Sayfadaki görseller
PDF
ePub

> viglioso ardire seguito da' suoi, i quali conosceva e da' quali » tutti era ottimamente conosciuto, come uomo partigiano e >> favorevole di simili uomini, urtò con tanto sforzo i nimici, >> già incominciati ad allargarsi per la vittoria che parea loro >> avere in mano, che non è dubbio alcuno lui essere stato >> principal cagione della vittoria de' Fiorentini. Cercò di ri» mediare a questo inconveniente il vescovo, mandando a » dire al conte Guido Novello, a cui con una schiera di » 150 cavalieri era stato dato ordine, quando vedesse il tem» po, di ferire per costą, che non dovesse più differire il bi» sogno. Ma il conte, il quale aveva avuto sempre più cura » della salute che dell' onore, non volle ingannar niuno del> l'opinione, che per molti anni innanzi s'avea acquistato, » (cioè ch' ei fosse un vigliacco); perchè dato con vergognosi >> pretesti alcun indugio, non prima incominciò l'esercito a » piegare, che attese a salvarsi, vituperosamente fuggendo >> alle sue castella. Non fece così il yescovo, il quale rincorando >> i suoi, e facendo per tutto ufficio di capitano e di soldato, » nè volendo, poichè yide tagliare a pezzi le sue genti, soprav>> vivere a tanta rovina, si cacciò nel mezzo dell' ardore della >> battaglia, e ivi valorosamente combattendo restò ucciso.25

>> Di simil morte perirono Buonconțe di Montefeltro 26 е » Guglielmo de' Pazzi..... Il numero de' prigioni fu 2000, » de' quali 740 ne vennero legati a Firenze: gli altri furono >> parte per amistà e parte per danari- trabaldati. I morti >> passarono il numero di 1700, tra' quali, oltre i già detti, >> di riputazione furono tre degli Ubertini, due de' Grifoni » di Figline, Guidarello d' Orvieto che portò quel dì l'inse» gna imperiale, uno della famiglia degli Abati, fuoruscito » fiorentino, e due nipoti di Guglielmo de' Pazzi. Dal lato >> de' Fiorentini i feriti furono molti, ma i morti ascesero a » piccola somma, e tra questi di conto non vi rimasono se » non Bindo del Baschiera Tosinghi cavaliere, Ticci Visdo» mini, e il Balio del Capitano, cavaliere di gran pregio, >> chiamato Guglielmo Bertaldi. 27 Questo fatto succedette » l' undecimo giorno di giugno del 1289. »

Questa battaglia afferma il Bruni essere stata descritta da Dante in una sua lettera, ove ne disegnò eziandio la forma. E ne fe cenno pure (secondo il citato biografo) in altra sua lettera, ove parlando del suo priorato diceva: « Dieci anni erano » già passati dopo la battaglia di Campaldino, nella quale la >> parte ghibellina fu quasi al tutto morta e disfatta, dove mi » trovai non fanciullo nell' armi, e dove nel principio ebbi te» menza molta, e nella fine grandissima allegrezza per li varii >> casi di quella battaglia. » Come pertanto è certissimo che egli si trovò a questa battaglia, e ch' egli fu de' feditori insieme con Vieri de' Cerchi, così è altrettanto certo ch'ei prese parte alle fazioni della guerra contro Pisa, e particolarmente all'assedio e resa del castello di Caprona, poichè egli stesso lo accenna nel canto XXI, v. 94 dell' Inferno, dicendo d' aver veduto uscir di Caprona il vinto presidio, e temer di sua vita procedendo in mezzo a tanti nemici, com' ei di sua vita temeva trovandosi in mezzó a tanti demonii:

E così vid' io già temer li fanti
Ch' uscivan patteggiati di Caprona,
Veggendo sè tra nemici cotanti.

