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Mio figlio fu, e tuo bisavo fue:

Ben si convien, che la lunga fatica

Tu gli raccorci con l' opere tue.

E ben si ricorderà il lettore, che nella prima cornice, o primo girone del Purgatorio, si purga la superbia.

Nell' Inferno, (canto XXIX, v. 4 e seg.):

Ma Virgilio mi disse: Che pur guate?
Perchè la vista tua pur si soffolge
Laggiù tra l'ombre triste smozzicate?
Tu non hai fatto sì all' altre bolge.

Dov' io teneva gli occhi și a posta
Credo che un spirto del mio sangue pianga
La colpa, che laggiù cotanto costa.
Allor disse il Maestro: Non si franga
Lo tuo pensier da qui innanzi sovr' ello:
Attendi ad altro, ed ei là si rimanga;
Ch'io vidi lui appiè del ponticello
Mostrarti, e minacciar forte col dito,
Ed udi' 'l nominar Geri del Bello.

o Duca mio, la violenta morte,

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Che non gli è vendicata ancor, diss' io,
Per alcun che dell' onta sia consorte,
Fece lui disdegnoso; onde sen gío
Senza parlarmi, sì com' io stimo:

Ed in ciò m'ha fatt' egli a sè più pio.

In brevi parole ecco il fatto. Geri degli Aldighieri, figlio di messer Bello, uomo rissoso, fu ucciso a tradimento da uno de' Sacchetti; e nessuno della famiglia, ingiuriata per quest'omicidio, n' avea preso ancora vendetta. Ma (secondo che narra il Landino) un figliuolo di messer Cione, e quindi nipote dell' ucciso, nel 1330 (per togliersi quell'onta) uccise uno de' Sacchetti mentre trattenevasi sulla porta di sua casa.

Nel registro dell' esercito guelfo, che tuttora conservasi nell'archivio centrale di Stato, e che ha per titolo Libro della Condotta e del Campo del Comune di Fiorenza, el quale libro li fu tolto quando furono sconfitti (i Guelfi) a Monte aperto ec., a carte 11 tergo si legge: Infrascripti sunt electi per Capitaneum exercitus ad faciendum fieri et ampliari vias per campum cum uno ex familia Pote

statis: Burnettus de Alagherii's Porta Sancti Petri ec. E a carte 61: Pedites Carrocci electi: Burnettus Bellincionis Alagherii, populi Sancti Martini Episcopi, ec.

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8 Giovanni Villani (lib. VI, cap. 3): In questo con» trasto e battaglia (fra i Ghibellini ed i Guelfi), Federigo imperadore mandò a Firenze lo re Federigo suo figliuolo "bastardo con sedici centinaia di cavalieri di sua gente » tedesca. Sentendo i Ghibellini, ch'elli erano presso a Fi» renze, presono vigore, e con più forza e ardire pugna

rono contro i Guelfi, i quali non aveano altro aiuto, nè > attendeano nullo soccorso, perchè la Chiesa era a Leone » sopra Rodano oltremonti, e la forza di Federigo era trop» po grande in tutte parti d' Italia..... Alla fine veggendosi » i Guelfi aspramente menare, e sentendo entrato già lo "re Federigo con sua gente la domenica mattina, sì si » tennero i Guelfi infino al mercoledì vegnente. Allora non » potendo più resistere alla forza de' Ghibellini, sì abbandonarono la difenza, e partirsi dalla città la notte di s. Maria Candellara gli anni di Cristo 1248. »

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9 Giovanni Villani (lib. VI, cap. 80): « Venuta in Firenze » la novella della sconfitta dolorosa, e tornando i miseri fuggiti di quella, si levò il pianto d' uomini e di femmine in » Firenze sì grande, che andava infino a cielo, imperciocchè » non avea casa niuna in Firenze, piccola o grande, che non » vi rimanesse uomo morto o preso..... Per la qual cosa i capo» rali de'Guelfi nobili e popolari, ch' erano tornati dalla sconfitta, e quegli ch' erano in Firenze, sbigottiti e impauriti..... » senz'altro commiato o cacciamento, colle loro famiglie piangendo uscirono di Firenze, e andarsene a Lucca, gio» vedì a dì 13 di settembre, gli anni di Cristo 1260. »

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10 Infatti le case Sacchetti stavano sull' angolo, che fanno le due vie de' Cerchi e de' Magazzini, la seconda delle quali riesce in via Condotta, detta anticamente del Garbo. Nei MSS. Strozziani leggesi un contratto, in cui Rinuccino Rinuccini, che avea le sue case sull' angolo che formano le due vie de' Magazzini e Condotta, e precisamente nello stabile occupato oggi dalle cartolerie Chiari e Volpini, è chiamato confinante colla casa Sacchetti. In un brano di documento riportato dall'Uccelli (Badia fiorentina, pag. 30) leggesi: Apothecæ quæ sunt in proprietate Abbatiæ..... usque ad classum (chiassolo, cioè via de' Magazzini), quod est juxta domum filiorum Sacchetti.

