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Da questo esame è facile il dedurre che la voce marcarano prevale sulle altre nel numero e nell'età de' codici consultati, poichè si legge nel più antico, e vien ripetuta tre volte, mentre quella di marciavano sembra piuttosto intrusa con correzione posteriore, e quella di macinavano mostra un ingegnoso sospetto di chi ricopiando non voleva ammettere il marciare: per altra parte questo macinavano non viene che nelle copie del secolo XVII. troppo lontane dalla fonte. M'appiglio quindi alla prima di queste lezioni, e se mi vien fatto di dimostrare sotto brevità come il verbo marcare non esca dall'indole del trecento, e come si possa con esso verbo spiegar chiaamente l'intenzione di Dino Compagni, senza dare autorità ad un traslato stranissimo, avrò, spero, mostrato ad un tempo qual parte possano prendere in queste disputazioni filologiche la critica e la filosofia.

La radice del verbo marcare è in marca, che fra varii suoi significati ebbe pure in tutte le lingue del medio evo quello di termine, o di confine di stato, o di possessioni, e lo attestano il Glossario del Du-Fresne, e gli eruditi supplimenti del Carpentier, nei quali si leggono innumerevoli esempi di quest'uso: fra gli antichi italiani basti a provarlo il seguente passo di G. Villani, forse non bene inteso dagli Accademici della Crusca, i quali lo riferirono ad un altro significato della voce marca, che è quello di paese, terra, o contrada; le parole di lui stanno al lib. 10., cap. 125. delle sue storie fiorentine, come segue: « Perchè il borgo era di lungi, « e fuora di nostre marche ». Qui sarebbe inutile l'aggiungere che le marche stanno per confine.

Dalla voce marca si compose il verbo marcare ne' varii significati della radicale, i quali si trovano comunemente adoperati nel medio evo, e segnatamente al tempo di Dino Compagni, con irrefragabili esempi recati in mezzo dai sopracitati lessicografi, e dalla Crusca stessa, la quale assegna a questo verbo anche il significato di confinare sull'autorità di ser Brunetto Latini, che nel Tesoro, tradotto, come ognun sa, da Bono Giamboni, dice: « E sappiate, che 'l primo vescovo di Toscana è quello di Luna, che << marca cogli Genovesi. » Anche qui l'idea de' confini è radicale: quindi rimanendo a questi termini, ed estendendo al marcare di Dino Compagni il vero suo significato di esercitare giurisdizione di confine col dare e negare il passo pel territorio posseduto, si viene a spiegare chiaramente l'intenzione dell'A., il quale dicendo che i cittadini di Siena marcavano bene con ambe le parti, viene a mostrare, come essi traessero profitto del loro diritto di marca col darne o negarne il passo ai vicini, secondo che tornava lor meglio: di fatto apre il Compagni stesso più largamente il suo concetto soggiungendo subito appresso, che i Sanesi s'acconciavano cogli uni e cogli altri, e quando sentiano i Bianchi forti, li sbandiano, ma il bando era viziato, che non aggravara; davano ajuto a' Neri nelle cavalcate e mostravansi fratelli, terminando con questo terribil rimprovero: E però parlò di loro una profezia, la quale, fra l'altre parole, della guerra di Toscana dicea: La lupa puttaneggia, chè per la Lupa s'intende Siena.

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V

INTORNO ALLA VERA DATA DELLA MORTE
DI CORSO DONATI.

<< E una domenica mattina andorno a' Signori; i <«< quali raunorono il Consiglio, e presono l'arme ecc. e subito ..... il medesimo dì, a furore di popolo, << andorno a casa m. Corso. » (III, xx).

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«<.... Alcuni monaci ne 'l portorno alla badia; e << quivi morì, addì .... di settembre MCCCV11, e fu se<< pulto.» (III, xx1).

Fra le Storie della città di Firenze che sono a stampa, dai cronisti a Gino Capponi, tutte eccetto quest'ultima sono quali errate, quali inesatte o non precise, quali incompiute, nell'assegnare la data della morte di Corso Donati. Questi, come dimostreremo, fu ucciso il dì 6 ottobre del 1308. Ma Giovanni Villani, narrando il fatto sotto quell'anno, non ne determina più particolarmente la data: Marchionne Stefani, che ciò vorrebbe, non è in grado di farlo, e segnato l'anno è costretto a lasciare in bianco il mese e il giorno: in Simone della Tosa leggiamo che il fatto accadde l'8 novembre di quell'anno: all' ottobre del 1307 lo respinge invece l'altra Cronichetta d' Incerto, senza dir altro quanto al giorno. Gli storici posteriori, l'Aretino, il Machiavelli, l'Ammirato, seguono prudentemente il Villani; cioè a dire si contentano d'indicare l'anno 1308: scende al 1309, nella sua Chronica, l'arcivescovo Sant'Antonino.1 Finalmente che Silvano Razzi in una sua Vita di Corso, tuttavia inedita fra i mss. magliabechiani,2 non dia, quanto alla morte del suo eroe, nessuna indicazione di tempo eccetto quella dell'anno 1308, non farà certo maraviglia a quelli che conoscono le altre biografie che del buon monaco degli Angioli sono a stampa; tanto gentile e simpatico scrittore, quanto deficiente e trascurato, come la

