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216 greca letteratura, è nella poesia latina del Cinque cento, delle quali ci verrà forse in acconcio di favellare in alcuna delle nostre lezioni. Dietro questi esempi, il Mamiani si compose una maniera propria, mercè la quale conservando tutto quel candore e purezza per cui gli antichi primeggiano, diede un colorito più nuovo alla imitazione dei Cinquecentisti, che troppo paganamente sentivano, Ben è vero che anche la religione degli inni del Mamiani agli occhi dei più severi si parrà piuttosto civile, come appunto ei la dice, che divina; nè si potrà negare che le sue migliori ispirà· zioni non tragga egli dagli affetti umani, piuttosto che dal pensiero delle cose soprannaturali ed eterne; ma forse, quando io mal non m'apponga, dall'equo temperamento delle due maniere di Manzoni e di Mamiani, deve uscirne una terza, che sia nel medesimo tempo religiósa, e civile, divina ed umana, che ripristini fra noi l'arte pittrice dei Greci, senza menomare quella potenza psicologica, quello sublimi aspirazioni ad una vita spirituale, che sono il frutto più saporoso del Cristianesimo. Quando ciò avvenga, e parmi desiderabile, allora avremo una lirica che rinnovi eziandio fra noi quei prodigi di cui favoleggiarono, adombrando il vero, gli antichi; una lirica che superi il tedio e la freddezza che l'età présente affaticano.

PETRARCA O DELLA POESIA LIRICA.

GIOVANNI BOCCACCIO (1)

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DELLA NOVELLA E DEL ROMANZO

CENNI BIOGRAFICI DEL BOCCACCIO.

SOMMARIO.

cio.

LEZIONE XIII.

Influenza degli studii classici sull'animo del Boccac-
Suo amore per l'anti-

Sua giovinezza e primi studii. chità, e opere di erudizione. Versi e prosé volgari. anni e sua morte.

Ultimi

Dante e Petrarca, secondochè già dicemmo, e voi ancora, o giovani, ricordate, cercarono le più nobili ispirazioni loro nei versi dell'Eneide. Virgilio era per Dante onore e lume degli altri poeti; e Petrarca non trovava negli ultimi anni della sua vita lettura più gradevole, e spirô la grande anima, riposando forse la fronte sopra quelle pagine immortali. A cosiffatta scientifica tradizione che al nuovo lega l'antico, ed alimenta la sacra lampa del genio, quasi da mano a mano trasmetten(1) Boccaccio. Decamerone, con la vita scritta dal cav. G. B. Baldelli. 4 vol.

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La Teseide.

De claris Mulieribus, volgarizzarizzamento di Maestro Donato da Casentino.

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Lettere a Messer Pino de' Rossi.

Trenta novelle proposte ai modesti giovani.

Edizioni della Biblioteca scelta. Silvestri.

dola; l'Italia è per avventura debitrice anche dell'ultimo scrittore di quel gloriosissimo triumvirato, che rese tanto memorabile il primo secolo dell'italiana letteratura. Narra Filippo Villani, che Giovanni Boccaccio, figliuolo d'un mercante fiorentino, essendo un giorno per vaghezza di nuove cose venuto a visitare La tomba di Virgilio nel reame di Napoli, riguardando con ammirazione lungamente quel che dentro chiudeva, e la fama di quelle ossa meditando, cominciò subitamente ad accusare e lamentarsi della fortuna, dalla quale violentemente era costretto a darsi alle mercanzie a lui odiose.

Ma se, per vero dire, non potrebbe negarsi che molte volte, giusta la sentenza dell' Allighieri,

Poca scintilla gran fiamma seconda;

non voglio perciò, miei giovani, che falsamente immaginiate, essere l'illustre Certaldese in un momento di mercante in poeta trasnaturato; i quali miracoli o non accadono mai che nei romanzi, o sono al tutto impossibili, ove non vengano da una anticipata educazione apparecchiati. In prova di che, e per confessione sua, noi sappiamo accertatamente che il giovine Boccaccio, quantunque chiamato dalla volontà del padre alla mercatura, e più tardi allo studio del diritto, aveva fin dagli anni primi trovato agio bastante di dare molte ore alle lettere e alla poesia, mostrándo già desiderio di consacrarvisi quando che fosse interamente. La vista della tomba di Virgilio fu un primo stimolo, e, per usare la frase citata, fu la poca scintilla caduta sopra ́una materia di lunga mano preparata all'incendio.

