1 che in questa canzone si lamentano due persone, l'una delle quali si lamenta come fratello, l'altra come servitore. 2 Quantunque volte, lasso! mi rimembra Veder la donna, ond' io vo si dolente, Ch'io dico: Anima mia, che non ten vai? Chè li tormenti, che tu porterai Nel secol che t'è già tanto noioso, Mi fan pensoso di paura forte; Come soave e dolce mio riposo ; E dico: Vieni a me, con tanto amore, Che va chiamando Morte tuttavia. Fu giunta dalla sua crudelitate : 5 Divenne spirital bellezza grande, Luce d'amor, che gli angeli saluta, Face maravigliar; tanto è gentile! § XXXV. In quel giorno, nel quale si compiva l'anno, che questa donna era fatta de' cittadini di vita eterna, io mi sedea in parte, nella quale ricordandomi di lei, disegnava un angelo sopra certe tavolette: e mentre io 'l disegnava, volsi gli 1 si lamentano, al. si rammaricano. 2 Ogniqualvolta. 3 Mi raccoglie, m'accumula. il piacere della sua beltate, cioè, la piacente forma della sua bellezza. 5 Togliendosi. 6 de' cittadini, al, delle cittadine. 7 Vale a dire, nel dì 9 giugno 1291. occhi, e vidi lungo me uomini a' quali si convenia di fare onore. E'riguardavano quello ch'io facea; e secondo che mi fu detto poi, egli erano stati già alquanto anzi che io me n'accorgessi. Quando li vidi, mi levai, e salutando loro dissi: Altri era testè meco, e perciò pensava.1 Onde partiti costoro, ritornaimi alla mia opera, cioè del disegnare figure d'angeli: facendo ciò, mi venne un pensiero di dire parole per rima, quasi per annovale di lei, e scrivere a costoro, li quali erano venuti a me e dissi allora questo sonetto, che comincia Era venuta, lo quale ha due cominciamenti; e però lo dividerò secondo l' uno e l' altro. Dico che secondo il primo, questo sonetto ha tre parti: nella prima dico, che questa donna era già nella mia memoria; nella seconda dico quello che Amore però mi facea; nella terza dico degli effetti d'Amore. La seconda comincia quivi: Amor che; la terza quivi: Piangendo usciano. Questa parte si divide in due : nell'una dico che tutti i miei sospiri usciano parlando; nell' altra dico come alquanti diceano certe parole diverse dagli altri. La seconda comincia quivi : Ma quelli. Per questo medesimo modo si divide secondo l'altro cominciamento, salvo che nella prima parte dico quando questa donna era cosi venuta nella mia mente, e ciò non dico nell' altro. Primo cominciamento. Era venuta nella mente mia La gentil donna, che per suo valore pilatori del Vocabolario. Ecco i luoghi, donde questo senso agevolmente rilevasi § 11, colore umile; § Xl, viso vestito d'umiltà; § XIX, e si l'umilia che ogni offesa oblia; § XXI, pensiero umile; § XXIII, pregava l'una l'altra umilemente; ivi. Ed avea seco umiltà si verace, che parea che dicesse : io sono in pace; ivi. Io diveniva nel dolor si umile vedendo in lei tanta umiltà; § XXVI, d'umiltà vestuta; § XXVII, La vista sua face ogni cosa Secondo cominciamento. Era venuta nella mente mia Quella donna gentil, cui piange Amore, S'era svegliato nel distrutto core, § XXXVI. Poi per alquanto tempo, conciofossecosachè io fossi in parte, nella quale mi ricordava del passato tempo, molto stava pensoso, e con dolorosi pensamenti tanto che mi faceano parere di fuori d' una vista di terribile sbigottimento. Ond' io, accorgendomi del mio travagliare, levai gli occhi per vedere s' altri me vedesse; e vidi una gentil donna giovane e bella molto, la quale da una fenestra mi riguardava molto pietosamente quant'alla vista ; sicchè tutta la pietade pareva in lei accolta. Onde, conciossiacosachè quando i miseri veggono di loro compassione altrui, più