L'esercito fiorentino, dopo aver tentato invano d'insignorirsi per sorpresa d'Arezzo, erasi il 22 di luglio tornato a Firenze. E come i Lucchesi aveano prestato le forze loro ai Fiorentini per rintuzzare le ostilità d' Arezzo, così i Fiorentini somministrarono ai Lucchesi 400 cavalieri e 2000 pedoni per rintuzzar quelle di Pisa. In questa che piuttosto che guerra dirò scorreria, perchè dopo leggieri combattimenti l'esercito nemico si chiuse in Pisa, avvenne l'assedio del castello di Caprona, che si rese a patti dopo la resistenza di non molti giorni. 28

Lieto pertanto per essersi trovato a quella grande vittoria di Campaldino, e per avere avuto parte in tanti altri onorevoli combattimenti, si restituiva Dante nel settembre del 1289 a Firenze, e tornava alle sue predilette occupazioni; cioè gli studii e l'amore della sua donna; quando ella

poco appresso infermò. Nel suo Canzoniere leggesi una canzone diretta alla Morte che incomincia

Morte, poichè non truovo a cui mi doglia;

י

nella quale fa prova d'ammansirla, esponendo tutte le ragioni, che il suo ingegno e il suo cuore potean suggerirgli per arrestare il colpo funesto; e nella quale conchiude, sperare ch' ella și rimuova da quel suo fiero volere di spegnerla, si che tuttavia possa al mondo far dono di sè quell' anima gentile, a cui dono di sé aveva fatto egli il Poeta. Ma a che giovano i voti e i lamenti di chi ama, quando è giunta l'orá fatale? Nel 9 giugno 1290, in età di ventiquattr' anni e due mesi, mori Beatrice. 29

ILLUSTRAZIONI E DOCUMENTI

AL CAPITOLO QUARTO.

Che Dante nascesse l'anno 1265 lo significa Giovanni Villani, dicendo (lib. IX, cap. 136) che nell' anno 1321 morì Dante Alighieri in Ravenna in età circa cinquantasei anni, tanti essendone passati dal 1265 al 1321. Lo attestano i più antichi biografi del Poeta, cioè il Boccaccio, il Bruni e il Manetti, quantunque il primo di questi equivocasse dicendo che in quell'anno era papa Urbano IV, morto l'anno avanti, mentre il papa regnante in quell' anno era Clemente IV. Che nascesse nel 1265 viene a dirlo egli stesso ne' primi due versi del suo Poema:

Nel mezzo del cammin di nostra vita
Mi ritrovai per una selva oscura ;

il mezzo del cammino della vita umana essendo (siccom' egli stesso dice nel Convito) l'anno trentacinquesimo; e trentacinque ne corrono dal 1265 al 1300, data della visione. Che nascesse nel maggio viene a dirlo egli stesso, dicendo nel canto XXII, v. 110 del Paradiso, di esser nato sotto il segno de' Gemelli; ed altresì è attestato dal Boccacciò, il quale

narra d'aver saputo da ser Pietro di messer Giardino da Ravenna, ch' era stato uno de' più intimi amici del nostro Poeta, ch' egli era morto in età di anni 56 e tanti mesi (cioè 4), quanti corrono da maggio (in che nacque) al 14 settembre 1321 (in che mori). Errò pertanto il Landino, e dietro ad esso alcun altro, il quale nella breve vita del Poeta, da lui premessa al suo Commento sulla Divina Commedia, lo dice nato l'anno 1260. Se pur non fu questo un errore di stampa, poichè mentre il Landino pone l'anno 1260, aggiunge essendo papa Clemente IV. Ora il dotto Landino non potea ignorare che nel 1260 era papa Alessandro IV, e che Clemente IV era succeduto, ad Urbano IV, successore di Alessandro IV nel febbraio del 1265. Ripeto dunque che (a parer mio) fu quello un errore di stampa; ed infatti nelle tre ristampe che il Sansovino fece di quel Commento nel 1564, 1568 e 1596 credè bene di correggerlo, ponendo l'anno 1265 invece di 1260.

