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Nell'opera manoscritta di Roberto Gherardi, intitolata la Villeggiatura di Maiano, e scritta verso il 1740, la quale si conserva oggi da' signori Uguccioni, eredi de' Gherardi, al cap. XII (pag. 168 e seg.) havvi un lungo brano, in cui è fatta la storia de' passaggi di quel possesso, che Dante aveva in Camerata. Questo brano fu prodotto primamente dal Pelli (pag. 20 del suo libro) e dice così:

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Questi Innocenti, cioè lo spedale, m' invitano a schia» rire la provenienza della loro villa detta le Cure, insieme » col podere, per esser ella stata il trattenimento ed il sollievo, e per averla posseduta in proprietà il nostro divino » Dante Alighieri. Egli possedeva fra gli altri beni la sud"detta villa col podere nel popolo di San Marco Vecchio

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in Camerata, con più la casa in Firenze nel popolo di » San Martino del Vescovo, siccome si può riscontrare dai rogiti di ser Salvi Dini del dì 6 maggio 1332. Questi "effetti essendo dalla propria famiglia stati redenti dalle » mani del fisco, restarono dipoi venduti in parte, cioè la villa e il podere predetto, a Giovanni di Manetto Porti» nari e ad Accerito suo fratello, come nel detto rogito si legge. La Francesca di Duccio Tornaquinci, vedova di "Folchetto Portinari e di loro cognata, probabilmente avea » ricevuto dipoi in pagamento della sua dote il detto podere insieme colla villa delle Cure; sicchè essa nel dì 30 gennaio (di qual anno?) per rogito del medesimo ser Salvi Dini lo rivendè a Jacopo del già Jacopo del popolo di San Pier Colorum. Passato questo effetto collo "scorrer del tempo in varie mani, pervenne finalmente nella » casa Cortigiani; ed i tutori de' figli di Bonifazio d'Or"manno Cortigiani, per sodisfare ai legati lasciati da Bo"nifazio medesimo, venderono un terzo di detto podere, > chiamato il podere che fu di Dante Alighieri (come si "nota nel contratto del dì 26 settembre 1408, per rogito » di ser Cristofano del già Andrea da Laterina, esistente "fra le carte dello spedale di Santa Maria Nuova) ad An"drea del Gallo per sè, e per chi nominerà, restando pos» seduti gli altri due terzi del podere medesimo da Maria Isabella, figlia di Francesco di Buto Scodellari, e vedova » del già Niccolò di Forese Falconieri. I quali Falconieri » aveano acquistato detta villa e podere delle Cure con " case e terre ec. ov'è ora il mulino, fino dal 21 gen"naio 1353, per rogito di ser Roberto di Talento da Fie» sole. I tutori adunque de' figli del Cortigiani, avendo ven» duta la terza parte della villa e di detto podere, posto » nel popolo di San Gervasio, cui a 1o, 2, 3' via, a 4' mona

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" Alessandra de' Bardi, luogo detto Camerata, lo conse"gnarono al compratore Andrea del Gallo predetto. Due » scambi sono quivi seguiti; uno del popolo, l' altro del 4° con" fine del luogo. Il primo del popolo si corregge per il ro"gito di ser Simone di Berto di Dino d'Asciano del 26 giu"gno 1404, come alla posta di lui nel libro di gabella A 55

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a 2. t., in cui dicesi nel popolo di San Marco Vecchio. » Il 4 confine poi di mona Alessandra de' Bardi, deve dire » di mona Maddalena, figlia di Doffo (cioè Dolfo) di Gio» vanni · de' Bardi, sorella di Giovanni, Doffo, Niccolò e » Carlo de' Bardi, che fu sposata ad Jacopo di Niccolò Guasconi, come al libro di gabella A 51 a 98. Jacopo Guasconi, fatto acquisto del rimanente delle case e po» dere di Dante, e delle case e terre proprie della sua mo"glie, ch'essa godeva per indiviso con Lodovico di Michele " di Banco, dette in portata il medesimo effetto nel Pre» stanzone del Lion d'oro nel 1427, poich' egli fu commis"sario generale a Pisa per i Dieci di Balía, liberato per » decreto della non fatta portata del 1427, ma bensì fatta dipoi nella filzetta del 1430 a 126 t., dicendo quivi, un podere posto in sul Mugnone in Camerata, con palagio » ed orto murato intorno da signore, e con casa da lavo"ratore, cui a 1', 2', 3' via, a 4° Lodovico di Michele " di Banco. E vi si aggiunge in postilla, e di mona Lena " di Jacopo di Niccolò Guasconi; e si aggiunge, la metà " per indiviso fra Lodovico di Michele di Banco e mona » Lena de' Bardi mia donna, d'una casa con circa 30 stara » terra lavorativa, cui a 1' via, a 2' il sopradetto podere, a 3 via, a 4' Bartolo di Domenico Corsi, posta nel popolo di San Gervasió. Si aggiunga alle terre aggregate " al detto podere di Dante il 4 confine del Corsi, il quale " ancora si scorge dalla portata del Corsi medesimo (nel "Catasto del 1427, Lion d'oro a 280). Se adunque appa"risce che il suddetto Guasconi col podere di Dante, che " avea acquistato, confinava a 4° colle terre per indiviso " fra il Banchi e la moglie mona Maddalena de' Bardi nel » popolo di San Gervasio, e queste terre per indiviso con"finavano col Corsi, essendo stati riuniti i due terzi all'altro terzo, posseduto per indiviso dalla moglie del Guasconi, a tutto il podere che si chiamava di Dante Alighieri nel suddetto contratto del dì 26 settembre 1408, " forza è confessare che quest' effetto di Dante sia l' istesso, che come sopra il Guasconi nel 1430 e nella sua portata "confinò colle tre strade e con la moglie sua ed il Banchi, posto nel medesimo popolo di San Marco Vecchio,

