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ciamento dell' errare che fece la mia fantasia, apparvero a me certi visi di donne scapigliate, che mi diceano: « Tu pur morrai ». E poi dopo queste donne, m' apparvero certi visi diversi ed orribili a vedere, i quali mi dicevano: « Tu se' morto ». Così cominciando есс. есс.

Il pensiero del poeta divenne così doloroso in seguito a quegli avvenimenti che anch' egli senti mancarsi la speranza, e lo sconforto invadergli lo spirito. Dopo che tutte le sue aspirazioni erano perdute, che era morta in lui la possibilità di tornare al primo suo ideale, colla morte del suo partito, capì che il padre della Libertà non poteva risorgere, e si senti morto anch' egli, di quella morte se avesse perduta la Libertà. E in

1 L'Illustre prof. d'Ancona a proposito di questo paragrafo dice: inutile richiamare l'attenzione del colto lettore sulla bellezza della prosa e dei versi che seguono: non inutile forse invitarlo a considerare se tanta fiamma di affetto e calore di espressioni possano riferirsi soltanto a qualche simbolica significazione, anzichè a donna viva e vivamente amata. Se l'illustre letterato ha pienamente ragione sulla prima parte della sua osservazione, non l'ha certamente in tutto nella seconda, se si consideri che il simbolo che egli canta sotto le spoglie di una Beatrice è la libertà. E Dante, che in tutte le sue opere ha sempre anelato a questa, non ci fa meraviglia, se parlando della medesima si lascia trasportare ad un linguaggio amoroso, chè certamente supera in purezza l'amore di una donna.

mezzo al cozzo di questi pensieri, nell'alternarsi doloroso di questi affetti che gli inondarono il cuore, ch' egli compose la seguente canzone:

Donna pietosa e di novella etate,
Adorna assai di gentilezze umane,

Era là ov' io chiamava spesso Morte.
Veggendo gli occhi miei pien di pietate,
Ed ascoltando le parole vane,

Si mosse con paura a pianger forte;

Ed altre donne, che si furo accorte

Di me per quella che meco piangìa.
Fecer lei partir via,

Ed appressârsi per farmi sentire.
Qual dicea: Non dormire;

E qual dicea: Perchè si ti sconforte?
Allor lasciai la nova fantasia,
Chiamando il nome della donna mia.
Era la voce mia sì dolorosa,

E rotta si dall'angoscia del pianto,
Ch'io solo intesi il nome nel mio core;
E con tutta la vista vergognosa,
Ch'era nel viso mio giunta cotanto,
Mi fece verso lor volgere Amore.
Egli era tale a veder mio colore,
Che facea ragionar di morte altrui :
Deh confortiam costui,

Pregava l' una l'altra umilemente;
E dicevan sovente:

Che vedestù che tu non hai valore?
E quando un poco confortato fui,
lo dissi: Donne, dicerollo a vui.

Mentre io pensava la mia fragil vita, E vedea 'l suo durar com'è leggiero, Piansemi Amor nel core, ove dimora; Perchè l'anima mia fu si smarrita, Che sospirando dicea nel pensiero: Ben converrà che la mia donna mora. Io presi tanto smarrimento allora, Ch'io chiusi gli occhi vilmente gravati; E furon si smagati

Gli spirti miei, che ciascun giva errando. E poscia imaginando,

Di conoscenza e di verità fuora,

Visi di donna m'apparver crucciati,

Che mi dicean pur! Morra' ti, morra' ti.
Poi vidi cose dubitose molte

Nel vano imaginar, ov` io entrai;
Ed esser mi parea non so in qual loco,
E veder donne andar per via disciolte,
Qual lacrimando e qual traendo guai,
Che di tristizia saettavan foco.

Poi mi parve vedere a poco a poco
Turbar lo sole ed apparir la stella,
E pianger egli ed ella;

Cader gli augelli volando per l' a' re,
E la terra tremare;

Ed uom m'apparve scolorito e fioco,
Dicendomi: Che fai? non sai novella?
Mort' è la donna tua, ch' era sì bella.

Levava gli occhi miei bagnati in pianti,
E vedea, che parean pioggia di manna,
Gli angeli che tornavan suso in cielo:
Ed una nuvoletta avean davanti,
Dopo la qual cantavan tutti: Osanna:

E s'altro avesser detto, a voi dire' lo.
Allor diceva Amor: Più non ti celo;

Vieni a veder nostra donna che giace.
L'imaginar fallace

Mi condusse a veder mia donna morta;
E quando l'ebbi scorta,

Vedea che donne la covrian d'un velo;
Ed avea seco un'umiltà verace.

Che parea che dicesse: Io sono in pace.
Io diveniva nel dolor sì umile,
Veggendo in lei tanta umiltà formata,
Ch'io dicea: Morte, assai dolce ti tegno:
Tu dêi omai esser cosa gentile,

Poi che tu se' nella mia donna stata,

E dêi aver pietate e non disdegno.

Vedi che si desideroso vegno

D'esser de' tuoi, ch'io ti somiglio in fede:

Vieni ché'l cor ti chiede.

Poi mi partia, consumato ogni duolo,

E, quando io era solo,

Dicea, guardando verso l'alto regno:

Beato, anima bella, chi ti vede!

Voi mi chiamaste allor, vostra mercede.

Era il poeta pietosamente colpito dagli avvenimenti che si succedettero, e la sua mente in esaltazione gli facea pensare e vedere tutto nero intorno a lui; ed è in questa situazione d'animo che egli scrisse la precedente canzone la quale rappresenta solamente una scena fittizia, imperocchè bisognerebbe supporre Dante affetto d'ipno

tismo per potere ammettere ciò che nella canzone havvi di più strano.

Esaminandola vi scorgiamo tutto l' effetto che può produrre il timore della perdita di un altissimo ideale, e questo ideale è, nello stesso termine, ed anzi con maggiori estremi, la Libertà, ideale molto più sano di una donna, ed al quale si possono dedicare versi anchè più ispirati e strani di quelli del poeta.

Infatti egli presenta poeticamente tutti gli avvenimenti che preconizzano la fine del mondo formulati dal Sillabo, egli si sente dichiarare che morrà e nello stesso tempo vede morire con lui tutto il creato; e tutto questo perchè: perchè è morto il padre di Beatrice. Ma come abbiamo detto più sopra, è inutile il porre una simile ipotesi, e tutta la canzone non è data a significare altro che i presentimenti neri che la Battaglia di Campaldino pose in cuore al poeta. Non dormire, gli dicono le donne, ossia egli si dice, non rimanere inerte davanti a si tristi presentimenti. Perchè ti sconforti? È solamente con un'opera efficace che si potrà impedire la morte di Beatrice ovvero lo sfacelo della libertà.

Poi rimesso dal primo sbigottimento, figura di raccontare alle donne l'effetto pauroso prodotto dalla morte del padre di Beatrice.

Quindi le cose dubitose molte che vide, sono

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