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e bontè; con quefti ponemmotas, ut mercò, & bontè eziandio i Trivigiani, i quali cum quibus & Trivifianos adal modo de i Breffani, e de i ducimus, qui more Brixianofuoi vicini proferifcono lo v & finitimorum fuorum

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confonante per f, removendorum I ultima fillaba, come è nof confonantem per f apocopanper nove; vif per vivo; il che do proferunt, puta Nof pro veramente è barbariffimo, e Novem, Vif, pro Vivo, quod riproviamlo. I Veneziani an

cora non faranno degni de quidem barbariffimum reprobaanore de lo investigato Volga-mus. Veneti quoque nec fefe inre; e fe alcun di loro fpinto veftigati Vulgaris bonore dignanda errore, in quefto vaneggiaf-tur; et fi quis eorum errore fe, ricordifi, fe mai diffe confeffus vanitaret in hoc recordetur, fi unquam dixit,

Per le plage di Dio tu

non venras;·

Per le plage di Dio tu non veras,

tra i quali abbiamo veduto uno inter quos omnes unum vidimus che fi è sforzato partire dal

fuo materno parlare, e ridurfinitentem divertere a materno al Volgare Cortigiano, e que ad Curiale Vulgare intendefto fu Brandino Padoano. Làre, videlicet Ildebrandinum Paonde tutti quelli del prefente duanum. Quare omnibus praeCapitolo comparendo a la fen-fentis Capituli ad judicium comtenzia, determiniamo, che nè

Romagnuolo, nè il fuo con-parentibus arbitramur, nec Rotrario, come fi è detto nè il mandiolum, nec fuum oppofitum, Veneziano fia quello illuftre ut dictum eft, nec Venetianum Volgare, che cerchiamo. effe illud, quod quaerimus vulgare illuftre.

Fa gran difcuffione del parlare
Bolognese. Cap. XV.

Ra di sforzeremo per e-
fpedirfi, a cercare quello

Facit magnam difcuffionem de

idiomate Bononienfi.

Llud autem quod de Italica filva refidet perconetari co

che de la Italica felva ci refta. Dicemo adunque, che nemur expedientes; dicimus erforfe non hanno avuta malago quod forte non male opinanopinione coloro, che afferma-tur qui Bononienfes afferunt no che i Bolognefi con molto pulchriori locutione loquentes, cum bella loquela ragionano; con- ab Imolenfibus, Ferrarienfibus, ciò fia che da gli Imolefi Ferrarefi, e Modenefi qualche

Mutinenfibus circumftantibus

cofa al loro proprio parlare ag- aliquid proprio vulgari adfcigiungano; che tutti sì come fcunt, ficut facere quoslibet a avemo moltrato, pigliano da i finitimis fuis convicimus, ut Sorloro vicini, come Sordello di-dellus de Mantua fua oftendit

moftra la fua Mantoa che

con Cremona, Breffa, e Vero-Cremonae, Brixiae, atque Vero

na

nae

nae confini qui tantus eloquen-na confina. Il qual' uomo fu tiae vir exiftens non folum in tanto in eloquenzia, che non folamente ne i Poemi, ma in poetando, fed quomodolibet lo ciafcun modo che parlaffe, il quendo patrium Vulgare defe- Volgare de la fua patria abruit. Accipiunt etiam praefati bandonò Pigliano ancora i cives ab Imolenfibus lenitatem, prefati Cittadini la leggerezza, afque mollitiems, a Ferrarienfi e la molizie da gli Imolefi da i Ferrarefi, e Modonesi bus vero, & Mutinenfibus ali una certa loquacità, la qual' è qualem garrulitatem, quae pro-propria de i Lombardi. Que prie Lombardorum eft. Hanc ex ita per la mefcolanza de i commixtione advenarum Longo-Longobardi foreftieri crediamo bardorum terrigenis credimus re-effere rimafa ne gli uomini di quei paefi; e quefta è la ramanfiffe; & baec eft caufa, qua gione per la quale non ritrore Ferrarienfium, Mutinenfium,viamo che niuno, nè Ferravel Regianorum nullum inveni-refe, nè Modenese, nè Remus poetalle. Nam propriae gargiano fia ftato Poeta; perciò rulitati affuefacti nullo modo che affuefatti a la propria lo poffunt ad Vulgare Aulicum, fine quacità, non poffono per alcun modo fenza qualche acerbita quadam acerbitate venire; quod al Volgare Cortigiano venire; multo magis de Parmenfibus eft il che molto maggiormente de putandum, qui monto, proi Parmigiani è da penfare; multo dicunt. Si ergo Bononien-quali dicono monto per molto. Se adunque i Bolognefi da l fes utrinque accipiunt ut di. , una, e da l'altra parte pigliaEtum eft, rationabile videtur no, come è detto, ragionevo effe, quod eorum locutio per co-le cofa ci pare, che il loro miftionem oppofitorum, ut di-parlare per la mescolanza de Etum est, ad laudabilem fuavi gli oppofiti rimanga di laudabile fuavità temperato. Il che tatem remaneat temperata: quod per giudizio noftro senza dubprocul dubio noftro judicio fic bio effere crediamo. Vero è elle cenfemus: ita fi praeponenche fe quelli, che prepongono tes eos in vulgari fermone, foil vulgare fermone de i Bolo la municipalia Latinorum Vul. gnefi, nel compararli effi han garia comparando confiderant, allubefcentes concordamus cum illis; fi vero fimpliciter Bono nienfe praeferendum extimant diffentientes difcordamus ab eis: non etenim eft quod Aulicum

