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offra solo inni ed incensi, ma ne imiti le bell' opre. Altamente riprova gli abusi commessi a nome della religione, o quando s'accendevano i roghi per ardere, anzichè convertire i traviati 2, o quando l'ambizione

Di religion prese le spoglie,

E posto il ferro in mano all' uom, gli disse:

Uccidi pur, che così il Ciel comanda ;

o quando un arbore divenuto uggioso, all'ombra sua dava lieti riposi alla sicura empietà; arbore abbattuto dalle virtù e dal romano pastore*.

Il buon magistrato delineò in Camillo Gritti, ove salutando la gentile Vicenza che, fortunata di bel terreno, non conosce l' infame necessità; che coll' arti toglie l'ozio corrompitore; che, tra feroce licenza ed abbietta servitù, va dietro la voce di libertà, reggendosi de' bei costumi suoi e delle sue leggi, la felicità dell'essere stata governata dal Gritti. Il quale non solo tenne chiuso le mani all'oro, il petto alle lusinghe, nè sorse giammai arbitro sopra la giustizia o ne fece traboccar le bilancie in altrui danno perocchè piccola lode è non esser reo; ma benigno e forte usò il flagelio di Temide, accoppiò il pudore all' autorità, fece parer consiglio il comando più maturo librò le fortune civili; assicurò il comune censo in gran frugalità; ascose al popolo, non sè stesso ma gli altrui segreti; represse colla dignità gli audaci; col riso gli oppressi sollevò; usò ogni potere per aggiungere alla giustizia i benefizii : e comparendo reggitore, giudice, padre, destò insieme (rara concordia) amicizia e riverenza ".

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Anche nel trono fissò lo sguardo e se un tal modo suo di vedere non gli permise di stendere l'elogio di un' augusta donna, applaudì però a quegli arciduchi che vennero a togliere le nostre provincie dalle branche de' ministri plenipotenti applaudì a Giuseppe II, perchè, sdegnando il fasto, limitava equamente il potere degli altri Stati, difendeva la ragione delle genti, smascherava la frode e l' ignoranza".

Nè di voi si dimenticherà, genti dell' infima classe, nè dei benefizii occulti onde giovate l'uomo che vi dispregia: ma promette di pregare a pro vostro i Celesti, perchè stornino dai campi i turbini ed i cavalli inimici. Nel suo studio dell' uman cuore il Parini avea veduto che il difetto del villano è appunto quell'abborrimento dalla novità, onde sta attaccato agli usi vecchi anche dopo conosciutili viziosi, procedendo sempre, come una macchina, nel solco scavatogli da' suoi padri. Per ciò prometteva che, se tra loro, sarà chi per nuove orme guidi il tralcio, o più fruttifera renda una sterile parte di terreno con arte ignota ai padri, e' gli consacrerà un canto, che ne faccia per più secoli.compiante le ossa riverite ".

Sonetto 12.

L'Auto da Fe, poemetto.

La Guerra, poemetto.

Sonetto 22.

'La Magistratura.

lo, diceva, non trovo veruna idea soddisfacente su cui tessere l'elogio dell' imperatrice (Maria Teresa), Ella non fu che generosa, e donare l'altrui non è virtù.

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India stranio poter limiti segna,

Qui delle genti la ragion difende,
E all' oppresso mortal da forza indegna
Or la mente, or il piè libero rende...
Toglie alla frode e all' ignoranza il velo,
Fonda l'util comune, ecc.

Son. 28.

La Vita Rustica.

Gran peccato, ch' egli non abbia finita l'ode al suo compatriota Andrea Appiani ', ove ci avrebbe in quell' alunno delle grazie ritratto le virtù civili d'un pittore. Ben de' maestri di musica dipinge i procaci riti 2, ed onora le virtù piangendo la morte del maestro Sacchini, che mai non abusò dell' emozioni destate in donzelle e spose; ma sollevando il decoro della bell' arte sua sopra i folli orgogli del non virile gregge, solo ambì di beare gli uomini con liberi diletti 3.

