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"donna stettero assai in Fiorenza, e feciono edificare la " chiesa di santo Miniato a Monte; e molti cavalieri e al" tri nobili cittadini gli tennono compagnia, tra' quali fu» rono quelli della Pressa..... e anche uno de' Lisei, il cui " nome fue Ansaldo. » — Arrigo II della casa di Sassonia, fu coronato imperatore in Roma il 14 febbraio 1014, e morì il 13 luglio 1023. Adunque erra il Villani, ponendo imperatore nell' anno 1015 Corrado, il quale fu il successore di lui. Pure dice anch' egli (lib. IV, cap. 10) che fra le famiglie nobili, le quali al tempo del detto imperatore erano nella città di Firenze, si annoveravano gli Elisei, che simile sono oggi popolani, che stanno presso a Mercato vecchio.

13 Così racconta il Malispini al cap. 100.

14 Malispini, cap. 132. Anco il Villani (lib. VI, cap. 33) annovera gli Elisei fra i Ghibellini del sesto di Por' san Piero, de' quali eran capi i Tedaldini : e eiò si ha pure dagli Spogli del Borghini esistenti nella Magliabechiana.

15 P. Ildefonso, Delizie degli Eruditi toscani, vol. VIII, pag. 278-279.

16 Il Del Migliore, Firenze illustrata, pag. 503, dice di essersi incontrato a vedere in antiche scritture: dominus Bonaccursus de Eliseis de arcu judex. « Intorno a questo "Bonaccorso (nota il Pelli) Giovan Battista Dei, peritis"simo nelle memorie delle nostre fiorentine famiglie, m'in» dicò tre carte, estratte da' rogiti di ser Matteo Biliotti, » la prima del 1294 in cui si legge : domina Gemma, uxor "Bindi magistri Benis Medici, in præsentia domini Bo"naccursi Lisæi judicis, legum doctoris, petit mundual"dum. La seconda del 1295, la quale mostra che dominus » Bonaccursus Eliseus recepit florenos quinque pro salario " suæ avocationis et allegationum etc.; e l'ultima del 1300, » nella quale si dice che Bonafede Milliorati populi S. Ma"ria Novella emancipavit Matteum filium suum coram sapienti et jurisperitissimo domino Bonaccurso Helisei, legum doctore. Di lui poi fu moglie donna Ravenna di » Castello de' Nerli, come apparisce da un documento » del 1303, citato negli Spogli di Pier Antonio dell' Incisa, " esistenti nell' archivio segreto di Palazzo vecchio. Que>sto Bonaccorso aveva un fratello, per nome Guidotto, ed > essi nascevano da un Eliseo. In una carta presa dai ro

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giti del suddetto Matteo Biliotti, leggo: 1300. Actum in "domo domini Bonaccursi Elisei et fratrum..... Guidotn tus filius quondam domini Elisei, suo nomine, et vice n et nomine domini Bonaccursi Elisei fratris sui, locat n bona in populo S. Columbani ec. Ebbe poi un Leonardo " per figliuolo, il quale fece testamento nel 1371, e fu pa» trono della chiesa di sant' Andrea in Mercato vecchio, » come dal testamento medesimo apparisce. Questo testa» mento, che esiste nell' archivio del r. spedale di s. Ma» ria Nuova, è riferito dal Manni nel suo libro delle Terme Fiorentine, lib. II, cap. 9, ed in esso si legge: Leonar» dus olim domini Bonaccursi de Liseis, populi S. Mariæ Nipotecose de Arcu Pietatis, fecit testamentum; ove vuole che deferatur corpus suum per homines et perso"nas de domo de Adimaribus ad sepeliendum in Eccle"sia S. Andrea Calismale, ut Patronus ejusdem, in sepulcro fiendo in dicta Ecclesia. »

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17 Quest' arco (dice il Pelli, e dice bene) era situato non lungi dalla chiesa di Santa Maria Nipotecosa, poi San Donnino, nel Corso degli Adimari, ossia via Calzaioli. E dopo aver detto così, cade in un manifesto errore dicendo, che le case degli Elisei si può credere essere state dirimpetto al Palazzo Salviati, poi Ricciardi, in via Por' san Piero presso l'antico convento dei Padri delle Scuole Pie. La chiesa di Santa Maria Nipotecosa, poi San Donnino, rimaneva all'estremità occidentale di quella via, detta in passato di Por' san Piero, ora del Corso, che pur non è breve, ed in quel punto precisamente che fa angolo colla via Calzaiuoli e colla via Crocerossa, mentre il palazzo Ricciardi, che fu anticamente de' Portinari, rimane all' estremità orientale presso il Canto de' Pazzi. L'arco della Pietà io son_pressochè certo che restasse non già in via Por' san Piero, ma sibbene in via degli Speziali grossi, cioè nella stessa via, ove stavano le case degli Elisei.

18 Di questo testamento è stato parlato qui sopra alla

nota 16.

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CAPITOLO SECONDO.

Degli antenati di Dante, cominciando da Cacciaguida. Origine della famiglia Alighieri. Non Allighieri, ma Alighieri dee scriversi il casato di Dante.

[Secoli XII e XIII.]

