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Così per tutto il secolo decimosecondo e metà del decimoterzo, la poesia italiana presenta concetti e forme eguali alla lirica ed all' epica francese, ma nella seconda metà del trecento con Folgore da S. Gemignano e Cecco Angioleri notasi una differenza di forma ed una indipendenza di concetti, quindi si può affermare cominciare da questi la lirica italiana, benchè esistessero ancora dei conservatori come Pucciandone Martelli, Gallo Pisano e Dante da Majano.

I letterati di quest' epoca si risentono grandemente delle nuove idee, ed i prodotti letterari benchè improntati della filosofia scolastica, sono privi delle vecchie idee cattoliche. padroneggianti, il volo n'è libero e serve ad esprimere il concetto della libertà della patria e del pensiero.

Ora avendo appunto per principale scopo di dimostrare come nella seconda metà del trecento, i poeti del « Dolce Stil Novo » abbiano un poetare indipendente, pel fine e per le aspi

razioni, da qualunque concetto filosofico o teologico, così mi accingerò a compararne fra loro i singoli poeti, per spiegare sufficientemente il vero concetto che informa le loro poesie.

Con questa prefazione ho voluto subito elidere qualunque preconcetto teologico e filosofico negli ideali trecentisti. Infatti non può essere la teologia cantata dai poeti, i quali eminentemente progressisti, non avrebbero potuto far l'apoteosi di dottrine che nacquero assolutamente dalla superstizione e dal bisogno. di assoggettare le masse ai capi, infatti l' uomo trovatosi in faccia ai fenomeni del creato che lo colpivano, non poteva correre con l'idea al pensiero di chi aveva potuto creare tuttociò, invece il bisogno di analisi che è proprio dell' uomo, lo spinse a volere conoscere il perchè d'ogni cosa, a studiare l'andamento, da qui nacque la scienza, perciò la Filosofia si trova avere impero sulla teologia che venne. dopo e che essa fiaccò.

Non può essere nemmeno la filosofia, poi

ché essa non poteva cristallizzarsi nelle pastoje della scolastica, e Dante che è il più grande del secolo non avrebbe avuto così poco buon senso da farne un ideale, innamovibile, imperochè la filosofia tende naturalmente a progredire.

Perciò bisogna cercare nei poeti della nuova lirica toscana, un ideale molto più alto, quello che era desiderato da tutti e specialmente dal massimo poeta, quello che cercherò di spiegare al paziente lettore e che forma il soggetto di questo studio.

L'EPOCA DELLA TRANSIZIONE

Dopo il 1260, in tempi di continue lotte di successioni, di paure ecclesiastiche, la poesia prendendo un nuovo indirizzo, subiva ed assimilavasi le dottrine nascenti, perciò scostavasi gradatamente dal concetto puramente amoroso già trasformato nei nuovi poeti italiani; ed avvicinavasi all' osservazione dei rivolgimenti politici del secolo, alla brama di basi di governo migliore.

Col rinascere della Filosofia e della letteratura, rinasceva negli animi dei poeti italiani, il bisogno di libertà; quei precursori del Rinascimento, sentivano la smania che il loro pensiero volasse senza impedimento alcuno. Di qui un gran bisogno di scuotere il giogo ecclesiastico e la tirannide feudale. Così è che vediamo nella poesia italiana, benchè mantenga lo forme trovadoriche, il concetto cambiarsi e succedere l'allegoria alla sola esposizione amorosa.

Perciò nasce la poesia patriottica, Guittone d' Arezzo produce la reazione, e si può affermare che questo rozzo poeta, fu: non per la forma, ma pel concetto, seguito ed imitato da tutti gli altri poeti del 1300, finchè trovò una perfezione armoniosa nei lirici toscani, ed un interprete sublime in Dante Alighieri.

Mi giova notare ancora l'evoluzione poetica negli scrittori italiani, in quanto al significato.

Se i trovatori provenzali, che cantavano l'amore ideale, trovarono il contrario nei Jongleurs, dopo la strage della Provenza, cambiarono concetto e diedero luogo ai trovieri che cantarono la perduta libertà, i poeti italiani ebbero una reazione in Folgore e Cecco e nelle ballate e strambotti dell' epoca, giungendo poi, come i trovieri, a cantare della patria. Perciò i poeti della seconda metà del 1300, benchè di gran lunga superiori ai loro antecessori, non potevano tornare ai trovatori nel loro concetto, ma per le ragioni dette più sopra, pur mantenendo la forma ed il linguaggio poetico d'essi, se ne scostarono immensamente nel significato.

Il desiderio della libertà della patria e del pensiero, ispirò ai poeti toscani versi d'amore, così nacque il poetare allegorico che informò i poeti del Dolce Stil Novo.

Perciò non bisogna considerare tutte le poe

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