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13 Il Montefeltro è la parte verso le Alpi della provincia d'Urbino, e infatti questa città è detta da alcuno la capitale del Montefeltro. La Faggiuola poi (castello donde prese il nome la famiglia d' Uguccione) restava a cinque leghe nord-ovest da Urbino presso le sorgenti del fiume Conca, e quasi in mezzo alle piccole città di Maceratafeltria e del feltrio San Leo.

14 Crede alcuno che Dante andasse a studio in Bologna anche nella sua gioventù, quando avea incirca venti anni; e crede poter dedurlo dalle parole di Dante stesso (Vita Nuova, § X): Mi convenne partire della sopradetta cittade (Firenze), ed ire verso quelle parti, ov' era la gentil donna ch' era stata mia difesa, avvegnachè non tanto lontano fosse lo termine del mio andare, quanto ella era. Ma se qui dice Dante d' essersi dovuto per qualche sua faccenda allontanare da Firenze, non accenna punto d' essere andato a Bologna, e tanto meno a studio. Un argomento a prima vista più probabile è prodotto da Benvenuto da Imola, il quale dicendo che Dante ancor giovine, cioè prima dell' esilio, andò alle università di Bologna e di Padova, aggiunge che in Bologna conobbe il miniatore Oderigi da Gubbio. Ed infatti dal modo, con che il Poeta ne parla nel Purgatorio (canto XI, v. 76 e seg.):

E videmi e conobbemi e chiamava,
Tenendo gli occhi con fațica fisi

A me, che tutto chin con lui andava.
O, dissi lui, non se'tu Oderisi,

L'onor d' Agobbio, e l'onor di quell' arte,

Che alluminare è chiamata in Parisi ?

sembra ch' ei lo conoscesse di persona. Ma vi era egli d'uopo che avesselo dovuto conoscere appunto in Bologna ? Non potea averlo conosciuto in Firenze? E non dice infatti il Baldinucci, che Oderigi fece per alcun tempo dimora in Firenze nella bottega di Cimabue ? Quanto a me ritengo che Dante non andasse a Bologna, che dopo il suo esilio.

15 Più volte si scaglia Dante contro Clemente V, e più specialmente nell' Inferno (canto XIX, v. 82 e seg.) là dove dice dover precipitare nelle buche infernali, ove stanno capovolti i papi simoniaci, sopra Niccolò III Bonifazio VIII, e sopra Bonifazio Clemente:

Chè dopo lui (dopo Bonifazio) verrà di più laid' opra
Di vêr ponente un pastor senza legge,
Tal che convien che lui e me ricopra.

DANTE.

Vita.

13

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Nuovo Giason sarà, di cui si legge
Ne' Maccabei: e, come a quel fu molle
Suo re, così fia a lui chi Francia regge.

16 Giovanni Villani (lib. VIII, cap. 85):

66

Papa Cle» mente fece legato e paciaro generale in Italia messer Napoleone degli Orsini dal Monte, cardinale; e diègli grandi privilegii e autoritadi: il quale si partì da Leone » sopra Rodano, e passò i monti. E mandando a' Fiorentini, » che volea venire in Firenze per far pace e concordia da " loro ai loro usciti, quelli che reggeano la città, per sospetto di lui, nol vollono ricevere: onde da capo gli sco» municò (erano i Fiorentini stati scomunicati poc' anzi, quando non si vollero levare dall' assedio di Pistoia), « e confermò lo interdetto, e andonne alla città di Bologna " del mese di maggio; e volea similmente pacificare i Bolognesi insieme, e rimettere in Bologna i loro usciti bian"chi e ghibellini (ch' erano stati cacciati il primo di marzo). Quelli che reggeano la terra..... per sodduci"mento de' Fiorentini, di Bologna villanamente l'accomiataro, minacciato per lo bargello della persona, se non vo"tasse la terra. Il quale sanza indugio si partì, e andonne " alla città d' Imola in Romagna, che si tenea per gli Bian» chi e Ghibellini. E andandone per lo contado di Bologna, gli furono rubati e tolti molti de' suoi arnesi e some per " la qual cosa il detto legato aspramente procedette con"tro a loro per iscomunica e interdetto della terra, e pri" volli dello Studio, e scomunicò qualunque scolaro andasse allo Studio a Bologna.