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Giovanni era nato, ma di non giusti natali, nell' anno di grazia 1513, da una famiglia oriunda di Certaldo. 11 padre che era, come dicemmo, mercante, deside

rava e volontieri avrebbe chiamato il figliuolo a compagno delle sue ragioni di negozio, comechè pur tacitamente si compiacesse in vederlo prediligere gli studii, e seco inedesimo si rallegrasse con orgoglio paterno di udirlo a salutare põeta fin dai più teneri anni. «Io mi rammento assai bene (sono parole dello stesso Boccaccio) che toccando appena i sette anni, nê avendo ancora veduto alcune delle poetiche composizioni, ovveramente ricevuto i precetti d'alcun maestro, siccome spronavami la natura, pur mi venne fin d'allora in pensiero d'immaginare qualche cosetta e certe favole, le quali, a dir vero, erano lavori di pochissimo momento, conciossiachè in quell'età tanto immatura mi venissero meno a tanta impresa le forze dell'ingegno. » Ma un amore così gagliardo e spontaneo per le lettere doveva alla lunga superare qualunque maniera di ostacoli, imperocchè la voce della natura è al postutto più forte di quella ancora dell'interesse:

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Naturam expellas, furca tamen ipsa recurret. "Secondochè m'insegnava l'esperienza (cost prosegue, narrando di sè il Boccaccio) fin dall'utero della madre io mi sentiva irresistibilmente predisposto alle poetiche meditazioni, ed era a ciò nato per quanto mi vien fatto di giudicarne. Non mi è mai fuggito dalla mente come e quanto il padre mio s'ingegnasse di educarmi sin dall'infanzia alla mercatura, commettendo ad uno dei maggiori mercanti di ammaestrarmi nell' aritmetica; studio disaggradevole, nel quale spesi ben sei anni, senza averne altro prò che la perdita d'un tempo irreparabile. »

Con tale disposizione dell'animo non è dunque, o giovani, a far maraviglia se la vista del sepolcro di Virgilio bastasse a trasmutarlo per sempre, risvegliandone gli antichi e primi pensamenti e desiderii, i`quali

se erano sopiti, non potevano spegnersi cosi di leggieri e mai intieramente. Ma questo era, per così dire, un primo lampo. A saldarlo viemmeglio nel suo nuovo ed antico proposito, concorreva un altro e tale avvenimento, da mostrargli non impossibile il conseguire quella gloria, mercè la quale serbavasi ancora così fresca, quanto all'età di Augusto, la ricordanza del Cantore di Enea.

Voi rammenterete, o giovani, che allora quando il Petrarca fu chiamato a Roma, per ricevervi solenne meňte la corona poetica, piacquesi egli di venire alla corte di re Roberto, onde tenervi un pubblico sperimento, é mostrarsi col fatto degno di quell'onoranza che volevasegli solennemente nel Campidoglio compartire. Ora fra i numerosi spettatori di quella scena letteraria trovavasi per caso un giovine Fiorentino o ignoto ancora a tutti, o segnato appena per l'affetto che in lui aveva posto Maria, figliuola del re; e questo giovane nomavasi per l'appunto ed era Giovanni Boccaccio. A ogni modo quella notizia che si aveva di lui non tornavagli ad onore, ed e' sarebbesi senza più perduto nella corruzione e nella licenza, se per buona ventura sua, non avesse conservato amore agli studii, e desiderio di segnalarsi. Ora quale impressione dovesse egli ricevere da questo spettacolo, non è certo mestieri che io lo esprima a voi, i quali, spero, che per prova sentiate il fascino che su giovani cuori può esercitare l'amor della gloria, tanto più quando ella dimostrisi così splendidamente bella come nel caso del Petrarca. Questo solo vi basti che da quel tempo quel giovine svagato e rotto a mala vita, postergando ogni altro pensiero diedesi tutto agli studii coll'entusiasmo d'un desiderio antico e mal compresso per lungo tempo, che trovi al fine aperto uno sfogo. In questo mezzo, essendogli morto il padre, con la libertà di

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