1 G. VILLANI, VIII, xcvi; M. STEFANI IV, CCLXIV; S. DELLA TOSA, ad ann. 1308, e Incerto ad ann. 1307, fra le Cronichette antiche; ARETINO, I, 524-528; MACHIAVELLI, II, XXIII; AMMIRATO, I, 423-427; S. ANTONINI, Chronica, XXI, 11, 1. 2 Ms. magliabechiano в, 4, 926.

più parte de' biografi cinquecentisti (e lo dica il Vasari), per tutto ciò che è cronologia.

Fu primo il professor Pietro Capei a chiamare in rassegna le date diverse e contradittorie circa la morte del Donati, compresa quella che leggesi in Dino, della quale noi ci occuperemo per ultima; e primo egli le confrontò, com'era necessario, con la testimonianza dei documenti. Di che gli porse occasione l'aver a illustrare nell'Archivio storico italiano quel Registro di Lettere del Comune degli anni 1308-1309, che è citato più volte nel presente commento, massime a' capitoli della Cronica risguardanti cotesto tempo. Io con la scorta e di que' documenti che vennero a notizia del Capei, e di altri ch'egli non conobbe, ripercorro la medesima via, per venire, lo dico fin d'ora, alla medesima conchiusione, che il marchese Capponi 2 non dubitò di accettare dal suo degno amico e far sua propria.

Sono de' 3, 4 e 5 ottobre 1308 lettere del Comune ai conti Guidi e a Comuni e Leghe del contado,3 nelle quali si dice avere notizie « quod in partibus vestris invitantur gentes ad petitionem aliquorum « Florentinorum, quod est contra voluntatem nostram et Comunis et << populi Florentie »; che ciò si fa « ut status populi florentini et ve<<<ster (quod avertat Altissimus) perturbetur »; che « in civitate Flo<< rentie parari videantur alique novitates » e si ordina, nelle prime lettere, a quella gente, di procurare che nessuno dei loro si muova a tali invitate, anzi si tengano pronti alla richiesta del Comune; nelle altre poi, de' 4 e de' 5, s'ingiunge ripetutamente e con calda raccomandazione « quod .... in maiori qua poteritis quantitate ad nos << Florentiam subito veniatis, incontinenti presentibus intellectis, pro << custodia et exaltatione populi florentini .... Et quanto citius ve<< nietis, tanto adventus vester fructuosior et gratior nobis erit ». Grande era dunque, il dì 4 e il dì 5, e imminente, il pericolo: ma non meno rapido è il suo dileguarsi; perchè il giorno dipoi la Signoria scrive: 4« Priores Artium et Vexillifer Iustitie civitatis et populi << Florentie probis viris capitaneis, confaloneriis, pennoneriis, consi« liariis, et universitatibus omnium et singularum Ligarum Comitatus

1 Nuova Serie; tom. VI, disp. 1, pag. 3 e segg.

2 Storia della Repubblica di Firenze, I, 124. La data 6 ottobre, argomentata dal Capei, è stata anche accettata da P. Fraticelli nel commento al XXIV del Purgatorio, e dietro lui da alcun altro commentatore del poema dantesco.

3 Registro cit., c. 7-9. Alcuni di questi documenti furono pubblicati, ma non compiutamente nè con molta esattezza, da G. Canestrini, nei Documenti di Milizia italiana, c. 39-41.

4 Registro cit., c. 9.

<<et districtus Florentie, quibus mandatum fuit quod venirent Flo<< rentiam, salutem et amorem sincerum. Cum ea, quorum causa ve<< strum ad civitatem Florentie petebamus adventum, sint feliciter << expedita, non expedit quod vos de veniendo Florentiam presentia<< liter fatigemus. Quare volumus et mandamus quod a veniendo de<< sistatis et requiescatis in nomine Ihu Xpi. Data Florentie, die << VI octobris, VIIe indictionis ». Cosiffatta successione di cose corrisponde perfettamente al modo come, in ciò concordi, gli storici tutti narrano la catastrofe di Corso Donati; secondo che può rileggersi nel Nostro Rosso della Tosa e gli altri della parte reggente il Comune sentono le invitate che gli avversari fanno; si armano; accusano Corso; richiesta, bando e condanna si fanno tutte insieme; e in quel medesimo di di domenica, la milizia popolare e i soldati vanno ad assalire i congiurati: dopo vigoroso contrasto, questi fuggon disfatti; e prima Gherardo Bordoni, poi Corso stesso, sono uccisi. La sera di quel giorno poteva la Signoria vincitrice scrivere agli uomini del contado che tutto si era felicemente terminato, che non occorreva venissero altrimenti, ma riposassero in nome del Dio di pace e di carità.

