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ne. La Canzone adunque, fe- Cantionem. Eft enim Cantio condo la vera fignificazione fecundum verum nominis fignidel fuo nome, è effa azione è efla azione ficatum ipfe canendi actus, vel

overo paffione del cantare; si

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come la lezione è la paffione, pallio, ficut lectio, passio, vel overo azione del leggere; ma actus legendi. Sed divaricemus dichiariamo quello che fi è det-quod dictum eft, utrum videlicet to, cioè, fe quefta fi chiama baec fit Cantio, prout est actus, Canzone in quanto ella fia

azione, o in quanto paffione vel prout paffio. Circa boc con del cantare. Circa la qual co-fiderandum eft, quod Cantio dufa è da confiderare, che la pliciter accipi poteft; uno modo Canzone fi può prendere in fecundum quod fabricatur ab dui modi, uno de li quali uctore fuo, & fic est amodi è fecondo che ella è fab-sto, & fecundum iftum mobricata dal fuo autore; e così è azione, e secondo quefto modum Virgilius primo Eneidos do Virgilio nel primo de dicit, Eneida dice,

Io canto l'arme, e uomo . Arma virumque cano.

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L'altro modo è fecondo il Alio modo fecundum quod fa quale ella dapoi che è fabbri-bricatur, profertur, vel ab aucata fi proferifce, o da lo au-Flore, vel ab alio quicunque fit tore, o da chi che fia o con

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fuono, o fenza e cosi è paf-five cum modulatione proferafione; e perchè allora da altri tur, five non, & fic eft paffio. è fatta, & ora in altri fa, e Nam tunc agitur, modo vero così allora azione, & ora paf-agere videtur in alium, & fic fione effere fi vede. Ma con-tune alicujus actio, modo quociò fia che effa è prima fatta

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e poi faccia; però più to- que paffio alicujus videtur fto, anzi al tutto par, che fi quia prius agitur ipfa quam debbia nominare da quello, che agat, magis ideo prorfus denoella è fatta, e da quello che minari videtur ab eo, quod agiella è azione di alcuno chel tur & eft actio alicujus, quam da quello che ella faccia in altri. Et il fegno di questo è ab eo quod agit in alios: fignum che noi non dicemo mai que-autem bujus est, quod nunquam fta Canzone è di Pietro, per-dicimus, Haec eft Cantio Petri, chè effo la proferifca, ma per-eo quod ipfam proferat, fed eo chè effo l'abbia fatta. Oltre

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di quefto è da vedere, fe fi di quod fabricaverit illam. Praece Canzone la fabbricazione del terea differendum eft utrum le parole armonizate, overo ef Cantio dicatur fabricatio verbofa modulazione, o canto; a cherum armonizatorum, vel ipfa dicemo, che mai il canto non modulatio: ad quod dicimus fi chiama Canzone, ma o fuono, o tono, o nota, o melo- quod nunquam modulatio dicitur dia. E niuno trombetta, o or- Cantio, fed fonus, vel tonus,

ga

vel

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vel nota vel melos; nullusfganista o citaredo chiama il enim tubicen, vel organista canto fuo Canzone, fe non in vel citbaroedus melodiam fuam che Canzone; ma quelli che quanto fia accompagnato a qualCantionem vocat, nifi in quan-compongono parole armonizatam nupta eft alicui cantioni;te, chiamano le opere fue fed armonizantes verba, opera Canzoni. Et ancora che tali fua Cantiones vocant, & etiam parole fiano fcritte in carte, e talia verba in chartulis abfque chiamano Canzoni; e però fenza niuno che le proferisca probatore jacentia Cantiones vo non pare, che la Canzone fia camus, & ideo Cantio nil aliud altro, che una compiuta azioeffe videtur, quim actio comne di colui, che detta parole pleta dictantis verba modulatio-armonizate, & atte al canto Là onde così le Canzoni, che nis armonizata. Quapropter tam ora trattiamo come le Balla

