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che nell' aureo cocchio trascorrendo su la via che fra gli alberi suburbana ver— deggia, desterà a fremito le commosse reliquie del suo poeta che dorme nel vicino sepolcreto e sempre vi senti l'uomo, a cui il genio nel suo nascere disse:

Di natura i liberi
Doni ed affetti, e il grato
Della beltà spettacolo

Te renderan beato'.

E quando al suo maggior lavoro trascelse il verso sciolto, ebbe certo la mira ad ottenere quella maggior libertà, che è supremo bisogno dei generosi : ma insieme a ferir nel cuore il gonfio e facile verseggiare dei frugoniani versiscioltai. Il Baretti, acerrimo nemico di questi, il Baretti che di quei di menava << la metaforica sua sferza rabbiosamente addosso a tutti que' moderni goffi e sciagurati, che andavano tutto di scarabocchiando commedie impure, tragedie balorde, critiche puerili, romanzi bislacchi, dissertazioni frivole, e prose e poesie d'ogni generazione che non hanno in sè la minima sostanza, la minimissima qualità da renderle o dilettose o ragionevoli ai leggitori e alla patria», quel Baretti, come vide il Mattino, confessò che quello gli avea «< fatto vincere l'avversione ai versi sciolti e all'oscurità, perchè ogni verso del Parini è buono, ed alla lingua ha saputo dare nuovi colori molto vivi e molto vaghi, e il suo pensare ha sempre del brioso e del fiero3». Che più? il Frugɔni, patriarca della scuola dominante allora, come lesse quei versi tanto variati, imitativi, addatti al genere, lontani dalla fastosa e vana sua armonìa, si ne restò preso che, con lealtà rara e veramente onorevole, esclamò : « Per Dio! mi davo a intendere d'esser maestro nel verso sciolto, e m'accorgo che neppure sono scolaro. >>

Nè mi dite che io devii dal proposito, quasi poca cosa sia rispetto alla civiltà l'aver riformato il gusto. Perocchè il bello è crepuscolo del vero, e le arti della fantasia guidarono gli antichi ad azioni venerande, cui non saremo per avventura guidati noi moderni da cotesto austero sapere. Il retto gusto, cioè la cognizione e l' amor del bello, veste l'ali per salire a quelle occupazioni, cui l'uomo non sarebbe stato che a stento portato dalla fortuna e dall' impulso de' bisogni agevola l'intelligenza delle cose più ardue, spianando così la via all' elevata istruzione, coll' approfittar della naturale inclinazione onde l'uomo predilige le graziose e non difficili sensazioni.

Ma se il Parini procacciò le gioie del bello che lusingano l' adolescenza dello spirito, vieppiù intese a quelle del vero che ne alimentano la maturità. Quindi nelle sue lezioni si proponeva di « dimostrare quanto giovino le belle lettere a << tutti gli altri studii della gioventù, alla civil conversazione, ai costumi, alla << benevolenza degli uomini, alla probità, alla virtù ed allo stesso eroismo dei << cittadini *. » Inculcava quindi il gran precetto, di giovare a' fratelli colla letteratura: e «< quanto desiderabile cosa sarebbe » diceva « che tutti coloro che <<< sortito hanno dalla natura un ingegno adatto alle lettere, fossero stimolati << allo studio ed allo scrivere, non da una leggiera curiosità o da vano amor di <«< gloria, ma dalla carità de' suoi prossimi, de' suoi cittadini, del suo paese!

1 Per l' inclita Nice.

Introduzione alla Frusta letteraria.

3 Lettera al Carcano tra le inedite.

« Così si spargono in una città la delicatezza, il buon gusto, la coltura; cose tutte che V. S. ben sa quanto influiscauo sui costumi d'un popolo, » PARINI, Lett. al Wilzeck.

Discorso all' aprimento della cattedra di belle lettere.

