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Ed ora studiamo chi sarà l'altra donna della difesa e cosa ne dice ancora il poeta:

Ed acciò che il mio parlare sia più breve, dico che in poco tempo la feci mia difesa tanto, che troppa gente ne ragionava oltre i termini della cortesia; onde molte fiate mi pesava duramente. E per questa cagione, cioè di questa soperchievole voce, che parea che m' infamasse viziosamente, quella gentilissima, la quale fu distruggitrice di tutti i vizi e reina della virtù, passando per alcuna parte mi negò il suo dolcissimo salutare, nel quale stava tutta la mia beatitudine.

E seguita oltre a descrivere gli effetti del saluto e il dolore provato per questa disgrazia. Notiamo primieramente che in questo torno di tempo, si è giunti quasi presso al termine della vera Libertà in Firenze, come la ideavano Dante e gli altri poeti toscani, Libertà che appunto nel 1289 cominciò ad essere scossa dalle discordie con Arezzo.

Nonpertanto nell' esposizione precedente del poeta crediamo egli alluda evidentemente a questa circostanza in cui egli si pose troppo di buon animo contro gli Aretini, cosa contraria ad ogni principio di vera Libertà, la quale inimicata fu origine dei torbidi che dovevano poi definirsi a Campaldino. Perlaqualcosa Dante si scusa con

Lei, dicendole che è puramente per Lei che si scelse una difesa consigliato da Amore, ma che il suo cuore nulla cangiò del primitivo amore, che anzi si fortificò in quell' affetto per l'esperienza, e che farà di tutto, cercherà ancora la morte pur di servirla, e se questa non vorrà essere al presente accettata, faccia che gli annunzi la pace tanto ambita ed utile al proseguimento di quella pietà che è fonte perenne di tutta gioia.

Ed il poeta esprime tutto ciò nella seguente

canzone:

Ballata, io vo' che tu ritruovi Amore,

E con lui vadi a Madonna davanti,
Si che la scusa mia, la qual tu canti,
Ragioni poi con lei lo mio Signore.

Tu vai, Ballata, si cortesemente,
Che, senza compagnia,

Dovresti avere in tutte parti ardore.
Ma, se tu vogli andar securamente,
Ritruova l'Amor pria;

Chè forse non è buon sanza lui gire:
Però che quella, che ti debbe udire,
Se, com'io credo, è inver di me adirata,
E tu di lui non fussi accompagnata,
Leggieramente ti faria disnore.

Con dolce suono, quando se' con lui,
Comincia este parole

Appresso ch'averai chiesta pietate:

Madonna, quegli che mi manda a vui,

Quando vi piaccia, vuole,

Se egli ha scusa, che la m'intendiate.
Amore è qui, che per vostra beltate
Lo face, come vuol, vista cangiare:
Dunque, perchè gli fece altra guardare
Pensatel voi, dacch'è non mutò 'l core.
Dille: Madonna, lo suo cuore è stato
Con si fermata fede,

Ch'a voi servir l'ha pronto ogni pensero:
Tosto fu vostro, e mai non s'è smagato.
Se ella non ti crede,

Di' che 'n domandi Amor, che sa lo vero:
Ed alla fin le fa umil preghiero,

Lo perdonare se le fosse a noja,

Che mi comandi per messo ch'i' moja;
E vedrassi ubidir bon servidore.

E di a colui ch'è d'ogni pietà chiave,
Avanti che sdonnei,

Che le sappia contar mia ragion buona:
Per grazia della mia nota soave
Riman tu qui con lei,

E del tuo servo, ciò che vuol, ragiona;

E s'ella per tuo priego gli perdona,
Fa' che gli annunzi in bel sembiante pace.
Gentil ballata mia, quando ti piace,

Muovi in quel punto, che tu n'aggi onore.

Ora pertanto torna acconcio notare come il saluto in tutte queste donne dei poeti sia puramente allegorico. Il saluto esprime semplicemente, che i poeti parlando delle libertà, ne faceano delle gradazioni di benessere. Infatti si

noti che nelle poesie nessuno canta il possesso della donna amata, fuorchè il Cacalcanti che in alcune rime sembra abbia veramente gustato tutte le gioie prodotte dalla libertà, forse quando andò in Linguadoca.

Ecco il principio di una canzone di Gianni Alfani:

Questa mia donna dove io la scontrai,

Che cogli occhi mi tolse

Il cor quando si volse

Per salutarmi, e non me 'l rende mai.

In questo principio il poeta s'innamora di una donna non mai veduta, ma che comincia col salutarlo, questo è fuori d'uso, ancorchè in Firenze non usasse salutarsi tutti anche senza conoscersi. In questo caso però non avrebbe dovuto fare molta impressione un saluto e non sarebbe stato tanto desiderato dal poeta, ogniqualvolta fosse stato d'abitudine.

I primi versi di una canzone di Cino da Pistoia sono ancora più eloquenti:

Il giorno che dapria

Gli donaste il saluto

Che dar sapete a chi vi face onore....

Qui non è solamente agli amanti in genere che la donna dà il saluto, ma anche a quelli che le fanno onore, che parlano di lei, che fanno

di tutto per possederla, evidentemente ciò serve al nostro concetto. Anche a Dante gli sorrise per un momento la Libertà, e ci dice nella Vita Nuova che dopo nove anni che non l'aveva veduta, Beatrice lo salutò. Mi pare possa essere abbastanza difficile, anzi non ammissibile, che una fanciulla conosca dopo nove anni d'assenza un giovinetto scorto appena a nove anni d'età.1

Dante Alighieri giunto a questo punto del racconto è assalito da varie considerazioni d'ordine politico, e si pone a considerare la fragilità delle conclusioni a cui l'uomo si lascia trasportare nei momenti facili d'entusiasmo, le quali poi cambiano col rinnovarsi dell' ambiente e della corrente più o meno buona delle idee. E vede, che quella Libertà da lui e da' suoi tanto agognata, comincia a poco a poco a diminuire, tendendo a scemare completamente. Egli

1 L'illustre prof. D' Ancona che grida contro quelli che non vogliono ammettere in Dante Alighieri un amore naturale, a pag. XVII del suo discorso su Beatrice, si meraviglia della fragilità umana per questo nuovo innamoramento del poeta, noi non ci maraviglieremmo niente affatto se la Beatrice della Vita Nuova fosse veramente la Beatrice Portinari; poichè è tutt'altro che cosa sovranaturale e fragile, l'innamorarsi di un' altra donna dopo la morte della prima amata, e crediamo faccia meraviglia solamente nel caso ch' egli posponga un altro affetto, al puro amore della perduta Libertà.

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