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conda parte in cinque, fecondo cinque divife narrazioni. Nella prima dico quello, che Amore, configliato dalla ragione, mi dice quando le fon preffo. (1) Nella feconda dico lo ftato del cuore, per efemplo del vifo Nella terza dico ficcom' ogni ficurtà mi vien me. no. Nella quarta dico che pecca quegli, che non ha pietà di me acciocchè mi farebbe alcun conforto. Nell' ultima dico perch' altri dovrebbe saver pietà, cioè per la pietofa vifta, che negli occhi giu-, gne; la qual vista pietofa è diftrutta, cioè non pare altrui, per lo gabbare di questa donna, la qual trae a fua fimile operazione coloro che forfe vedrebbono quefta pietà. La feconda parte comincia: Lo vifo moftra. La terza: E per l' ebrietà. La quarta; Peccato: face. L'ultima Per la pietà.

"

.

1

Appreffo ciò che io diffi quefto Sonetto; mi moffe una volontà di dire anche parole, nelle quali diceffi quattro cofe ancora fopra'l mio ftato, le quali non mi parea che foffero manifefte ancora per me. La prima delle quali fi è: che molte volte io mi dolea, quando la mia memoria moveffe la fantafia ad immaginare, quale Amor mi facea. La feconda fi è che Amore fpeffe volte di fubito m' affalia si forte, che in me non rimanea altro di vita, fe non un penfiero che parlava della mia donna. La terza fi è che quando quefta battaglia d'Amore m' impugnava così, io mi movea quafi, difcolorito tutto, per vedere quefta donna, credendo, che mi difendeffe la fua veduta da quefta battaglia, dimenticando quello, che, per appropinquarmi a tanta gentilezza, m' addivenia. La quarta è: come cotal veduta non folamente mi difendea ma finalmente difconfiggea la mia poca vita; e però diffi quefto Sonetto:

Speffe fiate vegnonmi alla mente

L'ofcure qualità, ch' Amor mi dona:
E viemmene pietà sì, che fovente
I' dico: laffo avvien' egli a perfona?
Ch' Amor m' affale sì fubitamente

Che la mia vita quafi m'abbandona :
Campami un Spirto vivo folamente ;
E quel riman, perchè di voi ragiona.
Pofcia mi sforzo, che mi voglio atare;
E così smorto, d'ogni valor voto,
Vegno a vedervi, credendo guarire.
E fe io levo gli occhi per guardare,

Nel cor mi s' incomincia un terremoto,
Che fa da' polfi l'anima partire.

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Quefto Sonetto fi divide in quattro parti, fecondo che quattro cofe fono in effo narrate. E perocchè fono di fopra narrate, non mì trametto, fe non di diftinguere le parti per li loro cominciamenti,

́(1) Nella feconda dico, at. Nella feconda manifefto.

e dico che la feconda parte comincia: Ch' Amore. La terza: Pofcia mi sforzo. La quarta: E fe io levo gli occhi

S

Poichè io diffi quefti tre Sonetti, ne' quali parlai di questa donna, perocchè furono quafi narratori di tutto il mio ftato b creden domi tacere, e non dir più; perocchè mi parea, di me affai aver manifeftato, avvegnachè fempre poi taceffi di dire as lei;a me cons venne ripigliare materia nuova, e più nobile, che la paffata Expe rocchè la cagione della nuova materia è dilettevole a udire, la di rò, quanto potrò più brievemente.

