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berigo dei Manfredi, faentino, il quale, per vendicarsi di un'ingiuria ricevuta da un suo parente di nome Manfredo, fece dai suoi servi trucidar questo e il figlio di lui Alberghetto, mentre erano alla sua mensa, e Branca d'Oria, cavaliere genovese, che fece uccidere all'istesso modo suo suocero Michele Zanche, signore di Logoduro in Sardegna.

Nella quarta zona (c. XXXIV), chiamata Giudecca da Giuda Iscariota, il venditor di Cristo, sono i traditori dei loro benefattori, confitti interamente sotto la ghiaccia, e traspaiono da questa come una pagliuzza rimasta chiusa entro il vetro. Per pena maggiore Bruto e Cassio, che uccisero Cesare, il fondatore della monarchia universale, sono maciullati dai denti di Lucifero, e Giuda, che tradì il fondatore della religione, sta nella bocca della faccia di mezzo, ed è anche scorticato.

Quando le ali di Lucifero sono assai aperte, Virgilio con Dante, che si avvinghia e si tiene stretto al collo di lui, si attacca alle costole dell'immane corpo e scende giù fra il folto pelo e la massa gelata, e giunti che sono al grosso dell'anche e quindi al centro della terra, al qual si traggon d'ogni parte i pesi, Virgilio si capovolge e, su per le gambe di Lucifero, sale con Dante, cosicchè questi crede di ritornare nell'Inferno. Indi i Poeti, camminando a

ritroso del fiume Lete che, dalla montagna del Purgatorio scendendo verso il centro della terra, va a portare nell'Inferno le scorie del peccato de' penitenti, tornano a riveder le stelle per un sotterraneo, che riesce all'opposto emisfero.

IL PURGATORIO

Il Purgatorio è immaginato da Dante come un monte (1), che sorge nell'emisfero australe, sopra un'isoletta solitaria in mezzo all'oceano, agli antipodi del monte Sionne; sicchè Gerusalemme e il Purgatorio vengono ad avere un solo orizzonte e diversi emisferi.

Questo monte, simbolo del ritorno alla diritta via, in forma di cono tronco alla cima è diviso in nove parti: l'Antipurgatorio, ch'è costituito dal terreno che gira intorno alle radici del monte, ove sono quelli che morirono in contumacia della Chiesa, e dalla parte inferiore del monte stesso, ove sono quelli altri che indugiarono sino in fin di vita i buoni sospiri; i sette cerchi del Purgatorio, ove si purgano i peccati capitali; e il Paradiso terrestre, che è figura dello stato d'innocenza, perchè gli spi

(1) Secondo il Vellutello il monte del Purgatorio, ascendendo a foggia di cono all'altezza di 140 miglia, avrebbe per circonferenza della base 990 miglia, e per quella della cima presso ad 11.

riti finalmente mondi e lievi possano uscire alle stellate rote.

Giunti i Poeti, circa due ore prima del sorgere del sole, nel piano dell'isoletta, trovano Catone Uticense, illuminato dalle quattro stelle del polo antartico, le quali simboleggiano le quattro virtù cardinali: prudenza, giustizia, temperanza e fortezza (1); « nel quale, dice il Bartoli, Dante non vede più il suicida, nè il nemico di Cesare, ma il più sublime rappresentante delle virtù ». Catone, che è a guardia della via che mena al Purgatorio, conosciuta la ragione del viaggio dei Poeti, permette la salita al monte, dicendo a Virgilio che prima ricinga Dante di un giunco schietto, simbolo dell'umiltà e dell'obbedienza, e che lavi a lui il viso, perchè ne rimova ogni sudiciume infernale. I Poeti vedono da lontano una barca: essa è guidata dall'angelo di Dio, il quale trasporta dalla foce del Tevere, simbolo della romana Chiesa Cattolica, alla spiaggia del monte del Purgatorio tutte le anime di coloro, che, della colpa commessa essendosi pentiti in terra, vanno nel Purgatorio a mondarsi della passione,

(1) Le stelle, simboleggianti le virtù cardinali, scintillano nella mattina, perchè queste quattro virtù sono proprie della vita attiva. Le altre tre stelle, simboleggianti le virtù teologali, sono poste sull'orizzonte al venir della sera, perchè la fede, la speranza e la carità sono proprie della vita contemplativa. (Purg. VIII, 91).

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che li fece peccare. Dante, fra i nuovi approdati, riconosce Casella, musicista fiorentino, che già aveva messa in musica una canzone di lui, la quale comincia

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commentata nel Convivio III, 2-10. Alla preghiera di Dante, Casella canta la bella canzone, e le anime dimenticano di andare a purificarsi. Giunge Catone, che le rimprovera, ed esse fuggono. Osserva il Giuliani che « nei rimproveri di Catone alle anime, rimaste inopportunamente troppo a lungo intente al canto di Casella, Dante vuol porre innanzi al pensiero del lettore che l'eccessivo ed intempestivo amore dei diletti terreni, per quanto puri ed innocenti, può distogliere o impedire l'uomo nel cammino che deve percorrere, seguitando virtute e conoscenza (Inf. XXVI, 120) ".

I Poeti incontrano appiè del monte i contumaci della Chiesa, fra' quali Manfredi, figlio di Federico II. Egli racconta a Dante la sua dolorosa fine. Gli dice che, sebbene fossero stati orribili i suoi peccati, ebbe il perdono di Dio, essendosi pentito quando gli fu rotta la persona di due punte mortali; ma che, essendo morto in contumacia della Chiesa, è costretto a stare nell'Antipurgatorio trenta volte il tempo che è vissuto scomunicato; e perciò si racco

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