Quanto alla poesia, portandone sì sublime concetto, ben dovea volere che non le si accostassero nè l' avaro mercadante, nè il fulgido ambizioso, nè il dissoluto brutale, nè la procace donna, pomposa di molti amanti : ma quegli solo cui natura concedette placido senso, puri affetti, semplice costume, pago di sè e del censo avito che togliendosi al faticoso ozio de' grandi ed al clamore cittadino, vive ai campi, e pago di casto e numerato stuolo d'amici, deride lo splendido fasto, dà favore ai buoni ovunque sia, cerca il vero, ama il bello innocente. Favorir le Muse ed i loro cultori non è già di coloro, che, pieni de' dispettosi orgogli di fortuna, credono comprare i sacri ingegni col solenne offrire di cene ambiziose : ma di chi, donato dal cielo di benigne voglie, cresciute colle arti delle Muse, spande non ritroso le sue fortune agli eletti ingegni *.

Nè il Parini, veggente com' egli era, poteva non avvisare quanto alla coltura e alla civiltà degli uomini contribuisca quella delle donne, le quali reggono col doppio impero dell' autorità e dell' amore. Per questo non trascurò mai occasione di seguire cogli inni alati qualunque ne vedesse donata di bei pregi; d'insinuare a tutte come alle doti del corpo debbano studiarsi d'accoppiar quelle dell' ingegno e del cuore: perchè anche il sesso gentile, tra gli uffizii a noi cari e le arti della tenue Minerva, può innalzarsi ad immortalità: ed i giovani, se ascoltano savie dottrine da labbro leggiadro, provano almo diletto ignoto dapprima, e al nuovo esempio acquistano vigore. Amabil sesso, che regna sull' alme con sì possente incanto! frema la tirannia virile nel vederlo o spiegar leggi dalla cattedra o dettarle dal soglio. Quindi applaudì a Pellegrina Amoretti quando la risorta insubre Atene le cinse d'alloro le lunghe trecce benchè per l' undecimo lustro già cadente, si confessò vicino a porgere il piè servo ad amore, preso ai meriti di quella Veneziana 7, che dai lepidi detti del patrio sermone facea scoppiare lampi di poetica face: non tacque di quella Caminer Turra, che vaga e bella, otteneva pure le glorie dell' altro sesso spiegando l'ale fra le Muse con fortunato ardire: diede incoraggiamento ai passi della Diodata Saluzzo e persuaso come le donne sieno ottimi giudici in fatto di gusto e di bello squisito, chiedeva sentenza de' suoi versi dalla marchesa Paola Castiglioni, atta a sentire il retto e il bello ; quella ch' egli vedeva in modi divini ed in vario sermone, dissimulando, versar copia d'ingegno con

Cominciava : Te di stirpe gentile, ecc., e seguiva narrando come vennero condotti dal patrio Bosisio a Milano, ove studiarono,

Tu, Appiani, col pennello,,

Ed io col plettro seguitando il bello.

« Gl'Italiani sono distolti dall'istruir nella musica le ragazze per la sregolatezza di costume de' migliori cantori e maestri nostri. » Baretti, gli Ital., c. 12.

In morte del maestro Sacchini.

Alla Musa.

La Gratitudine.

• La Laurea.

1 Il Pericolo. Era la Tror

• La Magistratura.

La Recita dei versi.

sapere e spontaneo lepore, con tali pregi onde solo a sè stessa era somigliante '. Anzi già prima di queste tutte aveva applaudito a quella virtuosa figlia, che in negro manto spargeva di lacrime e di versi l' urna d' un padre amato,

e cantava :

T'allegra, o Poesia, che la tua lira
Dai giuochi della mente alfin ritorna
Del core ai moti e la virtude ispira 2.

Così continuo era il pensiero dell' uom grande a drizzare al meglio la civiltà del suo paese, non atterrito, come i fiacchi, dal vedere i primi tentativi uscir vani e derisi dai deboli ingegni, cui pare sempre menzogna il nuovo che è grande. Perocchè

Imperturbato il regno

Dei saggi dietro l' utile s' ostina :
Minaccia nè vergogna

Nol frena, nol rimove,
Prove accumula a prove;

Del popolare error l' idol rovina,
E la salute ai posteri destina3.

