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Venite voi di sì lontana gente,1
Come alla vista voi ne dimostrate?
Chè non piangete, quando voi passate
Per lo suo mezzo la città dolente,
Come quelle persone, che neente 2
Par che intendesser la sua gravitate.3
Se voi restate, per volere udire,
Certo lo core ne' sospir mi dice,
Che lagrimando n' uscirete pui.*
Ella ha perduto la sua Beatrice;

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E le parole, ch' uom di lei può dire,

Hanno virtù di far piangere altrui.

§ XLII. Poi mandaro due donne gentili a me pregandomi che mandassi loro di queste mie parole rimate; ond' io, pensando la loro nobiltà, proposi di mandar loro e di fare una cosa nuova, la quale io mandassi loro con esse, acciocchè più onrevolmente adempiessi li loro prieghi. E dissi allora un sonetto, il quale narra il mio stato, e mandailo loro col precedente sonetto accompagnato, e con un altro che comincia Venite a intender ec. Il sonetto, il quale io feci allora, è Oltre la spera ec.

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Questo sonetto ha in sè cinque parti: nella prima dico là ove va il mio pensiero, nominandolo per nome di alcuno suo effetto; nella seconda dico per che va lassù, e chi 'l fa cosi andare; nella terza dico quello che vide, cioè una donna onorata. E chiamolo allora spirito peregrino, acciocchè spiritualmente va lassù, e si come peregrino, lo quale è fuori della sua patria; nella quarta dico com' egli la vede tale, cioè in tale qualità, ch' io non la posso intendere; cioè a dire che il mio pensiero sale nella qualità di costei in grado che il mio intelletlo nol può comprendere; conciossiacosachè il nostro intelletto s'abbia a quelle benedette anime, come l'occhio nostro

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1 Figurat. di sì lontano paese.

2 neente e neiente dissero gli antichi. 3 La mestizia di essa, cioè della città.

Cioè, dopo aver udito la cagione della sua mestizia. 5 Ella, cioè la città.

6 Perciocchè.

8

7 della sua patria, al. della sua pa

tria vista.

8 in grado, sottintendi tanto sublime. 9 Si stia. Aversi è qui usato nel senso di starsi in una data proporzione, conforme si pratica in algebra.

debole al Sole: e ciò dice il filosofo nel secondo della Metafisica; nella quinta dico che, avvegnachè io non possa vedere là ove il pensiero mi trae, cioè alla sua mirabile qualità, almeno intendo questo, cioè che tal è il pensare della mia donna, perchè io sento spesso il suo nome nel mio pensiero. E nel fine di questa quinta parte dico donne mie care, a dare ad intendere che son donne coloro cui parlo. La seconda parte incomincia: Intelligenza nuova ; la terza; Quand' egli è giunto; la quarta: Vedela tal; la quinta: So io ch' el parla. Potrebbesi più sottilmente ancora dividere, e più fare intendere, ma puossi passare con questa divisione, e però non mi trametto di più dividerlo.

Oltre la spera, che più larga gira,

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Passa il sospiro ch' esce del mio core:1
Intelligenza nuova,2 che l'Amore
Piangendo mette in lui, pur su lo tira.
Quand' egli è giunto là, dov' el desira,
Vede una donna, che riceve onore,
E luce sì, che per lo suo splendore
Lo peregrino spirito la mira.
Vedela tal, che, quando il mi ridice,
Io non lo intendo, sì parla sottile
Al cor dolente, che lo fa parlare.
So io ch' el parla di quella gentile,
Perocchè spesso ricorda Beatrice,

Sicch' io lo intendo ben, donne mie care.

§ XLIII. Appresso a questo sonetto apparve a me una mirabil visione, nella quale vidi cose, che mi fecero proporre di non dir più di questa benedetta, infino a tanto che io non potessi più degnamente trattare di lei. E di venire a ciò io studio quanto posso, sì com' ella sa veracemente. Sicchè, se piacere sarà di Colui, per cui tutte le cose vivono, che la mia vita per alquanti anni perseveri, spero di dire di lei quello che mai non fu detto

1 Intenai: Il sospiro, ch' esce dal mio cuore, tanto s' inalza, che va al di là della nona ed ultima sfera (il primo mobile), e giunge all' empireo.

2 Una nuova intelligenza, cioè, una e più forte facoltà intellet

nuova

tiva.

3 per, cioè, per mezzo, framezzo.

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LA VITA NUOVA DI DANTE ALIGHIERI.

d'alcuna. E poi piaccia a Colui, ch'è sire della cortesia, che la mia anima se ne possa gire a vedere la gloria della sua donna, cioè di quella benedetta Beatrice, che gloriosamente mira nella faccia di Colui, qui est per omnia sæcula benedictus.

1 Per queste parole si fa manifesto che fin dalla sua gioventù aveva Dante concepito l'idea del suo Poema, nel quale voleva dir di Beatrice quello che mai non fu detto d' alcuna, perciocchè avrebbe

di lei formato l'altissimo simbolo della divina sapienza. Anche nella canzone Donne, ch'avele, st. II, disse di sè stesso che avrebbe detto nell'Inferno a' malnati: Io vidi la speranza de' beati.

FINE DELLA VITA NUOVA.

DANTIS ALIGHERII

DE VULGARI ELOQUIO

SIVE IDIOMATE

LIBRI DUO.

DEL VOLGARE ELOQUIO,

LIBRI DUE

DI

DANTE ALIGHIERI.

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