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bile il dire, che sia quella stessa degli Aldighieri di San Remigio, e che questo Domenico sia figlio di Ricco, e fratello di Donato. Ecco, secondo quel che parmi poter dedurre dai documenti, qual è l' Albero di questa famiglia degli Alighieri da San Remigio :

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Non credo finalmente dover fare, siccome fece il Pelli, alquante, o s' anco vuolsi poche parole per confutar le opinioni, o le pretese di coloro, che dissero esser discesa da Dante la famiglia Danti di Perugia, ed esser consorti degli Alighieri i Del Bello, onde poi discesero i Biliotti del quartier Santa Croce; perciocchè le allucinazioni ed i sogni non meritan confutazione.

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ILLUSTRAZIONI E DOCUMENTI

AL CAPITOLO TERZO.

Rispetto a Cacciaguida e a' suoi fratelli, Moronto ed Eliseo, abbiamo (siccome notammo al capitolo precedente) la testimonianza di Dante medesimo (Parad. canto XV, v. 134-136) e le parole pur sopra allegate degli antichi biografi del Poeta.

2 Anche d'Aldighiero (e lo notammo di sopra) abbiamo la testimonianza del nostro Poeta (Parad. canto XV, v. 91-94). L'Uccelli (Badia fiorentina, pag. 91) riferisce che in un documento del 1189 Preitenitto e Aldighiero, figli del fu Cacciaguida, promettono al prete Tolomeo e successori suoi di tagliare ogni volta ne fossero richiesti un lor fico, che aveano presso al muro di San Martino. Ecco pertanto il documento, che fu comunicato al Pelli dal p. Pier Luigi Galletti, uomo dotto nella diplomática e nell' antiquaria :

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« In Dei nomine. Anno millesimo centesimo octuagesimo " nono, quinto Idus Decembris, Indictione octava. In præ"sentia Berci filii Mincelli, et Lutterii et Giugni fratrum "filiorum Zampæ, et Astuldi filii Clarissimi, et Passavantis » filii Bencivenni. In istorum et aliorum testium præsentia » Preitenittus et Alagerius fratres, filii olim Cacciaguida, "sub pœna solidorum viginti, et obligo Consulum sive al"terius potestatis pro tempore Florentiæ existentis, promiserunt et pactum fecerunt presbitero Ptolomeo ecclesiæ S. Martini, et ejus successoribus, quod ficum quam habent " ibi juxta murum qui est S. Martini, vel si aliam ibi ha"beant aliquo tempore, infra VIII dies proximos post inquisitionem eis factam a presbitero S. Martini, vel altero " pro eo, penitus abscindent et extirpabunt. Quod si non facerent, presbiter S. Martini, vel alter pro ipsa Ecclesia, " sine pena abscidere et extirpare (possit) sine ipsorum vel » heredum contradictione. Quod si molestarent vel contradicerent, predictam penam solvent, et, pena soluta, hæc " firma tenebunt. Præterea Bencivenni filius Follis similem » promissionem et pactum fecit prenominato presbitero pro quadam alia ficu, quam ibi habet, et obligavit et fecit et promisit de se et per se in totum de ipsa ficu, vel si que

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"alia foret, sicut fecerunt predicti, ut dictum est. Actum » Florentiæ.

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Ego Rusticus Henrici regis judex et notarius ibidem » rogatus interfui, et hæc omnia scripsi.

"

E probabile (dice il Pelli) che questo Aldighiero vivesse ancora nel 1201, Il Del Migliore nell' albero della famiglia Alighieri (citato di sopra) segna sotto Aldighiero l'anno 1201 per denotare che in quel tempo era tuttora vivo; e Cosimo Della Rena ne' suoi Spogli cita un documento del medesimo anno 1201, nel quale il detto Aldighiero è nominato. Il documento poi, che al Pelli fu fatto conoscere dal Dei, dice così: Jacobus Rose protomagister de Venetia fecit olim finem Communi Florentiæ, et pro eo Sitio filio quondam Butrigelli, et Melio filio Catalani, consiliarii domini Paganelli potestatis Florentiæ, de quibusdam rebus sibi promissis a Communi Florentiæ. Ora fra gli altri testimonii di questa quietanza è iyi sottoscritto Alagerius filius Cacciaguida (Lib. 26 de' Capitani a c. 29-42). Dunque converrà dire, che le note parole di Dante (Parad. canto XV, v. 92) cent' anni e piue Girato ha 'l monte in la prima cornice, le quali, poichè la visione è (secondo che per i più si vuole) del 1300, direbbero Aldighiero morto innanzi, e non dopo il 1200, non debbono esser prese a tutto rigore. Ma poichè la visione (siccome dimostrerò) è veramente del 1301, così supponendo che Aldighiero morisse l'anno stesso in che fece da testimonio, v' avrebbe di mezzo tra la sua morte e la visione un secolo intero.

