lezioncelle, che ho in animo di venire mano a mano scrivendo e recitando fra voi, avrò spirato nell'animo vostro innanzi a tutti un po' d'amore al più grande fra i nostri poeti, quindi agli altri Classici nostri, di cui ci verrà in seguito occasione di ragionare. I tempi sono forti e solenni, e la patria nostra agitata dall'alito d'una vita nuova addimanda il concorso di uomini prodi, il sacrifizio degli interessi presenti, e forse anche della vita. Gli studii immiseriti tra noi dalle grette paure ́dei governanti, dalle codarde adulazioni dei governati, sono vôlti oggidì ad una meta più sublime, dacchè una esperienza più illuminata fece disconoscere agli uni la viltà della paura, e il sentimento della propria dignità costrinse gli altri a vergognarsi della basṣezza a cui erano a poco a poco venuti. Or bene, o giovani, voi avete nell' Allighieri l'esempio del cittadino magna

nimo, che nell'amor della patria trova il coraggio nei difficili passi, la pazienza generosa nelle persecuzioni o nell'esiglio, il poeta della rettitudine, che divien macro intorno all'opera intrapresa, e crea una lingua nuova, una nuova poesia, perchè la sua voce sia grido che desti i pusillanimi e discordi, conquida i tristi, ed alimenti il sacro fuoco nel cuore dei posteri.

E di vero, a chi ben consideri, la religione o l'amore, (intendendo questo vocabolo nel senso larghissimo attribuitogli dal Poeta) e la patria sono le due sorgenti inesauste da cui derivasi, come da genuina fonte, la poesia dantesca. Questi due elementi religioso e politico si avvicendano così perennemente, e si scontrano tanto spesso, che diedero apparenza di vero tanto all'opinione di coloro i quali considerarono la Commedia come lavoro esclusivamente politico, quanto agli altri che lo giudicarono semplicemente religioso e morale; mentre, a voler raggiungere il segno, non si doveva in conto alcuno l'una dall'altra cosa dividere. La religione è inizio fondamento e legame degli ordinamenti politici, e a vicenda l'armonia di questi è agevolamento e via ai progressi é incrementi della religione e della morale. Quindi accendesi in lui quell'ira gagliarda contro papi e imperatori, perchè traviavano gli uomini colle usurpazioni dei poteri scambievoli; quindi quelle vive pitture dei tempi antichi, quel culto dell'impero e di Roma, che era a dir vero un sogno, ma un sogno splendido e magnifico, e ben altro dai voti e dalle grette passioni di guelfi e ghibellini. Quindi quella vastezza di concetto che comprende in sè la storia del passatò colle sue tradizioni, memorie, favole, errori, e quella del presente colle sue ire, affetti, parti, uomini e avvenimenti, tutto congegnato insieme in quella mirabile tela delle tre Can

dia, e vi svegliavano in tutto il furore le prime litš dei guelfi e ghibellini, sotto la denominazione non più ndita di Bianchi e di Neri. I Cerchi e i Donati, potentissime famiglie fiorentine, presero parte per gli esuli Pistoiesi riparati in città, e dei piati loro facendo questione propria e domestica con altre offese le antiche piaghe ríncrudivano. Dante, eletto in questo mezzo a Priore della repubblica, impromettendosi con una temperata provvidenza di ovviare piùr agevolmente agli scandali, prese consiglio di mandare a confine fanto i Bianchi, capitanati dai Cerciri, quanto i Neri, sostenuti dai Donati. Per fermo era il consiglio più scaltro; se, o sdegno che lo púngesse contro di questi, coi quali erasi pure imparentato fin dall'anno 1295; o amore pei Bianchi il traviasse (essendo che fra loro contava molti amici, e massimamente Guido Cavalcanti) non avesse poi richiamati i Cerchi prima degli altri.

Qualunque fossero le ragioni sue, i Neri fecero sacramento di vendicarsi a ogni modo, e guidati all'uopo da Messer Corso Donati, non si ristettero finchè non trovarono la via aperta al loro fiero intendimento. Bonifazio, di quel tempo sommo pontefice, diede loro in ciò una mano, e Corso coll'aiuto di lui rompendo risoluta→ mente il confine, ed entrando nella città, favori alla scoperta la venuta di Carlo di Valois, il quale sotto finta di ripristinare la pace ín Firenze, abbandonavasi poco dopo ad ogni maniera d'ingiustizie. Chi fosse questo straniero, che volesse, e quale il termine delle sue imprese in pochi versi disse l'Allighieri colla usata potenza, fingendo di vaticinare:

Tempo vegg'io non molto dopo ancoi

Che tragge un altro Carlo fuor di Francia,
Per far conoscer meglio e sè e i suoi.

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