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dire, che i più antichi mancarono d'arte, i Cinquecen tisti dimenticarono le più ricche sorgenti, che erano nello studio amoroso della religione, e nella poesia dei libri Sacri; gli altri ei somiglianti a quelli, che appartengono alla scuola del Ceva, si formarono una religione minuziosa e gretta, e poco mancò non la rendessero ridicola a forza d'impicciolirla. I primi per rispetto alla lettera diedero nell'arido, e scrissero cronache in versi; gli altri per la venerazione dei Classici dimenticarono quasi d'essere cristiani; gli ul-, timi livellarono il Vangelo al codice pastorale dell'Arcadia. Il Bembo, udendo che il Sadoleto era inteso a commentare l'epistola di S. Paolo ai Romani gli scriveva, invitandolo di riporsi allo studio dei Classící, e di non perdere il tempo intorno a quelle baie. Milton e Klopstock confessavano di non conoscere una più sublime poesia di quella della Bibbia; e questo esempio è più che sufficiente a spiegarvi la differenza, e sia oggi per noi come un riepilogo, di quanto abbiamo nell'analisi dei tre poemi discorso. Potrà mai il poeta (dice Klopstock) quantunqué di felicissimo ingegno fornito, senza un vero intimo senso del bello della religione, e senza una rettítudine di cuore, la qual non traluce, non che pure sfavilli, potrà, dico, suscitare giammai dentro di noi simili movimenti ? Il libero pensatore ed il cristiano che intendono solo per metà la propria religione, non veggono che un gran teatro di sogni, dove il profondo cristiano scopre un tempio maestoso. E che altro mai potrebbero scorgervi? Poiché non di rado avviene che soli alcuni piccoli lineamenti, cui non hanno compreso, trasformano agli occhi loro il tempio in un segno. E pur essi (qualor siami consentita questa sopra ogni altra audacissima comparazione) hanno studiato la mitologia per intendere Omero». Cereseto. Vol. I.

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LODOVICO ARIOSTO

DELL' EPOPEA ROMANZESCA

PRINCIPII GENERALI INTORNO ALL'EPOPEA

ROMANZESCA.

SOMMARIO.

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LEZIONE XX.

Importanza storica della poesia romanzesca.- Paragone tra l'antica e la nuova mitologia, - L' epopea romanzesca è una storia simbolica del Medio Evo la quale non ha unità di soggetto, e per qual ragione. Carattere dei principali personaggi. Carlomagno è per gli Italiani come un eroe nazionale.

pino e la sua cronaca.

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Tur

Non é maraviglia, o giovani prestanti, se quella troppo numerosa schiera di lettori, che cercano, leggendo, e si piacciono anche delle più nobili ispirazioni dei poeti, non per volontà di forti studii, ma per desiderio di ricrearsi, o solamente cessar la noia del tempo, non avvertisse l'importanza dell'epopea romanzesca, o la tenesse (non cercando oltre la corteccia) siccome un semplice scherzo di fantasia, e un trovato geniale, per rallegrare le mense dei grandi o i convegni del popolo. Oltre a che i cercare in questo

modo tanto leggiero le ragioni della storia dispensa dalla fatica di altre ricerche, e fa comodo ai poltroni, questa maniera di poesia è tale infatti nella prima veduta, che ove non abbiasi la pazienza di cercare un poco a fondo, può venire ben agevolmente disconosciuta. Ma ciò non deve accadere per noi che nella storia delle belle lettere abbiamo, attentamente indagando, fin qui via via cercata eziandio la storia civile della società; conciossiache non sia da pensarsi che l'una possa cámminare così disgiunta dall'altra, che a vicenda e visibilmente non giovino a commentarsi. Le condizioni civili d'un popolo ne educano e modificano variamente lo spirito; e le produzioni delle arti ne sono poi l'espressione più sincera e meno ingannevole.

