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incarnato e quafi quefto è tutto ciò che per via naturale dicere fi può. Per via Teologica fi può dire che, poichè la fomma deità, cioè Iddio, vede apparecchiata la fua creatura a ricevere del fuo beneficio, tanto largamente in quella ne mette, quanto apparecchiata è a ricevere. E perocchè da ineffabile carità vengono quelli doni: e la divina carità fia appropiata allo Spirito Santo; e quindi è che chiamati fono Doni di Spirito Santo, li quali, fecondochè gli diftingue Ifaia Profeta, fono fette, cioè: Sapienzia, Intelletto, Configlio, Fortez za, Scienza, Pietà, e Timor di Dio. Oh buone biade! e buona e mirabile sementa! e oh ammirabile, e benigno feminatore che non attendi, fe non che la natura umana (') l'apparecchi la terra a feminare! oh beati quelli che tal fementa col. tivano, come fi conviene! Ov'è da fapere che 'l primo, e più nobile rampollo che germogli di quefto feme, per effere fruttifero, fi è l'appetito dell' animo, il quale in Greco è chiamato bormen: e fe quefto non è buono culto, e foftenuto dirit to per buona confuetudine, poco vale la fementa e meglio farebbe non effere feminato. E però vuole Santo Aguftino, e ancora Aristotile nel fecondo dell'Etica, che l'uomo s'aufi a ben fare, e a rifrenare le fue paffioni; acciocchè questo tallo che detto è, per buona confuetudine induri e rifrenifi nella fua rettitudine, ficchè poffa fruttificare, e del fuo frutto ufcire la dolcezza della umana felicità.

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Comandamento è delli morali filofofi che de' beneficj hanno parlato, che l' uomo dee mettere ingegno, e follicitudine in porgere i fuoi benificj, quanto puote più al ricevitore ; ond' io volendo a cotale imperio effere obbediente, intendo quefto mio Convito per ciascuna delle fue parti rendere utile, quanto più mi farà poffibile. E perocchè in quefta parte occorre a me di potere alquanto ragionare; intendo che più utile ragionamento fare non fi può a coloro che non la conoscono; che ficcome dice il Filofofo nel primo dell' Etica, e Tullio in quello (*) di Bene del fine: male tragge al fegno quel li che nol vede; e così mal può ire a quefta dolcezza chi prima non l'avvifa. Onde, concioffiacofachè effa fia finale noftro ripofo, per lo quale noi vivemo, e operiamo ciò che facemo; utiliffimo e neceffario è, quefto fegno vedere, per dirizzare a quello l'arco della noftra operazione: e maffimamente è da gridare quelli che a coloro, che non vogliono, la di

( 1 ) l'apparecchi. al. li apparecchi. al. apparecchi. ) di Bene del fine. cioè del Fine di bene.

ca.

,

ca. Lafciando dunque ftare l'opinione che di quello ebbe Epicuro filofofo, e di quello ch'ebbe Zenone; venire intendo fommariamente alla verace opinione d' Ariftotile, e degli altri Peripatetici. Siccome detto è di fopra, della divina bontà, in noi feminata e infufa dal principio della noftra generazione, nafce un rampollo che li Greci chiamano bormen, cioè appetito d'animo naturale. E ficcome nelle biade che, quando nafcono, dal principio hanno quafi una fimilitudine, nell' erba effendo e poi fi vengono per proceffo diffimigliando; così quefto naturale appetito che la divina grazia furge nel principio, quafi fi moftra non diffimile a quello che pur da natura nudamente viene; ma con effo, ficcome l'erbata, quafi di diverfi biadi fi fomiglia: e non pur gli uomini, ma negli uomini, e nelle beftie ha fimilitudine. E quefto appare che ogni animale, ficcome ello è nato, sì razionale come bruto fe medefimo ama e teme e e teme e fugge quelle cofe che a lui fono contrarie, e quelle odia, procedendo poi ficcome detto è. E comincia una diffimilitudine tra loro nel procedere di quefto appetito, che l'uno tiene un cammino, e l'altro un'altro, ficcome dice l'Apoftolo: molti corrono al palio, ma uno è quello che prende. Così quefti umani appetiti per diverfi calli dal principio fe ne vanno, e uno folo calle è quello che noi mena alla noftra pace; e però lafciando ftare tutti gli altri, col trattato è da tenere dietro a quello che bene comincia . Dico adunque che dal principio fe fteffo ama, avvegnachè indiftintamente: poi viene diftinguendo quelle cofe che a lui fono più amabili, e meno e più odibili: e feguita, e fugge e più e meno, fecondochè la conoscenza diftingue, non folamente nell' altre cofe che fecondariamente ama; ma eziandio diftingue in fe che ama principalmente: e conofcendo in fe diverfe parti, quelle che in lui fono più nobili, più ama quelle. E concioffiacofachè più parte dell'uomo fia l'animo che 1 corpo, quello più ama: e così amando sè principalmente, e per fe l'altre cofe, e amando di fe la miglior parte; più manifefto è che più ama l'animo che 'l corpo, o altra cofa: il quale animo naturalmente più che altra cofa dee amare. Dunque fe la mente fi dilata fempre nell' ufo della cosa amata, ch'è frutto d'amore, in quella cofa che maffimamente è amata, è l'ufo maffimamente dilettofo; l'ufo del noftro animo è massimamente dilettofo a noi: e quello che maffimamente è dilettofo a noi, quello è noftra felicità, e noftra beatitudine, oltre la quale nullo diletto è maggiore, nè nullo altro pare, ficcome veder fi può, chi ben riguarda la precedente ragioDd 2

