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» da ala, simbolo di genio, e così per una sottigliezza d'in» gegno ne corruppe e adulterò la primitiva genuina scrit» tura; e di là lo scandaloso mal esempio. » Veramente a me non è riuscito trovare che il Landino abbia enunciato siffatta opinione: bensì ho trovato che è il Vellutello quegli che dice, come il cognome Aligeri depende da un'ala d'oro in campo azzurro, che oggi portano a Verona per arme i discesi dal nostro Poeta. Ma se il Vellutello (o s' anco vogliasi il Landino) allegorizzò intorno al casato di Dante, non fu egli che per tirarvi quell' allegoria corrompesse e adulterasse la primitiva e genuina scrittura del cognome, cioè mutasse (secondo che pretendono lo Scolari ed il Torri) Allighieri in Alighieri. Il Vellutello trovò ovunque scritto quel casato con un' sola non con due ; sentiva da tutti pronunziare Alighieri e non Allighieri: non ebbe quindi bisogno d'alterar nulla per tener dietro al suo fantastico allegorizzare. L'ala insomma venne in conseguenza di Alighieri o Alaghieri o Alageri già esistente, nè e converso l'ala corruppe Allighieri che non esisteva, facendone venir fuori Alighieri.

Comunque sia, ripeterò che questa è questione estranea al nostro argomento, perchè il cognome Aligeri, e l' ala d'oro in campo azzurro, furono assunti dagli Alighieri di Verona sulla fine del secolo XV, o sul principio del XVI, e noi cerchiamo come si debba scrivere non il casato degli Alighieri di Verona, ma si quello degli Alighieri di Firenze.

Gli argomenti addotti dai signori Scolari e Torri a sostegno della loro opinione, son tre. Il primo, che ne' più antichi e più autentici documenti questo casato è scritto con doppia 7. Vediamolo dunque; e in tutti e diciassette i più antichi documenti che ci restano.

Nel documento del 1189 in cui gli Alighieri promettono al prete di san Martino d'abbattere un fico:

Alagherii fratres.

In quello del 1201, in cui Aldighiero fa da testimonio :

Alagherius filius Cacciaguida.

Nel registro dei militi guelfi a Montaperti del 1260:
Burnettus de Alagheriis,

Burnettus Bellincionis Alagherii.

Nel libro delle matricole dell' arte de' medici e speziali (anno 1297):

Dante d'Aldighiero

degli Aldighieri.

Nella Convenzione nel 1299 col Comune di s. Gimignano: Dantem de Allegheriis.

Nei libri delle Consulte del Consiglio di Stato, dal 1296 al 1301:

Dante Alagherii (sei volte.)

Nella sentenza del 27 gennaio 1302 :
Dante Alagherii.

In quella del 10 marzo dell' anno stesso:

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Nel contratto d'obbligazione cogli Ubaldini, del giugno 1306:

Dante Allegherii.

Nell'atto di procura de' Malaspina, del 6 ottobre del 1306 : Dantem Alegerium.

Nella costituzion della pace, procurata in quel giorno per essi:

Danti Alegerii.

Nella sentenza del 7 novembre 1315:

Dantem Adhegherii.

Nel contratto del 1332 tra Francesco, Piero e Jacopo Ali

ghieri :

