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» siccome le donne sogliono esser vaghe di fare, le piacque » di rinnuovare il nome de' suoi passati, e nominollo Aldighieri; comecchè il vocabolo poi, per sottrazione di questa lettera d corrotto, rimanesse Alighieri.

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Leonardo Bruni: « Di messer Cacciaguida nacquero gli Aldighieri, così nominati da un suo figliuolo, il quale per » stirpe materna ebbe nome Aldighieri. »

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Giannozzo Manetti (Vita Dantis, pag. 9): « Hic igitur » nobilis Cacciaguida...... virginem quamdam forma moribusque præstantem e clara quadam Aldigheriorum fer» rarensium familia in matrimonium accepit, ex qua quum plures filios suscepisset, unum ex multis, ut uxori morem » gereret, nomine familiæ uxoris suæ Aldigherum cogno» minavit, quamquam d littera, ut in pluribusque fit eupho» niæ causa, e medio sublata, pro Aldighero Aligherum appellaret.

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Filippo Villani (Vita Dantis, pag. 7) dice le cose medesime, ma discorda rispetto alla patria della moglie di Cacciaguida, e invece che di Ferrara, la vuole di Parma. Non cita peraltro alcun fatto, ma emette solo una sua opinione, dicendo: « quasi sola Ferraria in valle Padi sita sit, » et non Parma; sed familiæ parmensis notissimum agno» men fictionem concionantis enudat, idque ipsum ibidem perspicaciter contuenti videtur asserere Cacciaguida..... » Hanc ingenuam veritatem modernus quidam, ut hestensi » alluderet marchioni, conatus est obumbrare, poetico af» firmans commento, de Frangipanibus quemdam nescio » quem ab antiquo Ferrariæ firmasse coloniam, indeque per "posteros migrasse Florentiam, ex eo fortasse loco argu»mentum sumens, quod dixerit Cacciaguida, mea uxor ad me venit de valle Padi. » Che una famiglia Aldighieri fosse anco in Parma può essere, ma che la valle del Po accenni piuttosto a Parma, che a Ferrara, nol credo. Ecco poi quello che in proposito dice il Pelli, pag. 17: « Filippo » Villani nella Vita di Dante, e Domenico d' Arezzo nella » sua opera ms., che ha per titolo Fons memorabilium universi, ove parla del nostro Poeta (parte V, lib. I) scri» ve, che a' suoi tempi in Parma sussisteva la casata Alagheri, e che Benvenuto da Imola, commentando un ter»zetto del canto XV del Paradiso, avea pensato che la » moglie di Cacciaguida fosse di Ferrara, per compiacere " al marchese Niccolò d' Este. Ma ciò non può esser vero, » perchè prima di Benvenuto avea detto il medesimo il Boc» caccio. Comunque però sia, in Ferrara la famiglia Aldighieri era in essere nel XII secolo, e rispetto a quella

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" di Parma trovo nelle memorie storiche di Bologna di Matteo de' Griffoni, stampate nel vol. XVIII, Scriptor. » Rer. Italic., pag. 143, che un Paolo de Aldigeriis de " Parma fu nel 1328 rettore della stessa città di Bologna, " e che di questo medesimo Paolo parla ancora frate Bar"tolommeo della Pugliola nella sua Cronica di Bologna » all'anno 1316, inserita in detto volume, pag. 330. Cosa poi debba credersi fra questa varietà di sentimenti, non "ho tanto in mano da determinarlo. » Pure sembra a me che si determini benissimo; perciocchè il dire che nel 1328 era in Parma una famiglia Alagherii o Aldighieri non prova nulla, essendochè bisogna provare che la vi fosse due interi secoli innanzi, cioè verso il tempo che Cacciaguida prese moglie. E quando pur ciò si provasse, come può distruggersi l'asserzion del Boccaccio, come può contorcersi il senso delle parole di Cacciaguida, Mia donna venne a me di val di Pado?

3 Continuando a parlar di sè, dice Cacciaguida (Paradiso, canto XV, v. 140 e seg.):

Poi seguitai lo imperador Currado,

Ed ei mi cinse della sua milizia:

Tanto per bene oprar gli venni in grado.
Dietro gli andai, incontro alla nequizia
Di quella legge, il cui popolo usurpa,
Per colpa del pastor, vostra giustizia.
Quivi fu' io da quella gente turpa
Disviluppato dal mondo fallace,

Il cui amor molt' anime deturpa,
E venni dal martirio a questa pace.

