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Esaurita da qualche anno l' edizione delle Memorie per servire alla vita di Dante, raccolte da Giuseppe Pelli (Firenze 1823) pensai, che invece di riprodurle nella forma in cui quel benemerito raccoglitore le aveva distese, sarebbe stato miglior avviso l' ordinarle diversamente. Non si propose il Pelli, siccome dice egli stesso, di scrivere una storia della vita di Dante, ma solo di raccoglier quei documenti, che avessero potuto ad essa servire. Egli forse aveva intenzione di fare quandochè fosse un lavoro in altra guisa disposto, perciocchè gli editori di quelle memorie ne avvertono, come la morte non gli permise di por mano alla Vita dell' Alighieri, che avrebbe potuto comporre con molta lode, ordinando i materiali, che con tanta fatica avea messi insieme.

Quello dunque che non fece, o non potè fare il Pelli, ho tentato di far io: tanto più che, occupandomi da molti anni intorno all'illustrazione delle opere del sommo Poeta, mi trovava aver raccolto molti altri documenti e notizie in proposito: e così,

oltre a fare un lavoro, nuovo nell'ordine e nella forma, poteva farlo eziandio più esteso di quello che il Pelli stesso avrebbe potuto fare. Se adunque questo mio libro contiene tutto quello che il Pelli raccolse, tranne le cose evidentemente erronee, quelle di lieve importanza e le estranee al subietto, non è peraltro un lavoro modellato su quello di lui, o di qualunque altro biografo dell' Alighieri. Io non do una nuda raccolta di memorie, non do una vita del nostro Scrittore in quel largo significato che oggi suol darsi a titoli consimili, ma do una storia della vita di Dante, compilata sui documenti, e scritta (per quanto mi ha consentito l'ingegno) con quella critica, la qual si richiede in lavori siffatti. Certamente, che parlando d' un personaggio, che fu non solo sommo poeta, ma altresì illustre cittadino e sapiente magistrato, bisogna rappresentar l'uomo nel suo secolo; ma nella storia del secolo non dee l'uomo scomparire la sua figura, siccome la principale in un dipinto, dee campeggiare convenientemente, e non rimanere affogata dagli accessorii. Ond' è, che della storia de' secoli decimoquarto e decimoquinto ne pongo nel mio libro solamente quel tanto, che fa di mestieri a dar cognizione di quegli ordinamenti civili e di quelle cause, onde furon prodotti gli avvenimenti, dei quali o fu parte, o in mezzo ai quali trovossi involto il nostro Alighieri.

Scrivendo il Baldinucci la vita di Giotto, e riportando di quel grande artista alcuni minuti particolari, dà la ragione del suo operato con dire, esser egli stato sempre di parere, che ogni piccolissima appartenenza a memorie di uomini celebratissimi debba aversi in gran pregio. Così ho creduto dovere far io;

e così pure crederono dover fare altri biografi, quantunque ai minuti particolari della vita di Dante ne inframettessero alquanti, che nulla han che vedere

con esso.

Non ho voluto impacciarmi in questioni puramente letterarie: chè a mettersi in questo pelago vi sarebbe stato da empiere de' volumi; ma ho impreso ad esporre e risolvere le questioni storiche, non peraltro tutte, ma solamente quelle cui puossi a buon dritto dare un tal nome, perocchè molte non sono che o capricciosi enunciati, o deduzioni erronee. Mi sono studiato con ogni diligenza di riuscire storico fedele e senza parte; ed in quelle controversie antiche e moderne, che durano ancora intorno alcuni punti di questo argomento, io non ho portato alcun mio preconcetto, ma ho cercato risolverle in quel modo, che più parevami conforme a verità: ond'è che invito il lettore a non trascurare le illustrazioni a ciascun capitolo apposte, non essendo esse semplici citazioni, ma ampliazioni e schiarimenti delle controversie medesime.

Piacemi nutrir la speranza che, essendo oggi in tanta venerazione la memoria di questo grande Italiano, e studiandosi con tanto ardore e con tanta diligenza non solo la Divina Commedia, ma tutte le altre opere sue, possa incontrare nel pubblico un qualche favore questa storia della vita di lui.

Febbraio, 1861.

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