Franciscus quondam Alegherii
de Alegheriis,

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Che la forma originale e legittima sia Aldighieri (come de lo Scolari) non vi ha il minimo dubbio, ed è quello apauto ch'io sostengo; ma che da essa sia inseparabile (sicme lo Scolari pretende) la forma Allighieri, per la naturale e certa mutazione della lettera d in 1, egli è questo uno proposito. Si sa bene da tutti, che ne' vocaboli latini la conSonante della preposizione ad si cambiava non solo in 1, ́ma pure in ogni altra con che cominciasse la voce a cui era anteposta; e così di adlido faceasi allido, di adloquor alloquor, di alligatus alligatus. Ma il vocabolo Aldigherius consta egli di due parti? è egli composto d'una preposizione e d'una voce, come sono i vocaboli dallo Scolari portati ad esempio? No certamente. Dunque il vocabolo Aldigherius non essendo Adligherius, cioè non constando della preposizione Ad e della voce ligherius, non potea cambiare il suo d in l. Infatti i vocaboli Aldus, Aldobrandus ec. sonosi essi cambiati, o posson mai cambiarsi in Allo, Allobrando? E che dunque vanno almanaccando lo Scolari ed il Torri con questi argomenti men che fanciulleschi? « L'uso (dice lo Sco» lari) non dee e non può vincere sopra la verità e la ragio» ne, perchè contro ragione e verità non havvi che abuso. » Dunque io rispondo, se un uso invalso da cinque o sei secoli dee tuttavia dirsi erroneo, e se più nulla non vale la sentenza d'Orazio, dica il signor Scolari Aldighieri, ma non pretenda dire Allighieri, perchè così direbbe uno sproposito, e darebbe un calcio alla verità e alla ragione.

Il terzo argomento dello Scolari e del Torri è il seguente. Dice il Boccaccio, che alla moglie di Cacciaguida, la quale era degli Aldighieri di Ferrara, piacque di rinnovare il nome de' suoi passati in un suo figlio, e nominollo Aldighieri, comecchè il vocabolo poi per detrazione di questa lettera d corrolto, rimanesse Alighieri. Primieramente avvertirò che l'edizione principe della Vita di Dante, non che le altre più stimate, invece di detrazione leggono sottrazione. Secondariamente, che questa detrazione o sottrazione è attestata altresì da Giannozzo Manetti, pag. 9: « Unum (filium)

» ut uxori morem gereret, nomine familiæ uxoris suæ Aldi>> gherum cognominavit, quamquam d littera, ut in pluri>> busque fit euphoniæ causa e medio sublata, pro Aldighero » Aligherum appellaret. » E finalmente, che il Landino, pur citato dallo Scolari, dice lo stesso facendo le parole seguenti: «Come Eliseo mutò il nome de' Frangipani, così questo » (Aldighiero) lo mutò d'Elisei in Aldighieri: ma in suc>> cesso di tempo levata (lo Scolari legge rimossa) la d, si >> dissero Alighieri. » Ma comunque si voglia leggere o detrarre o sottrarre, o levare o rimuovere, non vengono che a significare lo stesso, vale a dir toglier via; ed infatti il Boccaccio, il Manetti e il Landino non vollero con quelle lor frasi dir altro, che il vocabolo Aldighieri, scemato della lettera d, rimase Alighieri. Ma no (grida il Torri) non vuol dir questo; ma vuol dire che il buon popolo toscano, facendo temperino de' denti, si mise pronunziando a raschiare la pancia del d, e raschia raschia ne fece una bellissima 1, e così finì col prónunziare Allighieri. Ma il Torri dice proprio queste parole? No, non son queste le sue parole; ma egli è questo il suo preciso concetto. Ecco com' egli lo enuncia: «< Usando av<< vertitamente il Certaldese detrazione, ha inteso che dalla

lettera d (d' Aldighieri) levato uno de' due elemenți ond'è » composta, cioè la piccola curva dinanzi, (ossia la pancia), » e rimasa quindi la sola parte od asta equivalente ad l, >> venne appunto a formarsene, insieme all' altra che la >> precede, il casato Allighieri con l doppia. »

Volendo il Torri sostenere questa sua fantasia, rifiuta la vera voce usata dal Boccaccio, che è sottrazione; non fa conto della parola levata, o come legge lo Scolari, remossa, del Landino; e ritenendo solo detrazione, la interpreta per scemamento, diminuzione. Ma concedendo pure che detrazione valga scemamento, diminuzione, il concetto del Boccaccio non viene sempre a resultare lo stesso? Vediamolo con tale sostituzione: Comecche il vocabolo (Aldighieri), per scemamento, o diminuzione di questa lettera d corrotto, rimanesse Alighieri. Anche in questa guisa vuol dir dunque che il

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