E già da questo perpetuo studio della civiltà e del meglio comprendete quanto vivamente egli amasse il suo paese. Il quale sacrosanto affetto, che è istinto prima di essere virtù e che di molte virtù può tener luogo, pare ad alcuni che s' invilisca restringendolo a quell' angolo della terra che ci diede la cuna. Ma per quanto mi goda il cuore al veder che si procacci allargare questo nome di patria a tutta la cara ed infelice terra del sì, non vorrei che, col pretesto di estenderlo, si riuscisse a sottigliarlo così, che divenisse, come tant' altri, un nome vano, inefficace. Vizioso è sì quando ne faccia preporre il paese alla nazione, come sarebbe vizioso quando ci facesse la nazione preporre all' intera umanità; ma quest' affetto individuale, ove sia ben regolato, non che sottrarre agli affetti generali, gli rende al contrario più utili, più veri, più operosi. I prodigi di patrio amore ce li offre Roma quando i suoi confini terminavano all' Aventino, non quando toccavano dalla muraglia d'Antonino e dall' estrema Dacia sino all' Atlantico e al tropico del Cancro. O mie natali piaggie, o mio lago, o mio fiume, o colline mie, o castello del mio paese, o prati ove mossi i fanciulleschi trastulli ! io non vi dimenticherò giammai, e la memoria vostra mi legherà più sempre a questa santa terra dove mi glorio d'esser nato, e mi farà più geloso di serbare intemerato il nome di Italiano.

Ed al Parini veniva soavissima la rimembranza del beato terreno e dei placidi colli che con insensibile pendio cingono il lago di Pusiano, bello già per natura, più bello pel canto di due soavissimi cigni1. Colà nel lieto clima innocente agognava di passare i dì sereni, esule contento, ed abbellire coll' agreste libertà le ore fugaci. Eppure amava tutto il genere umano, amava specialmente l'Italia, oh se l'amava! E « Guai » esclamava « a quella patria, i cui cittadini <<< sono indifferenti per essa, e che con una stoica malvagia filosofia chiamano lor << patria il mondo, per non avere patria veruna ! » Da ogni pagina sua traspare come presentisse imminente una mutazione ma presago che il buon stato

Il Dono. Essa vive ancora.

Rime degli Arcadi, T. XIII.,
L'Innesto.

Il Parini, poi il Monti nella Mascheroniana.

non si riceve in dono ma si rapisce, e che senz' armi non era a sperare salute, egli, vivente nel tempo e nel paese più imbelle, quando tutta Lombardia non dava che poca feccia alle inerti milizie, continuo ricordava l'antico valore sopito negli italici cuori, ed al confronto de' grand' avi che, furiando tra il fumo e il fuoco orribile di Marte, si gettarono a difendere i palpitanti lari della patria, svergognava i fiacchi nipoti, che invano Marte a sè invitava, e che giudicavano follia il mercar onore a prezzo della vita. Anche augurava che ne' pargoletti crescessero cultori ed artieri e insieme squadre alla patria, famosa madre d'eroi, i quali fossero appoggio delle natali mura, ed esempio d'industria in pace e di coraggio in guerra'. Così avesse Venezia atteso ai consigli di lui, allorchè, mostrando quanti e ferri e fuochi su la terra e su l'onda adunasse la guerra, commettendo tre imperi alla fortuna, e minacciando l' altrui securtà, egli esortava la regina del mare a munir il suo fianco d' uomini eletti, in cui ardessero le sublimi anime di coloro, che al rio furore esterno opposto avean un tempo il valore, la modestia, i consigli !

Lungi però che il Parini volesse far plauso al forsennato amor delle armi e delle conquiste, che si piace inondar di sangue l'umanità, sapeva bene che le armi allora solamente sono giuste e pie quando necessarie. E lo manifestò nel poemetto della Guerra2 così cantando:

Natura in prima e poi ragion ne appella

Le patrie mura a sostener pugnando.
Tempo già fu che i mari, i fiumi e l'alpi
Ponean confine ai regni, e non l'immensa
Avidità, che ognor più alto agogna
Che se talora ambizioso spirto

Di por tentava all' altrui patria il freno;

E regnar sopra gli altri, incontanente

Qual dall' aratro e qual dall' officiua
Balzar vedeansi . . . . e deli' ingiusto

Assalitor le forze invan disperse.

Per lui (l'ambizioso) prima divenne arte e scienza

Dar morte all' uomo ; e la più nobil vita

Spezzar ridendo

Fu chiamato valor: ma.... Non nel torre,

L'oro e le vite altrui, virtù s' appoggia,

Ma sì ben nel versar fiumi di sangue

Per la sua patria, e assicurar con una
Mille di cittadin preziose vite.