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ne. E non diceffe alcuno che ogni appetito fia animo; che
qui s'intende animo folamente quello che fpetta alla parte ra-
zionale, cioè la volontà, e lo 'ntelletto; ficchè, fe voleffe chia-
mare animo l'appetito fenfitivo, qui non ha luogo, nè iftan-
za può avere; che nullo dubita che l'appetito razionale non
fia più nobile che 'l fenfuale e però più amabile e così è
quefto, di che ora fi parla. Veramente l' ufo del noftro ani-
mo è doppio, cioè pratico, e fpeculativo: pratico è, tanto
quanto operativo, l'uno è dell' altro dilettiffimo; avvegnachè
quello del contemplare fia più, ficcome di fopra è narrato.
Quello del pratico fi è operare per noi vertuofamente, cioè
oneftamente, con prudenzia, con temperanza, con fortezza,
e con giustizia; quello dello speculativo fi è non operare per
noi, ma confiderare l'opere di Dio, e della Natura: e que-
to è uno, e quell' altro è noftra beatitudine e fomma felici-
tà, ficcome veder fi può la quale è la dolcezza del fopran.
notato feme, ficcome omai manifestamente appare, alla quale
molte volte cotal feme non perviene per mal' effere coltivato,
e per effer difviata la fua pullulazione: e fimilmente può ef-
fer per molta corruzione e cultura; che laddove quefto feme
dal principio non cade, fi puote inducere del fuo proceffo; fic-
chè perviene a quefto frutto; ed è un modo quafi d'infetare
l'altrui natura fopra diverfa radice. E però nullo è che pof-
fa effere fcufato; che fe di fua naturale radice uomo non ac-
quifta fementa, bene la può avere per via d' infetazione: così fof-
fero tanti quelli di patto che s' infetaffero, quanti fono quel-
li che dalla buona radice fi lafciano difviare. Veramente di
quefti ufi l'uno è più pieno di beatitudine che l'altro, ficco-
me è lo fpeculativo, il quale fanza mistura alcuna è ufo del-
la noftra nobiliffima parte, e la quale per lo radicale amore,
che detto è, maffimamente è amabile, ficcome lo 'ntelletto
E quefta parte in quefta vita perfettamente lo fuo ufo avere
non può il quale avere è Iddio che è fommo intelligibile; fe
non in quanto confidera lui, e mira lui per li fuoi effetti. E
che noi domandiamo questa beatitudine per fomma, e non al-
tra, cioè quella della vita attiva, n'ammaeftra lo Evangelio di
Marco, fe bene quello volemo guardare. Dice Marco, che
Maria Maddalena, e Maria Jacobi, e Maria Salome anda-
rono per trovare il Salvatore al monimento; e quello non tro-
varono, ma trovarono un giovane vestito di bianco, che diffe
loro: voi domandate il Salvatore, e io vi dico che non è qui:
e però non abbiate temenza; ma ite e dite alli Difcepoli
fuoi, e a Pietro, che ello li precederà in Galilea, e quivi lo

