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CRONICA DI DINO COMPAGNI

1

DELLE COSE OCCORRENTI NE' TEMPI SUOI

Le ricordanze delle antiche storie lungamente hanno stimolato la mente mia di scrivere i pericolosi avveni

CRONICA. Questo nostro sost. femm. (Cronica, Cronaca), come derivante dal gr. Tà (powzá (plur. neut. ad tempus pertinentia, chronica), non altro significa, detto di scrittura storica, se non Istoria recitata secondo i tempi o cronologicamente; cioè, racconto universale di fatti accaduti entro un certo periodo, ancorachè senza prossima relazione fra loro ed in paesi diversi, tenendo però il principal luogo quelli della città e provincia cui appartiene l'autore. Ella è insomma la forma più facile e più umile del genere storico, e però la prima a sorgere nelle letterature. Il maggiore de nostri cronisti, Giovanni Villani, definiva l'ufficio suo quando si proponeva (Cronica, VIII, XXXVI) « di recare... tutti i fatti e co<< minciamenti della città di Firenze,... <e seguire per innanzi stesamente i << fatti de' Fiorentini, e dell' altre nota

bili cose dell'universo in brieve ». Ma all'opera di Dino, il titolo della quale sarebbe veramente quel versetto Delle cose occorrenti ne' tempi suoi, e dove « non si desidera niuna delle parti che a vera e compiuta storia si addimandano» (FORNARI, Arte del dire, I, lez. xxxi), non può la specificazione di Cronica attribuírsi, più di quello che possa a qualsiasi istoria d'un fatto, od ordine di fatti, determinato e speciale delle quali abbiamo esempi in tutt'e tre le letterature. Di ciò parlasi più distesamente nel Proemio, dove è detto per quali ragioni seguitammo tuttavia à chiamar Cronica l'Istoria del Compagni, che ha per soggetto suo proprio la Discordia de'Neri e de' Bianchi in Firenze, ossia la Divisione di parte Guelfa, ed in alcuna parte ritiene modo e qualità di Commentario. [Cronica,

secondo la forma negli antichi più fre quente, hanno quasi tutti i mss. e le edd. T, B; Cronaca, secondo il ms. a, le edd. MT, MN].

OCCORRENTI NE' TEMPI SUOI. Occor rente, participio di tempo indifferente, secondo li chiama il Corticelli (Regole, I, XLIII); cioè che può significare, a, che occorrono, b, che occorrevano, c, che occorreranno; è qui nel significato b; esprime cioè azione continuante in tempo passato, e si avvicina perciò al partic.passato occorse. E occorse o che occorsero hanno i mss. D, G, I, L.-NE' TEMPI SUOI, vale dal 1280 al 1312, e più stret tamente, come vedremo, dal 1300 al 1312 (e alcuni mss., E, H, s, hanno: .... ne'tempi suoi. Comincia nell'anno MCCC et arriva al мcccx); parte a ogni modo non piccola, e certo la più importante, della vita di Dino, n. verso il 1260 e m. dopo il 1320. Cfr. Proemio.

(Introduzione). Quali cagioni ebbe l'A. a scrivere, e quali occasioni: su quale soggetto, e con quali intendimenti.

1 Le ricordanze delle antiche storie. « La memoria, la fama, l'esempio, delle opere scritte dagli storici dell'antichità classica, e specialmente dai latini ». Cfr. G. VILLANI, 1. c.: «Leggendo le storie «<e'grandi fatti de' Romani, scritti per « Virgilio, e per Sallustio, e Lucano, «<e Tito Livio, e Valerio, e Paolo Oro «sio, e altri maestri di storie, li quali... << scrissono... per dare memoria e esem«plo a quelli che sono a venire, presi « lo stile e forma da loro, tutto si come << discepolo non fossi degno a tanta << opera fare ».

I pericolosi avvenimenti non prosperevoli. La divisione di Parte Guelfa

menti non prosperevoli, i quali ha sostenuti la nobile città figliuola di Roma, molti anni, e spezialmente nel tempo

in Nera e Bianca. Ambedue quegli aggettivi (pericolosi, non prosperevoli) accennano non tanto a mali presenti, quanto a tristi conseguenze che dagli avvenimenti fossero tuttavia da temersi mentre scriveva l'A. Prosperevole vale qui non semplicemente « Prospero, Felice», ma Promettente prosperità, Atto a recare prosperità». Cfr. Esopo volg. per Un da Siena, ed. Le Monnier, p. 35: «Io non penso dolce bene « essere quello che è inamarito di... << paura, nè prosperevole voluntà quella « la quale la paura oscura ».