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17 Questo istrumento dice così:

"In Dei nomine. Amen..... Junii.............

Actum in Choro Abbatie S. Gaudentii de pede Alpium, præsentibus Orco q. Gherardi Guidalotti de' Flo"rentia, Lapo Bertaldi de Florentia, et Davizino de Corbitzis de Florentia, testibus.

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Dom. Torrigianus)

" Carbone et de Cerchis
" Vieri

Dom. Guillelmus de Ricasolis

» Dóm. Neri

" Bettinus Grossus

"Bettinus et

"Nuccius Dom. Acceriti

de Ubertinis

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"Isti omnes, et quilibet eorum pro se, omni deliberatione pensata, promiserunt et convenerunt Lapo Bertaldi » de Florentia, recipienti pro viro nobili Ugolino de Feliccione, et pro eius filiis, et pro omnibus aliis de domo Ubaldinorum, et pro quolibet eorum, omnia damna, inte"resse et expensas restituere, satisfacere et emendare de eorum propriis bonis, quæ vel quas prædicti Ugolinus vel » ejus consortes incurrerent seu reciperent, tam in bonis temporalibus, quam etiam in beneficiis ecclesiasticis, occa"sione novitatis, seu guerræ factæ vel faciendæ per Ca» strum Montis Accianighi, vel per aliquam aliam eorumdem ".fortilitiam seu fideles, vel per ipsosmet ad arbitrium " eorum, sub poena duorum millium marcarum argenti.

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"Pro quibus omnibus observandis obligaverunt dicto Lapo, recipienti ut supra, omnia eorum bona præsentia et futura, qui ex nunc constituit se pro eis precarie pos"sidere guarentigias.

"Pro illis de Ubaldinis ser Jo. de Buto de Ampinana.

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Grande questione è stata fatta intorno la data di questo documento. Il Brocchi, il. p. Ildefonso, il Pelli lo riferiscono all'anno 1307; il Troya (il quale talvolta vorrebbe far servire i documenti a certi suoi preconcetti) gli attribuisce gratuitamente la data del giugno 1304; e questa data gli dà, perchè vuol sostenere che Dante si separasse da' suoi compagni, e si facesse parte per sè stesso, subito dopo il tentativo infelice del 22 luglio 1304. Ma se quest' istrumento fosse stato fatto per la guerra del luglio 1304 (siccome vorrebbe credere il Troya, ed eziandio il Balbo che gli va dietro), come mai fra i diciotto contraenti non furono Baschiera della Tosa e Tolosatto degli Uberti, ch' erano i capitani di quella guerra? Come mai non vi fu alcuno de' principali capi di parte bianca, che insiem con esso Baschiera eran venuti due mesi innanzi in Firenze a casa Mozzi, per trattare della pace dal cardinal Niccolò proposta: i quali fu

rono (vedi il Compagni) messer N. de' conti Gangalandi, Lapo di messer Azzolino degli Uberti, Baldinaccio Adimari, Giovanni de' Cerchi e Naldo di messer Lottino Gherardini? Ma già è un fatto storico che i Ghibellini nel 1304 vennero da Arezzo giù pel Casentino, mentre la guerra del 1306, a cui appella il documento, fu fatta nel Mugello, e mossa dal castello di Montaccianico: occasione guerra (dice il documento) factæ vel faciendæ per Castrum Montis Accianighi. E di qui poi la data certissima del documento, che non del giugno 1307 (come crede il Pelli); non del giugno 1304 (come vorrebbe il Balbo) ma è del giugno 1306.

