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pregiatissima raccolta di Prose di Dante e Boccaccio, » da lui pubblicata..... Rammenteremo al signor Torri, che » l'edizione principe della Vita di Dante è quella premessa » al testo della divina Commedia col commento di Ben» venuto da Imola (anzi di Jacopo della Lana), Venezia » per Vindelin de Spiera, 1477 in fol....... nè egli poteva ignorare l'esistenza di questa edizione (perch' ei la possiede), nè dell' altra del 1544, la quale, salvo alcune leg"gere differenze ortografiche, è copia della prima del 1477. »

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CAPITOLO TERZO.

Albero degli ascendenti di Dante. Possessi della famiglia Alighieri. D'altre famiglie Alighieri esistenti nel 1300 in Firenze.

[Secoli XII e XIII.]

A maggiore dichiarazione delle cose discorse nel capitolo precedente darò qui appresso l'albero della famiglia Alighieri da Cacciaguida a Dante, e lo correderò di tutte le notizie, che fu dato al Pelli di raccogliere e a me d'aggiungere, traendole da quei documenti, che il tempo ci ha conservati.

A questo proposito egli è conveniente notare, che altre famiglie erano in Firenze, che o quasi simile, o simile aveano il cognome a quello di Dante. Non dirò nulla degli Aringhieri, o Arringhieri, o Ardinghieri; due de' quali, cioè l' uno Jacobus Magister Gener Aringhieri, e l' altro, Actavianus olim Arringhieri populi sancti Pancratii, furono commilitoni con Brunetto Alighieri a Montaperti, e consignaverunt unum equum pili nigri, secondo che si legge rispetto al primo a carte 20, e rispetto al secondo a c. 22 retro del sopraricordato registro dell' esercito fiorentino. Nulla parimente dirò d' un' altra famiglia che chiamavasi Aligeri, perchè queste non si possono così agevolmente prendere l'una per l'altra. Ma qualche parola farò d'altre due famiglie Alighieri, che pure al tempo di Dante esistevano in Firenze, e che appunto per l'identità del nome furono con quella di Dante confuse da qual

cuno.

Leopoldo Del Migliore ne' suoi zihaldoni esistenti nella Magliabechiana (vol. II, pag. 131) nota: 1234. Caruccius Salvi

Alighieri e a pag. 132, riportando un albero della famiglia di Dante, dice che questo Salvi, padre di Caruccio, fu figliuolo di Alaghiero di Cacciaguida. Ma avendo il Pelli ritrovato ne' rogiti di ser Matteo Biliotti a e. 58: Caruccius quondam Salvi Allighieri populi S. Maria in Capitolio, mutuo recepit libras duas a Folchetto quondam Cafaggi Marachagliæ populi S. Pancratii; ed avendo così veduto che quel Caruccio era del popolo di Santa Maria in Campidoglio, distante non poco da San Martino del Vescovo, tantochè l' una parrocchia non poteva essersi confusa coll' altra; pensò, e pensò bene, che Salvi e il suo figlio Caruccio fossero d'altra e diversa famiglia. Oltre a questo argomento havvene un altro. Da uno Spoglio, esistente nella Magliabechiana, vedesi che questo Caruccius Salvi Allighieri è di consiglio nel 1295. Ora, in quest' anno, in nessun Albero della famiglia degli Alighieri da San Martino si riscontra un individuo così nominato, sia come fratello o cugino o zio del nostro Dante. Dunque egli era d' altra famiglia.

Pure d'altra e diversa famiglia fu quel Gherardo Aldighieri del popolo di San Remigio, cancelliere degli uffiziali di guerra, d' un libro del quale, che portava la data del 1304, e in che eran notati i capitani della guerra e le loro deliberazioni, dà il Borghini un estratto ne' suoi Spogli, esistenti nella Magliabechiana. Questo Gherardo che il Del Migliore (loc. cit.) rammenta come vivente nel 1269, fu notaio della Signoria nel 1301, nel 1302 e nel 1304, e notaio de' Capitani di parte guelfa nel 1312. Ch' egli fosse notaio della Signoria nel 1301, lo certifica Marchionne di Coppo Stefani nella sua Storia fiorentina (vol. X, pag. 30, delle Delizie degli Eruditi toscani) dicendo che i Priori del bimestre da mezzo agosto a mezzo ottobre del 1301 avevano ser Gherardo Aldighieri per loro notaio. Anzi il De Romanis opina con molta probabilità, che quel ser Gherardus notarius quondam Pepi, firmato nella nota de' fideiussori, i quali pro Guelfis de sextu Ultrarni promisero la pace del 18 gennaio 1280, stipulata sulla piazza di Santa Maria Novella alla presenza del cardinal Latino,

DANTE.

Vita.