2 Che Dante sia accorciatura di Durante, lo dicono parecchi. Filippo Villani, pag. 8: Poetæ in fontibus sacris nomen Durante fuit, sed syncopato nomine, pro diminutione locutionis more, appellatus est Dante. Volterrano (Comment. Urban., lib. XXI, col. 638): Dantes poeta florentinus e gente Alegheria, Durantes ab initio vocatus, interciso deinde ut fit in pueris vocabulo. Domenico di maestro Bandino d' Arezzo (Fons memorabilium Universi, parte V, lib. I, MS. nell' Opera del Duomo): Dantes est proprium et usitatum nomen cujusdam poetæ, philosophi et theologi florentini, ubi nota, quod in Fonte sancti lavacri Durante fuit sibi nomen impositum. Sed blanditiarum alludio, secundum florentinorum morem, sincopato nomine, Dantes vocatus est. Ed è autenticamente attestato dal documento del 1342: Cum Durante olim vocatus Dante, quondam Alegherii de Florentia, fuerit condemnatus et exbannitus..... Jacobus filius quondam 'Durantis, olim vocati Dantis prædicti.

3 Nacque Brunetto in Firenze nel 1220, ed era del sesto di porta a Duomo. Fu segretario della repubblica, ed appartenne al partito guelfo; onde nel 1260, dopo la sconfitta di Montaperti, gli convenne esulare. Andonne in Francia, ove attese ai suoi studii, ed ove scrisse in lingua france se la sua opera principale, ch' è intitolata il Tesoro. Pare che tornasse in Firenze dopo che i Guelfi vi furono riammessi, cioè dopo il 1266 o 1267. Infatti egli era sindaco

del Comune insieme con Manetto di Benincasa nella lega fatta tra Firenze, Genova e Lucca a danno de' Pisani nel mese d'ottobre del 1284. Morì in Firenze il 1294.

Intorno a ciò posson vedersi il Lami nella parte I del suo Odeporico, pag. 229 e seg.; e il canonico Bandini nella prefazione posta al primo volume del suo.Specimen literaturæ florentine sæculi XI.

5 La forma del carattere di Dante (dice il Pelli) si può avere da un codice segnato E del pubblico archivio Armanni di Gubbio, in fine del quale è un sonetto (Tu che stanzi lo colle ombroso e fresco), che credesi scritto di suo pugno. Ma il Pelli, così dicendo, è stato tratto in inganno da ciò, che scrisse Francesco Maria Raffaelli nel suo libro intorno a Busone da Gubbio (cap. V, § 5); poichè quel sonetto è apocrifo, ed è scrittura posteriore a Dante di due secoli.

"

[ocr errors]

Francesco da Buti, comentando il v. 42 del canto XXX del Purgatorio, dice (ed alcuni sull' autorità di lui lo ripeterono) che Dante nella sua gioventù si facesse frate di san Francesco. Ecco le sue parole: « Prima ch'io fuor di puerizia fosse: per questo appare che 'l nostro Autore in» fine quando era garzone s' innamorasse della Santa Scrittura, e questo credo che fusse quando si fece frate del» l'ordine di san Francesco, del quale uscitte innanzi che "facesse professione. » Donde il Buti s' attingesse una siffatta notizia nol saprei immaginare: dirò peraltro ch'è questa una favola, sulla quale non val la pena spendere molte parole. Racconta Dante nel Convito (Tratt. II, cap. 13) che egli dopo la morte di Beatrice immaginava la filosofia come una donna bellissima, e pensava ch'ella dovesse essere somma cosa. E da questo immaginare (segue a dire) cominciai ad andare là, ov' ella si dimostrava ve"racemente, cioè nelle scuole de' religiosi e alle disputazioni "de' filosofanti. » Ora, poichè non vi ha il minimo dato per far supporre che Dante facessesi frate, può esser pertanto che il Buti abbia creduto, come, dicendo il Poeta d' avere appreso la filosofia nelle scuole de' religiosi, abbia voluto dire d'essersi fatto frate. Alcuno poi crede averlo Dante stesso indicato con quelle parole del canto XVI, v. 106 dell' Inferno:

[ocr errors]

665

Io aveva una corda intorno cinta,

E con essa pensai alcuna volta
Prender la fonza alla pelle dipinta.

DANTE. Vita.

-

7

« ÖncekiDevam »