« Le opere d'ingegno, che non sono rivolte al comun bene, traggono ogni « loro pregio dalla opinione degli uomini, la quale è sempre mai diversa « secondo i tempi, le persone ed i luoghi... Gioventù, apprendi a pigliar per « guida de' tuoi studii la carità, che è l'amor del vero, l'amor dell'utile,' « l'amor del bene 1.» >>

Il quale alto concetto della poesia egli manifesta in assai luoghi delle sue composizioni. «< Io (così in una bella ode) io sarò detto parco tessitore di versi ; << ma certo non toccherò mai corda, ove la turba assorda di sue ciance. Italo <«< cigno amico ai buoni, disdegno il vile maligno volgo3. Al volgo che ingordo << d'applausi viene a cercarmi i versi, io li nego; invano il bel suono della <«<lode spera da me l'uomo che splende di beata ricchezza: invano di facili << speranze mi lusingano la potenza e l'ombra dei grandi. Nè vile cambio << d'importuni incensi ho aperto, nè so in blandi versi tessere frode al giudizio << volgare. Ma dove splenda il merito, colà vado con libere mani a porre un << serto di fiori immortali. E se sul cammino dei buoni mi compare innanzi « un'alma ornata de' proprii suoi doni, porgendo accorto e saggio la lode, << rendo al valore debito omaggio di versi ". Godo il dolce orgoglio d' avere <«< colle arti divine vôlto un egregio alunno al decente, al gentile, al raro, al << bello; persuaso che vera fama è quella dell' uomo che, dopo l'ultimo <«< giorno, qui lascia di sè lungo desiderio . Nè i miei meditati lavori cerche<< ranno applauso fra il petulante cicaleccio delle mense, ove ciascuno fa sua << ragione delle grida, ove solo può vincere il tumulto o lubrica arte di procace « satiro, o chi gonfia inezie conte di verso audace. La Musa ama orecchio << pacato e mente arguta e cuor gentile e la mia calda fantasia va, per sen<< tiero negletto, sempre in traccia dell' utile, tenendosi felice allorquando può << unire l'utilità al pregio di canto lusinghevole. Tra la quiete campestre, invi«diato, sempre con un viso toccando la cetra, io non iscuoterò nobili fila « d'oro, studio d'illustre fabbro, ma semplici e care alla natura: la virtù ed «< il merito daranno legge al mio suono 1o. La lusinghevole armonia del mio << plettro, molcendo il duro sasso dell' umana mente, la invita verso il buono, « nè mai con dannosa lode bestemmiò o il falso in trono o la viltà potente 11. «Verità, solo mio nume, nuda accogli me nudo 2; me che, non nato a per<«< cuotere le dure porte illustri, scenderò nudo ma libero sotterra, senza aver << mai dal secolo venditore mercato onor nè ricchezza con frode e con « viltà 13.»

1 Orazione sulla Carità. -« L'uomo dei sensi.... donde attingerà le ispirazioni che devono sollevarlo alla sfera delle idee più feconde? come potrà creare, se non sa ammirare le arti belle? quale scienza di umane cose per colui che non sa amare? Il cielo gli sta chiuso, aperta soltanto la terra, ma come un sepolcro, » DE GERANDO, il Perfezionamento morale.

2 La Gratitudine.

3 La Musa.

4 La Laurea.

5 La Gratitudine

6 L Laurea.

4:la Musa.

Ja Vita Rustica.

La Recita dei Versi.

10 La Salubrità dell' aria.

"L'Innesto.

1a L'Impostura.

13 La Vita Rustica -Certi verseggiatori antichi e moderni noi sfidiamo i lodatori a sottopori aiia prova che noi andiam facendo col Parini, ridurli cioè in prosa. Allora si parrà veramente quel che vagliano: e molte stelle si conosceranno fuochi fatui.

QUI SI PARLA DEL BELLO MORALE DELLE POESIE DI PARINI.

Ma più che di quanto egli disse, ne sarà chiaro da quel che fece siccome il Parini, fedele all' alta missione di bandir con persuasione ai contemporanei gli oracoli del tempo, contemplasse nel popolo tra cui viveva gli abusi radicati e le possibili virtù, e desse opera a riformar quelli, ad insinuare l'utile vero di queste, per condurre il suo paese ad effettuare le condizioni di una colta e soddisfacente convivenza.

