Sayfadaki görseller
PDF
ePub

1 - p. 1.

EMILIO PINCHIA

VISIONI ITALICHE

FIGURA E TEMPI DI DANTE

I

[ocr errors][ocr errors][merged small]

Visioni italiche.

(Discorso nel Teatro Civico a Ivrea per inaugurare
il Comitato della Dante Alighieri), 15 aprile 1909.

Assai prima delle recenti vicende politiche 1) io ebbi dagli egregi e benemeriti iniziatori di questa sezione della << Dante Alighieri » l'onorevole incarico del discorso inaugurale; onore per il quale presento pubblica testimonianza di gratitudine; discorso che note circostanze hanno ritardato, offrendo in tanto al mio amor proprio la particolare consolazione che sto per accennarvi.

Nè vogliate tacciarmi di orgoglio, se me ne dimostro soddisfatto e compiaciuto.

All'ombra di un nome illustre, evocando una memoria insigne, io ne sollecito con molta umiltà il patronato e se l'analogia del caso mi conforta, sarebbe soverchia la mia irriverenza al nome, alla persona, alle opere se tanto fossi stolto da mettermici a paro.

Or dunque: Ruggero Bonghi che di questa associazione nobilmente ideale fece palpitare l'anima, traendola dalle indeterminatezze e dalle velleità, Ruggero Bonghi messo, anche lui, dalle avventure elettorali in aspettativa per motivi... di salute, era chiamato ad inaugurare una Sezione della < Dante Alighieri ». E l'inaugurava vedete coincidenza! a Spoleto, nella vecchia città umbra; l'antica città che nel medio evo ebbe, per i Berengari, le sorti comuni con Ivrea, in quel periodo storico dal quale sorge il fatidico

1) Le elezioni politiche del 1909.

auspicio di un regno d'Italia. La città pia, dalla quale, nel secolo decimo, due figli di Berengario traevano la sacra reliquia del corpo di San Savino per donarla in grande pompa ad Ivrea, desolata da una pestilenza.

Da queste due Marche: da Spoleto e da Ivrea, storicamente congiunte nel vincolo di sangue e di fede, idealmente congiunte nel sogno italico che si cosparse per lunghi secoli di sangue di lacrime e di pietà, sorge e sovrasta nella età che fu barbara il sentimento che qui ci aduna, il sentimento della italianità; ed il bagliore del destino storico, fugace lume in quell'epoca, ora fulge in aperto e sereno splendore di cielo, dal quale sopra di noi, benedizione ed augurio, la materna figura della patria c'invita a civile dignità, nel figliale raccoglimento ispirato dalla tradizione, pervenutaci coll'idioma gentile, che alle meditazioni ed agli estri diede l'augusta forma, onde si adornarono le primavere del rinascimento. Ma il sentimento che qui ci accoglie è anche un sentimento del dovere non solamente verso la patria: bensì verso il mondo civile che dall'Italia aspetta il rinnovarsi di quella prodigiosa fioritura che, rigogliosa con Dante, sparsa su le labbra innamorate dalle rime di Petrarca, trionfò nel primato civile ed artistico dell'occidente europeo, accendendo e, per cinque secoli, colorando di viva fiamma l'ardore spirituale, cui la virtù del genio ridonava la visione di avvenire, che già aveva fatto grande la mente di Roma.

Se il sogno di pace, la filantropica preoccupazione del tempo nostro, non la pace romana, mantenuta con rigore di armi, la pace vera, sorride a coloro per i quali non invano matura i suoi frutti il cristianesimo, se la pace in terra agli uomini di buona volontà deve un giorno rallegrarci come una realtà viva e sicura, dovrà essere procla mata dall'Italia. Sarà il grido liberatore della moderna nostra coscienza invigorita di tutte le audacie, di tutte le genialità del pensiero.

Assai meglio che la nomea guerriera, più che la fama politica, in questi giorni non lietissimi, allorchè sotto la pomposa ed abbacinante insegna dell'imperialismo risor

« ÖncekiDevam »