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Dirò per ultimo, che se alcuno, partendo anch'esso dal fatto che il contesto della Cronica prova evidentemente nello scrittore piena e retta conoscenza della cronologia di quelli avvenimenti dall'1 all'8 novembre, volesse conchiuderne che la data « domenica addi Iv << di novembre » non può in verun modo attribuirsi a lui; e che in simili casi è canone critico de' più ovvii, che se ne incolpino i copisti; se, ripeto, alcuno preferirà questa più semplice soluzione, al cui benefizio io sin da principio rinunziai; non mi opporrò: contento a ogni modo del cammino tanto men piano da me percorso, perchè anche argomentando in cotest'altra maniera, la corruzione del testo per parte dei copisti in tanto divien necesssità lo ammetterla, in quanto dal non ammetterla risultano quelle contradizioni e quelli assurdi, che io ho dimostrato. Sarebbe inoltre il caso di notare che a corrompere il testo in « domenica addì iv di novembre », potè qualche incauto o saccente amanuense esser tratto dallo aver osservato che poco innanzi, nel cap. vII, si legge come Carlo alle preghiere de' Signori di non venire il dì d'Ognissanti aveva acconsentito, deliberando « venire la domenica seguente ». Ora al copista potè ben parere che posto ciò, l'ingresso di Carlo dovesse di necessità esser avvenuto la domenica dopo Ognissanti, e non l'Ognissanti; senza notare che in quello stesso cap. VII è poi anche detto che il principe aveva si deliberato di aspettar la domenica, ma « quelli che << lo conduceano s'afrettorno: e di Siena il trassano quasi per forza; «<e donaronli fiorini XVII per avacciarlo, però che lui temea forte << la furia de' Toscani, e veniva con gran riguardo ». Le quali cose, così dette, giustificavano abbondantemente il dir poi, che Carlo entrò, contro la fatta deliberazione, il di 1; lo giustificavano pel nostro Dino, che ama le poche parole, e non ha quel vizio di andar per le lunghe, che, in grazia sua, son costretto pur troppo ad aver io. Ma io spero bensì di aver pienamente giustificato lui di quella data sciagurata, e me d'averla conservata (però bollandola di carattere corsivo) tale quale i mss. ce la danno, rettificando poi nelle note lo sconcio errore del testo.

III

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SULLA RESIDENZA DELLA SIGNORIA FIORENTINA, NEGLI ULTIMI ANNI DEL SECOLO XIII E NE PRIMI DEL XIV.

«La gente s'armò, a piè e a cavallo, e vennóno al << palagio de' priori. » (II, xv ).

Il «<< palagio de' priori », al quale due capitoli innanzi (II, XIII, 4) si riferisce la frase « ci trasse di palazzo », è qui da Dino nominato, possiam dire, per la prima volta; non tenendo conto d'un passo del libro primo (xv, 9), dove la residenza di quel magistrato è da Berto Frescobaldi, che parla in sul cominciare del 1295, detta semplicemente palagio ». Fin d'allora annotammo che quello che propriamente si chiamò Palagio de' Priori, e poi Palazzo Vecchio, ancora non esisteva; che decretato nel 1294, fu cominciato a fondare nel 1298 di stil fiorentino, cioè ne' primi mesi del 99; e che prima di stabilirsi in esso, la Signoria ebbe varie residenze. Quali queste si fossero, e quando incominciasse quella che durò quanto la Repubblica, è ora il momento di determinare, per illustrazione del presente passo e degli altri della Cronica (II, XIX, xxiv; III, III, XIX, XL), dove è novamente ricordato il « palazzo de' Priori », il « palagio de' Signori », il « palagio »; e generalmente per la retta intelligenza di quelle cittadine vicende dal 1301 in poi, rispetto alle relazioni che esse, nella narrazione del Compagni, hanno con la sede della Signoria fiorentina.

Se Palazzo Vecchio avesse avuto uno storico assennato dotto e coscienzioso, quale la grandezza delle sue memorie meriterebbe, io rimanderei i lettori alle prime pagine di quel libro, e risparmierei alle molte di questo mio la presente appendice. Ma siffatta storia manca tuttavia alla nostra Firenze; ed è pur necessario che io determini con precisione, che cosa intendevano Dino e i suoi contem

poranei per << palagio de' Priori » nel 1301, e innanzi e dopo a quell'anno. Lo farò con la maggior brevità, ma al tempo stesso il più compiutamente, possibile.

23.