⚫ Cacciaguida_stesso nomina questi due suoi fratelli, (Paradiso, canto XV, v. 136):

Moronto fu mio frate ed Eliseo.

5 Questi, che (come abbiam detto) fu il primogenito di Cacciaguida, e diede il nome al ramo degli Elisei, che si disse degli Aldighieri, è posto da Dante nel Purgatorio tra i superbi, secondo che suonan le parole dello stesso Cacciaguida. (Paradiso, canto XV, v. 91 e seg.):

Quel da cui si dice

Tua cognazione, e che cent'anni e piue
Girato ha il monte in la prima cornice,

Mio figlio fu, e tuo bisavo fue :

Ben si convien, che la lunga fatica

Tu gli raccorci con l'opere tue.

E ben si ricorderà il lettore, che nella prima cornice, o primo girone del Purgatorio, si purga la superbia.

Nell' Inferno, (canto XXIX, v. 4 e seg.):

Ma Virgilio mi disse: Che pur guate?
Perchè la vista tua pur si soffolge
Laggiù tra, l'ombre triste smozzicate?
Tu non hai fatto sì all' altre bolge.

Dov' io teneva gli occhi sì a posta
Credo che un spirto del mio sangue pianga
La colpa, che laggiù cotanto costa.
Allor disse il Maestro: Non si franga
Lo tuo pensier da qui innanzi sovr' ello:
Attendi ad altro, ed ei là si rimanga;
Ch'io vidi lui appiè del ponticello
Mostrarti, e minacciar forte col dito,
Ed udi' 'I nominar Geri del Bello.

O Duca mio, la violenta morte,

Che non gli è vendicata ancor, diss' io,
Per alcun che dell' onta sia consorte,
Fece lui disdegnoso; onde sen gío
Senza parlarmi, sì com' io stimo:

Ed in ciò m'ha fatt' egli a sè più pio.

In brevi parole ecco il fatto. Geri degli Aldighieri, figlio di messer Bello, uomo rissoso, fu ucciso a tradimento da uno de' Sacchetti; e nessuno della famiglia, ingiuriata per quest'omicidio, n' avea preso ancora vendetta. Ma (secondo che narra il Landino) un figliuolo di messer Cione, e quindi nipote dell' ucciso, nel 1330 (per togliersi quell' onta) uccise uno de' Sacchetti mentre trattenevasi sulla porta di sua casa.

7 Nel registro dell' esercito guelfo, che tuttora conservasi nell'archivio centrale di Stato, e che ha per titolo Libro della Condotta e del Campo del Comune di Fiorenza, el quale libro li fu tolto quando furono sconfitti (i Guelfi) a Monte aperto ec., a carte 11 tergo si legge : Infrascripti sunt electi per Capitaneum exercitus ad faciendum fieri et ampliari vias per campum cum uno ex familia Pote

statis: Burnettus de Alagheriis Porta Sancti Petri ec. E a carte 61: Pedites Carrocci electi: Burnettus Bellincionis Alagherii, populi Sancti Martini Episcopi, ec.

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8 Giovanni Villani (lib. VI, cap. 3): « In questo con"trasto e battaglia (fra i Ghibellini ed i Guelfi), Federigo imperadore mandò a Firenze lo re Federigo suo figliuolo "bastardo con sedici centinaia di cavalieri di sua gente » tedesca. Sentendo i Ghibellini, ch'elli erano presso a Fi» renze, presono vigore, e con più forza e ardire pugna"rono contro i Guelfi, i quali non aveano altro aiuto, nè > attendeano nullo soccorso, perchè la Chiesa era a Leone » sopra Rodano oltremonti, e la forza di Federigo era trop"po grande in tutte parti d' Italia..... Alla fine veggendosi "i Guelfi aspramente menare, e sentendo entrato già lo re Federigo con sua gente la domenica mattina, sì si » tennero i Guelfi infino al mercoledì vegnente. Allora non potendo più resistere alla forza de' Ghibellini, sì abban, donarono la difenza, e partirsi dalla città la notte di "s. Maria Candellara gli anni di Cristo 1248. »

