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Trova contraro tal, che lo distrugge,

L'umil pensiero che parlar mi suole
D'un' Angiola che 'n cielo è coronata.
L'anima piange, sì ancor lèn duole,
E dice: oh lassa me, come si fugge
Questo pietoso che m'ha consolata!
Degli occhi miei dice questa affannata:
Qual ora fu, che tal donna gli vide?
E perchè non credeano a me di lei?
Io dicea: ben negli occhi di costei
De' star colui che li miei pari uccide;
E non mi valse ch'io ne fossi accorta,
Che non mirasser tal, ch'io ne son morta.

Tu non se' morta, ma se' is marrita,

Anima nostra, che sì ti lamenti,
Dice uno spiritel d'amor gentile;
Chè questa bella donna, che tu senti,
Ha trasformata in tanto la tua vita,
Che n'hai paura, si se fatta vile.
Mira quanto ella è pietosa ed umile,
Saggia e cortese nella sua grandezza;
E pensa di chiamarla donna omai:
Chè, se tu non t'inganni, tu vedrai
Di si alti miracoli adornezza,

Che tu dirai: Amor, signor verace
Ecco l'ancella tua; fa' che ti piace.
Canzone, io credo che saranno radi

Color che tua ragione intendan bene,
Tanto lor parli faticosa e forte :
Onde se per ventura egli addiviene
Che tu dinanzi da persone vadi,

Che non ti paian d'essa bene accorte,
Allor ti priego che ti riconforte.

Vol. IV.

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Dicendo lor, diletta mia novella:

Ponete mente almen com'io son bella.

GAPITOLO I,

Poichè, proemialmente ragionando, me ministro, lo mio pane per lo precedente Trattato è con sufficienza preparato, lo tempo chiama e domanda la mia nave uscire di porto: per che, dirizzato l'artimone della ragione all'ora del mio desiderio, entro in pelago con isperanza di dolce cammino, e di salutevole porto e laudabile nella fine della mia cena. Ma perocchè più profittabile sia questo mio cibo, prima che venga la prima vivanda voglio mostrare come mangiare si dee. Dico che, siccome nel primo Capitolo è narrato, questa sposizione conviene essere litterale e allegorica. E a ciò dare ad intendere si vuole sapere che le scritture si possono intendere e debbonsi sponere massimamente per quattro sensi. L'uno si chiama litterale . . . . : e questo è quello che si nasconde sotto il manto di queste favole, ed è una verità ascosa sotto bella menzogna; siccome quando dice Ovidio che Orfeo facea colla cetera mansuete le fiere, e gli alberi e le pietre a se muovere: che vuol dire che 'l savio uomo collo stromento della sua voce facea mansuescere e umiliare li crudeli cuori, e facea muovere alla sua volontà coloro che non hanno vita di scienza ed arte; e coloro che non hanno vita di scienza ragionevole alcuna, sono quasi come pietre. E perchè questo nascondimento fosse trovato per savii, nel penultimo Trattato si mostrerà. Veramente li teologi questo senso prendono altrimenti, che li poeti ; ma, perocchè mia intenzione è qui lo modo delli poeti seguitare, prenderò il senso allegorico secondo che per li poeti è usato. Il terzo senso si chiama morale: questo è quello che li lettori deono intentamente andare appostando per

li

le scritture, a utilità di loro e di loro discenti: siccome appostare si può nel Vangelio, quando Cristo salio lo monte per trasfigurarsi, che, delli dodici Apostoli, ne menò seco li tre; in che moralmente si può intendere che alle secretissime cose noi dovemo avere poca compagnia. Lo quarto senso si chiama anagogico, cioè sovra senso: e quest'è, quando spiritualmente si spone una scrittura la quale eziandio nel senso litterale, per le cose significate, significa delle superne cose dell'eternale gloria; siccome veder si può in quel canto del Profeta, che dice che nell'uscita del popolo d'Israel d'Egitto, la Giudea è fatta santa e libera. Che avvegna, essere vero secondo la lettera, sie manifesto; non meno è vero quello che spiritualmente s'intende, cioè che, nell'uscita dell'anima del peccato, essa sie fatta santa e libera in sua podestade. E in dimostrare questo, sempre lo litterale dee andare innanzi siccome quello nella cui sentenza gli altri sono inchiusi, e sanza lo quale sarebbe impossibile e irrazionale intendere agli altri; e massimamente all' allegorico è impossibile, perocchè in ciascuna cosa che ha 'l dentro e 'l di fuori è impossibile venire al dentro, se prima non si viene al di fuori; onde, conciossiacosachè nelle scritture sia sempre il di fuori, impossibile è venire all'altre massimamente all'allegorica, sanza prima venire alla litterale. Ancora è impossibile, perocchè in ciascuna cosa naturale e artificiale è impossibile procedere alla forma, sanza prima essere disposto il suggetto, sopra che la forma dee stare; siccome impossibile è la forma di loro venire, se la materia, cioè lo suo suggetto, non è prima disposta ed apparecchiata; e la forma dell'arca venire, se la materia, cioè lo legno, non è prima disposto ed apparecchiato. Onde, conciossiacosachè la litterale sentenza sempre sia suggetto e materia dell'altre, massimamente dell'allegorica,