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no confiderazione folamente à

i

Volgari de le città d'Italia, volentieri fi concordiamo con loro; ma fe ftimano fimplicemente il Volgare Bolognefe efdifferenti, e difcordi; perciò fere da preferire, fiamo da effi che egli non è quello, noi chiamiamo Cortigiano, & Illuftre; che fe'l foffe quello

che

illuftre vocamus; quoniam fi fuiffet Maximus Guido Guini celli, Guido Ghifilerius, Fabriil Maffimo Guido Guinicelli, cius, & Honeftus, & alii poe tantes Bononiae, nunquam pri

Guido Ghisliero, Fabrizio, &

Onefto, & altri Poeti non faariano mai partiti da effo; per

ciò

ciò che furono Dottori illuftri,primo divertiffent, qui doctoe di piena intelligenzia ne le res fuerunt illuftres, & Vulcofe volgari garium difcretione repleti.

Il Maffimo Guido.
Madonna il fermo core.
Fabrizio.

Lo mio lontano gire.

Onefto.

Più non attendo il tuo foc-
corfo, Amore.

Maximus Guido.
Madonna lo fermo core a
Fabritius.

Lo meo lontano girê
Honeftus.

Più non attendo il tuo
foccorfo, Amore.

Le quali parole fono in tutto Quae quidem verba prorfus à diverfe da le proprie Bologne- mediaftinis Bononiae funt dife. Ora perchè noi non cre

diamo, che alcuno dubiti diverfa ; cumque de refidinis quelle città, che fono pofte in extremis Italiae civitatine le estremità d'Italia, e bus neminem dubitare pendafe alcuno pur dubita, non lo mus ftimiamo degno de la noftra lum nulla noftra folutione difi quis dubitat, ilfoluzione; però poco ci re

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fta ne la mia difcuffione da gnamur; parum reftat in nodire. Là onde difiando di tra difcuffione dicendum; quadeporre il crivello ; acciò che re cribellum cupientes deponetofto veggiamo quello, che ut refidentiam cito vifain effo è rimafo; dico che Trento, e Turino, dicimus Tridentum at& Alef mus fandria città fono tanto pro-que Taurinum nec non Alepinque a i termini d'Italia,xandriam civitates metis Itache non ponno avere pura liae in tantum federe propinloquela; tal che fe così come hanno bruttiffimo Volga-bere loquelas, ita quod, ficut quas, quod puras nequeunt bare, così l'aveffeno belliffimo >

,

ancora negherei effo effere ve- turpiffimum habent vulgare, ramente Italiano per la me- baberent pulcherrimum, propter fcolanza, che ha de gli al-aliorum commixtionem effe vere E' però fe cerchiamo Latinum negaremus; quare f il parlare Italiano Illuftre quello che cerchiamo non fi Latium illuftre venamur, quod può in effe città ritrovare. venamur in illis inveniri non poteft.

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Quod in quolibet idiomate De lo eccellente parlar Volgare
quolibet idiomate
eft aliquid pulchrum, & in il quale è comune a tutti gli
nullo omnia pulchra.. Italiani. Cap. XVI.

