1 Nessun di lor vantaggio ancor ne cava, Senz'altro al primo disse: io son contento: A combatter in Francia per niente. Venuta a darti nuova de' tuoi guai. La tempesta non fa tanto fracasso, Barbaro, traditor, malvagio e stolto: Io vidi il vecchio re battersi il volto; Quelle cose che a lui parevan strane. Cercando va colei, ch' era fuggita, Attende verso Spagna a cavalcare; Che anch'ei di Spagna ha sentito il rumore. Anche noi, o giovani prestanti, interrompiamo il nostro ragionamento, e riposiamoci un poco dal lungo cammino, prima che (senza tener conto per ora di quelli altri numerosi romanzeschi che stanno fra il Pulci e il Boiardo, e non ne pareggiarono la gloria) veniamo a quell'uno e grandissimo, il quale meritamente per le dovízie poetiche, se non per là forma epica, ottenne il titolo di Omero Ferrarese. Cenni biografici dell' Ariosto SOMMARIO. e famiglia. lettere. LEZIONE XXII. Ariosto principe dei poeti romanzeschi. Studii giovanili. Abbandona la legge per le belle L'Orlando furioso. Strettezze domestiche e grettezze della corte Estense. Ariosto Governatore in Garfagnana. timi anni e sua morte. UI Quanto siamo fin qui, o giovani, venuti ragionando, non vuol essere tenuto se non più d'una preparazione allo studio dell' Orlando furioso, il quale fu ben a ragione giudicato l'edifizio monumentale dell'epopea romanzesca, e una delle più sorprendenti produzioni dela nostra letteratura dopo quella insuperabile della Divina Commedia. Sarebbe infatti difficil cosa il volere fra i molti nostri cercare un poeta come Lodovico Ariosto (non escluso^il Petrarca istesso) il quale tanto per la potenza dell'immaginazione, quanto pel magisterio del colorire si avvicini cosi a quel sommo e primo maestro. Il Pulci colla facilità della narrazione, il Boiardo colla gravità de' modi e la ricchezza dell'invenzione preconizzavano già la venuta dell'Ariosto, one apparecchiavano anche, se cosi vi piaccia il cammino; ma questi corse loro poi tanto innanzi, che li avrebbe fatti dimenticare ambedue, se lo studio del Morgante e dell'Orlando innamorato non avesse giovato a prepararci gradevolmente alla lettura del Furioso. Ma innanzi a tutto apprendiamo a conoscere la vita domestica del grande Poeta, tanto più che possiamo farlo servendoci delle sue parole, e conoscere intanto un altra maniera di scrittura, di cui egli diede nobilissimo e forse il più perfetto esempio afl'Italia dopo la restaurazione delle lettere; cioè la satira. Da Orazio in poi niuno seppe meglio dell'Ariosto e più maestrevolmente spargere di tanto attico sale le sue satiriche produzioni, lanciar quei frizzi arguti che pungono e non irritano, ed infiorare meglio la musa pedestre del sermone. Con questo metodo noi otteniamo due van taggi ad un tempo, quello di conoscere le vicende della vita dell'autore, rilevandole dalle parole di lui; il che darà una certa importanza ad avvenimenti per sè medesimi assai comuni; e l'altro di famigliarizzarci con un genere di letteratura, in cui, siccome io diceva, egli è eminente, se non primo; e del quale ci verrà in acconcio di ragionare assai distesamente più tardi. Lodovico Ariosto nacque in Reggio nell'ottobre dell'anno 1471 da Rinaldo e Daria Malaguzzi; e non sarebbegli fallita una mediocre fortuna, se il crescere soverchio dalla prole non l'avesse anche soverchiamente assottigliata. La quale strettezza famigliare turbò tutta quanta la vita del Poeta; e non è a dirsi quanto avesse egli cagione di risentirsene, uomo indipendente, di carattere troppo franco e amatore di pace che era. Nella prima satira, dove scusasi col fratello Alessandro di non aver voluto accompagnare il cardinale Ippolito d'Este in Ungheria, abbiamo il ritratto e il nome di quasi tutta la sua famiglia, che parmi pregio dell'opera il recitare: |