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che qui egli dice che il tre è la trinità, dunque il nove che ne deriva deve essere un tutto della trinità, ma che cosa fece Cristo? Portò la libertà in tutta l'umanità nella sua origine, questo numero nove che rappresenta il quadrato ovvero la conseguenza della trinità è la libertà, perlaqualcosa la Beatrice ch'è il numero nove, è anche la libertà; e siccome Dante lo dice ancora molto più sopra, così questa potrebbe essere la più sottile ragione che si trovi oltre quella che Dante ne dona.

Proseguiamo:

Poi che la gentilissima donna fu partita da questo secolo rimase tutta la sopradetta cittade quasi vedova e dispregiata di ogni dignitade; ond' io, ancora lagrimando in questa desolata cittade, scrissi a' principi della terra alquanto della sua condizione, pigliando quello cominciamento di Geremia profeta: Quomodo sedet sola civitas!

Ci par chiaro questo passo a confermare quanto sia vero il nostro concetto, e Dante lo dice nettamente. E poi per qual ragione per la morte di una donna che non ha nessuna influenza in Firenze, politica o militare, la città deve essere vedova e dispregiata di ogni dignità? E perchè egli scrive ai principi della terra, cosa deve importare a quelli se muore l'amante di un

poeta? Ma qui ognuno che, come noi, ragioni senza preconcetti, facilmente ammetterà ciò che è più razionale e ciò che è anche più consono agli atti di Dante dopo l'epoca della sovranità esclusivamente popolare in Firenze. Noi ammettiamo in Dante sempre la ragione di ciò che dice e di ciò che fa, e non lo vogliamo, come tanti altri, ora ragionevole ed ora pazzo, pure non possiamo ammettere ch'egli stesso dica, e tanto meno scriva seriamente che la città è senza dignità per la morte di una donna sconosciuta. Dunque con buona pace dei critici, qui v'è esclusa la più piccola idea di una donna, ed anzi quelle linee vengano a provare luminosamente il nostro concetto, che fino a migliore spiegazione, e ciò crediamo difficile, rimane saldo nella nostra mente.

Ma proseguiamo. Il poeta fa una canzone che piange la morte di Beatrice, nella quale, a dir vero, non v'ha gran che per l'idea della libertà e si può adattare tanto a donna quanto ad un'ideale maggiore.

Quindi prosegue:

Poi che detta fu questa canzone, si venne a me uno, il quale secondo li gradi dell' amistade, è amico a me immediatamente dopo il primo: e questi fu tanto distretto di sanguinità con questa gloriosa, che nullo più presso l' era.

Questo fratello che Dante dona alla libertà, bisogna che per conseguenza sia pure figlio o consanguineo, per così dire, di quel partito tanto agognato dal poeta e che da esso è detto padro della libertà. Ma dopo che il popolo trionfò, e la nobiltà tornò a galla colle sue pretese, chi sostenne le parti del partito di Dante fu Giano della Bella. Ora si può considerare questo come il fratello della libertà.1

A questo ancora che lo richiede di versi in morte di Beatrice, Dante fa il seguente sonetto: Venite a intender li sospiri miei,

O cor gentili, chè pietà il disia;
Li quai disconsolati vanno via,
E, s'è non fosser, di dolor morrei;

Però che gli occhi mi sarebbon rei

Molte fiate più ch' io non vorria,
Lasso di pianger sì la donna mia,
Ch'io sfogherei lo cor piangendo lei.
Voi udirete lor chiamar sovente
La mia donna gentil, che se n'è gita
Al secol degno della sua virtute;

E dispregiar talora questa vita
In persona dell' anima dolente,

Abbandonata dalla sua salute.

1 Qui qualche critico indaga il testamento di Folco Portinari per trovare questo fratello di Beatrice, ed il D'Ancona ammette fosse o Manetto o Ricovero che nel 1290 o 91 erano di età pari al poeta; quindi aggiunge «<e i seguasi del sistema simbolico ci farebbero cosa assai grata sapendoci dire chi possa

Anche questo sonetto è piano ad intendersi e può servire a diverse spiegazioni. Quindi parendo al poeta avere detto poco a questo proposito di Beatrice, compone una canzone, e la divide in due parti, nella prima è il fratello che parla, nella seconda è il poeta.

Quantunque volte, lasso! mi rimembra

Ch'io non debbo giammai

Veder la donna, ond' io vo si dolente,

Tanto dolore intorno al cor m'assembra

La dolorosa mente,

Ch'io dico: Anima mia, che non ten vai?

Chè li tormenti, che tu porterai

Nel secol che t'è già tanto noioso,

Mi fan pensoso di paura forte;

Ond' io chiamo la morte

Come soave e dolce mio riposo;

E dico: Vieni a me, con tanto amore,

Ch'io sono astioso di chiunque muore.

essere il fratello di Madonna Teologia o di Madamigella Filosofia. >>

Benchè lungi dal parteggiare per queste due Signore, pure facciamo notare che Dante dice che questo fratello di Beatrice gli era amico immediatamente dopo il primo suo amico, ora Dante qui è là nomina tutti i suoi amici nelle sue poesie, ma non nomina mai il fratello Manetto o Ricovero, dopo Guido Cavalcanti che pare essere il suo primo amico, c'è Lapo, Cino ed altri. Ma i suoi veri amici erano anche loro ammiratori del l'ideale di Dante, perciò alle parole velate del poeta bisogna dare adeguata spiegazione e non tirare in campo il testamento di Folco Portinari.

E' si raccoglie negli miei sospiri
Un suono di pietate,

Che va chiamando Morte tuttavia.

A lei si volser tutti i miei desiri,
Quando la donna mia

Fu giunta dalla sua crudelitate:
Perchè il piacer della tua beltade,
Partendo sè dalla nostra veduta,
Divenne spirital bellezza grande.
Che per lo cielo spande

Luce d'Amor, che gli angeli saluta,
E lo intelletto loro alto e sottile

Fece maravigliar, tanto è gentile!

Nella prima parte che è quella ove Dante finge sia il poeta a parlare, troviamo già un linguaggio che non s'adatta per nulla ad un fratello anche il più tenero per la migliore delle sorelle; e poi osserviamo che non si può capire come questi vada a sfogare i suoi dolori con l'amante della sorella maritata, ed abbia bisogno di piangere secondo il metro e le rime di un altro.

Nella seconda parte poi il poeta ci addita che una volta perduto il proprio ideale, il quale si divinizza e diventa più grande, più intenso il dolore della perdita, è meglio morire, e giunger là ove egli è, cioè in cielo in mezzo alla libertà.

In quel giorno nel quale si compiva l'anno che questa donna era fatta de' cittadini di vita eterna, io mi sedea in parte, nella quale

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