Da un ramo degli Elisei derivarono al principio del secolo XII gli Alighieri; ed ecco il come. Cacciaguida degli Elisei, che nacque il 1106,' avea preso in moglie donna Aldighiera degli Aldighieri di Ferrara. Avuto da essa un figlio, e ad onore di essa nominatolo Aldighiero, i suoi discendenti presero il nome da lui, e si chiamarono Aldighieri; 2 nome che poi per dolcezza di pronunzia cambiossi non già in Allighieri, siccome alcuni pretendono, ma bensì in Alighieri. Cotesto Cacciaguida segui nel 1147 l'imperator Corrado III nella seconda crociata in Terra santa, e fu da esso pel suo valore fatto cavaliere; ma l'esercito de' Crociati essendo ben tosto sconfitto, egli lasciovvi la vita in età di anni 42.3

Avea Cacciaguida due fratelli; Moronto che non lasciò successione, ed Eliseo onde continuossi il ramo degli Elisei fino a Leonardo di Buonaccorso, che abbiamo ricordato nel capitolo precedente. Oltre a quel figlio, cioè oltre ad Aldighiero, ebbene Cacciaguida un altro, per nome Preitenitto: ma poichè di questo non resta altra memoria, che quella di vederlo insiem col fratello nominato in un documento del 1189, perciò è da ritenersi che non avesse discendenza, e riman perciò escluso dalla ricerca presente. Or dunque da un fratello e da un figlio di Cacciaguida derivandosi dal princi

pio del secolo XII le due famiglie Elisei e Alighieri, cercarono esse distinguersi l'una dall'altra cosi pel nome, come per l'arme onde, mentre quella degli Elisei avea d'argento (siccome abbiam veduto poc'anzi) la parte inferiore dello scudo, e a scacchi azzurri e d'oro la parte superiore; quella degli Alighieri faceva uno scudo diviso pel mezzo in diritto, parte d'oro e parte nero, e tagliato per traverso piano da una fascia bianca. Pertanto da Cacciaguida discese Alighiero I, da Alighiero I Bellincione, da Bellincione Alighiero II, e questi fu il padre di Dante. Bellincione ebbe un fratello, che chiamossi Bello, e poichè in qualche documento vedesi costui nominato col titolo di messere, è da dirsi che fosse o dottore, o cavaliere, non per altro tributandosi allora quel titolo. Da lui discesero Cenni, Gualfreduccio, Cione quel Geri, detto appunto del Bello, che Dante finge vedere nel XXIX dell' Inferno, quasi a volerne significare esser egli stato proditoriamente ucciso (siccome fu di fatto da un de' Sacchetti), e andarsene sdegnoso per non avere ancora (nel 1300) trovato alcuno della famiglia, che n'avesse tratto vendetta; vendetta diremo qui di passaggio, che solo fu fatta dopo la morte di Dante, da un nipote dell' ucciso: tali essendo le stolte e ad un tempo feroci leggi d' onore di quell' età. Comunque sia, della discendenza di messer Bello non resta altra memoria che quella de' figli.

Adunque Alighiero II, figlio di Bellincione, nipote d' Alighiero I, e bisnipote di Cacciaguida, fu il padre di Dante. Suoi fratelli furono un Gherardo, di cui null' altro sappiamo se non che viveva nel 1277, ed un Brunetto, la cui discendenza s'estinse in un figlio, e di cui dirò qualche cosa in appresso. Al contrario degli Elisei, che (come dicemmo) erano Ghibellini, gli Alighieri eran Guelfi; nè ciò dee recar maraviglia, perocchè in quei tempi, in che sventuratamente i cittadini s'abbandonavano allo spirito di parte, sono frequentissimi gli esempii non solo di consorti, ma pur d'individui delle stesse famiglie, nemici fra loro. E gli Alighieri di

siffatta guisa si furon dati al partito guelfo, che Farinata degli Uberti, parlando di essi (Inf., canto X, v. 46), dice:

Fieramente furo avversi

A me ed a' miei primi ed a mia parte,
Si che per due fiate li dispersi.

Infatti Brunetto, lo zio di Dante or ora ricordato, faceva parte dell' esercito fiorentino, che a Montaperti fu pienamente sconfitto, nel quale ei tenne un posto assai distinto, poichè egli era una delle guardie del Carroccio ; e nel quale ebbe l' incarico insiem con altri di dirigere la costruzione delle vie, occorrenti in quel tratto, ov' era posto l'accampamento." Doveron pertanto due volte esular dalla patria: la prima nel 1248 quando ne furon cacciati per opera di Federigo d'Antiochia, figlio dell' imperator Federigo II; la seconda nel 1260, immediatamente appresso la grande sconfitta sopraccennata di Montaperti. Ma

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S'ei fur cacciati, ei tornâr d'ogni parte,

l'una e l'altra fiata,

risponde il Poeta all' Uberti (ivi, v. 49); ed infatti tornarono la prima volta nel 1251 dopo la morte di Federigo imperatore, la seconda nel 1266-1267, dopo che Carlo conte di Provenza ebbe tolto a Manfredi i reami di Puglia e di Sicilia. La discendenza di questo Brunetto Alighieri, guardia del Carroccio, e zio di Dante, si estinse in un figlio chiamato Cione.

Le case degli Alighieri (chè più d'una ne possedevano) restavano nel centro della città e nel sesto di Por' san Piero : di fronte guardavano la piazzetta di san Martino del Vescovo, e piegando a sinistra giungevano fino alla piazzetta de' Giuochi a tergo rispondevano sulla piazza de' Donati, detta oggi della Rena. « Gli Alighieri (dice Leonardo >> Bruni) abitarono in sulla piazza dietro a san Martino del >> Vescovo, dirimpetto alla via che va a casa i Sacchetti,10 e >> dall'altra parte si stendono verso le case de' Donati e » de' Giuochi. » E questo vien confermato dai documenti

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