Sayfadaki görseller
PDF
ePub

" tata. Veramente io sono stato legno senza vele e senza " governo, portato a diversi porti e foci e liti dal vento "secco, che vapora la dolosa povertà; e sono vile apparito "a molti, che forse per alcuna fama, in altra forma mi " aveano immaginato: nel cospetto de'quali non solamente » mia persona invilío, ma di minor pregio si fece ogni opera già fatta come quella che fosse a fare. "

"

23 Dall' archivio delle Riformagioni (Capitoli, Classe XI, dist. I, num. 19, a carte 9):

[ocr errors]

(10 marzo 1302.) In nomine Domini amen.

"Hec est quedam condepnatio, sive condepnationis sententia, facta, lata et promulgata per nobilem et potentem "militem dominum Cante de Gabriellibus de Eugubio, hono» rabilem Potestatem Civitatis Florentiæ, contra infrascriptos » homines et personas, sub examine sapientis et discreti viri » domini Pauli de Eugubio, Judicis ad offitium inquirendi et procedendi contra committentes barattarias et lucra illicita deputati, et scripta per me Bonoram de Pregio, ejusdem » domini Potestatis et Communis Florentie notarium, ad » idem offitium deputatum, in anno Domini millesimo trecen» tesimo secundo, tempore domini Bonifacii pape viij, Indi" ctione XV.

[ocr errors]
[ocr errors]

» Nos Cante Potestas predictus infrascriptam condepna» tionis sententiam damus et proferimus in hunc modum: " Dominum Andream de Gherardinis "Dominum Lapum Salterelli Jud.

" Dominum Palmerium de Altovitis

» Dominum Donatum Alberti de sextu porte Domus Lapum Amuniti de sextu Ultrarni

[ocr errors]

Lapum Blondum de sextu Sancti Petri majoris

» Gherardinum Deodati populi S. Martini episcopi

"Cursum domini Alberti Ristori

[ocr errors]

"Innami de Ruffolis

Lippum Becche

» Dantem Alagherii

» Orlanduccium Orlandi

"Ser Simonem Guidalocti de sextu Ultrarni

» Ser Guccium medicum de sextu porte Domus

" Guidonem Brunum de Falconeriis de sextu S. Petri. » Contra quos processum est per inquisitionem ex nostro of"fitio et curie nostre factam super eo et ex eo, quod ad au» res nostras et ipsius curie nostre pervenit, fama publica re

[ocr errors]

"

[ocr errors]
[ocr errors]

ferente, quod cum ipsi et eorum quilibet nomine et occa"sione barattariarum, iniquarum extorsionum et illicitorum » lucrorum fuerint condepnati, quod in ipsis condepnationibus "docetur apertius, condepnationes easdem ipsi, vel eorum aliquis termino assignato non solverint. Qui omnes et singuli per numptium Communis Florentie citati et requisiti "fuerunt legiptime, ut certo termino jam elapso mandatis » nostris parituri venire deberent, et se a premissa inquisi» tione protinus excusarent. Qui non venientes per Clarum Clarissimi publicum bapnitorem poni se in bapno Communis » Florentiæ substulerunt: in quod incurrentes eosdem assen"tatio contumacia innodavit, ut hec omnia nostre curie la"tius acta tenent, ipsos et ipsorum quemlibet, ideo habitos " ex ipsorum contumacia pro confessis, secundum Jura, sta» tuta ed Ordin. Communis et Populi civitatis Florentie "ordin. just., et ex vigore nostri arbitrii, et omni modo et » jure quibus melius possumus, ut si quis predictorum ullo » tempore in fortiam dicti Communis pervenerit, talis per" veniens igne comburatur sic quod moriatur, in his scriptis sententialiter condepnamus.

[ocr errors]
[ocr errors]

"

» Lata, pronumptiata et promulgata fuit dicta condepna» tionis sententia per dominum Cante Potestatem predictum " pro tribunali sedentem in Consilio generali Communis Florentie, et lecta per me Bonoram notarium supradictum sub "anno, tempore et Indict. predictis, die x mensis martii, pre» sentibus testibus ser Massaio de Eugubio et ser Bernardo » de Camerino notario dicti domini Potestatis, et pluribus » aliis in eodem Consilio existentibus.

153

CAPITOLO SESTO.

Prima radunanza de' Bianchi in Gargonza; poi in Arezzo. I Bianchi a Forlì con Scarpetta degli Ordelaffi. Impresa di Pulicciano. Missione del paciaro cardinal Niccolò da Prato. Tentativo de' Bianchi di ripatriare sotto Baschiera Tosinghi. Prime peregrinazioni di Dante. Va allo Studio a Bologna. Clemente V. Legazione del cardinal Napoleone degli Orsini. Guerra di Montaccianico. Congresso de' Bianchi in San Gaudenzio. Dante a Padova; in Lunigiana presso i marchesi Malaspina. Sua legazione al vescovo di Luni. Torna Dante nel Casentino, e poi in Lunigiana. Frate Ilario. Dante a Parigi. Arrigo VII. Dante torna in Italia: sua lettera ai principi e popoli d'Italia. Inchina Arrigo, e torna nel Casentino. Scrive ai Fiorentini, e quindi ad Arrigo. Riforma di Baldo d' Aguglione. Storia d' Arrigo. Sua morte.

[1302-1313.]