3

Negli Zibaldoni del Del Migliore (vol. III, pag. 101) si trova questo Bello avere il titolo di messere, dal che deesi congetturare (siccome avvertimmo) esser lui stato dottore o cavaliere. Fioriva poi, secondo che dice il Pelli, intorno al 1255, ciò rilevandosi dagli Spogli del capitan Della Rena. Nel 1277 a dì 11 settembre alcuni della parrocchia di San Martino si oppongono a' monaci di Badia, che volean fabbricare innanzi alla porta della Chiesa verso tramontana, lasciandovi la strada larga solo braccia tre e un quarto; e fra quelli che si presentaron per ciò innanzi a'giudici, furono Bello del fu Alighiero e Gherardo Aleghieri (suo nipote ex fratre): così riferisce l' Uccelli nella Badia fiorentina, pag. 20.

* Che Bellincione fosse l'avo di Dante, lo disse il Del Migliore ne' citati suoi Zibaldoni (vol. II, pag. 132) e Pier Antonio dell' Incisa ne' suoi Spogli, ch' esistono nell' archi

vio segreto di Palazzo vecchio. Anzi il Del Migliore (vol. I, pag. 131) asserisce d'aver trovato in varie memorie questo Bellincione nominato come di consiglio e popolare, lo che conferma che gli Alighieri eran guelfi; ed aggiunge, che Gherardo e Brunetto di Bellincione vennero nel 1277 nominati con Cenni del già messer Bello, come procuratores nominum vicine Ecclesiae (S. Martini). Il senator Carlo Strozzi ne' suoi Spogli nota: 1260 Allighiero di Bellincione. E nel capitolo precedente, nota 7, abbiamo veduto: 1260 Burnettus (il fratello d'Aldighiero) Bellincionis Alagherii, populi S. Martini Episcopi. Non saprei pertanto su qual fondamento possano alcuni avere asserito, che avo di Dante non fu Bellincione, ma bensì un Cacciaguida II, che, per quello che sembrami, è totalmente immaginario.

5 Di Geri di messer Bello abbiamo la testimonianza di Dante stesso (Inf. canto XXIX, v. 27): Ed udi' 'l nominar Geri del Bello: ed il più volte citato Del Migliore (Zibaldoni vol. III, pag. 101) dice che in un libro di cartapecora nel 1269, in cui son notati i rifacimenti de’danni fatti ai Guelfi si legge: Geri del fu messer Bello Alaghieri, del popolo di San Martino del Vescovo, del sesto di Por' San Piero. E questa nota di danni deve con tutta probabilità esser quella, che pubblicò poi il p. Ildefonso nel vol. VII delle Delizie, ove a pag. 259 si legge: Domum aliquantulum destructam in populo S. Martini Episcopi, Geri quondam Belli Alagherii; cui a 1 via, a 2 filii Donati, a 3 filii Mardoli, a 4 Bellincionis Alagherii. Damnum extimarunt lib. 25. Di Cenni, Gualfreduccio e messer Cione, e del figlio di quest' ultimo, di cui non conosciamo il nome, non abbiamo altra autorità che quella del Del Migliore e del Della Rena, secondo che dice il Pelli, il quale eziandio ritiene che Cenni vivesse nel 1277. Rispetto a messer Cione e al suo figliuolo, abbiamo peraltro l'asserzion del Landino, il quale al canto XXIX, v. 27 dell' Inferno annota : « Geri del Bello, fratello » di messer Cione del Bello degli Alighieri, consorte di Dante, fu molto scismatico (seminator di discordie), e per " tal vizio fu ucciso da uno de' Sacchetti, nè se ne fe ven"detta, se non dopo trent'anni (cioè trent'anni dopo il 1300): " ed allora un figliuolo di messer Cione uccise uno de' Sac» chetti sulla porta di casa sua. »

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6 Aldighiero, oltre l'esser nominato da tutti i biografi del Poeta, è ricordato pure in varii antichi documenti, come in quelli del 1332 e del 1342, che riporterò qui sotto:

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