te,

Cantiones tracta , quas nunc e Sonetti, e tutte le paromus, quam Ballatas, & Sonile a qualunque modo armonitus, & omnia cujufcunque mo-zate, o volgarmente, o regudi verba fint armonizata vul-latamente dicemo effere Cangariter, regulariter, Cantio- trattiamo le cofe Volgari, pezoni; ma perciò che folamente nes effe dicemus. Sed quia forò lafciando le regolate da parla Vulgaria ventilamus, regu-te, dicemo, che de i Poemi, lata linquentes, dicimus Vul Volgari uno ce n'è fupremo, il garium Poematum unum effe quale per fopra eccellenzia chiamiamo Canzone; e che la fupremum, quod per fuperexcel-Canzone fia una cofa fuprema, lentiam Cantionem vocamus; nel terzo capitolo di quefto liquod autem. fupremum quid fit bro è provato ma conciò fia Cantio, in tertio bujus libri che questo, che è diffinito pacapitulo eft probatum. Et que fumendo detto vocabulo geneja generale a molti, però riniam quod diffinitum eft plurirale, che già è diffinito, dibus, generale videtur, refumen stinguiamo per certe differentes diffinitum jam generale vo zie quello, che folamente cercabulum, per quafdam differen chiamo. Dicemo adunque che tias folum, quod petimus la Canzone, la quale noi cerchiamo, in quanto che per foftinguamus; dicimus ergo quod pra eccellenzia è detta CanzoCantio, prout nos quaerimus è una congiugazione train quantum per fuperexcellen-gica di ftanzie equali fenza riftiam dicimus eft aequalium ftan ponforio, che tendeno ad una tiarum fine refponforio ad unam fentenzia, come noi dimoftriamo, quando dicemmo, fententiam tragica conjugatio ut nos oftendimus, cum dici mus,

di

ne,

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fe-t

Donne, che avete intelletto d'Amore.

E così è manifefto che cofa Et fic patet quid Cantio fit, & fia Canzone e fecondo che prout accipitur generaliter, & generalmente fi prende, e prout per fuperexcellentiam vocondo che per fopra eccellenzia la chiamiamo. Et affai an-camus eam; fatis etiam patere cora pare manifefto che cofa videtur, quid intelligimus cum. noi intendemo, quando dice-Cantionem vocamus, & per con mo Canzone; e confequentemen- fequens, quid fit ille fafcis te qual fia quel fafcio, che vo

mo

gliamo legare. Noi poi dice- quem ligare molimur. Quod che ella è una tragica autem dicimus, Tragica conjucongiugazione; perciò che quan- gatio eft: quia cum comice fiat do tal congiugazione fi fa co-baec conjugatio, Cantilenam vomicamente, allora la chiamia-camus per diminutionem mo per diminuzione Cantile-i

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de

na, de la quale nel quarto liqua in quarto bujus tractare bro di quefto avemo in animo intendimus.

di trattare.

ne. Cap. IX.

Che cosa è Stanzia ne la Canzo- Ponit quae fint principales in Cantione partes, & quod Stantia in Cantione principalior pars eft.

E

Sfendo la Canzone una!
congiugazione di Stanzie,

e non fapendofi che cofa fia
Stanzia, fegue di neceflità

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Via ut dictum eft tio eft conjugatio Stan tiarum, ignorato quid fit Stan

che non fi fappia ancora che cofa tia, neceffe eft Cantionem ignofia Canzone; perciò che da la rare: nam ex diffinientium cocognizione de le cofe, che dif-gnitione diffiniti refultat cogni finifcono, refulta ancora la cotio ; &ideo confequenter de gnizione de la cofa diffinita, e però confequentemente è da Stantia eft agendum, ut fcilitrattare de la Stanzia, acciò cet veftigemus, quid ipfa fit, che inveftighiamo, che cofa ef- quid per eam intelligere vofa fi fia, e quello che per effa lumus. Et circa hoc fciendum volemo intendere. Ora circa eft, quod hoc vocabulum per questo è da fapere, che tale

vocabolo è ftato per rifpetto folius artis refpectum inventum de l'arte fola ritrovato; cioè eft, videlicet ut in quo tota perchè quello fi dica Stanzia, Cantionis ars effet contenta, ilnel quale tutta l'arte de la Can-ud diceretur Stantia, hoc eft zone è contenuta, e quefta è manfio capax, vel receptacula ftanza capace, overo il recettacolo di tutta l' arte; per- lum totius artis. Nam quem