Concioffiacofache per la vifta mia molte perfone aveffer comprefo il fegreto del mio cuore; certe donne, le quali adunate s'erano, dilettandofi l'una nella compagnia dell'altra, fapevano bene il mio cuore, perocchè ciafcuna di loro era ftata a molte mie fconfitte. Ed io paffando preffo di loro, ficcome dalla fortuna menato, fui chiamato da una di quefte gentili donne; e quella che m'avea chiamato, era donna di molto leggiadro parlare. Sicchè, quand' io fui giunto dinanzi da loro, e vidi bene, che la mia gentiliffima donna non era tra effe, rafficurandomi, le falutai, e domandai, che piaceffe loro? Le donne erano molte, tralle quali ve ne avea certe, che fi rideano fra loro. Altre v'erano, che mi riguardavano, afpettando, che jo doveffi dire: altre v'erano, che parlavano tra loro, delle quali una volgendo gli occhi verfo me, e chiamandomi per nome, diffe queste parole: A che fine ami tu quefta tua donna, poichè tu non puoi foftenere la fua presenza? Dilloci; perocchè 'l fine di cotale amore conviene effere noviffimo. E poichè m' ebbe dette queste parole, non folamente ella, ma tutte l'altre cominciarono ad attendere in vifta la mia refponfione. Allora diffi queste parole loro: Madonne, la fine del mio amore fu già il faluto di questa donna, forfe di cui voi intendete: ed in quello dimorava la beatitudine del fine di tutti i miei defiderj. Ma poichè le piacque di negarlo a me, il mio Signore Amore, la fua mercè, ha pofta tutta la mia beatitudine in quello, che non mi può venir meno. Allora quefte donne cominciarono a parlar tra loro; e ficcome talora vedemo l'acqua mifchiata di bella neve, così mi parve udire le loro parole ufcire mifchiate di fofpiri. E poichè alquanto ebbero parlato tra loro, anche mi disse quefta donna, che m'avea prima parlato, queste parole: Noi ti preghiamo, che tu ne dichi ove è quefta tua beatitudine. Ed io rifpondendole, diffi cotanto: in quelle parole, che lodano la donna mia. Allora mi rifpofe quefta che mi parlava: Se tu mi diceffi vero, queste parole, che tu hai dette, notificando la tua condizione, avrefti tu operate con altra intenzione. Onde io penfando a queste parole, quafi vergognofo mi partii da loro, e venía dicendo fra me fteffo: poichè è tanta beatitudine in quelle parole che lodano la mia donna, perchè altro, parlare è ftato il mio? E però propofi di prendere per materia del mio prlare sempremaj

quet

quello che foffe lode di quella gentiliffima; e penfando molto a ciò, pareami avere prefa troppo alta materia, quanto a me; ficehè io non ardiva di cominciare. E così dimorai alquanti dì, con defiderio di dire, e con paura di cominciare.

Avvenne poi, che paffando per un cammino, lungo 'l quale fen giva un rivo chiaro molto, a me giunfe tanta volontà di dire, che io cominciai a penfar lo modo, che io teneffi: e penfai, che parlar di lei non fi convenia, fe non che io parlaffi a donne in feconda perfona: e non ad ogni donna, ma folamente a coloro che fono gentili, e che non fon pur femmine. Allora, dico, che la mia lingua parlò, quafi come per fe fteffa moffa: e diffi allora una Canzone, la qual comincia:

Donne, ch' avete intelletto d' Amore, ec.

Queste parole io ripuofi nella mente con gran letizia, penfando di prenderle per mio cominciamento; onde poi ritornato alla fopraddetta Città e penfando alquanti dì, cominciai una Canzone con quefto cominciamento, ordinata nel modo, che fi vedrà appreffo: Donne, ch'avete intelletto d' Amore,

Io vo' con voi della mia donna dire;
Non perch' io creda fua laude finire,
Ma ragionar per isfogar la mente.
Io dico, che, penfando al fuo valore,
Amor si dolce mi fi fa sentire;
Che, s'io allora non perdelli ardire,
Farei, parlando, innamorar la gente:
Ed io non vo' parlar sì altamente
Ch' io diveniffi, per temenza vile;
Ma tratterò del fuo ftato gentile,
A rispetto di lei leggeramente,
Donne, e donzelle amorofe, con vui,
Che non è cofa da parlarne altrui .
Angelo chiama (1) in divino intelletto,
E dice: Sire, nel mondo fi vede
Maraviglia nell'atto, che procede,
D' un'anima, che 'n fin quassù rifplende:
(2) Lo Cielo, che non ha altro difetto,
Che d'aver lei, al fuo fignor la chiede:
E ciafcun Santo ne grida merzede:
(3) Sola pietà noftra parte difende ;

(1) in divino. al. il divino.
(2) Lo Cielo che nonba. al. Lo Ciel
che non avea.

(3) Sola pietà noftra parte difende. al. Sola pietà voftra parte difende. Nota, che fe quefto verfo è della prima parte della Strofe, nella quale

Che parlano gli Angeli, dee dire noftra; ma fe è della feconda parte, nella quale rifponde Iddio agli Angioli me defimi, dee dire vofira. Può effere ancora che fia come un detto affoluto del Poeta: ed allora parimente deve dire nofira.

(1) 0

1

Che parla Iddio, che di Madonna intende :
Diletti miei, or fofferite in pace,
Che voftra fpeme fia, quanto mi piace,
Là ov'è alcun, che perder lei s'attende;
E che dirà nell' inferno' a' mal nati:
vidi la speranza de' Beati.
Madonna è difiata in l'alto Cielo:
Or vo' di fua virtù farvi Sapere.
Dico: qual vuol gentil donna parere,
Vada con lei; che quando va per via,
Gitta ne' cor villani Amore un gielo;
Perch'ogni lor pensiero agghiaccia, e pere:
E qual foffriffe di ftarla a vedere,
Diverria nobil cofa, e fi morria:
E quando truova alcun, che degno fia
Di veder lei, quei prova fua virtute;
Che gli avvien ciò, che gli dona salute ;
E si l'umilia, ch'ogni offefa obblia.
Ancor l'ba Dio per maggior grazia dato
Che non può mal finir, chi l'ha parlato.
Dice di lei Amor: cofa mortale