Mentre Dante, veduta riuscire del tutto inefficace la sua ambasciata a papa Bonifazio, trattenevasi in Roma, incerto di che far si dovesse, ebbe notizia della rovina della sua patria, e poco appresso delle sue proprie disavventure. Dileguandosi allora dalla Curia pontificia, e maledicendone in cuor suo la doppiezza e la perfidia, corse alla volta della Toscana; e, giunto in Siena, intese i particolari di tutti quei fatti lugubri. Vide allora ben egli, e videro tutti gli altri sbanditi, che non v'era alcun modo di ridurre i loro avversarii a sensi più miti: il perchè s'avvisarono d' accozzarsi insieme,

e la prima loro riunione fu a Gargonza, castello della famiglia Ubertini, che restava a mezza strada fra Siena ed Arezzo; e quivi stabilirono di collegarsi coi Ghibellini di Toscana e di Romagna, e di fermare la loro sede in Arezzo. Il passaggio di Dante dal partito dei Guelfi bianchi a quello de' Ghibellini non data che da questo tempo, cioè dal febbraio, o marzo del 1302; e chi ha detto diversamente non avea ben presenti questi fatti storici, e le lor cause e le lor conseguenze. In Arezzo adunque convennero, e quivi presero a radunare le forze loro, facendone capitano il conte Alessandro da Romena, e nominando dodici consiglieri, che gli dovessero stare a fianco; uno de' quali fu Dante. « In Siena » (racconta il Bruni) intesa più chiaramente la sua calamità, » e non vedendo alcun riparo, deliberò accozzarsi con gli >> altri usciti, ed il primo accozzamento fu in una congre>> gazione degli usciti, la quale şi fe a Gargonza; dove trat»tate molte cose, finalmente fermarono la sedia loro in » Arezzo: e quivi ferono campo grosso, e crearono loro ca» pitano il conte Alessandro da Romena ; e feron dodici con» siglieri, del numero de' quali fu Dante. »

Or qui presentasi una questione: Chi fu l' Alessandro da Romena capitano di questa lega de' fuorusciti? Fu forse quell' Alessandro, quell'anima trista, che maestro Adamo, falsificatore a sua istanza del fiorino d'oro, vorrebbe veder nell' Inferno (canto XXX, v. 77) a penare con sè? No, non fu lui. Egli fu un suo cugino ; fu quegli che, morendo nel 1305, lasciò eredi d'ogni sua facoltà Guido ed Oberto conti da Romena, ai quali Dante mandò una lettera, condolendosi della morte del loro zio, che egli chiama coi titoli più onorevoli e più affettuosi, e dicendo che non gli è dato prender parte ai solenni funerali di lui, non per negligenza, nè ingratitudine, ma per l'improvvisa povertà che dall'esilio mi venne (sono sue parole): costei, siccome fiera persecutrice, privo d'armi e di cavalli m'ha cacciato omai nell' antro di sua prigionia, e avvegnachè io faccia ogni sforzo per rilevarmi, infino a qui ella prevale, e macchina l'empia di ritenermi tuttavia fra' suoi artigli.

In Arezzo pertanto (seguita a raccontare il Bruni) dimorarono i fuorusciti di speranza in speranza fino al 1304. Era in questo frattempo, cioè nell' 11 ottobre 1303, morto Bonifazio VIII, più per malattia morale che fisica: imperciocchè, guastatosi col re di Francia Filippo il Bello, questi lo fe da Sciarra Colonna e da Guglielmo di Nogaret assalire in Anagni e prender prigione: ond' egli tanto s'accuorò, sia per lo sfregio alla pontifical dignità, sia per la nera ingratitudine, con che di tanti benefizii la real casa di Francia lo ricambiava, che pochi giorni appresso se ne morì:1 pontefice, a cui se, per l'infelicità de' tempi, è da rimproverarsi qualche atto biasimevole, non si disconviene peraltro il nome di grande, di che la storia l'ha onorato. Or dunque nella fine del mese d'ottobre eletto in suo luogo il vescovo d'Ostia, che prese il nome di Benedetto XI (uomo d' indole pacifica, ed ornato delle più belle virtù, siccome conviensi ad un vicario di Cristo in terra) amando egli che avesser fine le civili discordie, che laceravan l' Italia, e più specialmenie Firenze, pensò di mandare in questa città col titolo di suo legato e paciario il cardinale fra Niccolò della famiglia Albertini, o (com' altri dice) de' Martini da Prato, gran politico di quei tempi, savio e moderato (siccome lo qualificano gli storici) e nemico del furor delle parti. Egli giunse in Firenze nel 10 marzo 1304. Ma prima ch' io narri ciò che per lui fu, se non portato ad effetto, tentato, conviene ch' io faccia parola d'un altro fatto, intervenuto in questo frattempo, fatto al quale da alcuno vorrebbesi, che avesse preso parte il nostro Dante.

2

<< I Ghibellini e i Bianchi (racconta Dino Compagni) >> ch'erano rifuggiti a Siena, non si fidavano starvi per una >> profezia che diceva, La Lupa puttaneggia..... onde n' anda>> rono ad Arezzo, dov' era podestà Uguccione della Fag»giuola, antico ghibellino..... E buona parte se n'andarono >> a Furlì, dov' era vicario per la Chiesa Scarpetta degli Or» delaffi. » In Arezzo pertanto contrasse Dante con Uguccione quell'amicizia, che non fu mai tra loro interrotta, e della quale il Poeta gli diede splendida testimonianza dedi

« ÖncekiDevam »