Tre protocolli di ser Giovanni di Buto d' Ampinana hanno nel nostro archivio de' Contratti. Il terzo, in cui a carte 120 si legge il documento presente, porta scritto in costola dal 1307 al 1318: ma questa indicazione è certo di carattere del secolo scorso, e questa fu che trasse in errore il Brocchi, il p. Ildefonso ed il Pelli, perocchè non potendosi dal documento stesso aver più la data, che il tempo e l'umidità hanno fatto del tutto sparire, la presero in buona fede da quella indicazione. Ora questo protocollo (nella guisa stessa che gli altri due) non è più nel suo stato primitivo: è messo insieme confusamente di carte staccate, ed ha parecchie lacune; ond'è che dalla data delle carte antecedenti e delle susseguenti non può razionalmente desumersi quella d'una carta intermedia. Tanto meno poi che il buon notaro, per risparmiar carta, approfittava spesso de' vuoti, o bianchi rimasti nelle pagine, per copiarviˇaltri contratti, che rogava mesi ed anni dopo. Il perchè, quantunque la carta, che precede al documento, porti la data del 1309; e del 1309 la porti pur quella che gli sussegue; pure, siccome quelle carte non fanno parte dello stesso quaderno, e son messe insieme confusamente e saltuariamente, non danno diritto a dedurre, che il documento in questione sia anch'esso del 1309. Ed infatti esso non può essere sia del 1309, sia del 1307, sia del 1304; ma è del giugno 1306, perchè stipulato in occasione della guerra in parte fatta e in parte da farsi per mezzo del castello di Montaccianico. Ora la guerra di Montaccianico fu cominciata nel maggio 1306, e terminata nell' agosto dell' anno stesso. Giovanni Villani, Simone della Tosa, Scipione Ammirato, insomma tutti i nostri storici sono concordi in questa indicazione. E quantunque il Pelli sospetti, che varii storici abbiano assegnato il 1306 invece del 1307 ad alcuni fatti del cardinale Orsini; e così altri pure potesse sospettare, che il fatto di Montaccianico, egualmentechè l'istrumento rogato da ser

Giovanni, sia da riferirsi al 1307 piuttosto che al 1306 (lo che peraltro converrebbe dimostrare non con congetture, ma con documenti autentici); pure io dico che, anco in questa supposizione, resta sempre vero ciò, ch' ho sostenuto contro il Troya ed il Balbo; cioè, che Dante non abbandonò i suoi compagni nel luglio 1304, ma bensì qualche anno appresso.

18 L' Ammirato, che pare aver veduto negli archivii i documenti, dice che furono 15,600: che 7,800 fiorini d'oro furono pagati a Geri del già Ugolino di Feliccione, e altrettanta somma a Francesco del cavaliere Ugolino di Senno. Racconta poi (e lo racconta pure il Villani) che ad impedire la riedificazione del castello di Montaccianico, l'ottavo di di settembre 1306 diedero i Fiorentini principio a fondare, ivi presso a due miglia, una nuova terra, alla quale posero nome San Barnaba, benchè non per altro nome, che per quello di Scarperia fosse poi sempre chiamata. E questo fatto conferma di nuovo la data da noi stabilita dell'assedio di Montaccianico.

19 Ciò apparisce da un istrumento esistente presso i marchesi Papafava di Padova, riportato nelle Novelle Letterarie (anno 1748, col. 361) ove si legge: Anno millesimo trecentesimo sexto, Indict. IV, die vigesimo septimo mensis Augusti, Padue in contrata S. Martini in domo domine Amate domini Papafave, præsentibus Dantino quondam Alligerii de Florentia, qui nunc stat Padue in contrata S. Laurentii etc.

20 Questo atto di procura è estratto dai protocolli del notaro Parente Stupio, esistenti nel pubblico archivio di Sarzana (Serie 342, tit. 5.) Esso è del seguente tenore:

"In Nomine Domini. Amen. Anno a Nativitate eius Mil"lesimo. CCCVI, Indictione IV, die VI Octobris ante "missam.

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Magnificus vir Dominus Francischinus Marchio Mala"spina fecit, constituit et ordinavit suum legitimum Procu»ratorem, Actorem, Factorem et Nuncium specialem, Dan"tem Alegerium de Florentia ad pacem, sedationem, quie"tationem, remissionem et finem perpetuam recipiendam a » venerabili in Christo patre et domino domino Antonio, "Dei gratia Lunensi Episcopo et Comite, dante et reddente pro se et suis successoribus, et Lunensi Ecclesia, et amicis, subditis, et sequacibus suis, de omnibus et sin"gulis iniuriis, guerris, inimicitiis, offensionibus, incendiis, damnis, rebellionibus, vulneribus, homicidiis, et quibuscum

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