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turbati passando in mezzo ad una città nella quale era morto una donna amata da un poeta. Dopo egli fa un sonetto ch'è il seguente:

Deh peregrin, che pensosi andate

Forse di cosa che non v'è presente,
Venite voi di sì lontana gente,

Come alla vista voi ne dimostrate?
Che non piangete, quando voi passate
Per lo suo mezzo la città dolente,
Come quelle persone, che neente
Par che 'ntendesser la sua gravitate.

Se voi restate, per voler udire

Certo lo core ne' sospir mi dice,
Che lagrimando n'uscirete pui.

Ella ha perduta la sua Beatrice,

E le parole ch' uom di lei può dire,
Hanno virtù di far piangere altrui.

Qui apostrofa i pellegrini domandando se vengano di si lontana gente, da non piangere quando passano pel mezzo della città, e qui non importa ripetere quanto abbiamo già detto.

Ella ha perduta la sua Beatrice.

Francamente questo verso dovrebbe convincere meglio d'ogni altro ragionamento. Perchè la Beatrice Portinari deve essere la Beatrice di Firenze? Quali grandezze quali virtù poteva avere un' oscura fanciulla?

Ma la Beatrice di Firenze, era la sua Li

bertà che la beatificava, che allora era perduta; e questo solo si può riferire quel verso e con questa ragione solo si può ammettere che Dante dicesse ai pellegrini che la città, ha perduta la sua Beatrice, e non sono che le parole che a quella si riferiscono che hanno virtù di far piangere altrui.

Il secondo sonetto che Dante compone durante il passaggio dei pellegrini è il seguente:

Oltre la spera che più larga gira,

Passa il sospiro ch' esce dal mio core;
Intelligenzia nuova, che l'amore

Piangendo mette in lui, pur su lo tira.
Quand' egli è giunto là, dov' el desira.
Vede una donna, che riceve onore,
E luce sì, che per lo suo splendore
Lo peregrino spirito la mira.
Vedela tal, che, quando il mi ridice,

Io non lo 'ntendo, si parla sottile
Al cor dolente, che lo fa parlare.
So io ch'el parla di quella gentile,

Però che spesso ricorda Beatrice:

Si ch' io lo 'ntendo ben, donne mie care.

Ed ecco giungere alla divinazione di questo suo ideale, della libertà, ecco sparire a poco a poco ogni terreno desiderio, qui v'è l'idea pertanto di non parlarne altro che come cosa diversa, qui nasce l'intelligenza nuova, qui il poeta ci presenta l' embrione del suo Paradiso e si

sente attratto e sale, sale fino che giunge al sommo dove c'è il suo ideale, poichè in terra vede sparire ogni possibilità di averlo.

E il suo intelletto lo vede lo sente parlare, ma in modo ancora oscuro, ancora celato e parla di Beatrice, del suo ideale, e questo egli dice alle donne mandate dai pellegrini.

E Dante finisce così:

Appresso a questo sonetto apparve a me una mirabile visione, nella quale vidi cose, che mi fecero proporre di non dire più di questa benedetta, infino a tanto ch'io non potessi più degnamente trattare di lei. E di venire a ciò io studio quanto posso, si come ella sa veramente. Sicchè, se piacere sarà di Colui, per cui tutte le cose vivono, che la mia vita duri per alquanti anni, spero di dire di lei quello che non fu mai detto d'alcuna. E poi piaccia a Colui, ch'è sire della Cortesia, che la mia anima se ne possa gire a vedere la gloria della sua donna, cioè di quella benedetta Beatrice, che gloriosamente mira nella faccia di Colui, qui est per omnia saecula benedictus.

E qui spuntò l'idea della Divina Commedia che si può considerare come l' apoteosi della vera libertà, e lo dice a chiare note il poeta facendoci sapere che studia quanto può per giungere a

tanto intento e dire in modo che nessuno abbia mai detto d' alcun'altra idea. Non è certo se saremo giunti a convincere il lettore di questo nostro concetto sulla Beatrice, sapiamo certamente d'esserne tanto persuasi; che fino a tanto non sorgerà un critico che si scosti immensamente da tutti gli altri, e che ci dia delle ragioni che rispondano a tutte le questioni insodisfatte, assolutamente resteremo nella nostra opinione.

EPILOGO

Nel precedente brevissimo sunto della Vita Nuova è risultato chiaramente il concetto che informava i poeti della seconda metà del milletrecento. Con l'ajuto poi del Convito e della Divina Commedia, si trovano argomenti a rinforzare maggiormente l'ipotesi della Libertà. Infatti nel racconto del suo grande amore per la Beatrice, anela a quel supremo bene ch'è il sentirsi liberi, ma questa Libertà, per i traviamenti degli uomini, non può essere cosa terrena, e si muore, è reclamata in l'alto cielo dei beati ove nulla è mistero. Nel Convito il poeta ci dice che si dà alla donna pietosa, ma riformata, ossia si dona alla Sapienza ed alla Filosofia, e cita Boezio, il quale unicamente per consolarsi della perdita della sua libertà, si dà allo studio della Filosofia, e la presenta in figura di donna, appunto come Dante. Il Convito è composto dal poeta

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