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legato di papa Niccolò III (siccome nota il citato storico Stefani, vol. IX, pag. 75), non altri fosse che questo ser Gherardo di cui ora parliamo. Ch' ei fosse notaio della Signoria nel 1302 lo asserisce il Pelli; ch'ei lo fosse pure nel 1304 l'ho veduto io stesso indicato in un antico priorista, ove inoltre era data l'arme di esso, che in campo bianco portava una croce azzurra vuota, come infatti dice anco il Pelli essere stata l'arme di lui. Ch' ei fosse notaio de' Capitani di parte guelfa nel 1312, lo dice il Del Migliore ne' citati Zibaldoni (vol. V, pag. 90) ove aggiunge, che egli in tal qualità rogò una nota di ribelli. E questa nota di ribelli è probabilmente quella della così detta riforma di Baldo d' Aguglione, della quale parleremo al capitolo VI, e daremo un

estratto.

Or dunque questo Gherardo Alighieri non era della famiglia di Dante, si perchè la sua parrocchia era quella di San Remigio, e non quella di San Martino; si perchè un Pepo, che fu il padre di ser Gherardo, non riscontrasi fra gli Aldighieri, ond' era il nostro Poeta ; e sì perchè la sua arme era tutt' affatto diversa e da quella degli Elisei e da quella degli Aldighieri discesi da Cacciaguida, siccome anc' oggi si vede nella cappella, che fu di lui nella chiesa di San Remigio, la quale in seguito passò ai Gaddi. Egli poi fu lo stipite d'una famiglia, la quale, per distinguersi da quella del nostro Poeta, fu detta degli Aldighieri di ser Gherardo o di San Remigio, della quale l' ultimo fu un padre Sinibaldo dell' ordine de' Predicatori, figliuolo di messer Donato giureconsulto, e nipote di Ricco, che fu de' Priori nel luglio e agosto del 1350. Di quel religioso e della sua morte, accaduta nel 1420, ce ne ha conservato memoria l'antico necrologio del convento di Santa Maria Novella in tal guisa (num. 612 F.): Sinibaldus domini Donati, magister in theologia, et prædicalor gratissimus ac doctissimus obiit, prima die aprilis 1420. Hic exemplaris et religiosus fuit ter Prior Florentiæ, inquisitor bononiensis, et sæpius provinciæ definitor capituli generalis. Reliquit plurima societali laudum pro exequiis

et festis celebrandis, ac tandem devotissime in Domino quievit Florentiæ die quo ut supra, existens Prior conventus. E sebbene a queste seguano le altre parole: Fuit de Aldigheriis Dantis agnatus, pure non dee darsi ad esse alcun valore, poichè (come osservò il Pelli) riconosconsi aggiunte da mano moderna. La cappella poi di San Remigio, rispetto alla quale prese abbaglio il p. Richa dicendo (Notizie delle Chiese Fior. ec., vol. I, pag. 259) ch' ella fu la cappella gentilizia del nostro Poeta, passò alla famiglia Gaddi, perchè Caterina di messer Donato, e sorella del sopradetto frate Sinibaldo, fu moglie di Taddeo Gaddi.

Nell'albero della famiglia Alighieri pone il Pelli siccome figlio d'Aldighiero II, e conseguentemente siccome fratello di Dante, un Domenico Aldighiero degli Aldighieri, che fu massaro generale di Modena nel 1387. Egli è questo un errore. Secondo il Pelli la morte d'Aldighiero avvenne nel 1270, ma poichè il Boccaccio racconta (e in questo io credo gli si debba prestar fede) come Dante nella sua età di nove anni, cioè nel 1274, fu dal padre condotto ad una festa in casa di Folco Portinari, perciò è forza dire che non prima del 1274 la morte di lui avvenisse. Ora, partendo da questa data, che attenua il computo che vado fare, e supponendo pure che Domenico nascesse l'anno medesimo della morte del padre, resulterebbe ch' egli fu massaro quando avea 113 anni d'età. Ma oltre l'improbabilità ch'è dimostrata dalle date, chi ha mai detto che Dante avesse un fratello per nome Domenico? qual è il documento che lo prova? Laddove il Pelli parla degli Aldighieri di Ferrara, nota fra le altre cose, pag. 30, come il Tiraboschi (Storia dell' Abbazia di Nonantola, vol. I, pag. 288) riferisce che l'abate di Nonantola, Niccolò d'Assisi, concesse in feudo nel 1387 per i marchesi Albizi una casa ed alcuni beni a Domenico del fu Aldighiero fiorentino, massaro generale di Modena. Se questa qualifica di fiorentino è vera, e così pare infatti, poichè il Tiraboschi (ivi, pag. 348) si studia di provare che quella famiglia Aldighieri fiorentina fosse originaria di Nonantola; non sarà punto improba

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