I Priori incominciarono, com'è noto, nel 1282; ed ebbero per prima loro residenza quella stessa dei XIV Buonomini: al qual magistrato, istituito due anni innanzi dal Cardinal Latino, essi i Priori poi succedett ero; non così presto bensì, che per alcun tempo (fino al 1283 almeno) i due uffici non coesistessero l'uno accanto all'altro fatto, questo, dagli storici taciuto, ma che i documenti chiaramente ci attestano. Risedevano pertanto i Priori in quella stessa <<< domus Abbatie » 2 dove i XIV, e della quale parlammo in I, IV, Dal 1285 al 1290 vediamo la « domus Priorum », la « domus man<< sionis dominorum Priorum », la « domus in qua ipsi Priores morantur pro eorum officio exercendo », essere ora la stessa << domus << Abbacie florentine », nella quale, per esempio, risiedono nel maggio e nel giugno dell' 86 e nel marzo dell' 87:3 ora la casa di Gano del Forese << domus Ghani Forensis », nella quale essi« faciunt << mansionem » nell'agosto dell' 85 e nell'agosto dell' 89; 4 e nel luglio dell' 86 vi tengon consiglio nel verziere, « in domo seu viri<< dario Ghani Forensis et consortium »: 5 ora la casa di un Pela o Pella, « domus Pelle Dominici », nella quale sono ne' primi mesi del 1290: 6 ora finalmente la casa o palagio di messer Gherardino de' Cerchi Bianchi, « domus posita in populo Sancti Proculi », della quale nel 1290 è detto 7 che in essa i Priori « consueverant morari » ; e di esso << palatii positi in populo Sancti Proculi» vediam pagarsi la pigione per la dimora che vi han fatta tra il febbraio e l'aprile pur del 90 i Priori e altri ufficiali del Comune. 8 Queste diverse re

1 ARCH. STAT. FIOR.; Consulte del gennaio 1282 s. f.; I, c. 17, e altre innanzi. Ho avuto occasione di parlarne nel Proemio.

«

2 Consulte; I, c. 22t, c. 7; 1282, 29 giugno, 2 novembre. « In domo Abbatie, << In domo Quatuordecim, In domo Abbatie in qua se conveniunt dicti Quatuor<< decim » sono, nelle Consulte fra il 1281 e l'82, indicazioni proprie dapprima degli atti del magistrato più antico; che poi divengono comuni agli atti dell' uno e dell'altro.

3 Consulte; P, c. 4t, 5, 23, 43; 1286, 16 e 20 maggio, 11 giugno, e s. f. 21 marzo.

4 Consulte; I, c. 124; 1285, 25 agosto: Provvisioni; II, c. 24t; 1289, 6 agosto. 5 Consulte; P, c. 9; 1286, 28 luglio.

6 Consulte; II, c. 6, 15; Provvisioni, II, c. 66: 1289 s. f., 23 gennaio, 22 febbraio.

7 22 febbraio; Provvisione citata.

8 Provvisioni; IV, c. 33t, 24 luglio 1290.

sidenze si alternavano l'una all'altra; forse mutavansi secondo le stagioni, e infatti il verziere di Gano del Forese apparisce ripetutamente sotto date estive: certo è che il Comune teneva a propria disposizione più d'una di queste residenze nel medesimo tempo, come ce lo mostrano Consigli tenuti « in domo Abbatie » mentre i Priori, nel 1285, risiedono in casa di Gano; ed altri tenuti, nel 1290, nelle case ora de' Cerchi, ora del Pela, ora della Badia: per non dire poi che, al medesimo effetto del convocare Consigli, veggonsi contemporaneamente adoperate anche le chiese, e che nel Palazzo del Comune « Palatium Comunis » (con la qual frase, si avverta bene, è sempre e in modo esclusivo indicato il Palazzo del Potestà) solevano adunarsi i Consigli, speciale e generale, del Comune o del Potestà; come in San Piero Scheraggio quelli del Popolo o del Capitano. Quando adunque nel 1293 gli Ordinamenti di Giustizia disposero che « ipsi Priores omnes cum Vexillifero Iustitie insimul << morari, stare, dormire et conmedere debeant in una domo ubi « voluerint, et quam viderint abiliorem pro eorum offitio commodius << exercendo »,2 può dirsi ch'e' non facessero se non sancire una vecchia consuetudine. È altresì vero però che dopo quel tempo la Signoria sembra non dimorasse altrove che nel palagio di messer Gherardino de' Cerchi o meglio de' suoi figliuoli ed eredi; poichè la frase << in domo filiorum olim domini Gerardini de Cerchiis (o « in << domo Circulorum ») in qua Priores et Vexillifer Iustitie pro Comuni << morantur » ricorre, per quanto io ho veduto, tutte le volte che de'Consigli della Signoria è indicato il luogo dove sono tenuti e ciò per una serie di atti che dal 26 maggio 1295 va al 31 marzo 1298.3 Con la quale ultima data del soggiorno de' Priori nel palagio de' Cerchi non siamo discosti che di dieci o undici mesi da quella, sotto la quale, nella fine del 1298 di stile fiorentino, cioè fra il gennaio e il marzo del 1299, Giovanni Villani scrive che « si cominciò a fondare il Pa<< lagio de' Priori per lo Comune e Popolo di Firenze », non parendo << a' Priori << essere sicuri ove abitavano innanzi, ch'era nella casa << de' Cerchi Bianchi dietro alla Chiesa di San Brocolo ».4

