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sino a Tito, e le gesta degli eroi da Romolo sino a Fa

brizio.

Ma la meta non è ancor giunta a Petrarca destinata. La Bibbia, Omero, Virgilio e Dante, non che la traduzione di altri classici poeti greci sono per così dire la mistica quadriga che colla velocità del lampo lo portò a quella sublime, facile ed elegante maniera di verseggiare, la quale animata in maravigliosi sì, ma veri modi, da quella indescrivibile passione, fatta sovrana di un cuor bennato e gentile, servi al grande poeta di scorta a dominar ardito quelle regioni ove sole regnano alleate le scienze, le arti e le più sublimi virtù.

La tanto famosa Laura di Odiberto di Noves e di Ermesenda, moglie di Ugo di Paolo Sade, fu il magico stromento che nel 6 aprile del 1327 penetrò a dare attivo moto ai sensi ed alle affezioni del cuore di Petrarca, e tal forza ebbe di sollevare ogni pensiere al disopra di sè stesso, più ancora, oltre tutti gli estremi delle umane vicende; e allora fu che temperata nella fucina di tanti ardori quella penna divina, vergò le amorose note, e l'acclamato Canzoniere uscì, ov'è innestato l'attico e romano sale e lo spirito di profondo sapere, ornato sempre di que' nobili e vivificanti colori, che le arti belle e le utili ed acclamate scienze, quasi vaghe ancelle, offrirongli ad arricchire la variopinta corona colla quale Petrarca veniva ad onorar l'avvenente sua Laura.

Al Canzoniere però precedettero le Rime volgari, le quali presagivano di già quella insuperabile celebrità a cui il giovane poeta sarebbe salito; e sebbene in quella età giudicate le avesse degne delle fiamme, pure quando più ponderato e maturo criterio gli mise in chiara luce le opere di natura ridente, le riconobbe degne di quella perfezione che senza riserbo alla posterità le tramanda.

Chi ne spiegherà poi con degni modi le tante altre opere, parto del suo fecondissimo ingegno? Chi non ravviserà le infinite cognizioni geografiche con cui animò il suo Itinerario siriaco? Con quali politiche ragioni non è dettata l'Invettiva contro il Gallo contraddittore verboso,

toris

circa il luogo ove stabilire si dovesse la romana sede; e l'Orazione in versi pronunziata al cospetto di Clemente VI pei Romani, onde ottenere che Roma reintegrata fosse nel possesso del pontificio solio? Ma e quanto vaghi e belli non sono i trattati De officio et virtutibus imperaDe republica optime administranda; e la traduzione dal volgare italiano in latino della Griselda del Boccaccio? E chi poi non bagnerà di una lagrima di commiserazione insieme e di stupore la pupilla al leggere le famose Lettere dettate dal rimorso e dall'affanno, quando si avvide d' aver mancato a quella donna, che da sovrana signoreggiava il vinto suo cuore, scritte all'amico Dionisio di s. Sepolcro; non che i Dialoghi che la duplice meta segnarono all'amor platonico di Laura; ed il Trattato che negli ultimi suoi periodi portò a compimento fra la silenziosa amenità dei colli Euganei e del campestre suo soggiorno di Arquato, e che fu donato, dirò così, ad istruzione del compor letterario: De sui ipsius, et multorum ignorantia; opere tutte insigni e di un merito non mai abbastanza lodato, che librate dalla severità di accurati scrutinj rimeritarongli la delfica corona, che Orso, conte d'Anguillara, senatore di Roma, pose sul capo dell' immortale italiano poeta, da lui con modesta fronte accolta nell'esultante Campidoglio?

Colto inopinatamente da una sincope, il tributo pagò che natura riclama da ogni mortale, chinando la dotta fronte sopra un libro aperto nella sua biblioteca di Arquato: non avendo potuto morte non essere indulgente di lasciargli compiere il luminoso viver suo su quello stesso campo ove tante palme, sacre alle Muse, colte avea; e ciò avvenne del 1374 il 18 luglio: giorno in cui le Grazie e le Muse, a bruno vestite, cinsero il crine col mesto appio.

Una nota di antica scittura però, posta in margine di un Canzoniere del secolo XV, segna che Petrarca, colto da improvvisa sincope, in mezzo ai suoi studj spirò fra le braccia di Lombardo della Seta, suo discepolo, del quale sentimento sono pure gli storici Filippo Villani e Giannozzo Manetti.

Il funebre corteggio del Petrarca venne onorato da tutti i grandi, che in quell'istante trovavansi in Padova e nelle vicine contrade. Bonaventura da Peraga sostenne l'onorifico e dolente ufficio di recitarne l'elogio. La tomba di sì grande poeta vedesi tuttora avanti la chiesa di Arquato, ed è visitata continuamente dai dotti di ogni nazione, rendendo giusto omaggio alle illustri spoglie del rigeneratore e ristauratore dell'italiana letteratura.

Boccaccio.