Tacito seme d' orribile malattia cova tra le membra de' bambini che poi con funesta furia destandosi, recide all' uomo la lunga speranza del vivere o il dono della bellezza, dono solamente vilipeso da chi non ne venne fortunato. Quand' ecco l'arte, eleggendo a tempo quel che è men tristo del regnante veleno, e facendosi volontaria incontro al male ne' primordii, lo sfida, e costringendolo ad usar le armi, che ottuse gli pone fra le mani, salva la cara speme e il frutto de' santi abbracciamenti. Ma il giudizio molesto della falsa ragione alzasi a contrastare e deridere il favoloso innesto e l'Europa che pronta accolse dalla terra di Colombo gl' infausti doni, per cui dal fonte stesso della vita attinse spasimi e vergogna, ora vedeva la tenerezza delle madri, le tesi de' teologanti, i paralogismi de' filosofi insorgere contro i meditati consigli. Il poeta della civiltà intuona un inno, e dipingendo la tanta prole d' uomini condensata nelle tombe, e le strida condotte dai tugurii alla reggia, e il palpitare dei sani e il gemere de' mal guariti, incora i propagatori di quel gran trovato, e predice l'ora quando tanta parte di nepoti salvati coltiverà i campi nostri; avvampando d'industria in pace e di coraggio nella guerra, desterà il languore d' imene, ora infecondo; quando la crescente bellezza coronerà la fronte di chi primo osò affrontare le risa dell' uomo, di questo folle mortale, che ora abusa della natura contro la ragione, ora della ragione contro la natura 1.

Sentitelo poi esecrare chi primo per vile guadagno espose la bella città d' Insubria ai miasmi che esalano dalle acque tratte a marcirle sui prati intorno: sentitelo svegliare la legge che dorme sull'inerzia privata, nè osserva il fimo fermentare appiè degli alti palagi e dai lari plebei versarsi dalle crete spregiate fracido umore e corrotti avanzi di vita starsi abbandonati sulle vie : e latrine vaganti infestare nella sera la desta città 2.

Entriamo con lui in queste prigioni, fra lamenti e stridor di catene ed ingegnosi strumenti di pene atroci. O giudici, sospendete il colpo se costoro posero o per forza o per arte le mani rapaci nell' avere altrui, colpa è del bisogno3: nè la legge può a dritto punirli finchè non sia sicura d'avere, quanto fu in lei, rimessa la causa del loro peccato. Contro il bisogno adunque dirigete la pubblica vendetta, e dando oro e soccorso, generosi insegnate come senza le pene si possa prevenire il delitto".

Alla quale dottrina consentaneo, allorchè nel reggimento repubblicano sedeva nel municipio, gridava : « Colla persecuzione e colla violenza non si vin« cono gli animi, nè libertà s' ottiene colla licenza e coi delitti. Il popolo vi << si. conduce col pane e col buon consiglio, non si deve urtarlo ne' suoi pregiu

L'Innesto del Vaiuolo.

La Sulubrità dell' aria.

* Da recenti tavole statistiche d'altri paesi (le nostre non si pubblicano) risulta, che, di 100 delitis, gli 80 sono cagionati da mancanza di sussistenza.

• Il Bisogno.

<< dizii, ma vincerlo per sè stesso coll'istruzione e coll' esempio, meglio che « colle leggi. >>

Ora tra gran folla di gente ti mena agli altari della venerabile Impostura, gran maestra agli uomini che agognano di montar sublimi, e che insegna al paltoniero a fingere per le vie i lai con flebile eloquenza, ed ai re nasconde le vergogne della nuda umanità. Ella usurpa al merito i diritti, alla virtù la mercede, per darli a chi, ferace di fole opportune, con pieghevoli parole, con torto collo ed incrollabile fronte, con una stilla pronta sempre sulle aride luci, può sfrondare ogni giglio, può cogliere larghi frutti dai pianti de' clienti e de' pupilli'.

Pari sentimento del bene gli fa censurare ora le turbe nemiche d'ignoranti cultori delle leggi, che ingombrano di spine e bronchi quegli studii già dettati con aureo stile sincero : ora chi esagera ne' miglioramenti possibili 3 : ora i pessimi metodi dell' insegnamento nelle scuole,

Ove l'arti migliori e le scïenze,

Cangiate in mostri e in vane orride larve,

Fan le capaci volte eccheggiar sempre

Di puerili strida';

ora ai cittadini marcenti fra il lusso, l'avidità, la pigrizia, contrappone i rubicondi volti e i baldanzosi fianchi delle forosette, e i membri de' villani non mai stanchi dietro il pane crescente *.

Maledetto poi, maledetto il mortale che, mentre il diletto siede fra le placide ale della natura, va a comprarlo a sì caro prezzo : talchè per crescerlo all' ozioso udito de' grandi, si veggono perfino i padri mutilare la prole, rapendo colle membra sue il viver ai futuri nepoti. Ah! quel disumano padre non gusterà no i tesori ond' egli si finge beato; poichè il tradito figlio, reso adulto mentre canterà fastoso allato ai re, torcerà dispettoso il ciglie dal carnefice suo, e lo lascerà mendicare solo e canuto.

