questa, potrebbe trovarsi benissimo fra gente bassa, e non nobilitarla certamente colla sua presenza. Citiamo ancora il seguente attribuito al Cavalcanti: Havete in voi li fiori et la verdura Et ehi d'amor temesse l'assicura Vostro bel viso, et non può più temere Assai mi piacen per lo vostro amore, Et io le prego per lor cortesia Che quel più pote più vi faccia honore. Et haggia cara vostra Signoria, Perchè di tutte sete la migliore. In questo sonetto mi basta far notare solamente l'ultimo verso della prima quartina: Chi voi non vede, mai non può valere È evidente che questo si riferisce alla libertà; infatti chi non la vede non può darsi a cose grandi, e sotto a tirannia non c'è vera grandezza, perchè anzi i grandi sono dispregiati e innalzato i piccoli. Certamente non può attribuirsi ad una donna, perchè sembrerebbe in mano a lei il destino degli uomini, e questo non può essere. Notiamo ora anche l'affinità di queste due ballate del Cavalcanti: la prima : Gli occhi di quella gentil foresetta Ella mi fere sì quando la sguardo, I' sento pianger for li miei sospiri, già non ardisco nel penser chiamare a gentil donna, sai chettu dirai ch' a la sua donna faccia compagnia la seconda forse più espressiva e affine è la se guente: Veggio negli occhi della donna mia un lume pien di spiriti d'amore, che porta uno piacere novo nel core, sì che vi desta d'allegrezza vita. Cosa m'aven quand' i' le son presente, La dove questa bella donna appare, vedrà la tua vertù nel ciel salita. Degna poi in ispecial modo di nota è una canzone di Cino da Pistoja, nella quale vi sono dei versi che calzano perfettamente al nostro concetto; è la canzone XVIII della raccolta Barbèra: L'alta speranza che mi reca Amore, E falla rallegrar dentro allo core: Per che si face, a quel ch'ell' era, strana, E conta novitate, Come venisse di parte lontana; Che quella donna piena d' umiltate Giugne cortese e piana, E posa nelle braccia di pietate. E son tali e' sospir d'esta novella, Che mi fa viver sotto la sua stella. Per ogni nome di gentil virtute; Che propriamente tutte ella adornando, Ch'a buona invidia si vanno adastando. Non può dir nè saver quel ch'assimiglia E non so esempio dar, tanto ella è maggio: E non vi lassa alcun diffetto stare. Tant'è la sua vertute e la valenza Ched ella fa meravigliar lo sole; Adunque se la cosa conoscente L'ingrandisce et onora, Quanto la de' più onorar la gente? Io sto com'uom che ascolta e pur disia Ch' io son di quella ch'è tutta gentile, Che d'ogni cosa tragge lo verace. Sta nella mente mia, com' io la vidi, Di che 'l cor pasce e vuol che 'n ciò si fidi. Ch'è sì nobil cosa, Che solo per veder tutto'l suo affetto Questa speranza palese esser osa; Che veder lei che di mia vita è posa. Tu mi pari, canzon, si bella e nova Che di chiamarti mia non haggio ardire: Di' che ti fece Amor, le vuoi ben dire Dentro al mio cor che sua valenza prova, E vuol che solo allo suo nome vadi |