Boccaccio Giovanni, figlio naturale di un mercante di Certaldo nella Toscana, ebbe i suoi natali in Parigi nel 1313. Venuto in Italia, fino dai primi suoi anni tutto volle dedicarsi non meno alla greca letteratura, della quale si mostrava appassionato, ma ben anche a coltivare le Muse del Lazio. Felice il giovanetto, che a guida dell' innato suo genio per le lettere, ed a ristoro del dissipato suo costume ebbe istruttore il più grand' uomo, che con ammirazione era venerato dal suo secolo! Petrarca padre, maestro, benefattore, amico, dalle di cui leggiadre ma profonde e sane dottrine trasse quella forza, onde rendere almen più puro e più armonico il suo grande poema il Decamerone, il qual fece salire il Boccaccio ad una fama immortale, e ad essere considerato come fondatore dell'itala favella, non ostante certe quali affettazioni di lingua e certe scurrilità osservate dai critici, dovute in parte ai difetti del secolo licenzioso in cui vivea, ed alle circostanze di quella Corte ov'egli trovavasi, nella quale le passioni prendendo impero sul di lui animo, versavangli a larga copia que' favori d'amore, ch'ei descrisse nel libro intitolato la Fiammetta.

Nel risorgimento delle lettere in Italia il Boccaccio compose il Filocopo, il Filostrato e l'Amorosa Visione, poemi della sua giovanile età; ma che però lo fecero qualificare primo scrittore di romanzi amorosi. La Teseide, inventata dal poeta, fu la sua prima produzione in ottava rima, alla quale tennero dietro l'Ameto, o sia

la Commedia delle Ninfe Fiorentine, mista di verso e di prosa, le di cui magistrali tracce corsero i grandi poeti Sannazzaro nell' Arcadia e Bembo negli Asolani. Ľultimo poema composto dal Boccaccio si crede il Ninfale Fiesolano scritto veramente colla maggiore squisitezza di idee e di lingua; peccato però che il poeta abbia imbrattata la sua lira con turpi oscenità!

Del Boccaccio, oltre tant' altre opere intorno la geografia, la storia letteraria, la biografia ed il Commento sopra la Divina Commedia, che dalla cattedra di Firenze dettava, e che rimase imperfetto in conseguenza della sua morte, abbiamo una Raccolta di rime toscane, i libri dei Monti, Selve, Fiumi, ecc., delle Donne illustri e degli illustri infelici, il Corbuccio o Labirinto d'Amore, le vite di Dante e del Petrarca, la seconda delle quali trovasi tuttora inedita presso il chiariss. cavaliere Morelli; sedici elegie latine, la Genealogia Deorum, opera mitologica tutta piena di sublimi immagini e della grandezza Virgiliana, la quale sola bastò per fare attribuire al Boccaccio l'onorevole predicato di aureo scrittore del secolo XIV.

Nell' anno 1361 vestì il nostro chiarissimo italiano scrittore l'abito chericale, e da quell' istante, guidato sempre dai consigli del grande Petrarca, si condusse con tanta morigeratezza di costume e con bella esemplarità di condotta, che arrivò al segno di gettare alle fiamme non poche delle sue celebratissime opere; e perito sarebbe anche il Decamerone, che più d'ogni altra premea a lui d'incenerire, se per l'Alemagna, l'Italia e la Francia non fossero state di già diramate non poche copie. Tanto valgono i consigli di un saggio amico!

In Certaldo chiuse suoi giorni nel 1375 il 21 gennajo, con quella pace, che giustamente accorda il cielo a chi, abbandonate le perverse vie del vizio, si mette a calcare con piè franco ed intrepido quelle della virtù, essendo stato commendato dai dotti più insigni che le glorie formarono dei secoli posteriori alla vita dell'immortale nostro poeta.

Bojardi.

Bojardi Matteo Maria, secondo alcuni, nacque alle Fratte presso Ferrara nel 1430. Ma egli è nato propriamente in Reggio negli Stati Estensi, allorchè quella città era soggetta alla Lombardia. Fu conte di Scandiano. Sì nel melico stile che nell' epico riuscì valente compositore. Di questo distinto poeta latino ed italiano si hanno molti pregevoli componimenti, tra' quali l'Orlando innamorato. Ma l'Assedio di Parigi fu l'oggetto dei più serj e classici suoi studj. Fu caro a Borso d'Este e ad Ercole I, duchi di Ferrara, ond' ebbe il capitanato della sua patria. Cessò di esistere nel 1494, e furono in seguito trasportate le di lui ceneri a Ferrara.

Poliziano.

Da Benedetto degli Ambrogini, volgarmente nominato Cini, dottore in legge, ebbe Angelo i suoi natali nel 1454 il 14 luglio in Montepulciano, che dalla terra sua natale venne soprannominato Poliziano.

Ad ammaestrar Poliziano nelle più sublimi discipline, vennero dal di lui padre destinati insigni maestri, ma tutti a seconda dello stile del secolo XV, cioè Facino Marsilio per istruirlo nella filosofia Platonica; Agiropolo Giovanni per le lezioni d'Aristotelica; Landino Cristoforo per quella della lingua latina, e per la greca Andronico di Tessalonica, ignorandosi però se quest'ultimo gl' insegnasse anche l'ebraica, che ben conosceva. Corse non appena colla velocità del lampo tutte queste gravi facoltà, nessun mezzo intentato egli lasciò, onde abbandonate le soffisticherie dei Grammatici, dei Rettori e dei Peripatetici, tutto invece si dedicasse là dove lo volgevano le naturali spine del vivace suo ingegno. Nel decimoterzo anno di sua età, contr' ogni aspettativa compose i tanto celebri Epigrammi latini, ed al decimosettimo i greci, che fatti di pubblico diritto ri

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