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9 Giovanni Villani (lib. VI, cap. 80): « Venuta in Firenze » la novella della sconfitta dolorosa, e tornando i miseri fuggiti di quella, si levò il pianto d' uomini e di femmine in » Firenze sì grande, che andava infino a cielo, imperciocchè "non avea casa niuna in Firenze, piccola o grande, che non " vi rimanesse uomo morto o preso..... Per la qual cosa i capo"rali de' Guelfi nobili e popolari, ch' erano tornati dalla sconfitta, e quegli ch' erano in Firenze, sbigottiti e impauriti..... » senz'altro commiato o cacciamento, colle loro famiglie piangendo uscirono di Firenze, e andarsene a Lucca, gio» vedì a dì 13 di settembre, gli anni di Cristo 1260. »

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10 Infatti le case Sacchetti stavano sull' angolo, che fanno le due vie de' Cerchi e de' Magazzini, la seconda delle quali riesce in via Condotta, detta anticamente del Garbo. Nei MSS. Strozziani leggesi un contratto, in cui Rinuccino Rinuccini, che avea le sue case sull'angolo che formano le due vie de' Magazzini e Condotta, e precisamente nello stabile occupato oggi dalle cartolerie Chiari e Volpini, è chiamato confinante colla casa Sacchetti. In un brano di documento riportato dall'Uccelli (Badia fiorentina, pag. 30) leggesi: Apothecæ quæ sunt in proprietate Abbatiæ...... usque ad classum (chiassolo, cioè via de' Magazzini), quod est juxta domum filiorum Sacchetti.

11 Annale IV della Società Colombaria, MS. nella libreria di essa Società, pag. 195.

12 Il p. Richa nelle sue Notizie storiche delle Chiese Fiorentine (parte I, quartier s. Croce, pag. 208-236) dice che i monaci cassinensi della nostra Badia, ne' quali nel 1034 era pervenuta la chiesa di San Martino per donazione del Diacono Tegrimo, unirono nel 1479 la sua parrocchia a quella loro vicina prioria di San Procolo (e queste cose dice pure l' Uccelli, Badia fiorentina, pag. 19 e 21). Ma o la Torre detta di Dante, ch' è nella cura di Santa Margherita, non è la vera casa del Poeta, o qualche fuoco della parrocchia di San Martino fu aggregato a quelli di Santa Margherita. Errano pertanto i compilatori di alcuni Prioristi, i quali nel riferire all'anno 1300 il priorato di Dante, lo fanno del popolo di Santa Margherita.

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13 Afferma lo Scolari, che in queste due sentenze il casato di Dante trovisi scritto Allighieri. Ma egli è questo un equivoco, a schiarire il quale riporterò alcune parole, che fece in proposito il signor Stefano Audin nel suo libretto Del Casato e dell' Arme di Dante, Fir. 1853: « La citazione n dello Scolari, ov' egli dice che nella sentenza di bando » del 10 marzo leggesi Allighieri, non deriva dall' originale, ma da una copia scorrettissima, riportata da varii autori, i quali veduto non aveano come noi il codice del» l'archivio delle Riformagioni, capitoli, classe XI, dist. I, » num. 19, a c. 2 e 9, che contiene la sentenza del 27 gen"naio 1302 e quella del 10 marzo dell' istesso anno. Le due » sentenze leggono Alagherii e non Allighieri. Nella prima » del xxvij Januarii A. D. millesimo ccco secundo leggesi: "Dante Alaghieri de Sextu scti Petri major.; e nella se»conda dell' istesso anno: die x' mens. Martij, Dantem Alaghieri. n

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Audin, Del Casato e dell' Arme di Dante, pag. 10: "Il Pelli prende per autorità la vita di Dante scritta da "Giovanni Boccacci, secondo l'edizione di Firenze ap" presso Bartolommeo Sermartelli 1576 in 8'; e così fa il signor Torri, chiamando principe questa edizione, ch'è la » terza soltanto, e l' unica in cui trovisi stampato Allighieri; » la peggiore fra quante ne esistono, adulterata in più luoghi, ed in quello appunto riportato dal signor Torri;..... il quale non teme di dare al dottissimo A. M. Biscioni il carico di averne a suo piacere cambiata la lezione nella

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