Al sublime poi e perpetuo intento dei buoni, quello di fondere in uno tutti gl' Italiani, mirava col rannodare quei legami che tutti ci uniscono, arti, lingua, letteratura, memoria di comuni sventure. Morde assiduamente la smania di cercar tutto di fuori, di dar favore al merciaiuolo, liberal di forestieri nomi a merci che non mai varcaro i mari, ed al ricco sartore che sullo scudo avesse intrecciato alle forbici il titolo di Monsù; nel mentre che spregiavansi i depravati ingegni degli artefici nostri, dalla cui inerte mano invan si spera industre lavoro, o felice invenzione degna di nobil uomo3. Vitupera lo strano vezzo corrente d' imbarbarire la lingua, e di giudicare impure le labbra che si macchiassero con quel sermone onde il Petrarca e l'Alamanni cantarono e piacquero in Francia, e credere zotico chi non sapesse temprare il sermon nostro colle galliche grazie. Onde, quando credette qui

'L' Innesto.

È un frammento.

Il Mattino.

stabilita la repubblica cisalpina, si congratulava anche di questo, che « se <«< saremo liberi avremo una lingua, la quale, se non sarà affatto la primiera, « sarà però propria, espressiva, robusta, dignitosa, perchè i popoli liberi << sogliono avere il tutto proprio e segnalato. » Quanto alla letteratura, svegliò la memoria che giaceva de' classici, e con quelle sue lezioni ravvivò in Milano il buon gusto, e anche ai posteri lasciò giudizii sensati e sicuri: rimprovera la mania di leggere libri stravaganti venuti d'oltralpi, che però non potevano ecclissare le glorie nostre, quantunque chi era pieno di quelle letture accusasse l'ignoranza del suo paese, tentando illuminar d'un raggio la gotica caligine che sedeva annosa sugli occhi dell' Italia. E sperando nei nuovi mecenati, confidava pure di veder la gioventù torcere disdegnosi e schivi i labbri dalle fonti malnate, che dai monti scendono ad infettare l'Italia d'impura fiamma e d'oscura nebbia, e ritornarsi ai limpidi rivi, onde natura dischiude almo sapore che il secolo loda senza conoscere. Per questo diede applauso ai primi tentativi dell' Alfieri, affinchè all'Italia tessesse quella corona che unica mancava al suo crin glorioso; e poi l'esaltò quando aveva ad immortale lavoro adoperato lo stilo odiator de' tiranni, onde Melpomene lui solo armò fra gľ italici spiritia. E dove in alcun giovinetto vedesse speranza di bene, lo aitutava di consigli e di lode ;

Lode, figlia del cielo,

Che mentre alla virtù terge i sudori,

E soave origlier spande d'allori

Alla fatica, al zelo,

Nuova in alma gentil forza compone,

E gran premio dell' opre, al meglio è sprone.

Quanto alle sventure, ben si pare come le sentisse anche sotto la pacata signoria d'allora onde quel seguitare attento i casi politici del tempo, e alludere sovente negli scritti suoi o alle guerre dell'Inghilterra contro l'America, od ai commovimenti di Francia, o alle battaglie de' Polacchi mal soffrenti il giogo della Russia, o alle contese coll' Olanda per la navigazione della Schelda. Poi volonteroso entrò nell'amministrazione della patria quando a questa rise la speranza di libertà ma appena la conobbe bugiarda, se ne ritrasse, e in quella violenta e disperata pace, cui s'attaccano deliberatamente le anime maschie impedite d' operar il bene, gemette sui mali irremediabili.

Eppure non vide che la prima scena de' guai d'Italia e pietoso il cielo lo trasse in aere più quieto, più degno di lui, lasciando però quaggiù eredità di caldi affetti, ed esempio di carme liberale a chi sarà degno di ripetere quel che tutta la nazione sente, e divenire il bardo d'Italia.

Nè vi sfugga siccome tanto moralizzare non venga diretto, assoluto, come sarebbe (per dirne alcune) in certe morali del Testi, del Chiabrera, ove il titolo v'annunzia qual sia il soggetto di quelle prediche in rima. Il Parini, avendo compreso che l'uomo seconda gl'impulsi indiretti, mentre respinge i diretti, sparse tanta dose di civile sapienza ove meno sarebbesi aspettato, cogliendone. il destro da piccoli casi, da occasioni, da non nulla.

Senti il muggito della tempesta? Vedi i legni spinti da cupidigia o da ambizione a cercar oro e preda sul mare? e quello che sopra gli altri sovrano torreggia? Rapida mutossi la fortuna, e disperse i vanti e le vite fra l'onde. Oh giovinetti, coltivate le terre sotto le sante leggi di natura, semplici regnate, ordite utili consigli 9.

Il Dono.

'La Tempesta.

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