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come dalla sua portata nel gonfalone della Scala e del " Lion d'oro si riconosce: e per aver dipoi fatto aggiunta » delle terre indivise fra la moglie ed il Banchi nel popolo di San Gervasio, confinanti allora (come ancora con" finano di presente, e situate ne' medesimi popoli di "San Marco Vecchio e di San Gervasio) col podere del "signor marchese Corsi fuori della Porta a Pinti presso "la Querce, come nel gonfalone del Lion d'oro si osserva. "Dal Guasconi il detto podere di Dante passò agli eredi " di Jacopo Giugni con la sua villa, e nella portata di detti » eredi del 1457, 1469 e 1480 (nel gonfalone delle Ruote "Santa Croce), e dipoi da Giovambatista di Jacopo Giugni fu portata in conto di Niccolò di messer Albizzo Albergotti (gonfalon delle Ruote) per metà d'un podere con casa da signore e da lavoratore, luogo detto Camerata, posto nel popolo di San Marco Vecchio, e parte " nel popolo di San Gervasio (per causa delle terre per " indiviso tra la moglie mona Maddalena Bardi ed il Banchi, aggiunte dal Guasconi suo marito a detto podere), cui a 1, 2 e 3o via, a 4 Bardo di Bartolo Corsi, a 5 Mugnone, con decima di scudi 3. 12. 8. La quai » metà passata nell' Albergotti alla decima del 1498, restò dipoi confiscata e cancellata per partito degli uffiziali " di decima del 21 ottobre 1530, e si dice data allo spe" dale degl' Innocenti, con più un pezzo d' albereta sul Mu"gnone in rifacimento di danni sofferti per l'assedio del 1529

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con condizione che ad utile pubblico vi si fabbricassero » le mulina nelle case di qua dalla villa. L'altra metà poi » del podere di Dante fu venduta dal suddetto Giugni a "Donato di Bonifazio Fazzi (gonfalone del Lion d'oro); e Francesco suo fratello lo rivendè poi per fiorini 560 " d'oro allo spedale medesimo il 24 ottobre 1542 per rogito di ser Zaccaria Minori, come per arroto 1542 di " num. 118 Leon d'oro. »

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Relativamente a questo possesso di Dante aggiungerò che in una postilla dell' annale V della Società Colombaria trovasi scritto: « Poco innanzi il 1739 il duca Sal» viati acquistò una villa in Camerata, che dicevasi esser quella di Dante, perchè fu comprata dapprima da un Por» tinari. Quando il Salviati la comprò, apparteneva agli eredi " di Domenico Corsi. "

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La casa poi che fu di Dante in Firenze nel popolo di San Martino del Vescovo, riferisce il Pelli (pag. 20) che da messer Pietro giudice, e figlio di Dante medesimo, fu lasciata per testamento alla Compagnia della santissima Ver

gine d' Or' San Michele di Firenze, nel dì 21 febbraio 1344 (o 1364?), per rogito di ser Banchino Specchigiani; e da essa Compagnia restò dopo venduta a Matteo di Jacopo Arrighi nel 13 novembre 1365 per rogito di ser Domenico d'Allegro, come dagli spogli di detta Compagnia a 31. Anco il Maffei (negli Scrittori Veronesi) sull' autorità d'un necrologio delle monache di San Michele in Campagna di Verona riporta: « 1364. Dominus Petrus judex, filius quondam "Dantis de Alegheriis, condidit testamentum Veronæ præ» sentibus inter alios domino Francisco judice, filio domini "Rolandinis de Mafeis de Sancto Benedicto: heredem fe

» cit Dantem (II) filium suum: legavit Societati Sanctæ Ma" riæ de Orto populi S. Michelis domum suam, positam in populo S. Martini Episcopi de Florentia. " (Libro di testamenti dell' archivio di quei Capitani.)