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• È notissimo che il Parini una volta per bizzarria scrisse nella sua Gazzetta come il papa avesse proibito a Roma i castroni.

1 La Musica. Non è da tacere che al tempo del Parını 1 cantatori e le cantatrici chiamavansi Virtuosi e Virtuose. Vedete stravolgimento di parole e d'idee! Onde il buon Passeroni gridava nel Cicerone, c. 12: Virtuosi saran dunque i cantanti,

Virtuose saran le cantatrici?

Quali saraune dunque gl'ignoranti

Quanto poi alle virtù da seguitarsi, trovi quasi ne' versi del Parini una serie di precetti pel cittadino d'ogni condizione. Avea compreso che ottimo mezzo a fondare un lodevole stato civile sono buona istruzione e buon esercito, siccome al felice stato dell' individuo torna d'uopo buon braccio e bucna testa. E questo egli espose nell'ode diretta al giovinetto sua cura e suo diletto ', quel desso che fu fortunato d' avere i suoi primi anni e la morte sua cantati dai due poeti milanesi, che rappresentano l'ideale della poesia di due secoli. Ivi insegnava a procurare sano il corpo e vigorosa l'anima: non col sangue scendere in noi il valor dei padri : solo la virtù formare il pregio dell' uomo doversi onorare Iddio non tanto col fumargli incensi, ma col sagrifizio del cuore: reggere l'istinto dei pronti affetti colla ragione: non farsi velo dell'ipocrisia, ma mostrare il cuore nel volto: lode venire alle opere dal loro fine. Alla lotta, al corso educava Chirone le membra d' Achille, perchè tutto può un' alma ardita che vive in forti membra: ma insieme gl' insegnava che può la forza abusarsi che tra le battaglie ancora conviene la pietà verso il debole che cade, la pietà che rende schermo al debole, fido amante, indomabile amico.

E poichè le città patiscono tanto dai viziosi celibati, il Parini vestì d'ogni lusinga lo stato coniugale. Ma siccome la bellezza se ne va cogli anni freschi e colla voglia giovanile, così predicò beato soltanto chi vi sa accoppiare la virtù3.

Tacciano coloro che cianciano come il Parini sentisse dello scemo nelle cose di religione, fino a negare un Essere supremo. Chi è così convinto del progressivo e continuo perfezionamento, deve ben credere un avvenire immenso, sublime, di cui questo mondo non è che il precursore, la preparazione. E il Parini più volte ripeteva : «Io mi consolo coll'idea della divinità, nè trovo altra norma << sicura dell' umana giustizia, che i timori e le speranze d'un avvenire.» Quindi mordeva il grande illustre che d' oltr' alpe e d'oltre mare venuto, misero avanzo di Ciprigna, volgeva in riso i celesti1; e il costume dei nobili d' allora, che dalla scettica sapienza de' filosofanti applauditi e riprovati in Francia, imparavano a schernire

il fren che i creduli maggiori
Atto solo stimar l'impeto folle

A vincer de' mortali, a stringer forte
Nodo fra questi, e a sollevar lor speme
Con peune oltre natura alto volanti.

Ma nella religione egli riprovava le immorali dottrine dell'ipocrisia: voleva colla preghiera le opere: onde lodava Caterina da Palanza (la pia fondatrice del ritiro della Madonna del Monte di Varese) perchè « non mai di sè grave al suol natio, a ben orar e a ben oprar fu dotta, » asciugò il pianto de' poverelli, << utile agli altri e al suo Signore più cara: » e consiglia che il popolo non le

In questi tempi miseri e infelici?

Se virtuoso è adesso ognun che canti,
Son virtuosi i corvi e le cornici;
Virtuosi saran que' che di maggio

Cantan versi d'amore in lor linguaggio.

Carlo Imbonati. V. L' Educazione.

« Sicchè non dica quel degli Uberti, nè quello dei Visconti di Milano: perchè io sono di cotale schiatta, io sono nobile; chè il diviro seme non cade in ischiatta, cioè in istirpe, ma cade nelle singopersone nobili, e la stirpe non fa le singolari persone nobili, ma le singolari persone fanno nobile la stirpe. » DANTE, Convivio, p. 248.

3 Le Nozze.

Or de' celesti

Le folgori deride, ecc. Meriggio.

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