3 La nobile città figliuola di Roma. Firenze»: tal nome glorioso le davano i vecchi scrittori fiorentini, si rispetto all'origine che le si attribuiva, da colonie romane mandate a Fiesole fin ne' tempi di Silla (cfr. MAChiavelli, Stor. fior., II, II), si per un nobile orgoglio nazionale che li faceva cercar volentieri nel loro Municipio le tracce della gran patria latina. Cosi udirai G. Villani, che raccoglieva tradizioni popolari conservate da più antichi cronisti, chiamarla (I, xxxvIII seg.) « la piccola Roma », e « Cesaria », e« ca

mera d'Imperio, e come figliuola e << fattura di Roma in tutte le cose »; e tessere (III), secondo le medesime tradizioni, la storia della sua riedificazione sul modello di Roma e per opera di Carlo Magno, del Pontefice, e de' Romani. Dante, che nel Convito (I, v) esalta anch'egli la « bellissima e fa <<mosissima figliuola di Roma, Fio<< renza», rimpiange nel divino poema (Inf., xv, 76-78) «la sementa santa Di

quei roman che vi rimaser quando « Fu fatto il nido di malizia tanta ». Di più particolare osservazione sono degne a questo punto altre parole del Villani (VIII, xxxvi): « Ma conside

rando che la nostra città di Firenze, << figliuola e fattura di Roma, era nel << suo montare e a seguire grandi cose, << siccome Roma nel suo calare, mi << parve convenevole di recare in que<<<< sto volume e nuova cronica tutti i << fatti e cominciamenti della città di Firenze, in quanto m'è stato possi<< bile a ricogliere e ritrovare ». Cfr. il nostro Proemio.

«

4 Molti anni. La storia di Dino tocca le seguenti date: 1215; 1280-1300; 1300-1312. Le discordie fra i Cerchi e i Donati (poi Bianchi e Neri) incominciarono nella primavera del 1300.

5 E spezialmente nel tempo del giubileo dell' anno мccc. Se, come par certo, questo inciso si riferisce (del pari che il precedente molti anni) alla proposizione secondaria, i quali ha sostenuti ecc., perchè, si domanderà, ha Dino in modo cosi speciale accennato all'anno 1300, il quale del resto non occupa nel suo libro (I, xx-xxIV) maggior parte di quella che proporzionalmente gli tocchi? La ragione di ciò s'intende facilmente, quando si pensi che quell'anno segna il cominciamento della discordia fra i Cerchi e i Donati, da cui originarono le fazioni Bianca e Nera. Dino qui, come altrove, accenna, più che non dica espressamente, il pensier suo; e convien rendersi famifiari questi che chiameremmo « secondi sensi del Nostro, a fine d'intenderlo compiutamente. - Altra interpetrazione a questo passo importante sarebbe che la prep. articolata nel avesse qui forza dell'altra dal, a questo modo: «e spezialmente dal tempo del giubileo... in poi». Chè veramente, essendo il soggetto della Cronica la Divisione de'Guelfi in Bianchi e Neri, questa non ebbe sua origine innanzi al 1300; e nella Cronica stessa, tuttociò che precede quell'anno (I, II-XIX) è una specie d'introduzione (cfr. note al tit. dei cap. III, VI,XVIII, XIX, XX, e Proemio), cosicchè alcuni mss. pongono, come vedemmo, nel tit. dell'opera, come date estreme, il 1300 e il 1312. Suffragherebbe a questa interpetrazione l'osservare che anche cotesti mss. (cfr. pag. preced.) hanno Comincia nell'anno MCCC, e che, secondo essa, la in, in quanto equivalesse a da, corrisponderebbe a un fino da; quando appunto in unione con la prep. fino, e in locuzioni accennanti a tempo, la in acquista forza di da. Cfr. i seguenti esempi: BOCCACCIO, Decam., III, 1x: « Il << quale infino nella mia puerizia io co«<minciai ad amare, et ho poi sempre <<< sommamente amato ». Leggenda di Tobia e di Tobiuolo, ed. Manuzzi, 13: << Infino nel cominciamento del mondo, << cominciarono a essere cristiani, quan«<to all'atto e alla vita ». V. BORGHINI, Discorsi, II, 77: « Fino in vita di (fin da « quando viveva) messer Cacciaguida, «si contavan (due famiglie fiorentine) « l'una di per sè dall'altra». Ma v'ha di più: della nel, pura e semplice, in forza di dal, e in locuzione di tempo, ci porge esempio un contemporaneo di Dino:

del giubileo dell'anno мccc. E io, scusandomi a me medesimo sì come insufficiente, credendo che altri scrivessi, ho cessato di scrivere molti anni; tanto che è multiplicato pericolo e gli aspetti notevoli sì che non sono da tacere. Proposi di scrivere, a utilità di coloro che saranno eredi de' prosperevoli anni; acciò che riconoscano

Fioretto di Croniche degli Imperatori, p. 72: « Vacò lo 'mperio di qua (cioè, come poco sopra dice, « di qua in « Italia, e altrove « l'Imperio di Ro<< ma») negli anni domini MCCL... infino <<a мcccx ». E in altra locuzione, pur di tempo, trovasi la in usata per di; V. BORGHINI, Discorsi, I, 69: «Quella << pietra antica.... che chiaramente è << ne' tempi de' Vespasiani ».