impossibile è prima venire alla conoscenza dell'altre, che alla sua. Ancora è impossibile, perocchè in ciascuna cosa naturale e artificiale è impossibile procedere, se prima non è fatto lo fondamento; siccome nella casa, e siccome nello studiare; onde, conciossiacosachè 'l dimostrare sia edificazione di scienza, e la litterale dimostrazione sia fondamento dell' altre, massimamente dell'allegorica', impossibile è all'altre venire prima che a quella. Ancora, posto che possibile fosse, sarebbe irrazionale, cioè fuori d'ordine; e però con molta fatica e con molto errore si procederebbe. Onde, siccome dice il Filosofo nel primo della Fisica, la natura vuole che ordinatamente si proceda nella nostra conoscenza, cioè procedendo da quello che conoscemo meglio, in quello che conoscemo non così bene; dico che la natura vuole, in quanto questa via di conoscere è in noi naturalmente innata, e però se gli altri sensi da' litterali sono meno intesi (che sono, siccome manifestamente appare), irrazionabile sarebbe procedere ad essi dimostrare, se prima lo litterale non fosse dimostrato. Io adunque per queste ragioni tuttavia sopra ciascuna Canzone ragionerò: prima la litterale sentenza, e, appresso di quella, ragionerò la sua allegoria, cioè l'ascosa verità; e talvolta degli altri sensi toccherò incidentemente, come a luogo, e a tempo si converrà .

(

GAPITOLO II,

Cominciando adunque, dico che la stella di Venere due fiate era rivolta in quello suo cerchio che la fa parere serotina e mattutina, secondo i due diversi tempi, appresso lo trapassamento di quella Beatrice beata, che vive in cielo con gli Angioli, e in terra colla mia anima, quando quella gentil donna di cui feci menzione nella fine della

Vita Nuova, parve primamente accompagnata d'Amore agli occhi miei, e prese luogo alcuno nella mia mente. E siccom'è ragionato per me nello allegato libello, più da sua gentilezza, che da mia elezione, venne ch'io ad essere suo consentissi; chè passionata di tanta misericordia si dimostrava sopra la mia vedova vita, che gli spiriti degli occhi miei a lei si fèro massimamente amici; e, così fatti dentro lei, poi fèro tale, che 'l mio beneplacito fu contento a disposarsi a quella immagine. Ma, perocchè non subitamente nasce amore e fassi grande e viene perfetto, ma vuole tempo alcuno e nutrimento di pensieri, massimamente là dove sono pensieri contrarii che lo 'mpediscono, convenne, prima che questo nuovo amore fosse perfetto, molta battaglia intra 'l pensiero del suo nutrimento e quello che gli era contrario, il quale per quella gloriosa Beatrice tenea ancora la rocca della mia mente. Perocchè l' uno era soccorso dalla parte della vista dinanzi continuamente, e l' altro dalla parte della memoria di dietro; e 'l soccorso dinanzi ciascuno di crescea, che far non potea l'altro contro a quello, che impediva in alcuno modo a dare indietro il volto. Per che a me parve sì mirabile, e anche duro a sofferire, che i' nol potei sostenere; e quasi esclamando (per iscusare me dell'avversità, nella quale parea me avere manco di fortezza ) dirizzai la voce mia in quella parte, onde procedeva la vittoria del nuovo pensiero, che era virtuosissimo, siccome virtù celestiale; e cominciai a dire: Voi, che, intendendo, il terzo ciel movete. A lo intendimento della qual Canzone bene imprendere, conviene prima conoscere le sue parti, sicchè leggiere sarà poi lo suo intendimento a vedere. Acciocchè più non sia mestiere di predicere queste parole per le sposizioni dell' altre, dico che questo ordine, che in questo Trattato si prenderà, tenere intendo per tutti gli altri.

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