Com'effer può si adorna, e sì pura?
Poi la riguarda, e fra fe fteffo giura,
Che Dio ne 'ntende di far cofa nova,
Color di perla quafi in forma, quale
Conviene a donna aver, non fuor mifura.
Ella è, quanto di ben può far natúra,
Per efemplo di lei beltà fi pruova:
Degli occhi fuoi, comecch' ella gli mova,
Efcono Spirti d'Amore infiammati,

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Che fieron gli occhi a qual, ch' allor gli guati,
E paffan sì, che 'l cor ciafcun ritrova.
Voi le vedete Amor pinto nel viso,
u' non puote alcun mirarla fifo.
Canzone, io fo, che tu girai parlando

A donne affai, quando t' avrò avanzata :
Or t'ammonifco, perch'io t'ho allevata
Per figliuola d'Amor, giovane, e piana;
Che dove giugni, tu dichi pregando:
Infegnatemi gir, ch' io fon mandata
A quella, di cui lode io sono ornata :
E fe non vuogli andar, ficcome vana,
Non riftare, ove fia gente villana :
Ingegnati, fe poi, d'effer palefe

Solo con donne, o con (1) uomin cortefe;

(1) O con uomin cartefe. al. o con uomo cortese.

Che

Che ti merranno per la via toftana:
Tu troverai Amor con effo lei;

Raccomandami a lui, come tu dei.

Questa Canzone, acciocchè fia meglio intefa, la dividerò più artifi ciofamente, che l'altre di fopra; e però prima, ne farò tre parti. La prima parte è proemio delle feguenti parole. La feconda è il trattato intero. La terza è quafi una ferviziale delle precedenti parole. La feconda comincia: Angelo chiama. La terza: Canzone io fo. La prima parte fi divide in quattro. Nella prima dico, a cui dir voglio della mia donna, e che io voglio dire. Nella feconda dico che mi pare a me fteffo, quand' io penfo il fuo valore: e come io direi, fe io non perdeffi l'ardimento. Nella terza dico come credo dire di lei, acciocch' io non fia impedito da viltà. Nella quarta ridicendo anche, a cui io intenda dire, dico la ragione: perchè dica loro. La feconda comincia: Io dico. La terza: Ed io non vo’pariare. La quarta: Donne, e donzelle. Pofcia, quando dico: Angelo chiama, comincio a trattar di questa donna; e dividefi quefta parte in due. Nella prima dico, che di lei fi comprende in Cielo. Nella seconda dico, che di lei fi comprende in terra. quivi: Madonna è defiata. Quefta feconda parte fi divide in due: che nella prima dico di lei, quanto dalla parte della nobiltà della fua anima, narrando alquante delle fue virtuti, che dalla fua anima procedevano. Nella feconda dico di lei, quanto dalla parte della nobiltà del fuo corpo, narrando alquante delle fue belle bellezze. quivi: Dice di lei Amore. Quefta feconda parte fi divide in due; che nella prima dico d' alquante bellezze, che fono fecondo determinata parte della perfona. quivi: Dove gli occhi fuoi. Quefta feconda parte fi divide in due; che nell' una dico degli occhi, che fono principio d'Amore. Nella feconda dico della bocca, ch'è fine d' Amore, acciocchè quinci fi levi ogni viziofo penfiero. Ricordifi chi legge, che di fopra è fcritto, che il faluto di quefta donna, il quale era operazione della bocca fua, fu fine de' miei defiderj, mentre io il pote' ricevere. Pofcia, quando dico: Canzone, io fo, aggiungo una stanza, quafi come ancella dell' altre, nella qual dico quello che di quefta mia Canzone defidero. E perocchè quefta ultima parte è brieve ad intendere, non mi travaglio di più divifioni. Dico bene, che a più aprire la 'ntenzione di quefta Canzone, fi converrebbe ufare di più minute divifioni; ma tuttavia chi non è di tanto ingegno, che per quefte, che fon fatte, la poffa intendere, a me non difpiace, fe la mi lafcia ftare; che certo io temo d avere a troppi comunicato il fuo intendimento, pur per quefte divifioni, che fatte fono, s'egli avveniffe, che molti le potellino udire.

Appreffo, che quefta Canzona fu alquanto divolgata tralle genti, conciofoffecofachè alcuno amico l'udiffe; volontà il mosse a pregarmi, che io gli doveffi dire, che è Amore; avendo forfe, per le udi

te

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