6 Giubileo ecc. Lo descrive (VIII, XXXVI cit.) il Villani, il quale trovandosi in quello benedetto pellegrinag

gio nella santa città di Roma », volse l'animo a scrivere la sua universale cronaca. Dino rammenta il giubileo non per relazione ch'esso abbia con le cose che narrerá, nè con la determinazione sua di narrarle, ma come fatto solenne che serve a meglio fissare e porre in luce quella data 1300, la quale sotto un certo rispetto (cfr. nota antecedente) può dirsi principale nella sua narrazione. Quanto alla importanza storica assoluta di quell'anno 1300, ne facciamo cenno nel Proemio.

7 E io, scusandomi ecc. [Io scusandomi ecc., il ms. L, e tutte le stampe; eccetto la T. E io scusandomi me medesimo, il ms. al. Anche Albertino Mussato incomincia il Prologus alla sua storia de gestis Henrici VII Cæsaris, diretto ad Arrigo medesimo, cosi: « Mul<< tum ipse mecum diuque percunctatus, <scripturus ne gesta fuerim egregia tua, << Caesar Heinrice Septime semper Au« guste, libidini meae cessi, dum plu«rimum decertasset cum ratione vo«<luntas ecc. ». Ed uno degli annotatori (ed. Muratori, Rer. italic., X) commenta: «< Insistit vestigiis primorum rei

literariae patrum, quos, magnum aliquid literis mandaturos, dubitandi par << ratio in ipso statim operis vestibulo << torsit ». E cita il proemio liviano (imitato da storici moderni latini); e SIMMACO, Epist., VIII, 48; STAZIO, Selve, lib. 1, pref.; SIDONIO, Epist., VII, 3. E le ricordanze delle antiche istorie aveva il Nostro dinanzi.

8 Ho cessato di scrivere molti anni.

[Ho restato, i mss. B, C, E, H, N, 0, s, è le edd. T, B]. «Mi sono astenuto per molti anni da ecc. ». Dino scriveva la sua storia fra il 1310 e il 1312 (cfr. Proemio), e perciò più di dieci anni dopo incominciate le parti Bianca e Nera, e alquanti più dai fatti che le avevano preparate. Ciò che lo fece risolvere a scrivere fu principalmente la discesa dell'imperatore Arrigo VII in Italia (1310), alla quale allude nelle parole che seguono, e da lui raccontata e descritta nel III libro.

9 Tanto che ecc. [Così il ms. A. Tanto che multiplicati, o moltiplicati, i pericoli e gli aspetti notevoli, gli altri mss. (nocevoli, M; noctevoli, a); seguendo la qual lezione, punteggiano poi... da tacere, proposi ecc. le edd. MN, T, B. La MT legge tanto che moltiplicato pericolo, e gli aspetti nocievoli, si che non sono da tacere, propuosi ecc.]. « Cresciute, per la venuta dell' Imperatore, le incertezze politiche (i pericoli) e le aspettative notevoli ecc. ». La venuta d'Arrigo poneva in forse la vittoria de' Neri, e rialzava, con le speranze della parte imperiale, quelle de Guelfi Bianchi ormai divenuti Ghibellini (cfr. Proemio). Aspetto, per « Aspettativa », è in Matteo Villani, Cron., V, xxv: « Della cui morte fu gran danno, però << ch'era barone di grande aspetto ».

10 A utilità ecc. [Il ms. A, a utorità; corruzione forse di utolità. Gli altri mss. e le edd., a utilità]. Con queste nobili parole l' A. accenna al fine morale della storia. Cicerone (De Orat., II, 1x) la chiamava « magistra vitae », in quanto ne insegna a ben regolarci con gli esempi d'altri. Più altamente e degnamente la considera Dino, il quale vuole che leggendo i pericolosi avvenimenti non prosperevoli, e vivendo in anni prosperevoli, si riconosca il bene da Dio che lo fa sorgere pur dal male: la storia per tal modo può dirsi rintracci ne fatti umani le vie segrete della Provvidenza.

11 Eredi de' prosperevoli anni. « Eredi della vita eterna »>, << eredi del

i benifici da Dio, il quale per tutti i tempi regge e

governa.

