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Nessun di lor vantaggio ancor ne cava,
E del suo anche molto non vi mette.
Intanto ecco una donna cavalcare
Verso di lor (come fan le staffelte)
A tutta briglia correndo, e gridando:
Dov'è quel Ferraù, ch'io vo cercando?
Piangeva la meschina a più potere;
E sendo molto bella e graziosa,
Più bella il pianto la facea parere,
Come talvolta ci sembra una rosa
Bagnata di rugiada più piacere.
Saluta Orlando, e poi gli dice: Posa
La collera, Signor, per cortesia;
Benchè strana domanda sia la mia,
Ne tu me, nè io te non conoscendo.
Ma credo che tu sii signor gentile;
E credendoti tal, certa mi rendo
Che non parratti nè strana, nè vile,
Vo per lo mondo misera piangendo
In questo abito afflitto e vedovile;
E disperata cerco qui costui:
Pregoti non combatter più con lui.
Orlando ch'era pien di cortesia,

Senz'altro al primo disse: io son contento:
E se di più aiuto hai caristia
(Benchè l'offerta è di poco momento )
T'offerisco anche la persona mia.
La dama fece un gran ringraziamento;
E disse: Signor mio, questo mi basta:
La cortesia (chi ben non l'usa) guasta.
Poi volta a Ferraù, disse: tu stai

A combatter in Francia per niente.
Non so se ancor riconosciuto m' hai;
Fiordespina son io la tua parente,

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Venuta a darti nuova de' tuoi guai.
Tuo padre Fulgeron preso è dolente,
Valenza arsa è, e disfatta Aragona,
Ed è l'assedio intorno a Barzellona. ⠀
Egli è venuto in Spagna un Satanasso,
Una furia, una fiera orrenda e strana,
Che dicon che si chiama il re Gradasso,
Ed è Signor di tutta Sericana.

La tempesta non fa tanto fracasso,
Quando le biade e frutti a terra spiana.
Cristiani e Seracin gli son tutt'uno :
Halla con noi, con Carlo, e con ognuno.
É con esso un esercito infinito

Barbaro, traditor, malvagio e stolto:
Il povero Marsilio è sbigottito.

Io vidi il vecchio re battersi il volto;
E sendogli mancato ogni partito,
Con tutta la speranza a te s'è volto.
Vien dunque in Spagna ad acquistar vittoria,
Che ti sia di più frutto e di più gloria.
Stava il Pagano attonito ascoltando

Quelle cose che a lui parevan strane.
Amore, onor, pietà contrapesando
Sospeso alquanto sopra se rimane.
Pur disse al Conte, io mi ti raccomando:
Serbiam la nostra querela a domane,.
Cioè quand' io sarò meno occupato,
Tu se' valente, e l'hai ben dimostrato.
Orlando il lasciò gir cortesemente,
Che non volse già far come fe' lui.
L'un per levante e l'altro per ponente,
Si partono in un tratto tutti dui.
Il Conte muta la guerra presente
Con quella dei nemici interni sui:

Cercando va colei, ch' era fuggita,
Senz'esser d'alcun vista, nè sentita.
Ferraù con la donna di buon passo

Attende verso Spagna a cavalcare;
Pargli mill' anni esser con Gradasso,
Perché gli spera il sangue ristagnare :
Ma gli parrà più duro poi che un sasso:
Però, poichè vuol ir, lasciamlo andare,
E vediam quel che fa l'imperadore,

Che anch'ei di Spagna ha sentito il rumore.

Anche noi, o giovani prestanti, interrompiamo il nostro ragionamento, e riposiamoci un poco dal lungo cammino, prima che (senza tener conto per ora di quelli altri numerosi romanzeschi che stanno fra il Pulci e il Boiardo, e non ne pareggiarono la gloria) veniamo a quell'uno e grandissimo, il quale meritamente per le dovízie poetiche, se non per là forma epica, ottenne il titolo di Omero Ferrarese.

Cenni biografici dell' Ariosto

SOMMARIO. e famiglia. lettere.

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LEZIONE XXII.

Ariosto principe dei poeti romanzeschi.

Studii giovanili.

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Abbandona la legge per le belle L'Orlando furioso. Strettezze domestiche e grettezze della corte Estense. Ariosto Governatore in Garfagnana. timi anni e sua morte.

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Quanto siamo fin qui, o giovani, venuti ragionando, non vuol essere tenuto se non più d'una preparazione allo studio dell' Orlando furioso, il quale fu ben a ragione giudicato l'edifizio monumentale dell'epopea romanzesca, e una delle più sorprendenti produzioni dela nostra letteratura dopo quella insuperabile della Divina Commedia. Sarebbe infatti difficil cosa il volere fra i molti nostri cercare un poeta come Lodovico Ariosto (non escluso^il Petrarca istesso) il quale tanto per la potenza dell'immaginazione, quanto pel magisterio del colorire si avvicini cosi a quel sommo e primo maestro. Il Pulci colla facilità della narrazione, il Boiardo colla gravità de' modi e la ricchezza dell'invenzione preconizzavano già la venuta dell'Ariosto, one apparecchiavano anche, se cosi vi piaccia il cammino; ma questi corse loro poi tanto innanzi, che li avrebbe fatti dimenticare ambedue, se lo studio del

Morgante e dell'Orlando innamorato non avesse giovato a prepararci gradevolmente alla lettura del Furioso.

Ma innanzi a tutto apprendiamo a conoscere la vita domestica del grande Poeta, tanto più che possiamo farlo servendoci delle sue parole, e conoscere intanto un altra maniera di scrittura, di cui egli diede nobilissimo e forse il più perfetto esempio afl'Italia dopo la restaurazione delle lettere; cioè la satira. Da Orazio in poi niuno seppe meglio dell'Ariosto e più maestrevolmente spargere di tanto attico sale le sue satiriche produzioni, lanciar quei frizzi arguti che pungono e non irritano, ed infiorare meglio la musa pedestre del sermone. Con questo metodo noi otteniamo due van taggi ad un tempo, quello di conoscere le vicende della vita dell'autore, rilevandole dalle parole di lui; il che darà una certa importanza ad avvenimenti per sè medesimi assai comuni; e l'altro di famigliarizzarci con un genere di letteratura, in cui, siccome io diceva, egli è eminente, se non primo; e del quale ci verrà in acconcio di ragionare assai distesamente più tardi.

Lodovico Ariosto nacque in Reggio nell'ottobre dell'anno 1471 da Rinaldo e Daria Malaguzzi; e non sarebbegli fallita una mediocre fortuna, se il crescere soverchio dalla prole non l'avesse anche soverchiamente assottigliata. La quale strettezza famigliare turbò tutta quanta la vita del Poeta; e non è a dirsi quanto avesse egli cagione di risentirsene, uomo indipendente, di carattere troppo franco e amatore di pace che era. Nella prima satira, dove scusasi col fratello Alessandro di non aver voluto accompagnare il cardinale Ippolito d'Este in Ungheria, abbiamo il ritratto e il nome di quasi tutta la sua famiglia, che parmi pregio dell'opera il recitare:

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