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pafcoli

e

Poflquam wenati faltus, &D per tutti i fatti, e percol pafcua fumus Italiae, nec Panteram, quam fequimur, ad. d'Italia, e non avemo quella invenimus; ut ipfam reperire vato; per potere effa meglio Pantera, che cerchiamo, tropoffimus, rationabilius inveftige-trovare, con più ragione invemus de illa, ut folerti ftudioftighiamola; acciò che quella, redolentem ubique, nec appa in ogni parte appare, con folche in ogni luogo fi fente rentem noftris penitus irretiamus lecito ftudio ne le noftre reti tenticulis. Refumentes igitur ve- totalmente inviluppiamo. Rinabula noftra, dicimus quod in pigliando adunque i noftri iftruomni genere rerum unum opor- menti da cacciare, dicemo, che tet effe, quo generis illius om in ogni generazione di cofe è nia comparentur, & ponderen con la quale tutte le cofe di di bifogno, che una ve ne fia tur: illinc aliorum omnium men- quel medefimo genere si abbiafuram accipiamus. Sicut in nu-no a comparare, e ponderare; mero cuncta menfurantur uno e quindi la mifura di tutte le & plura, vel pauciora dicun- altre pigliare: come nel numetur, Secundum quod diftant abro tutte le cofe fi hanno a mifurare con la unità; e diconfi uno, vel ei propinquant, & fic più, e meno fecondo che da in coloribus omnes albo menfu efla unità fono più lontane, o rantur: nam vifibiles magis di più ad effa propinque. E così cuntur, & minus fecundum quod ne i colori tutti fi hanno a miaccedunt, vel recedunt, & quem-più, e meno vifibili, fecondo furare col bianco; e diconfi admodum de iis dicimus, quae che a lui più vicini, e da lui quantitatem, qualitatem often più diftanti fi fono. E sì come తా dunt de praedicamentorum quo- di quefti, che moftrano quanlibet, de fubftantia poffe di- tità, e qualità diciamo, parici putamus, fcilicet quod unum camenti, e de la fuftanzia penmente di ciafcuno de i prediquodque menfurabile fit fecundum fiamo poterfi dire; cioè che quod in genere eft illo, quod fim- ogni cefa fi può mifurare in pliciffimum eft in ipfo genere quel genere con quella cofa Quapropter in actionibus noftris, che è in effo genere fimplicif guantumcumque dividantur in zioni, in quantunque fpecie fi Species, boc fignum inveniri opor- dividano,fi bifogna ritrovare quetet, quo & ipfae menfurentur; fto fegno, col quale effe fi abnam in quantum fimpliciter ut biano a mifurare; perciò che bomines agimus, virtutem ba-in quello che facciamo come bemus, ut generaliter illam in- la virtù, la quale generalmente femplicemente uomini, avemo in

tel

'fima. Là onde ne le noftre a

Mm

1

intendemo; perciò che fecondoltelligamus: nam fecundum ipfam effa giudichiamo l' uomo buo-bonum, malum hominem juno, e cattivo; in quello poi che dicamus: in quantum ut homifacciamo, come uomini cittadi

ni, avemo la legge, fecondo lanes cives agimus, habemus lequale fi dice buono, e cattivo gem, fecundum quam dicitur cittadino; ma in quello, che civis bonus, & malus: in quancome uomini Italiani facciamo, tum ut homines Latini agimus, avemo le cofe fimpliciffime.

n

Adunque fe le azioni Italiane quaedam habemus fimpliciffima fi hanno a mifurare, e pondefigna, & morum, & habituum, & rare con i coftumi, e con gli ocutionis, quibus Latinae actiones abiti, e col parlare, quelle de ponderantur & menfurantur.Quae le azioni Italiane fono fimpli- quidem nobiliffima funt earum, ciffime, che non fono proprie

di niuna città d'Italia, ma fo- quae Latinorum funt, actionum no comuni in tutte; tra le qua-baec nullius civitatis Italiae li ora fi può difcernere il Vol-propria Junt, fed in omnibus gare, che di fopra cercavamo, communia funt: inter quae nunc effere quello, che in ciafcuna poteft difcerni Vulgare quod sucittà appare, e che in niuna perius venabamur, quod in quaripofa. Può ben più in una

che in un'altra apparere, come libet redolet civitate, nec cubat in fa la fimpliciffima de le fuftan-ulla: poteft tamen magis in una zie, che è Dio, il quale più quam in alia redolere,ficut fimpliappare ne l'uomo, che ne le ciffima fubftantiarum, quae Deus beftie, e che ne le piante, e

Et

più in quefte, che ne le mi- eft, in bamine magis redolet, quam nere, & in effe più, che ne in bruto: in animali, quam in gli elementi, e più nel foco, planta: in bac, quam in miche ne la terra. E la fimplicifnera: in bac, quam in caelo: fima quantità, che è uno, più in igne in terra. quam , appare nel numero difparo che nel paro; & il fimpliciffimplicissima quantitas quod eft mo colore, che è il bianco,unum in impari numero redolet più appare nel citrino, che magis quam in pari, & fimplinel verde. Adunque ritrovato ciffimus color, qui albus magis quello, che cercavamo, dice eft in citrino quam in viridi

-mo

che 1 Volgare Illuftre

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Cardinale, Aulico, e Corti redolet. Itaque adepti quod quaegiano in Italia è quello ilrebamus, dicimus Illuftre, Carquale è di tutte le città Italia-dinale, Aulicum, & Curiale ne, e non pare che fa di niu-Vulgare in Latio, quod omnis na; col quale i Volgari di tut-Latiae civitatis eft, & nullius te le città d' Italia fi hanno a

mifurare, ponderare, e com-elle videtur, & quo municipia

parare.

Vulgaria omnia Latinorum menfurantur, ponderantur, & comparantur.

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Quod

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