Altri documenti il cui riscontro co' fatti in quistione ci conduce ad argomentare la medesima data sono i seguenti. La così detta Riforma di Baldo d'Aguglione, per la quale nel settembre del 1311 a molti banditi e ribelli del Comune si condonava la pena, molti tuttavia eccettuandone così de' Ghibellini e Bianchi del 1301 (Dante fra gli altri) e dei bandi anteriori e posteriori, come de' Guelfi Neri rivoltatisi insieme con Corso Donati, parla non una volta, di questi condannati << occasione serragli facti apud plateam Sancti Petri Maio<< ris» (cfr. III, xx, 9, 10); e degli avvenimenti di quel giorno dice in un luogo, quod nullus, cuiuscumque conditionis existat, possit << gravari, molestari, inquietari, vel accusari, vel in iuditium vocari « de cetero, per aliqua Regimina Florentie presentia vel futura, pro << aliquo malleficio reali vel personali commisso de mense octubris mil<< lesimo trecentesimo octavo ». E qui, come si vede, è omessa l'indicazione del giorno; ma espressa invece è, e di nuovo è il 6 ottobre, in un documento de' 4 novembre di quel medesimo anno 1308, che leggesi, a modo di appunto, in un volume delle Consulte : 2 « Die << quarto intrante mense novembris (1308) .... Per dominum Pote<< statem, Priores Artium et Vexilliferum, et Vexilliferos Sotietatum

1 ARCH. STAT. FIOR.; Libro del Chiodo, c. 69-75. Cfr. Deliz. Erud. Tosc., XI, 61 segg.

2 VIII, c. 32.

<<< populi, in domo Priorum, facta fuit provisio in favorem quamplu<< rium denuntiatorum et accusatorum de rumore habito in civitate << Florentie die vi octobris ». Delle quali indicazioni tutte cresce immensamente, rispetto all'attuale ricerca, il valore induttivo, se si pensa che di nessun altro tempo, fra il 1307 e il 1309, estremi delle date somministrate dagli storici, s'incontrano documenti i quali altrettanto bene si attaglino, anzi neanche convengano, al caso di Corso Donati e dei Bordoni: e se vi aggiungiamo due Provvisioni de'26 ottobre pure 1308,2 con una delle quali a undici tra i sedici Gonfalonieri delle compagnie del popolo, si concede, evidentemente per benemerenza di fatti recenti, che possint eisque liceat in per<<< petuum portare et ferre omne genus armorum tam offensibilium << quam defensibilium », e cotesti Gonfalonieri sappiamo già quanta parte presero all' assalto contro i donateschi; con l'altra provvisione poi si restituiscono a un Mompuccio Girolami, uno dei proscritti del Valese, i beni usurpatigli da Gherardo Bordoni, e si annullano le sentenze da questo promosse contro i Girolami, massimamente essendochè << dictus persecutor Gherardus decesserit, et predicti alii de <<< Bordonibus sint rebelles Comunis Florentie, propter eorum super<< biam nolentes esse contenti suis finibus sed totam civitatem sub << eorum dominio subiugare ». Altre testimonianze dello sbandeggiamento de' Bordoni citammo in III, xx, 30, all'ottobre del 1308 prossimamente posteriori.

Dopo tuttociò, quando in due cronache manoscritte del secolo XIV leggiamo come data del tumulto e della morte di Corso Donati il 6 ottobre 1308, chi dubiterà di accettar per la vera questa data che è in perfetta armonia coi documenti, e sostituirla a quelle così diverse e tra sè ripugnanti che ci porgevano gli altri storici? Alle cui narrazioni la precisa indicazione del quando mancò, ne' primi accidentalmente, e vano sarebbe tirar a indovinar come e perchè ; a' posteriori fu naturale che il silenzio o la deficienza di quelli fosse cagione d'inesattezza o d'errore. Aggiungasi poi che delle due cronache portanti la data de' 6 ottobre una è stata da me, che più volte la citai nel commento col titolo di Cronica marciana magliabechiana, 3 riscon

1 Quelli cit. in III, xx1, 11, da'quali vediamo che la Signoria temeva altri tumulti e novità nel novembre, non fanno che confermare il nostro assunto. Cfr. anche III, XXI, 21.

2 Provvisioni, XIV, c. 32.

3 Biblioteca Nazionale di Firenze; ms. magliab. XXV, 19 (vedi la descrizione del ms. a pag. 281 delle Cronache dei sec. XIII e XIV per la R. Deputazione toscana ecc. di Storia Patria): Biblioteca Marciana di Venezia; VI, CCLXX.

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