11 Annale IV della Società Colombaria, MS. nella libreria di essa Società, pag. 195.

12 Il p. Richa nelle sue Notizie storiche delle Chiese Fiorentine (parte I, quartier s. Croce, pag. 208-236) dice che i monaci cassinensi della nostra Badia, ne' quali nel 1034 era pervenuta la chiesa di San Martino per donazione del Diacono Tegrimo, unirono nel 1479 la sua parrocchia a quella loro vicina prioria di San Procolo (e queste cose dice pure l'Uccelli, Badia fiorentina, pag. 19 e 21). Ma o la Torre detta di Dante, ch' è nella cura di Santa Margherita, non è la vera casa del Poeta, o qualche fuoco della parrocchia di San Martino fu aggregato a quelli di Santa Margherita. Errano pertanto i compilatori di alcuni Prioristi, i quali nel riferire all' anno 1300 il priorato di Dante, lo fanno del popolo di Santa Margherita.

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13 Afferma lo Scolari, che in queste due sentenze il casato di Dante trovisi scritto Allighieri. Ma egli è questo un equivoco, a schiarire il quale riporterò alcune parole, che fece in proposito il signor Stefano Audin nel suo libretto Del Casato e dell' Arme di Dante, Fir. 1853: « La citazione » dello Scolari, ov' egli dice che nella sentenza di bando » del 10 marzo leggesi Allighieri, non deriva dall'originale, ma da una copia scorrettissima, riportata da varii » autori, i quali veduto non aveano come noi il codice del» l'archivio delle Riformagioni, capitoli, classe XI, dist. I, » num. 19, a c. 2 e 9, che contiene la sentenza del 27 gen"naio 1302 e quella del 10 marzo dell' istesso anno. Le due » sentenze leggono Alagherii e non Allighieri. Nella prima » del xxvij Januarii A. D. millesimo ccc" secundo leggesi: » Dante Alaghieri de Sextu scti Petri major.; e nella se»conda dell' istesso anno: die x' mens. Martij, Dantem Alaghieri. n

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Audin, Del Casato e dell' Arme di Dante, pag. 10: "Il Pelli prende per autorità la vita di Dante scritta da "Giovanni Boccacci, secondo l'edizione di Firenze ap" presso Bartolommeo Sermartelli 1576 in 8'; e così fa il » signor Torri, chiamando principe questa edizione, ch'è la » terza soltanto, e l' unica in cui trovisi stampato Allighieri; la peggiore fra quante ne esistono, adulterata in più luoghi, ed in quello appunto riportato dal signor Torri;..... il quale non teme di dare al dottissimo A. M. Biscioni il carico di averne a suo piacere cambiata la lezione nella

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» pregiatissima raccolta di Prose di Dante e Boccaccio, » da lui pubblicata..... Rammenteremo al signor Torri, che l'edizione principe della Vita di Dante è quella premessa » al testo della divina Commedia col commento di Ben» venuto da Imola (anzi di Jacopo della Lana), Venezia » per Vindelin de Spiera, 1477 in fol...... nè egli poteva ignorare l'esistenza di questa edizione (perch' ei la possiede), nè dell' altra del 1544, la quale, salvo alcune leggere differenze. ortografiche, è copia della prima del 1477.

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CAPITOLO TERZO.

Albero degli ascendenti di Dante. Possessi della famiglia Alighieri. D'altre famiglie Alighieri esistenti nel 1300 in Firenze.

[Secoli XII e XIII.]

A maggiore dichiarazione delle cose discorse nel capitolo precedente darò qui appresso l'albero della famiglia Alighieri da Cacciaguida a Dante, e lo correderò di tutte le notizie, che fu dato al Pelli di raccogliere e a me d'aggiungere, traendole da quei documenti, che il tempo ci ha conservati.

A questo proposito egli è conveniente notare, che altre famiglie erano in Firenze, che o quasi simile, o simile aveano il cognome a quello di Dante. Non dirò nulla degli Aringhieri, o Arringhieri, o Ardinghieri; due de' quali, cioè l' uno Jacobus Magister Gener Aringhieri, e l' altro, Actavianus olim Arringhieri populi sancti Pancratii, furono commilitoni con Brunetto Alighieri a Montaperti, e consignaverunt unum equum pili nigri, secondo che si legge rispetto al primo a carte 20, e rispetto al secondo a c. 22 retro del sopraricordato registro dell' esercito fiorentino. Nulla parimente dirò d' un' altra famiglia che chiamavasi Aligeri, perchè queste non si possono così agevolmente prendere l'una per l'altra. Ma qualche parola farò d'altre due famiglie Alighieri, che pure al tempo di Dante esistevano in Firenze, e che appunto per l' identità del nome furono con quella di Dante confuse da qual

cuno.

Leopoldo Del Migliore ne' suoi zibaldoni esistenti nella Magliabechiana (vol. II, pag. 131) nota: 1234. Caruccius Salvi

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