tosto1 si muovono a lagrimare, quasi come di sè stessi avendo pietade, io sentii allora li miei occhi cominciare a voler piangere ; e però, temendo di non mostrare la mia vile vita, mi partii dinanzi dagli occhi di questa gentile; e dicea poi fra me medesimo: E' non può essere, che con quella pietosa donna non sia nobilissimo amore. E però proposi di dire un sonetto, nel quale io parlassi a lei, e conchiudessi in esso tutto ciò che nar umile; § XXVIII. E si è cosa umil che nol si crede; § XXXII. Chè luce della sua umilitate; § XXXV. Nel ciel dell' umiltate, ov'è Maria. rato è in questa ragione.1 E però che questa ragione è assai manifesta, nol dividerò. Videro gli occhi miei quanta pietate Che si movean le lagrime dal core, 6 § XXXVII. Avvenne poi che ovunque questa donna mi vedea, si facea d'una vista pietosa e d'un color pallido, quasi come d'amore: onde molte fiate mi ricordava della mia nobilissima donna, che di simile colore mi si mostrava. E certo molte volte non potendo lagrimare nè disfogare la mia tristizia, io andava per vedere questa pietosa donna, la quale parea che tirasse le lagrime fuori delli miei occhi per la sua vista. E però mi venne anche volontade di dire parole, parlando a lei; e dissi questo sonetto, che comincia Color d'Amore, e ch'è piano senza dividerlo, per la sua precedente ragione. 1 Ragionamento, discorso. 2 Cioè, sul vostro volto. 3 statura qui vale stalo, condizione. Così il Malespini, 36 tit.: Come e quando Attila venne a Firenze, e di sua statura. Con questo significato manca nel Vocabolario. oscura, cioè angosciosa, travagliata, come fu avvertito al sonetto : Spesse fiate ec., pag. 73, n. 5. 5 quello amore, cioè, quell' istesso puro e nobilissimo amore, che mi accese il cuore per la gentile Beatrice, il quale mi fa andare ec. 6 Anco qui ovunque ha il significato d'ogniqualvolla. Che Beatrice avesse un color pallido, lo ha detto l'autore anco più sopra, alla canzone Donne che avete, st. IV, pag. 78. to. 8 Cioè, per mezzo del suo aspet Color d'amore, e di pietà sembianti,1 Si che per voi mi vien cosa alla mente,3 Che della voglia si consuman tutti; Ma lagrimar dinanzi a voi non sanno. 4 § XXXVIII. Io venni a tanto per la vista di questa donna, che li miei occhi si cominciaro a dilettare troppo di vederla ; onde molte volte me ne crucciava, ed avevamene per vile assai; e più volte bestemmiava la vanità degli occhi miei, e dicea loro nel mio pensiero: Or voi solevate far piangere chi vedea la vostra dolorosa condizione, ed ora, pare che vogliate dimenticarlo per questa donna che vi mira, e che non vi mira se non in quanto le pesa della gloriosa donna di cui pianger solete; ma quanto far potete, fate; chè io la vi rimembrerò molto spesso, maledetti occhi: che mai, se non dopo la morte, non dovrebbero le vostre lagrime aver ristato. E quando fra me medesimo così avea detto alli miei occhi, e li sospiri m' assaliano grandissimi ed angosciosi. Ed acciocchè questa battaglia, che io avea meco, non rimanesse saputa pur dal misero che la sentia, proposi di fare un sonetto, e di comprendere 1 Un color pallido, ed atti, dimostrazioni di compassione. 2 Faccia, aspetto, com' ho notato altre volte. 3 Vuol significare che gli torna in memoria l'estinta Beatrice. bestemmiava, al. biasimava. 5 rimembrerò, al. rammenterò. 6 aver ristato, al. essere ristate. 7 8 7 Questa e non è congiunzione, ma sta per ancora, nella guisa stessa che i Latini usavano la et per etiam. 8 sapula pur, conosciuta solamente. Nota sapere per conoscere, latinismo che in Dante trovasi altre volte: Andatevene a lei, che la sapete, son. XXXIV. |