,

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,

vedrete, ficcome vi diffe. Per quefte tre donne fi poffono intendere le tre fette della vita attiva, cioè li Epicuri, li Stoici, e li Peripatetici, che vanno al monimento, cioè al mondo prefente ch'è ricettacolo di corruttibili cofe: e domandano il Salvatore, cioè la beatitudine, e non la truovano; ma uno giovane truovano in bianchi veftimenti, il quale fecondo la teftimonianza di Matteo e degli altri anche era Angelo di Dio; e però Matteo diffe: l'Angelo di Dio difcefe del Cielo, vegnendo volfe la pietra, e fedea sopr'effa, e'l fuo aspetto era come folgore, e le fue veftimenta erano come neve. Quefto Angelo è questa noftra nobiltà che da Dio viene, come detto è, che nella notra ragione parla, e dice a ciafcuna di quefte fette, cioè a qualunque va cercando beatitudine nella vita attiva, che non è qui; ma vada, e dicalo alli Difcepoli e a Pietro, cioè a coloro che'l vanno cercando, e a coloro che fono fviati, ficcome Pietro che l' avea negato, che in Galilea gli precederà; cioè che la beatitudine precederà noi in Galilea, cioè nella fpeculazione. Galilea è tanto a dire, quanto bianchezza. Bianchezza è un colo. re pieno di luce corporale, più che nullo altro ; e così la contemplazione è più piena di luce fpirituale, che altra cofa che quaggiù fia. E dice: e'precederà; e non dice: e'farà con voi; a dare ad intendere che la nostra contemplazione a Dio fempre precede, nè mai lui giugnere potemo qui, il quale è noftra beatitudine fomma. E dice: quivi lo vedrete, ficcom' e' diffe; cioè quivi avrete della fua dolcezza, cioè della felicitade, siccome a noi è promeffo qui; cioè ficcome stabilito è, che voi aver poffiate: e così appare che noftra beatitudine e questa felicità, di cui fi parla, prima trovare potemo quafi imperfetta nella vita attiva, cioè nelle operazioni delle morali vertù; e poi nella perfetta, quafi nelle operazioni delle intellettuali le quali due operazioni fono vie fpedite e dirittiffime a menare alla fomma beatitudine, la quale qui non fi puote avere, come appare poi per quello che detto è.

Poichè dimostrato è fufficientemente, e pare la difinizione di nobiltà, e quella per le fue parti, come poffibil'è stato, è dichiarata, ficchè veder fi puote omai, che è lo nobile uomo; da procedere pare alla parte del testo che comincia: L'anima; cui adorna efta bontate; nella quale fi mostrano i fegni, per li quali conoscere fi può il nobile uomo che detto è . E dividefi quefta parte in due: nella prima s' afferma che quefta nobiltà luce e rifplende per tutta la vita del nobile manifeftamente: nella feconda fi moftra fpecificatamente nelli fuoi fplendori: e comincia quefta feconda parte: Ubidente, foave, e ver

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e per

gognofa. Intorno dalla prima parte è da fapere che quefto feme divino, di cui parlato è di fopra, nella noftra anima incontanente germoglia, () mettendo e verfificando per ciascuna potenzia dell' anima fecondo la efigenza di quella. Germoglia dunque per la vegetativa, per la fenfitiva la razionale: e disbrancafi per le virtù di quelle tutte, dirizzando quelle tutte alle loro perfezioni e in quelle foftenendofi fempre infino al punto, che con quella parte della noitra anima che mai non more all'altiffimo e gloriofiffimo, feminando al cielo ritorna e quefto dice per quella prima che detta è. Poi, quando dice: Ubidente, foave, e vergognofa; moftra quello, perchè potemo conofcere l'uomo nobile alli fegni apparenti, che fono di quefta bontate divina operazione. È partefi quefta parte in quattro, fecondochè per quattro etadi diverfamente adopera, ficcome per l' adolefcenza, per la gioventute, per la fenettute, e per lo fenio : e comincia la feconda parte: In giovanezza temperata e forte: la terza comincia: E nella fua fenetta: la quarta comincia: Poi nella quarta parte della vita. In questa è la fentenzia di quefta parte in generale, intorno alla quale fi vuole fapere che ciascuno effetto, in quanto effetto è, riceve la fimilitudine della fua cagione quanto è più poffibile di ritenere; onde, concioffiacofachè la noftra vita, ficcome detto è, e ancora d'ogni vivente quag giù fia caufata dal cielo e'l cielo a tutti quefti cotali effetti, non per cerchio compiuto, ma per parte di quello a loro fi fcuopra; e così conviene che 'l fuo movimento fia fopra, e ficcome uno arco quafi tutte le vite ritiene e dico ritiene, sì delli viventi, notando e volgendo, come degli altri convengono effere quafi ad immagine d'arco affimigliante. Tornando dunque alla noftra fola, della quale al prefente s' intende, sì dico, ch'ella procede ad immagine di quefto arco, montando, e difcendendo. Ed è da fapere che quefto arco di fu farebbe eguale, fe la materia della noftra feminale compleffione non impediffe la regola dell'umana natura; ma perocchè l'umido radicale meno e più è di megliore qualitade, e più a durare, che in uno altro effetto, il quale fuggetto è nutrimento del calore che è noftra vita; avviene, che l'arco della vita d'uno uomo è di minore, e di maggiore tefa, che quefto dell' altro, alcuna morte violenta, ovvero per

(1) mettendo e verificando chi vuole che debba dire verzicare; Verfificare, fignifica forfe raggirarfima quefta lezione non ho io ancoSerpeggiare per diverse parti. V'el ra veduta in alcun testo.

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