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litaria di penitenza. La visione si presenta al P. in forma di scala d' oro, simboleggiante la virtù contemplativa, e tanto alta che l'occhio non può vederne la cima, per i gradini della quale salgono e scendono infiniti splendori sfavillanti. Tra le anime dei contemplanti sono S. Pier Damiano, che dalla povertà degli Apostoli prende occasione di inveire contro il lusso del clero, e S. Benedetto, che deplora la corruzione dei monasteri. Dante con Beatrice per la scala di color d'oro, in cui riluce il raggio del sole, ascende nel cielo delle Stelle fisse (c. XXII, 100-154, XXIII, XXIV, XXV, XXVI, XXVII, 1-87) ed entra nella costellazione dei Gemini, cioè in quella parte del cielo zodiacale occupata da questo segno (1). Da questo cielo, a cui presiedono i Cherubini, Dante vede tutti e sette gli altri quanto sono grandi e quanto sono veloci, e volge uno sguardo di disdegnosa pietà alla terra, a questa nostra

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Indi ammira l'altissimo spettacolo del trionfo di Cristo, abbellito dal corteggio della Vergine e di una pleiade di beati spiriti lucenti.

(1) Dante nacque nel maggio del 1265, quando il sole era in Gemini, costellazione significatrice, secondo le dottrine astrologiche di quel tempo, " di scrittura e di scienza e di cognoscibilitade, scrive l'Anonimo.

A. GIORDANO

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Innalzatosi Cristo all'Empireo, l'arcangelo Gabriele girando, a guisa di corona, intorno alla Vergine, canta le lodi di lei, e dopo la Vergine risale anch'essa all' Empireo, mentre i beati si allungano all'insù per mostrarle il loro affetto. Dante risponde all'interrogazione di S. Pietro, che, secondo il desiderio di Beatrice, lo esamina sulla Fede; e l'apostolo, in segno di approvazione, lo ricinge tre volte del suo splendore; indi il P. risponde alle interrogazioni di S. Giacomo e di S. Giovanni intorno alle altre due virtù teologali: Speranza e Carità. Compiuto questo esame fra il plauso di tutta la Corte celeste, Dante favella con Adamo del paradiso terrestre e dell'idioma da lui usato e fatto. Le parole del primo padre sono seguite da un canto universale a Dio, dopo di che succede un improvviso silenzio, e si ha un'acerrima invettiva di S. Pietro contro i cattivi pontefici.

Indi tutti gli spiriti risalgono all' Empireo, ed il Poeta, dato ancora uno sguardo alla terra, è spinto al nono cielo (c. XXVII, 88-148; XXVIII, XXIX), che è il Cielo Cristallino, a cui presiedono i Serafini, Dante vede un Punto raggiante lume acutissimo, ch'è l'Essenza Divina. Intorno a questo Punto, che esprime la semplicità ed unità infinita di Dio, girano nove cerchi di luce, che sono i nove cori degli Angeli divisi in tre gerarchie, ciascuna di tre ordini o cori, secondo la dottrina di Dio

nigi l'Areopagita, i quali girano in ordine inverso, al contrario dei cieli, perchè il più vicino al centro è il più veloce, ed il più lontano è il più tardo, e si mostrano più fulgidi quanto più sono prossimi al Punto. Beatrice espone la genesi degli angeli, e poi inveisce contro i predicatori di cose vane e i trafficatori d'indulgenze.

A poco a poco la visione degli angeli si dilegua dagli occhi di Dante, ch'è giunto al Cielo Empireo (c. XXX, XXXI, XXXII, XXXIII), dove non è più moto nè tempo, ma soio Amore e Luce. Il P. vede un fiume di luce che si presenta prima in linea retta in førma d'una riviera, fra due rive dipinte di fiori, dal qual fiume escono faville, (gli angeli) che in essi fiori (i beati) s'ingemmano come rubini incastonati nell' oro. Indi questa luce, che rende il Creatore visibile a quella creatura che solo in lui vedere ha la sua pace, prende la forma circolare (1) e serve come di giallo alla immensa e candida rosa, formata da tanti gradini (ordini di foglie) che, salendo, si allargano a guisa d'anfiteatro, e divisa in due semicircoli uno retto da Maria e l'altro dal Battista: sotto Maria in giù stanno le madri ebree, sotto Gio

(1) "La lunghezza figura il diffondersi di Dio nelle creature: la rotondità il ritornar delle cose in Dio, come in fine perfetto. Idea svolta dal Vico.„ Tommaseo.

vanni i fondatori d'Ordini religiosi. Nel semicircolo a destra di Maria stanno i credenti in Cristo venuto, in quello a sinistra i credenti in Cristo venturo; e in ciascun semicircolo dal mezzo in giù stanno i bambini circoncisi o battezzati. I Beati hanno nell'Empireo effigie umana: la loro distribuzione nei varj Cieli è puramente simbolica, perchè in essa appariscono per far segno de' diversi gradi della loro beatitudine.

Un posto vuoto, sopra cui splende una corona imperiale, è già preparato per Arrigo VII.

Mentre Dante sta contemplando la milizia dei Beati e le schiere degli angeli, che volando e cantando discendono giù per la rosa e risalgono al centro, ov'è Dio, Beatrice ascende al suo alto seggio, accanto a Rachele, in quel giro, ch'è terzo a contare dall'alto (1). S. Bernardo (l'Amore e la Contemplazione), mandato da Beatrice a Dante per ultima guida, gli addita in mezzo a mille angeli festanti la Vergine, che

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(1) Proponendosi Dante nel suo Poema di celebrare Beatrice, qual più facile tentazione che quella di sublimarla nel primo grado dell'Empireo? Invece la finge locata nel terzo che i suoi merti le sortiro,, cioè inferiore a Eva che sta nel secondo e a Maria che sta nel primo. Anche per questo riesce impossibile supporre tal donna un'allegoria soltanto della sapienza di Dio, come sarebbesi potuto se il Poeta non l'avesse determinata con immagini che le assegnano un luogo fra reali creature, anzi- un luogo inferiore a quello di altre più eccelse. A. Conti.

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vince di luce tutte le altre parti della mistica rosa, gli mostra alcuni Santi del vecchio e del nuovo Testamento e gli chiarisce, a proposito dei bambini, la predestinazione. Indi S. Bernardo ottiene dalla Vergine con soavissima invocazione, sublime lirica religiosa, che Dante possa per ultima grazia contemplare la pienezza della gloria di Dio.

Avvaloratasi allora la sua vista, Dante scopre l'arcano della Trinità e dell'Incarnazione. Nel profondo della luce divina vede tre giri di tre diversi colori e della medesima dimensione, indicante la loro perfetta parità: l'un giro dall' altro pare riflesso ed il terzo da ambedue fiammeggia; nel secondo è dipinta l'ipostatica individuazione dell' umano col divino, cioè la stessa persona del Verbo sussistente nelle due sue proprie nature: divina ed umana. Il raggio riflettente è la Potenza del Padre, il raggio riflesso è la Sapienza del Figlio ed il raggio fiammeggiante è l'Amore dello Spirito Santo, il quale procede dall'uno e dall'altro. Dante rimane assorto in questa beatifica e sovrumana visione, finchè « all'alta fantasia qui mancò possa ». Ma già l'Amore (Dio), che muove il sole e l'altre stelle, volge il desiderio ed il volere di lui con perfetta uniformità al suo volere, si come ruota, che in ogni parte è mossa ugualmente.

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