E che ciò sia certissimo noi abbiamo già veduto à più riprese nelle nostre lezioni, e chiaramente vedremo, restringendoci anche solo all'argomento che oggidì prendiamo a trattare. La straordinaria mitologia dell'epopea-romanzesca, la quale popolo il mondo di esseri così strani e nuovi, come paiono i maghi, le streghe, i dragoni e i diavoli più spaventosi; guerrieri ed armi fatate, giganti e mostri d'ogni maniera e generazione, non è tanto insolita che non abbia un qualche e ben curioso raffronto colla più lontana antichità. Quando voi leggete le battaglie degli Iddi e dei giganti di Flegra, gli errori di Cadmo e di Ercole, le celebrate spedizioni degli. Argonauti, gl' incantesimi di Medea e di Circe, la smisurata potenza di Polifemo e dei fratelli Ciclopi, le maraviglie di Orfeo e di Anfione, i mostri di Teseo, i voli di Perseo sul Pegaso, le trasformazioni di Medusa, e di Niobe, e così d'infinite altre cose somiglianti, non vi ricorrono alcuna volta al pensiero le gesta maravigliose di re Arturo, di Carlomagno, e dei Paladini della Tavola rotonda? Or cre

dete voi che senza altra cagione fuori una improbabile' imitazione rispetto ai primi compositori di poemi romanzeschi, si dovessero così risuscitare le medesime finzioni, e le medesime poetiche fantasie? Ancora voi non trovate riprodotta una parte, ma tutto quanto il cielo antico poetico; il che non potrebbe spiegarsi altrimenti che immaginando una conformità singolare nelle condizioni.sociali, che produssero quindi li stessi errori, le stesse superstizioni, e le stesse credenze popolari. Il vecchio ciclo comincia colle teogonie e le storie degli Dei e de'Semidei, per terminare coll epoca eroica, e per così dire umana dell'impresa di Troia; siccome il moderno viene iniziato dalle istituzioni cavalleresche, le quali hanno anch'esse un esito tutto storico nella spedizione della Crociata al Santo Sepolcro, capitanata dal pio Buglione, ́e cantata dal Tasso, che è l'Omero della nuova epopea storica. Da questo svolgimento storico delle nazioni, noi ricavammo per l'appunto nel Discorso sulla poesia epica già citato, la triplice divisione e la genesi delle tre maniere di epopea religiosa, eroica e storica.

L'epopea eroica o romanzesca della quale ora parliamo vuolsi pertanto considerare come una storia simbolica della civile comunanza nel Medio Evo, la quale şi ricostruisce sulle rovine dell'antica, venuta meno per vecchiezza ed insufficienza di dottrine, non che per l'urto prepotente delle invasioni barbariche. In essa è la storia della civiltà nascente, promossa dai benefici influssi del Cristianesimo, combattuta da inveterati pregiudizii e da una barbarie nuova, ma finalmente vittoriosa, quando giunge a piantaré la croce sul Sepolcro di Cristo, intorno al quale raccoglie i popoli sperperati sino allora a guisa di selvaggi, onde formare un nuovo patto, ampliare i commerei, stringere

nuove relazioni, e cominciare una vita rigogliosa dí giovinezza e di forza. Questa lotta della civiltà colla barbarie, dell'errore colla fede, non ha e non deve avere un campione determinato, ma intiere generazioni di uomini, le quali entrano nell'arringo via via, e a vicenda si urtano, si combattono, si riconoscono e si affrattellano; il che vi giovi a spiegare fin d'ora perchè e come apparentemente i poemi romanzeschi non abbiano unità di soggetto, e storici personaggi per l'azione, e intreccio fisso e luogo certo per la scena. E benchè non vogliasi dimenticare che hannovi sempre alcuni punti fissi intorno ai quali si raccolgono le sparse fila, come sarebbero a modo d'esempio Gerusalemme e Compostella, Francia e Spagna, re Arturo e Carlomagno, Orlando e Ferraù; pure se.col soccorso della storia ponete ben mente, nè Arturo, nè Carlomagno, nè Marsilio, né Orlando hanno somiglianza di sorta coi personaggi del romanzo, e anzi non sono in gran parte mai esistiti fuorchè nelle fantasie dei poeti.

A

L'epopea romanzesca non ha quindi in realtà unità di soggetto, se non considerandola come pittura di un epoca, che ha il suo tipo ideale nella cavalleria, rappresentante al vivo la libertà individuale propria dei tempi barbari. Quei cayalieri erranti senza un rispetto al mondo pei loro medesimi principi per i quali periglieranno tra poco la vita, vanno e vengono a lor posta, non seguendo che l'impulso cieco di quel selvaggio ardore da cui sono spronati alle battaglie. Senza conoscerne la vera cagione, voi fi troverete ora in questo ed ora in quel paese, a vicenda o religiosi fino alla superstizione, o sbrigliati fino al libertinaggio. Due sole parole ne infrenano e governano tanto quanto la vita nomade e spensierata; cioè l'amore e la religione. Quando il cavaliere si vegga condotto ad un

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