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Leonardo Bruni, dopo aver detto che gli Alighieri abitarono in sulla piazza dietro a San Martino del Vescovo, dirimpetto alla via che andava alle case Sacchetti, e che dall' altra parte si stendevano verso le case de' Donati e de' Giuochi, aggiunge: «Dante, innanzi la cacciata sua di Firenze, contuttochè di grandissima ricchezza non fosse, » nientedimeno non fu povero, ma ebbe patrimonio me"diocre e sufficiente al vivere onoratamente. Case in Firenze ebbe assai decenti, congiunte con le case di Geri " di messer Bello suo consorto; possessioni in Camerata, » nella Piaggentina e in Piano di Ripoli; suppellettile abbon"dante e preziosa. " E finalmente dice: « E gli mostrai (a Leonardo Alighieri, nipote di Piero, venuto in Firenze poco dopo il 1400) le case di Dante e de' suoi antichi. »

Che cosa pertanto deducesi da questi autentici documenti e da queste autorevoli testimonianze qui sopra riportate? Si deduce che non una sola, ma parecchie erano le case degli Alighieri, poichè dalla piazzetta di San Martino si estendevano fino alla piazzetta de' Giuochi; ed infatti da alcuni fu detto che sulla piazza de' Giuochi rispondeva la Torre così detta di Dante (la quale potrebb' esser probabilmente quella casa alta, che oggi appartiene ai signori Campani). "La casa di Dante (dice il Bandini, Lettere

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fiesolane, pag. 24) è quella posta sulla piazzetta di » Santa Margherita (o de' Giuochi), detta in oggi (nel 1775) "la Torre di Dante, e posseduta da' Padri domenicani " di Santa Maria Novella. Il Lastri pure (Osservator fiorentino, vol. VI, pag. 122): « Si chiama tuttora la Torre " di Dante una casa posta sulla piazza di Santa Marghe» rita, già posseduta da' Padri domenicani di San Marco,

DANTE. - Vita.

" a confino (da tergo) colla piazza de' Donati. E da alcuni altresì fu detto che una casa degli Alighieri rimaneva ́ nella parrocchia di Santa Margherita, siccome infatti vidi io stesso in certi spogli, dei quali ho sventuratamente perduta la copia che in parte ne feci. E veramente come potrebbe sostenersi che agli Alighieri nobili e discretamente ricchi, possessori di abitazioni assai decenti, e provvisti di suppellettile abbondante e preziosa, siccome dice il Bruni; agli Alighieri, che (come dice il Boccaccio) aveano un'assai lieta fortuna, quantunque temperi l' espressione aggiungendo, lieta secondo la qualità del mondo che allora correva; come potrebbe sostenersi che agli Alighieri non appartenesse altro che quella meschina casupola, sul cui usciolo, proprio più di segrete che di palagio, fu posta l'iscrizione: In questa casa degli Alighieri nacque il divino Poeta? Ma Francesco Alighieri ebbe in pagamento una casa, che fu di Dante; Pietro Alighieri lasciò alla Compagnia d'Or' San Michele una casa, che fu di Dante; e i Padri domenicani possedeano sulla piazzetta de' Giuochi una casa, che fu di Dante. Or tutte queste case formavano una casa sola? E le case Alighieri non aveano un orto, del quale un fico dava noia al parroco di San Martino? E non si estendevano dalla piazzetta di San Martino a quella di Santa Margherita ? Dunque non solo piegavano a sinistra fino alla piazzetta de' Giuochi, ma si prolungavano anco a destra fin presso a quella piazzetta, che dicesi oggi de' Tavolini.

Avevano una possessione (dice il Bruni) in Pian di Ripoli, e quantunque di questa non s'abbia diretti riscontri, pure uno indiretto se n'ha nel contratto del 1332, ov'è detto Franciscus quondam Alegherii..... qui hodie moratur in populo plebis de Ripolis, essendo da credersi che egli abitasse in casa di sua pertinenza.

Avevano un pezzo di terra in Firenze nel popolo di Sant' Ambrogio, a cui era annesso o prossimo un casolare. Avevano un podere nel popolo di San Miniato a Pagnolla o Pagnolle, e più pezzi di terre posti intorno a detto podere.

Avevano un altro podere (e quest' era il loro possesso più considerevole) in Camerata. Sul quale essendosi fatti più discorsi e più controversie, si rende necessario ch' io mi distenda alcun poco. Camerata è un luogo prossimo a Firenze, neppure un miglio distante dalla porta a Pinti per andare direttamente a Fiesole. Havvi pertanto chi vuole che questo podere sia quello detto delle Cure, chi quello detto il Villino cinese, appartenuto già ad un Pinzauti, chi quello che possiede oggi il signor Giuntini (ed in questo vuolsi che

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