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Apri la mente a quel ch' io ti paleso,

Dante Par,

SUOI AMICI

ANDREA RUBBI.

Dopo che avrete letto, cortesi amici,

il

Paradiso di Dante, qual più vi piacerà delle sue poesie? Io vi darò di lui nel tomo vegnente un sonetto almeno ed una canzone, perchè si sappia ch' egli fu lirico, ma io vi debbo il classico d'ogni poeta, non il superfluo. Se non v'aggrada Dante nelle sue cantiche, meno vi aggradirebbe negli altri versi, per cui sarebbe stato celebre, non immortale. Ma perchè, dirà alcuno, degli uomini grandi non si debbono stampare anche le piccolezze? lo potrei farvi buona questa non evidente proposizione. Ricordivi solo che il Parnaso Italiano è una scelta. Nomi famosi sono Ariosto, Alamanni, Berni. Ma voi vi dorreste a ragione di me, se vi ristampassi tutte le commedie del primo, gli epigrammi del secondo, e i capitoli dell'ultimo. Chi ama il buono, il mediocre, il cattivo di tutti i poeti illustri, può comperarseli a parte, ed empiersi una capacissima biblioteca poetica. Per tal ragione escludo dalla raccolta anche il mediocre di cui abbonda il Sanazzaro, il

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Tansillo, il Molza ec. nel lirico; escludo repico romanzesco che non è grande, come il Girone, l'Avarchide ec. escludo le tante commedie e tragedie antiche e moderne; escludo le tante satire, nel qual genere noi italiani poco possiamo. E che non dovrò io escludere per piacervi, cortesi amici? Tutto quello che non crederò utile al vostro profitto, e piacevole al vostro buon genio. Sappiate solo ch' io ho degli ottimi consiglieri; che questi parlan meco, o mi scrivono in ciascuna settimana. I lor nomi saranno palesi a quelli che s'immaginassero di dare a me solo il titolo onorato di legislatore in poesia. E non posso io nominare fra i trapassati Apostolo Zeno, Gravina, Fontanini, Maffei, Crescimbeni, Quadrio, e Muratori? Bei nomi! Da questi prendo parere su i loro libri. I principali miei amici viventi già vi son noti, sol che leggiate le mie lettere premesse agli clogi italiani. Dunque all'impresa. La vera poesia italiana nacque con Dante, crebbe e si abbelli nel Petrarca. Questi produssero più imitatori che figli. Vedrete, anzi distinguerete voi stessi gli uni dagli altri nei lirici che seguiranno. Ed eccovi quella progression ragionata, ch'io bramo farvi toccar con mano, se amerete di salir meco il nostro Parnaso. E mi vi raccomando..

C.Dall'

Beatrice tutta ne l'eterne ruote
Fisa con gli occhi stava, ed io in lei
DEL PARADISO

CANTO PRIM O.

LA gloria di colui che tutto muove,

Per l'universo penetra e risplende
In una parte più, e meno altrove.
Nel ciel che più de la sua luce prende
Fu'io, e vidi cose che ridire

Nè sa nè può qual di là su discende:
Perchè appressando se al suo disire,
Nostro intelletto si profonda tanto,
Che retro la memoria non può ire.

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