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derà per l'avvenire?... Qualunque abbia una tale ventura sarà invincibile, nè avrà spavento di nemici, ně vinto fia da incantesimi, come quegli che sarà sicuro di essere aiutato da Dio. Per te i Saraceni furono distrutti, la cristiana legge glorificata .. Quante volte per te non vendicaí il sangue di Cristo? quanti nemici non uccisi? quanti Saraceni per te non trucidaf?.. E dicendo cosiffatte cose, per timore non venisse appunto a mano degl'infedeli, percosse con essa in un gran sasso, con tre colpi; il sasso ne fu diviso per mezzo, ma la buona spada non si ruppe. »

Ora, essendo le cose ridotte a questo mal termine, Rolando suono ancora una volta il corno, per avere chi lo aiutasse; ma Ganellone avea preso troppo bene le sue misure, perchè egli potesse liberarsi dalle insidie. Rolando allora abbandonossi, raccomandando l'anima sua alla misericordia del Signore. «Ed ecco, mentre l'anima del cavaliere usciva dal corpo, io Turpino, trovandomi nella valle con Carlo inteso quel giorno, cioè decimosesto delle calende di luglio, a celebrare la messa dei morti, rapito in estasi udii alcuni dei cori eterei che 'cantavano; ed io non sapevo che significasse tutto questo. Senonchè, allorquando gli angelici spiriti furono passati in alto, volando, vidi subito dietro venir loro una negra falange di soldati, quasi in quella di fuggire dopo aver fatto preda. Alla quale volsi la parola, e dissi: Che portate? portiamo risposero essi ad una) l'anima di re Marsilio all' inferno; mentre Michele con molti de' suoi recano al cielo un altro guerriero. Questo guerriero era Rolando.

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Noi

Dopo tale infortunio re Carlo si raccoglie a Parigi, dacchè anche la morte sua non poteva oramai essere molto lontana. « Dopo breve spazio di tempo infatti

(così prosegue a narrare Turpino) mi fu mostrata anche la morte di re Carlo. Sendo io nella città di Vienna rapito in estasi dinanzi all'altare, e pregando; in quella che vennemi sulla bocca il Salmo: Deus in adiutorium meum intende, etc. vidi passarmi davanti un infinita schiera di soldati, e seppi che muovevano verso Lorena. Or, essendo passati tutti oltre, osservai tra loro uno simile ad un Etiope, che teneva dietro a quelli, ma più lentamente. A costui io chiesi:- Dove vai? Noi ci rechiamo, rispose, ad assistere alla morte di re Carlo, l'anima del quale vogliam portarci all' inferno. Ed io risposi: — – Ti ́ scongiuro nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, che, fatto il tuo cammino, non ti sia grave ritornare a me. Passato poco tempo coll' ordine stesso tutti ritornarono; e a quell'ultimo, a cui avevo pocanzi volta la parola, ridomandai: Or bene, che facesti? E il demonio:

Furono pesate sulle bilancie tutte le pietre e lègni delle basiliche edificate da re Carlo, ed essendo che pesassero più dei peccati suoi, l'anima sua ci venne tolta. Così dicendo il demonio disparve. Perlocche io intesi essere in quel giorno morto re Carlo, e coll'aiuto di S. Jacopo, al quale aveva egli fabbricate tante chiese, essere stato condotto in luogo di salvazione... Laonde io credo partecipare egli alla corona dei martiri, avendone sostenute, vivendo, le medesime fatiche. Da questo esempio si può raccogliere che colui il quale edifica una chiesa, prepara per sẻ medesimo una reggia nei cieli, ed è liberato dai demonii, come re Carlo.

Qui legis hoc carmen, Turpino posce juvamen,
Ut pietate Dei subveniatur ei.

Cereseto. Vol. I.

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Con questa raccomandazione divota, e osservazione apologetica pei fabbricatori di conventi, si chiude la famosa cronaca di Turpino, la quale puossi, unitamente alle altre leggende, considerare come la miniera poetica dell' epopea romanzesca.

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Pulci, Boiardo e Berni

LEZIONE XXI.

SOMMARIO, — La forma nuova dell' epopea romanzesca si deriva dalla condizione istessa dei poeti. — Diverse maniere tenute in ció Per qual ragione questa nuova epopea si dicesse_roLuigi Pulci. Se il Morgante sia un poema serio o

da essi.. manzesca.

berniesco. Cenno sul poema stile esempi.

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Matteo Boiardo e l'Orlando innamorato. Difetti e pregi di questo poema. — Rifacimento del Berni, ed esempii.

Interrogando i poeti defl' antichità nor vi abbiamo, o giovani, incontrato un singolarissimo raffronto colla mitologia dell'epopea romanzesca, e ne trovammo le ragioni nell'identità delle condizioni sociali, che i medesimi effetti riproducevano. Ora, se vi piacerà venirmi dietro attentamente, ci verrà veduta ancora una somiglianza non men singolare nella forma poetica esterna; il che potrà servire di complemento alle brevi osservazioni della precedente lezione.

I rapsodi o cantori che percorrono la Grecia, rallegrando i convegni di quei popoli nuovi col racconto e la recita dei poemi d'Omero, e si raccolgono intorno le turbe, per cantar loro la disputa di Achille e di Agamennone, il colloquio di Ettore e d'Andromaca, la morte di Patroclo, la sfida di Menelao, e così via; non hanno infatti qualche cosa di somigliante ai me

nostrelli, trovalori e giullari, che nel Medio Evo passano di corte in corte, di castello in castello, celebrando le imprese di Rolando, duca d'Anglante, il suo duello con Ferraù, la presa di Saragozza, la giornata campale terribile di Roncisvalle? Immaginate dentro al pensiero vostro quelle corti d'amore, quegli splendidi tornei e giostre, quelle principesche brigate, le poetiche tenzoni e le danze, dipinte con tanto lusso di colori nei romanzi, e poi fingete l'arrivo di uno di questi cantori nomadi, che ponsi nel mezzo, apparecchia colle armonie del suo liuto l'animo degli ascoltanti, e ciò daravvi una qualche spiegazione delle forme nuove prese dall'epopea. Ogni canto diventa, per così dire, un, poemetto separato dal rimanente, il quale deve contenere un azione sùa, che comincia con un esordietto, atto a conciliare l'attenzione dell'uditore, e si chiude con una licenza nella quale chiedesi ora un segno d'applauso, ora un regalo e ora finalmente anche la limosina: Talvolta il poeta prenderà le mosse da una invocazione al Signore ovvero alla Vergine, la quale potrà ben parervi quando slegata dal corpo del racconto, quando anche sconcia, ponendo mente alle avventure narrate nel corso del canto medesimo, è pure non mancherà d'una certa ragione se piacciavi considerarla relativamente alle bizzarre costumanze del tempo. Più spesso questo o quel cantore, promettendo di ripigliare il suo tema il di venturo, comincierà colla descrizione dell'alba, e terminerà con quella della notte; e così via di questo passo. Quanto all'addentellato poi fra l'uno e l'altro racconto voi dovete cercarlo più nell'insieme della trama romanzesca che nelle singole parti; conciossiachè la legge dell'unità, come più sopra dimostrammo, voglia essere intesa qui molto più largamente che altrove. Dei temi della cavalleria

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