ciò

ad

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l' altra cir

admodum Cantio eft gremium ciò che sì come la Canzone totius fententiae, fic Stantia to-è il grembo di tutta la fentam artem ingremiat: nec licet in grembo tutta l'arte; nè è tenzia, così la Stanzia riceve aliquid artis fequentibus arro lecito di arrogere alcuna cofa gare fed folam artem antece-di arte a le Stanzie fequenti dentis induere; per quod patet ma folamente fi vefteno de l' quod ipfa de qua loquimur manifefto, che effa Stanzia (de arte de la prima, il perchè è erit conterminatio, five compa-la qual parliamo) farà un terges omnium eorum, quae Can-mine, overo una compagine tio fumit ab arte: quibus diva di tutte quelle cofe che la ricatis, quam quaerimus de Canzone riceve da l' arte; le il defcrivefcriptio innotefcit. Tota igitur quali dichiarite ars Cantionis circa tria vide-nifefto. Tutta l'arte adunre che cerchiamo farà ma tur confiftere; primo circa can-que de la Canzone pare, che tus divifionem, fecundo circa circa tre cofe confifta, de le partium babitudinem, tertio cir-quali la prima è circa la dica numerum carminum, & fyl.vifione del canto ca la abitudine de le parti labarum: de rithimo vero men-la terza circa il numero de tionem non facimus quia dei verfi, e de le fillabe; de propria Cantionis arte non eft; le rime poi non facemo menlicet enim in qualibet Stantiazione alcuna; perciò che non rithimos innovare eofdem fono de la propria arte de la Canzone. E' lecito certamenreiterare ad libitum, quod fte in cadauna Stanzia innovade propria Cantionis arte rithire le rime, e quelle medefime mus effet, minime liceret, quod a fuo piacere replicare; il che, dictum eft. Si quid autem rife la rima foffe di propria arthimi fervare intereft, bujus farebbe. E fe pur accade qualte de la Canzone, lecito non quod eft artis comprehendetur che cofa de le rime fervare, ibi cum dicemus partium bal arte di quefto ivi fi contiebitudinem: quare bic collige-ne, quando diremo de la abire poffumus ex praedictis diffitudine de le parti. Il perchè così poffiamo raccogliere da le cofe predette, e diffinire, dicendo. La Stanzia è una combabitudine limitatam carmi-pagine di verfi, e di fillabe num fyllabarum compa. fotto un certo canto, e fotto Juna certa abitudine limitata.

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nientes

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& dicere Stan , tiam effe fub certo cantu

gem.

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304

Del canto de le Stanzie, e de Oftendit quid fit Stantia, &

la divifione di effo.
Cap. X.

Sapendo poi, che l'animale

razionale è uomo

e

che S

quod Stantia variatur pluribus modis in Cantione.

Cientes quod rationale animal homo eft, & quod fen& corpus eft

la fenfibile anima, & il corpo è animale; e non fapendo che fibilis anima cofa fi fia queft'anima, nè que-animal, & ignorantes de bac fto corpo, non poffemo avere anima, quid ea fit, vel de ipfo. perfetta cognizione de l'uomo; corpore, perfectam hominis coperciò che la perfetta cogni- gnitionem habere non poffumus ; zione di ciafcuna cofa termina

ne gli ultimi elementi, sì co- quia cognitionis perfectio uniuf me il maestro di coloro, che cujufque terminatur ad ultima fanno, nel principio de la fua elementa, ficut magister sapienFifica afferma. Adunque per tum in principio Phyficorum teavere la cognizione de la Can- ftatur. Igitur ad babendam Can

confi

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zone, che defideriamo, deriamo al prefente fotto bre- tionis cognitionem, quam inbianunc diffinientia fuum vità quelle cofe, che diffinifca- mus no il diffiniente di lei, e pri- deffiniens fub compendio venti ma del canto, dapoi de la abi- lemus Et primo de cantu tudine, e pofcia de i verfi

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& poft& Syl

de le fillabe inveftighiamo. Di deinde de babitudine cemo adunque, che ogni Stan-modum de carminibus zia è armonizata a ricever una labis percontemur. Dicimus ercerta oda, overo canto; mago, quod omnis Stantia ad pajono effer fatte in modo di-quandam odam recipiendam arverfe che alcune fotto una > monizata eft, fed in modo dioda continua fino a l'ultimo procedeno, cioè senza replica-verfari videtur: quia quaedam uf. zione di alcuna modulazione, funt fub una oda continua, e fenza divifione; e e dicemo que ad ultimum progreffive, divifione quella cofa, che fa boc eft fine iteratione modulavoltare di un'oda, in un'altra; tionis cujufquam, & fine diefi la quale quando parliamo col vulgo, chiamiamo Volta. E diefim dicimus deductionem quefte Stanzie di un' oda fola vergentem de una oda in aliam; Arnaldo Daniello usò quafi in banc Voltam vocamus, cum vultutte le fue Canzoni; e noi gus alloquimur; bujufmodi avemo effo feguitato quando di- Stantia ufus eft fere in omnibus Cantionibus fuis Arnaldus Danielis:& non eum fecuti Jumus, cum diximus,

cemo,

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