Sayfadaki görseller
PDF
ePub

È chiaro che in questo sonetto il poeta dichiara l'amore suo per la donna pietosa essere tutto superficiale, tutta cosa degli occhi, ma non cosa profonda, perchè egli parla agli occhi e dice che essi obblierebbero la sua Beatrice, s' egli fosse così vile da lasciargli sempre guardare, e se non li disturbasse dalle loro voglie, ricordando sempre il suo ideale. E ci dice ancora che sono vani, che è vano ciò che mirano. Dunque si conosce che è al potere che aspira il poeta, che quella donna, come dissi, rappresenta l'idea del potere per emergere, e ritorna al primo amore come il più bello, il più santo, e dice agli occhi che non la dovrebbero obliare se non per morte, e lasciar stare ogni altro idea ch'è vana come sono vani loro.

E che questo nuovo desiderio in Dante fosse tutto supeficiale lo dice ancora più avanti, e fa una nuova distinzione, e ci rammenta che per quanto fosse grande il desiderio di questa seconda immaginazione, pure non poteva mai cancellar in lui la prima idea, era da tutte parti, e resisteva pensando che combattuto col culto della prima idea sarebbe stato immortale, che con la seconda non sarebbe stato che grande nel mondo e beneviso ai vani. Qui ci espone un altro sonetto:

Gentil pensiero, che parla di vui,

Sen viene a dimorar meco sovente,
E ragiona d'amor si dolcemente,
Che face consentir lo core in lui.
L'anima dice al cor: Chi è costui,

Che viene a consolar la nostra mente,
Ed è la sua virtù tanto possente,

Ch' altro pensier non lascia star con nui?

Ei le risponde: O anima pensosa,

Quest' è uno spiritel nuovo d'amore,
Che reca innanzi a me li suoi desiri;
E la sua vita, e tutto il suo valore,

Mosse dagli occhi di quella pietosa,

Che si turbava de' nostri martiri.

Questo sonetto non è che la sintesi di tutto ciò che egli ha detto della donna pietosa e non ha nulla da togliere o da aggiungere a quanto si è detto più sopra, solo faremo notare che, benchè sia tanto grande il ricordo del primo ideale pure anche molto grande fu il secondo, e questo ci dipinge perfettamente il carattere di Dante, che s'accende facilmente per qualunque grande ideale, ma che si sente più trasportato per il più bello e così è molto confaciente all' arte sua ed allo spirito letterario dell'epoca.

Contro questo avversario della ragione si levò un dì, quasi nell'ora di nona, una forte imaginazione in me, che mi parea vedere questa gloriosa Beatrice, con quelle vestimenta sanguigne, sulle quali appariva prima agli

occhi miei, e pareami giovine, in simile etade e quella in che prima la vidi. Allora incominciai a pensare di Lei; e secondo l'ordine del tempo passato ricordandomi, lo mio core incominciò dolorosamente a pentirsi del desiderio, a cui così vilmente s' avea lasciato possedere alquanti di contro alla costanza della ragione; e discacciato questo cotal malvagio desiderio, si rivolsero tutti i miei pensamenti alla loro gentilissima Beatrice. E dico che d'allora innanzi incominciai a pensare

lei si con tutto il vergognoso cuore, che li sospiri manifestavano ciò molte volte; però che quasi tutti diceano nel loro uscire quello che nel cuore si ragionava, cioè lo nome di quella gentilissima, e come si partiva da noi.

Perciò qui avviene un fatto, e la causa di questo bisogna ricercarlo nella storia, per cui Dante ritorna completamente al pensiero del suo primo ideale, e si pente quasi di avere dato retta alla donna pietosa e ci dice questo sonetto: Lasso! per forza de' molti sospiri,

Che nascon de' pensier che son nel core,
Gli occhi son vinti, e non hanno valore

Di riguardar persona che gli miri.

E fatti son che pajon due disiri

Di lagrimare e di mostrar dolore,
E spesse volte piangon sì, ch' Amore
Gli cerchia di corona di martiri.

Questi pensieri e li sospir ch'io gitto,

Diventan dentro al cor si angosciosi
Ch' Amor vi tramortisce si glien duole;
Però ch'egli hanno in sè li dolorosi
Quel dolce nome di Madonna scritto,
E della morte sua molte parole.

il quale è un ritorno al passato alla forma prima del suo amore. Rinforzato poi questo suo amore al vedere la patria deserta; quindi ci racconta che:

Dopo questa tribulazione avvenne, in quel tempo che molta gente andava per veder quell'immagine benedetta, la quale Gesù Cristo lasciò a noi per esempio della sua bellissima figura, la quale vede la mia donna gloriosamente, che alquanti peregrini passavano per una via, la quale è quasi mezzo della cittade, ove nacque, vivette e moria la gentilissima donna, e andavano, secondo che mi parve molla pensosi. Ond' io pensando a loro, dissi fra me medesimo: « Questi pellegrini mi pajono di lontana parte, e non credo che anche udessero parlare di questa donna, e non ne sanno niente; anzi i loro pensieri sono d'altre cose che di questa qui; che forse pensano delli loro amici lontani, li quali noi non conoscemo. » Poi dicea fra me medesimo: « Io so che se questi fossero di propinquo paese, in alcuna

vista parebbero turbati, passando per lo mezzo della dolorosa cittade. » Poi dicea fra me stesso: «S'io li potessi tenere alquanto, io pur li farei piangere anzi ch' egli uscissero di questa cittade, però ch' io direi parole che farebbero piangere chiunque le intendesse. »

Non prescindiamo dal precisare l'epoca nella quale può esser avvenuto il pellegrinaggio di cui parla Dante, ma osserviamo, che la strada quasi in mezzo della Città, in cui nacque e morì la gentilissima è la strada dove c'è il palazzo di città, dove nacque la libertà, e dove fu distrutta dal popolo, notiamo ancora che, per quanto bella e buona fosse Beatrice non era di tal fatta che il suo nome dovesse essere conosciuto da tutto il mondo, e nemmeno che per la sua morte la città dovesse continuare a stare deserta e dolorosa.

Invece dopo il fatto avvenuto e dopo lo esiglio di Giano della Bella la città rimase costernata e dolorosa per la partenza dell'uomo che sapeva ridonarle la libertà, e questo fatto avvenne proprio nell'epoca quasi utile per la nostra asserzione, ed il poeta parla di questo ed aggiunge che se avesse potuto parlare ai pellegrini dei fatti della città gli avrebbe fatti piangere di dolore.

Che se anche questi pellegrini fossero di propinquo paese non si può ammettere che fossero

« ÖncekiDevam »