SOMMARIO

COMINCIA IL PRIMO LIBRO.

III. Le

I. Metodo propostosi dall'A. Descrizione di Firenze. II. Danni e antica origine delle discordie civili in Firenze tra Guelfi e Ghibellini. discordie tra' Guelfi sono cagione ch'essi si riconcilino co' Ghibellini. Ambedue le parti ottengono a paciaro ed arbitro un Legato dalla Chiesa. IV. Correndo la città novamente pericolo per civili discordie, alcuni popolani, fra' quali Dino, si consigliano insieme: e per assicurare il Popolo dalla prepotenza dei Grandi, istituiscono il Magistrato delle Arti o de'Priori. V. I nuovi magistrati fanno mala prova per disonestà e avarizia, favorendo i Grandi di parte Guelfa. VI. Origine della guerra d'Arezzo, pel favore concesso da'Fiorentini ai Guelfi cacciati da quella città. VII. Disposizioni e preparativi alla guerra dall'una parte e dall'altra. VIII. Trattato de' Fiorentini col Vescovo d'Arezzo; come impedito dagli Aretini. IX. I Fiorentini si dispongono a uscire per la via del Casentino, insieme coi collegati. X. Battaglia di Campaldino; della quale però i Fiorentini, vincitori, non sanno raccogliere tutti i frutti. XI. Malumore in Firenze tra Popolo e Grandi. 11 Gonfaloniere di Giustizia e gli Ordinamenti di Giustizia. dici contro gli Ordinamenti di Giustizia; severa esecuzione dei medesimi; opposizioni, dal Popolo e da'Grandi; ardire e fermezza di Giano della Bella. XIII. I Grandi congiurano in più modi a'danni di Giano. XIV. Dino scuopre a Giano la congiura. Consigli in Ognissanti. - XV. Consiglio de'Grandi in Sa'Jacopo. . XVI. Tumulto popolare contro il Potestà, occasione a'nemici di Giano per infamarlo. Giano si parte dalla città, ed è condannato. XVII. Assetto delle cose dopo cacciato Giano. Dissensi fra i Grandi e il Vicario imperiale Gianni di Châlons. Trame di questo co'Ghibellini e co'Guelfi; e fine del suo vicariato. XVIII. Condizioni

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XII. Cavilli de'Giu

di Firenze negli anni susseguenti alla cacciata di Giano. Prepotere dei cattivi popolani; corruzione morale. Il gran beccaio Pecora. - XIX. La potesteria di messer Monfiorito. XX. Principio della nuova divisione fra cittadini: nimicizie tra i

regno promesso da Dio»: a simili frasi, frequenti nelle sacre carte, rassomiglia questa di Dino, ma più specialmente ricorda quelle dove si parla dell'eredità d'Abramo, cioè della benedizione divina promessa a quel patriarca in lui e ne'discendenti da Isacco suo figliuolo. S. PAUL., Ep. Galat., III, 29: « Abra

hae semen estis, secundum promis<<sionem heredes ». Dino con una frase cosi solenne intende magnificare i tempi migliori ch'erano da aspettarsi dal riordinamento delle cose d'Italia per opera dell' Imperatore. Prosperevole qui, dal senso notato poc' anzi, si avvicina al proprio e semplice di «< Prospero, Felice».

12 Regge e governa. «È signore delle cose create, esercita sopr' esse la sua autorità (regge); e guida e indirizza l'andamento delle medesime (governa) ». Al dantesco «< impera e regge» (Inf., 1, 127) il Tommaseo avvicina il seguente passo di Boezio, che per altro rispetto è da confrontare anche a quello del

Nostro: Hic sceptrum Dominus tenet, << orbisque habenas temperat ».

PRIMO LIBRO. L' A. propone il soggetto della sua storia (1): descrive la città di Firenze (ivi): donde nacquero in essa le fazioni de' Guelfi e Ghibellini (11): lo stato della città nel 1280 (m): la riforma guelfa popolare del 1282, l'istituzione del Priorato (Iv, v): la guerra d'Arezzo, che rafferma la potenza de Guelfi (VI-X): la nuova riforma del 1293, gli Ordinamenti di Giustizia contro i Grandi; le azioni, gl' intendimenti e l'esilio di Giano Della Bella, e i disordini che seguono alla sua cacciata (XI-XIX): le origini, le cagioni, le vicende della discordia fra Cerchi e Donati, e come tutta la città se ne divide (XX-XXIV): come, per opera de' Cerchi, il Comune s'inframetta nelle discordie dei Bianchi e Neri in Pistoia, ne cacci i Neri, e cosi trasporti que'medesimi nomi in Firenze, facendosi Bianchi i Cerchi e Neri i Donati (xxV-XXVII). Anni...... 1280-1301.

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