1 Consulte; I, c. 119; 1 agosto 1285: II, c. 14, 15, 16 segg., 30; 1289 s. f., febbraio e marzo.

2 Testo Bonaini, rubr. III.

3 Provvisioni; V, c. 103, 132t; VI, c. 118-118t; VII, c. 17, 23, 88; VIII, c. 1, 26, 100, 118t: 1295, 26 maggio, 20 settembre; 1296, 10 dicembre, 3 gennaio s. f., 13 marzo s. f.; 1297, 3 luglio, 28 agosto, 25 gennaio s. f.; 1298, 31 marzo.

4 Cronica, VIII, xxvi. << Dietro san Romolo », dove erano case di Cerchi ; corregge qui il secentista Francesco Cionacci; la cui osservazione è riferita da

Il pensiero di edificare a' Priori propria dimora era nato pochi anni dopo la loro istituzione; e ce ne fa testimonianza un parlamento congregato «ut est moris » nella chiesa di Santa Reparata il dì 29 giugno 1285, nel quale si stabilisce, fra le altre cose, « quod << habeantur boni et legales, et antequam discedant debeant invenire << locum secrete in quo Palacium fiat ». Questa faccenda del cercar luogo conveniente andò molto per le lunghe, poichè in una Consulta di quasi cinqu'anni appresso troviamo riparlarsene ne' seguenti termini << quod capitulum quod loquitur de Pallatio non suspendatur, << quatenus est ad inveniendum locum in quo Pallatium fiat »: 2 e solamente nel luglio del 94, a dì 21, fatta ne' Consigli la proposta << super Pallatio et de Pallatio pro Comuni Florentie faciendo << et de loco et super loco inveniendo in quo dictum Pallatium fieri << debeat, et super ordinando et firmando omnia et singula que super << predictis fuerint opportuna », fu approvata a maggioranza (cinquantasei voti contro trentuno) nel consiglio dei Cento, dove si opponeva un messer Neri della Gattaia, e fra' consiglieri era anche Giano della Bella; ma quasi a voto unanime fu vinta nel Consiglio del Capitano del Popolo e delle Capitudini delle Arti, dove cinquantasette furono i sì e due soli i no: e immediatamente si procedè

Modesto Rastrelli (Illustr. storica del Palazzo della Signoria, Fir. 1792, p. 22; e Firenze antica e moderna, V, 208) e da altri. Ma case di Cerchi erano in più luoghi della città, e più famiglie di Cerchi v'erano, distinte perfino in Cerchi Neri e Cerchi Bianchi, assai prima che tali nomi divenissero appellativi di fazioni. Di più, le case dei Cerchi da san Romolo, delle quali parla il Cionacci, egli stesso ci mostra essere fino al 1389 rimaste proprietà de' Cerchi, donde passarono al Bigallo; quando invece le case de' Cerchi da San Procolo, sede della Signoria nel sec. XIII, presto divennero proprietà del Comune; e come tali le vediamo ricordate in una Provvisione del 9 agosto 1320 (ARCH. STAT. FIOR.; Provvisioni; XVII, c. 5t: cfr. altra de' 2 agosto 1319; XVI, c. 99'). Del resto siffatte quistioni d'eruditi divengono ozioso cicaleccio quando si può far parlare i documenti: e i documenti ormai ho esperimentato che raramente danno ragione a un erudito del sei o del settecento o a un critico dell'ottocento contro un cronista del due o del trecento. Per ciò stesso, in questa mia appendice su Palazzo Vecchio, io metto in un canto i suoi poco felici storici, quali il citato Rastrelli, il signor Filippo Moisè (Illustr. stor. artist. del Palazzo de' Priori, Fir. 1843), e qualche recente sibillone sul medesimo argomento, e procedo co' soli documenti. A che pro' rilevare, per esempio, che Palazzo del Comune era una cosa e Palazzo de' Signori un'altra; che Grandi non era sinonimo di Ghibellini; che una torre poteva chiamarsi della Vacca ed essere de'Foraboschi, senza bisogno d'appartenere a una immaginaria famiglia della Vacca ....? Oh di dissertazioni erudite sugli errori o sulle imposture degli eruditi n'abbiamo ormai troppe! 1 Consulte; I, c. 114.

2 Consulte; II, c. 9-9; 1289 s. f., 28 gennaio.

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